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lunedì 28 gennaio 2013

Oggi parla.../4

... Henry Ford:

"Mettersi insieme è un inizio, rimanere insieme è un progresso, lavorare insieme è un successo"


Auguri e baci

Mio marito tende a concludere sempre  i suoi sms di commenti, saluti e/o auguri con la parolina "Baci". Indifferentemente se il destinatario sia uomo o donna, parente o amico. E devo dire che all'inizio mi irritava abbastanza questa immagine di lui che se ne andava tranquillamente in giro a sbaciucchiare chiunque. 
Un doveroso passo indietro: mi rendo conto che queste affermazioni possono aver fatto sobbalzare sulla sedia più di qualcuno, dal momento che lasciano ad intendere che io legga gli sms che mio marito riceve sul suo cellulare. Ebbene sì, in effetti succede, non proprio con tutti ma succede, sia con quelli che riceve che con quelli che invia. Lui lo sa, comunque, non lo faccio di nascosto: abbiamo convenuto di comune accordo che aveva perso ogni diritto alla segretezza degli sms il giorno in cui gliene è arrivato uno - ha risuonato in piena notte, non potevo non sentirlo! - ad alto tasso spinto (era più che altro un'appassionata esortazione a fare varie cose della cui esistenza io non ero del tutto a conoscenza, nonostante cinque anni vissuti liberamente da sola ed una forte immaginazione), ed arrivava da una determinata persona sulla quale nutrivo da tempo pesanti sospetti, magrolina e caruccia ma a quanto pare totalmente priva di tempismo, senso pratico e di un minimo di intelligenza di base.
Chiarisco anche il "magrolina": mio marito non tollera le donne abbondanti, essendo lui piccolino ed asciutto. Evidentemente non l’ha mai entusiasmato l'idea di potersi scambiare i jeans con la moglie, visto che siamo alti più o meno uguali e per molto tempo abbiamo portato la stessa taglia di pantaloni. Il suo ideale è la classica "donna tascabile", per quanto ben fatta (tipo Eva Longoria, per capirsi). Cosa non si fa per amore! Non potendo tagliarmi via mezza testa per tornare al metro e mezzo, ho messo duramente alla prova la mia ben nota tenacia riuscendo a rientrare, dopo una dozzina di chili, nella 42 che portavo a diciannove anni o giù di lì. Certo, questo ha comportato dire addio anche alla mia spettacolare quarta naturale (purtroppo non esiste una dieta per dimagrire solo "sotto" o solo "dietro") che adesso è una seconda appena appena abbondante ed ai miei occhi tanto miserella, ma tutto sommato ho guadagnato qualche ammiratore in più, perchè certi vestiti se sei troppo morbida è meglio che non te li sogni neanche, ti intristisci e basta.
Torniamo al fattaccio: prima di quella volta non avevo mai osato infrangere la privacy degli sms, ma ci potevano arrivare entrambi senza sforzi, i due piccioncini, che con cotante premesse l'avrei fatto. E da quella volta lui sa che (random!) io leggo quello che mi capita sotto mano, ed in effetti non ho più avuto nulla da ridire; anzi, spesso, visto che non ha più avuto niente da nascondere, fa digitare a me quelli che manda mentre siamo in macchina, per evitare di schiantarsi alla guida, e me li detta pure perchè giustamente devo scrivere parola per parola quello che scriverebbe lui, sgridandomi perchè sono lentissima. E chiude sempre con questi Baci-ciao o Ciao-baci, a tutti, che ogni volta mi facevano alzare un pochino il sopracciglio destro o arricciare il naso.
Credo che la differenza sia squisitamente oltre la semantica. Pensateci. In realtà quando si conclude una mail o un sms con "Baci" non si ha l'intenzione di baciare REALMENTE il destinatario, più volte tra l'altro, considerando il plurale. Assolutamente.
"Baci" è come dire "A presto", "Baci" equivale a "Ci sentiamo", "Stammi bene" ed altre espressioni simili di generico dis/interesse. E' un modo carino di chiudere il discorso magari senza dover ripetere di nuovo "Ciao", che è la parolina con cui di solito il discorso si apre. E quindi ne deriva da un lato che è inutile insospettirsi se lo si legge in sms (in entrata o in uscita) della propria dolce metà, e dall'altro - c'è sempre un altro lato della medaglia... - è altrettanto inutile lasciare galoppare a tremila il cuore se lo si vede scritto alla fine di un sms ricevuto da QUELLA persona, dal lui/lei che vorresti ti mangiasse di quei baci, altro che, mentre probabilmente è solo la conclusione di una conferma sul prezzo di un articolo  o sugli orari invernali del ferry boat per il Lido. Volontariamente non considero nemmeno la variante "Tanti baci", talmente puerile che se chi la scrive ha compiuto già da un po' i vent'anni probabilmente non vuole nemmeno sincerarsi se starete bene, o  risentirvi presto o tardi che sia: praticamente equivale ad una stretta di mano, aggiungerei molliccia.
Le parole hanno la loro importanza, eccome, e lo dice una che le ama alla follia, e ne studia ogni piegolina, perchè un plurale può distruggere un singolare, a volte.
Baci. Già scriverlo al singolare, concludere una mail o un sms con "Un bacio", è più intrigante, personale/personalizzato, direi più REALE; sì, terminare scrivendo "Un bacio" è decisamente qualcosa di più, coinvolge, diciamo che se lo ricevi puoi lasciare il galoppo almeno a mille, mantenendo un certo controllo ma con buone speranze. Nel "Bacio" (che vale di più se scritto con l'articolo indeterminativo, secondo me) c'è sentimento vero, c'è il pensiero che - per un fugace momento - ha attraversato una fase fisica.
Ma la vera vetta si raggiunge con la particella pronominale in aggiunta: "TI bacio". "Ti bacio" è bellissimo, io lo uso con il contagocce ma quando lo faccio è davvero come se avessi di fronte la persona che voglio salutare, è la ciliegina sull'abbraccio, è zucchero filato, è puro miele che crea quelle splendide volute dorate, colore su colore, è proprio un aprire il cuore, lentamente (bottoni, uno ad uno, non la zip che è così prosaica, per favore). E mica voglio farvi immaginare chissà quali cose turche, il "Ti bacio" è per l'amicizia più pura, per gli amori ultraterreni, quando le labbra sfiorano le guance, giusto all’angolo della bocca, o le mani, o la punta delle dita, mai oltre. Ma lo fanno davvero, schiudendosi appena appena per sentire il calore della pelle, e trattenerlo, con il suo profumo.
"Ti bacio" non crea illusioni o falsità. "Ti bacio" è IL bacio. Per fortuna non l'ho mai visto, tra gli sms di mio marito alle carucce tascabili.

giovedì 24 gennaio 2013

Vero/falso

(Un bel post lungo ad argomento assicurativo: un po’ perché ne sentivo l’esigenza, un po’ per tranquillizzare tutti coloro che sospettavano avessi cambiato lavoro, e un po’ anche perché a parlar sempre delle stesse cose si rischia di provocare qualche casino)
  
Caro Cliente, facciamo un giochino che credo ti piacesse tanto quando frequentavi le scuole elementari: tu mi dici le cose e io provo ad indovinare se sono vere o sono false. Anzi, siccome le domande me le hai già fatte e io, in fondo, non ho bisogno di tirare ad indovinare per sapere le risposte, ti scrivo qui i miei vero/falso così chiariamo questi dubbi una volta per tutte.
- La Legge n. 221/2012, che ha convertito con modificazioni il Decreto Legge n. 179/2012, ha definitivamente abolito il tacito rinnovo delle Polizze RC Auto? Vero, assolutamente VERO. Tradotto in parole povere significa, caro Cliente, che non c'è più bisogno che tu mandi la disdetta per cambiare Compagnia per la RC Auto. Solo ed esclusivamente questo, e basta.
Ma diciamoci la verità: l'ho mai pretesa la disdetta nei termini di legge validi fino a ieri, per la tua Polizza RC Auto? In qualità di assicuratore sano di mente, con tutti i problemi che affliggono il nostro settore (e, credimi, la tua Polizza Auto è uno degli ultimi), credi davvero che mi imbarcherei in una causa contro di te, solo per mantenere in piedi un contratto RC Auto per un anno (tanto te ne andresti comunque l'anno dopo, e convinto di aver subito chissà quale torto) spendendo in parcelle legali almeno dieci volte la cifra che prendo dalla tua RC Auto? Tu lo sai, vero, caro Cliente, che io prendo di provvigioni lorde (e sottolineo lorde, visto che le tasse le pago) più o meno diciamo l'otto, massimo dieci-per-cento di quanto tu paghi di RC Auto? E per me è molto più semplice rinunciare a mangiare due pizze (perché quello è il netto che mi resta, alla fine) e guadagnarci in sorrisi e pubblicità positiva?
La verità, caro Cliente, è che io non ho mai preteso la disdetta nemmeno prima che una nuova Legge ti esentasse da questo minimo obbligo contrattuale. Magari te lo facevo notare, se ti svegliavi all'ultimo momento, giusto perchè tu avessi ben chiaro che un obbligo in teoria l'avevi anche se poco importante (insomma, bastava un fax entro 15 giorni, senza penali o carte bollate, che ti costava?), ma sempre senza lucchetti e/o catene, tant'è vero che hai sempre potuto scegliere, e dei termini di disdetta ce ne siamo sempre strafregati, sia io che te. Quando tu venivi da me con in mano altri preventivi il giorno della scadenza, li guardavamo insieme, controllavamo se davvero erano corrispondenti a quanto tu avevi in essere con la tua Polizza Auto, e se realmente ne trovavamo uno più conveniente (posto che io non potessi fare nulla di meglio, per lo meno fino a quando non mi deciderò a diventare plurimandataria), ci stringevamo la mano e rimanevamo amici lo stesso. Con o senza disdetta. Perchè questo fanno gli assicuratori professionisti onesti, che per fortuna sono ancora la maggioranza.
Quelli che ti spiegano quali sono le possibilità di risparmiare davvero e dove invece è meglio non rischiare, quelli che ti fanno notare che è evidente che spendi meno con massimali dimezzati (o rivalse, o franchigie, e potrei continuare per mezz'ora). Quelli che ti spiegano la differenza tra avere la kasko a “valore a nuovo” oppure a “valore commerciale”, caro Cliente di martedì scorso, che nel tuo caso è esattamente pari alla differenza che c’è tra prendere i soldi del danno o non prenderli. Ed è inutile che tu scuota la testa dicendo che sono cavilli, e quando giri in cerca di preventivi da solo non puoi tenere conto di tutte le sfumature: io sono qui esattamente per questo, per spiegarteli e farti fare scelte “contrattualmente consapevoli” (parole che piacciono tanto ai nostri Legislatori). Gli assicuratori onesti sanno che la buona pubblicità derivante da una faccia e da un comportamento puliti e seri non potrà mai essere normata da un articolo di Legge.
Certo, questo posto che tu sia il classico Cliente-piccolo-consumatore, con la sua Polizza RCA diciamo da tre-quattrocento Euro. Il discorso cambia quando tu sei un Cliente magari con una Polizza Libro Matricola da duecentomila Euro, perchè capisci bene, caro Cliente (e se lo capisci tu dovrebbero capirlo anche quei tre-quattro professori che pensano e scrivono le Leggi, e aggiungerei anche i Sindacati), che a quel punto il mio guadagno nel tuo caso non è proprio una bazzeccola, perchè corrisponde all'intero stipendio annuo di una delle mie impiegate, e se è destino che tu te ne vada da un'altra Compagnia io vorrei saperlo con un po' di anticipo perchè mi troverò nella necessità di mettere in strada una persona, e non è cosa che posso gestire dall'oggi al domani, perché io rispetto chi lavora per me. E anche se la Legge a ME permette di licenziare con un preavviso ridicolo, non me ne frega niente, e spero di non trovarmi mai in questa eventualità: la vita delle persone non sarà mai un “articolo bis”, per me.  
E poi vedi, caro Cliente, quello che non capisce chi scrive queste norme del cavolo è che non siamo tutti uguali. Non c’è solo il baldo giovanotto internauta che ogni anno cambia Compagnia surfando sulle onde del web (e ne ha pieno diritto, intendiamoci): lui sa benissimo quando gli scade la Polizza, sa anche come gestirla, ti chiama per avere i conti in mano due mesi prima, altro che quindici giorni di preavviso. Magari ti manda la disdetta con Raccomandata A/R invece che col fax (costo Euro 4,30) perché ha trovato chi gli fa 6 Euro di meno, ma sa tutto. Nella realtà ci sono anche molte persone distratte, gente anziana, o gente che non ha modo, o tempo, o voglia, o capacità di informarsi autonomamente di queste cose, professionisti o artigiani che hanno altro per la testa che ricordarsi quando scade la RCA. E se a questi non stai un po’ dietro, finisce davvero che vanno via senza copertura, e io non me lo perdonerei mai.  
A parte queste sottigliezze, io comunque per mia fortuna non ne ho, di Clienti da grosse Polizze Libro Matricola; la mia Agenzia, caro Cliente, è una realtà medio-piccola: ho tanti Clienti medio-piccoli, come te, così non potrò mai permettermi di andare in vacanza in Polinesia ogni anno o di avere otto case (tanto, con l'IMU...), ma in compenso difficilmente salterò per aria perchè un Cliente se ne va. Anzi, potrei anche permettermi di mandarti via io, se volessi, perchè la mia sopravvivenza non dipende da te. Ma non voglio, e ti coccolo, perchè questo è il mio lavoro, che io sento come una sorta di missione etica: fare in modo che tu possa vivere serenamente perchè se ti succede qualcosa di brutto ci penso io.
E allora per questo ti cerco se vedo che ti è scaduta la Polizza Auto, e mi preoccupo che tu sia fuori copertura, ti mando avvisi, sms, mail. Quindi non è carino che tu mi risponda: "L'ho fatta da un'altra parte, tanto adesso non sono più obbligato ad avvisarvi". Non me ne frega niente - a questo punto - di dove vai ad assicurarti, anzi guarda spero proprio che tu ti assicuri presso uno Sportello Bancario Polivalente, di quelli che adesso fanno un tam tam incessante perché la loro Direzione ha fissato obiettivi esorbitanti e per acquisire una nuova RC Auto ucciderebbero una ventina di bambini afgani (io sto sulla sponda del fiume ed aspetto, perché li voglio proprio vedere nei prossimi anni, come gestiranno la marea di sinistri in arrivo dallo sportello di una Banca…). Chissà se ti hanno detto che se causi un danno dopo aver bevuto due birrette e l'etilometro passa lo 0,50, con la loro Polizza sono cavoli amari (se ti va bene caccerai minimo 2.500 Euro), oppure che installare la "scatola nera" dentro al motore della tua macchina è obbligatorio, se hai firmato che lo farai (lo so che ti hanno detto che è "facoltativo", ma “facoltativo” è parola che non esiste quando firmi una Polizza, ricordatelo). So anche che "spendi meno" – anche se non è quasi mai vero - sono le paroline magiche perchè ti si annebbino le facoltà cognitive. Ti mandano a casa una busta con un’offerta RCA senza sapere nulla di te e di cosa ti serve, ma è come se ti arrivasse un volantino da un ristorante appena aperto che cerca di farsi conoscere in giro con su scritto: “Da noi mangi con 20 Euro”. Ma mangi cosa? Pesce, carne, pizza, frattaglie? Beh, mangi “cibo”, questo è certo; ma se permetti, c’è cibo e cibo.
Ma non è questo il punto, parlavamo delle mie telefonate e del tempo che perdo a cercarti perchè credo che tu sia fuori copertura. Non vengo pagata per quel tempo, non è un mio obbligo, lo faccio perchè credo nel valore della professionalità. E sai perchè tu dovresti comunque mandarmi la disdetta (per fax, per mail, per sms, o dimmelo al telefono, come vuoi tu), nonostante questa nuova disposizione di legge, inutile quanto sciocca? Per serietà. Per correttezza. Per educazione, anche! Perchè io non sono un centralino dietro ad un numero, non sono un mouse, sono una persona come te, che troppo spesso ultimamente vede calpestata, in nome delle Leggi e dei diritti (diritti di chi? Miei o tuoi?), la cortesia, l'umanità, la gentilezza. Diventeremo una nazione di persone legalmente incazzate come iene, rabbiose l'una contro l'altra, ma con l'avallo dell'autorità. Vogliamo davvero questo?
A proposito, caro Cliente, guarda che l'abolizione del tacito rinnovo, cioè il tuo diritto a sparire senza dirmelo, vale solo ed esclusivamente per le Polizze RC Auto, che sia chiaro. Non per tutte le altre, non per la tua Polizza Infortuni, o Malattia, quella della Casa, la tua RC Professionale eccetera eccetera. Per quelle mi devi sempre inviare la Raccomandata almeno due mesi prima che scadano, non ti puoi svegliare alla mattina e non volerle più. Non puoi rispondermi al telefono (sempre in una di quelle telefonate in cui io ti disturbo durante la Settimana Bianca perchè sei finito fuori copertura) che quest'anno non la rinnovi, e il prossimo si vedrà. Perchè allora sì, che ti scateno contro tutti gli Avvocati della Provincia. Hai firmato un contratto, e lo onorerai che tu lo voglia o no, come io lo onoro facendoti pagare bene tutti i sinistri che ti capitano. Va bene essere incazzati, ma non stupidi.
- Parliamo ora della cosa FALSA. E' falso, falsissimo, che siano spariti i quindici giorni di copertura ulteriore per le Polizze RC Auto scadute. Non so chi abbia messo in giro questa voce, ma è ovunque: nelle riviste, nei forum on-line, in molti blog, in un sacco di siti Internet che si dicono specializzati ma non ho capito bene in cosa (di assicurazioni a questo punto no di certo), ho anche ricevuto una sorta di catena di Sant'Antonio via mail. Tutti spalano m/da contro le Agenzie che non hanno pubblicizzato la cosa, esponendo i propri Assicurati a multe salatissime e punizioni corporali. A parte il fatto che in cuor mio qualche piccola punizione corporale la prevederei, magari per ridere (perchè cosa ti costa, caro Cliente, pagare questa cavolo di Polizza ENTRO la scadenza?? Capisco se non hai soldi e non la paghi proprio, ma se li hai non dirmi che sono QUEI quindici giorni che ti fanno lievitare l’interesse del C/C bancario!!), non siamo soliti dare risalto a notizie false messe in giro da gente che come minimo non sa leggere un testo e come massimo lo fa apposta per destabilizzare la categoria, solo perchè la ex-fidanzata assicuratrice l'ha mollato.
Durante i quindici giorni immediatamente successivi alla scadenza, caro Cliente, se non hai pagato la Polizza RC Auto e circoli, tu rischi - esattamente come PRIMA dell'entrata in vigore della Legge - da 24 a 94 Euro di multa per la mancata esposizione del contrassegno (secondo l'articolo 181 del Codice della Strada). NON 798 Euro o più, che è la sanzione prevista se circoli senza copertura (secondo l'articolo 193). NON il sequestro del mezzo, e nemmeno le manganellate. Però purtroppo, visto che viviamo in Italia, cioè un Paese di furbacchioni, molti Comuni hanno capito che in questo momento c'è un po' di confusione in giro e quindi ne approfittano per "far cassa" con tante belle multe non dovute. Esattamente come succedeva ai bei tempi andati dell'introduzione dell'obbligo delle cinture, quando i vigili saltavano fuori anche dai tombini modello SWAT nell'esatto momento in cui te le sganciavi per raggiungere la borsetta sui sedili posteriori, così oltre a strapparti la schiena dovevi anche pagare.
La Legge dice esattamente: "L’impresa di assicurazione è tenuta a (…) mantenere operante, non oltre il quindicesimo giorno successivo alla scadenza del contratto, la garanzia prestata con il precedente contratto assicurativo, fino all’effetto della nuova Polizza". Mi sembra particolarmente chiaro. Comunque puoi anche credermi sulla parola, perché se con l’arte a volte vado via con i sentimenti, di assicurazioni ci capisco davvero. Quindi stai tranquillo, caro Cliente, e stampati pure questo foglio da esibire a chi ti vuole portar via la macchina perchè ti è scaduta la Polizza ieri l'altro. Digli pure che si informi da un assicuratore vero, non virtuale. Ma se nel frattempo hai cambiato Compagnia senza dire almeno ciao e grazie a quel povero cristo del tuo assicuratore, che è tutto preoccupato di dove sei finito, sotto sotto spero che tu sbatta. Robetta da poco, senza lesioni, però te lo meriteresti.

domenica 20 gennaio 2013

Oggi parla.../3

... ancora Helbert Hubbard:

"Un amico è uno che sa tutto di te e nonostante questo gli piaci"

Lenno (CO), 19/09/1973


giovedì 17 gennaio 2013

Il cervello parla, il cuore decide

Ecco un esempio pratico di quello che volevo dire nell'ultimo post dell'anno scorso, sui miei cambiamenti interni e sul mio nuovo/rinnovato approccio alle cose della vita. Era il 13 di Dicembre, per me iniziava la piena Fase Critica, una stanchezza non umana e livelli di stress che raggiungo solo da un dato numero di appuntamenti al giorno in su, telefono perennemente incollato (in entrata o in uscita), con i conti di fine anno che incombono per vedere se hai raggiunto gli incrementi di premio che ti sono stati spudoratamente richiesti undici mesi prima, crisi o non crisi.
Ero come ogni giorno in Banca a depositare gli incassi, e allo sportello mi fermano e mi chiedono se mi interessa andare - quella stessa sera, che preciso era di giovedì, quindi giorno feriale circondato da giorni feriali - ad un concerto per piano nel Teatro della mia città. La Banca ha due biglietti gratis da offrire. "E' il più famoso e bravo pianista del mondo" mi dice la direttrice, e mentre io penso "E da quando Lang Lang viene a suonare qua?" lei aggiunge "Sokolov". Buono uguale, altro nome immenso (e non fa neanche le smorfie).
Ebbene, questo è quello che è successo: il mio cervello, sempre attento, preparatissimo, pragmatico e ordinato, ha cominciato una filippica che non finiva più, tutta d'un fiato e senza punteggiatura. Il mondo esterno non lo poteva avvertire, ovvio, ma io lo sentivo nettamente, e diceva:
"Ma sei completamente pazza non puoi non puoi renditi conto che ti sei alzata alle cinque e un quarto stamattina e ti sei alzata alle cinque e un quarto senza nemmeno aspettare che suonasse la sveglia della mezza perchè tanto non riuscivi a dormire per i pensieri di quello che ti manca ancora da fare entro Natale sei pazza impossibile impossibile non se ne parla neanche sei già stanca adesso che è l'una come pensi di tirare notte tu che alle nove sei già collassata in divano e poi già salterai il pranzo come al solito in dicembre del resto se pensi che faccia bene alla tua alimentazione trangugiare un cappuccino con tanto zucchero al posto della bistecca o della pasta col sugo anzi quant'è che non mangi una pasta fatta come si deve è vero che lo zucchero ti dà calorie ma pensi di poter continuare ancora per molto prima di riprenderti i dodici chili che hai perso tra immani sacrifici e poi insomma pensa a tutto quello che devi fare oggi pomeriggio ora di sera puzzerai come un cammello sotto il sole e se per miracolo riuscirai a farti una doccia al volo vuol dire che ti toccherà saltare anche la cena e poi domani sarai uno straccio uno straccio uno straccio davvero ragiona ma dai non puoi permettertelo devi stare concentrata pensi di spegnere il cellulare o lo lascerai trillare in mezzo al teatro perchè a Tizio è venuto in mente di inserire anche il figlio nella Polizza Infortuni visto che parte per la Polinesia tanto sono mesi che gliel'hai fatto notare figuriamoci se non si sveglia proprio stasera col pensiero dell'aereo che cade tra le isole per non parlare dell'ansia che hai addosso per tutti i soldi che hai dovuto anticipare quest'anno per chi non ne ha o non te li vuole dare figurati se riesci a rilassarti e goderti un concerto per piano ti addormenterai e farai una figura di m/da e poi cosa pensi di metterti addosso mica ci andrai in maglione e leggings vero ci saranno tutte le signore benestanti ingioiellate con la pelliccia insomma dai lascia perdere che non è il caso pensa al lavoro pensa a fare il tuo dovere che è VENDERE POLIZZE FAR QUADRARE I CONTI E NIENTE CAZZATE".
Questo diceva il mio cervello, ululando silenziosamente (soprattutto le ultime parole) e sentendosi molto stile Ulysses di Joyce arrivato ormai all’ultimo capitolo.
Io ho aspettato che finisse, giusto per dargli il contentino, e poi ho detto alla direttrice: "Sì, grazie!". Mio marito mi ha tirato uno sguardo strano, diciamo una faccia da "Ma come?!..." perchè anche se non poteva sentire i miei discorsi interni per certo li conosceva a menadito. Ma mi ha guardato fisso fisso negli occhi, e ha visto "oltre", perchè anche se stiamo assieme da sedici-anni-ad-Aprile io e lui siamo ancora capaci di trascinare giù tutte le stelle del cielo, e di muovere l'universo intero, quando ci guardiamo negli occhi, quando i miei smeraldi e le sue acquemarine si fondono. Ha sorriso e ha detto: "Se tu vuoi, io ti accompagno", facendo saltar fuori dal retrosportello un'altra signora della Banca che voleva vedere com'era fatto un uomo che dice una frase del genere a sua moglie. Voleva anche toccarlo per sincerarsi fosse vero, ma io ho ringhiato e l'hanno fermata.
Comunque lui è vero, gentile e dubbiosa Altra Signora Della Banca, ed io posso reggere Dicembre dopo Dicembre dopo Dicembre solo perchè lui c'è, e capisce. E in quel Teatro c'era anche già stato per fare un piacere a me, anni fa, quando ero riuscita a prenotare due abbonamenti per tutta la stagione teatrale invernale, che per me era un sogno lontano che si realizzava, e per lui ha significato passare una dozzina di pomeriggi domenicali a pisolare dietro all'Uomo Montagna, probabilmente il più grande e grosso amante del teatro vivente in tutto il Triveneto. Paperino docet.
Il mio cervello aveva ragione sulla cena, perchè in effetti ho preferito saltarla in toto ed utilizzare quei minuti per darmi una ripulitina, ma tutto sommato maglione e leggings non davano fastidio alla ingioiellata platea. Ed aveva ragione anche - in parte - sul sonno, che ad un certo punto, verso mezzanotte, mi ha morsicato in modo violento facendomi gemere la schiena e le ginocchia (che sono i miei punti deboli, quelli dove si scarica la stanchezza scatenante, soprattutto il ginocchio destro su cui si è scatenato anche il chirurgo), ma devo dire che la Banca ci aveva riservato due posti spettacolari, di quelli dove si possono anche allungare e stiracchiare le gambe, per cui ho resistito indomita. Certo, dopo le undici e mezza ha ricominciato ad intervalli regolari la litania "Ora che arrivi a casa e vai a letto ti resteranno cinque ore di sonno... quattro ore e mezza... quattro ore...", ma ormai il cuore mi ha insegnato come ignorarlo, visto che zittirlo è impossibile.
E restare quasi semisdraiata nell'oscurità, ad occhi chiusi, mentre Mozart mi pioveva addosso come una cascata di diamanti, mentre mi avvolgeva come seta di stelle, calda e luminosa, mentre tutta me risuonava di note e di pause e ancora di note ancora, e rincorreva nell'anima emozioni antiche e mai cancellate, e si riempiva di una vitalità nuova, dolce e profonda, che nessuna firma su nessun contratto - anche se concluso in modo ottimamente soddisfacente - potrà mai darmi, non ha eguali. Per quanto il mio cervello possa ricordare.





P.S. L’avevo scritto poco dopo quella notte, questo post. Adesso, nel lasciarlo andare lungo la lunga strada del mio blog in giornate meno pesanti ma un po’ più tristi, ho cercato su Youtube un video di Grigorij Sokolov, che completasse le mie sensazioni, ed ho trovato questo, un po’ datato, in cui sprigiona Rameau, che è uno dei suoi compositori preferiti (l’aveva suonato anche quella notte, ma io non sono un’esperta di classica e non lo conoscevo, avevo visto Mozart nella locandina e da profana mi bastava). Un po’ datato perché ora lui ha i capelli tutti bianchi, ma ha sempre quella strana faccetta rubiconda, e quando cammina fa piccoli passetti da imbranato, a dimostrazione che le apparenze ingannano, eccome.
A vederlo così, magari senza smoking, gli chiederesti di metterti su un cappuccino - o di affettarti la sopressa, se sei un tipo più da salato che da dolce.
Poi lui si siede (dando un colpetto col sedere – hop! – alla codina della giacca, che stazzonata non sta mai bene), e con le mani fa capire che Dio esiste anche a quelli che ancora ne dubitano.
Quante cantonate prendiamo, a volte, se non sappiamo andare “oltre”! Se filtriamo tutto/troppo col cervello, se ci fermiamo a quello che “sembra” senza provare ad assaggiare, a mordere, a gustare ciò che “è”!
Ricordo una volta d’estate, mi ero fatta da poco il tribale al braccio sinistro ed era lì, nerissimo e tutto lucido in piena fase-vaselina; ero in Agenzia, ad una delle scrivanie della reception, con addosso solo jeans ed una canotta in pelle gialla, e sotto di quella nient’altro (nient’altro che non fosse già tra le mie naturali dotazioni di serie): entra una sorta di biker ciccione con la bandana, un giubbotto strapieno di ferraglia, barba incolta e due occhi da cattivissimo, e prima ancora che potessi anche solo pensare di averne paura (dopo tutto, ero da sola in un enorme ufficio vuoto), quello mi fa: “Ehi, sorella, mi chiami qua il tuo Capo”. Ho sorriso, pensando che se fossi stata in inverno con uno dei miei impeccabili tailleur giacca/pantalone da Capo forse avrebbe avuto paura lui, di me. Ma invece era Luglio, e così va il mondo, sorella. 

venerdì 11 gennaio 2013

Happily never after

Oggi ho il cuore gonfio di tristezza, sono veramente addolorata. E' successa una cosa brutta, una cosa che in un certo qual modo cambierà ancora una volta una parte della mia vita, e mi vede tra l'altro totalmente impotente (così al dolore aggiungo anche una buona dose di nervoso): sai che qualcosa è cambiato, non puoi farci niente, bisogna che ti ci abitui e basta, ma saperlo ti impedisce paradossalmente anche di godere dei ricordi belli del "prima".
Mi sento piccola, inutile e frustrata, chissà se è questa la sensazione che provano i bambini quando scoprono - ad esempio - che Babbo Natale non esiste, quando ad un certo punto gli adulti decidono che è ora che crescano ed improvvisamente rivelano l'ovvia verità sul ciccione vestito di rosso: presumo ci sia un misto di tristezza, perchè il prossimo Natale non sarà più lo stesso, e di rabbia, perchè a quel punto avresti voluto vivere più profondamente il Natale precedente, l'ultimo della beata incoscienza. Ti senti forse stupido per aver creduto ad una evidente balla colossale (sotto sotto lo sospettavi anche, soprattutto la parte delle renne volanti), ma contemporaneamente deluso, perchè faceva parte di un sogno che ti faceva stare bene, nonostante i sospetti. Uso termini come "presumo" e "forse" perchè da noi, ovviamente, non ci veniva Babbo Natale, noi lo sapevamo perfettamente che non esisteva: da noi veniva Gesù Bambino, non aveva nemmeno problemi a scendere per camini ormai inesistenti visto che vivevamo in appartamento; Lui si materializzava quando gli serviva ed il gioco era fatto. L'usuale corsia preferenziale dei cattolici. E nessun adulto ne ha mai potuto sancire la fine, nessuno ad un certo punto mi ha detto che era un sogno o una storia inventata; con Gesù Bambino si va sul sicuro, magari smette di portarti i regali, ma c'è sempre, e sempre ci sarà.
Non so perchè sto qua a raccontare il mio cuore aperto a chi mi legge; sono faccende private, ancora fresche. Ma credo sia per una sorta di autodifesa, vorrei capire come si sente la gente normale quando capitano cose così, appurato che io non sono normale e amplifico tutte le mie emozioni (dolore, rabbia, incredulità, ma anche amore, gioia, passione, all'occorrenza) in maniera troppo esagerata.
Per far capire cos'ho dentro faccio un esempio: immaginatevi di avere, tra i vostri amici, una coppia felice. Ne avrete pure, o no? Mica sarete circondati esclusivamente da musoni isterici. Quelle coppie che quasi non esistono più, perchè sembrano nati l'uno per l'altra: impensabile immaginarli separati. Quelli che non litigano mai, che vedono le cose allo stesso modo, che vivono la vita allo stesso modo, che quando sono all'interno di un gruppo fanno stare bene tutti gli altri perchè trasmettono solo sensazioni positive. Quelli che ti regalano i ricordi più belli, che inviti sempre a tutte le cene e tutte le feste. Quelli che ti riconciliano con il mondo, perchè in un mondo di coppie scoppiate, di separazioni facili, di divorzi dolorosi, di bambini contesi, di bugie e ricatti, o in alternativa di single ora incattiviti ora eterni farfalloni, LORO no, loro stanno davvero bene insieme. E ti fanno pensare: "Vedi, si può!".
Se non avete tra i vostri amici una coppia così (e mi dispiace per voi), immaginatela, immaginatevi giornate intere di risate ed emozioni, immaginatevi di amarli profondamente e di ringraziare Dio ogni giorno per averli incontrati. E adesso immaginate di sapere, improvvisamente, che si stanno separando. Così, di punto in bianco, senza avvisaglie strane, tradimenti o quant'altro. Forse un piccolo sospetto, un sassolino, ma subito chiarito, perchè tra persone che stanno bene insieme si fa esattamente così: ci si parla. E poi, paf! Tutto finito. E tu resti lì come una scema, a cercare di capire cosa è successo, chi ha fatto cosa a chi, ed ovviamente non puoi saperlo, non sai niente, non ne hai il diritto, e ti senti impotente, vorresti riavvolgere il tempo all'indietro o addirittura fermarlo, vorresti negare, vorresti poter fare qualunque cosa serva ma in realtà sai bene che indietro non si torna, mai.
Stai male per loro ed, egoisticamente, stai male anche per te stessa, perchè senti vivi e prepotenti i ricordi belli dei momenti trascorsi insieme ed improvvisamente ti rendi conto che sono RICORDI, non ce ne saranno altri (il prossimo Natale i regali li riceverai dalla zia, non li troverai materializzati sotto l'albero!). E poi ti senti una schifezza, a pensare queste cose, mentre ci sono persone direttamente coinvolte che stanno soffrendo come bestie, e ne hanno ben diritto, loro, non tu. Ma tu sei fatta così, lo senti dentro il dolore di chi ami, lo senti a distanza, e lo amplifichi, quasi per afferrarlo e portarglielo via.
Quindi, nell'ordine: stupore, incredulità, rabbia, negazione, delusione, dolore, dolore altrui, dolore tuo.
Poi, in questo scenario bucolico, aggiungeteci questa variabile: anche voi fate parte di una coppia, avete un marito/una moglie, un partner insomma, con cui state bene, proprio bene. Però accade che voi siate particolarmente legati (per amicizia, per affinità, per simpatia genetica, per quello che volete, tanto sono cose che non sempre hanno una spiegazione logica) a uno dei due che si stanno separando, mentre invece il vostro partner lo è all'altro, magari per gli stessi motivi. Quindi ognuno "parteggia" per chi ama di più, cerca di giustificare chi ama di più, insomma dà ragione a chi ama di più, ed è orribile, perchè ad una separazione già dolorosa e non vostra si aggiunge un rancore sordo, sottile e minatorio. Bruttissimo.
Adesso è chiaro perchè ho cercato, subito, un aforisma sul silenzio. L'ho cercato perchè fosse un abbraccio vero a chi nel silenzio si chiuderà per un po', un silenzio che è rispetto per la sua sofferenza, un silenzio che vorrebbe trasmettere forza, tanta forza capace di cancellare la delusione, ma un silenzio che è tristezza perchè, allora, comincio a sospettare che abbia ragione chi mi dice di volare basso. Di non entusiasmarmi troppo ogni volta, perchè se una cosa è troppo bella per essere vera vuol dire che non lo è. Un silenzio che è anche il mio, perchè nella tristezza è impossibile scrivere. La gioia scrive, l'amore scrive, l'emozione scrive, anche la rabbia e la delusione - a modo loro - scrivono, ma la tristezza è solo un enorme vuoto. Non vuoi pensare, non vuoi parlare, non vuoi niente. Ho ancora un paio di post da parte, scritti in Dicembre e che torneranno buoni, nei prossimi giorni. Poi, per un po', avrò solo pensieri inafferrabili.

Oggi parla.../2

... Elbert Hubbard:

"Chi non comprende il tuo silenzio probabilmente non capirà nemmeno le tue parole"






giovedì 10 gennaio 2013

Oggi parla.../1

Oggi inauguro ufficialmente una nuova Etichetta con piccolo "furto" dal blog di Roberto Milani, perchè la sua idea di inserire qua e là citazioni celebri, frasi ed aforismi mi è sempre piaciuta un sacco (io, poi, per le citazioni ho una vera e propria fissazione, fin da quando ero al Liceo e ne avevo sempre un paio pronte per gli incipit dei temi, e quando poi dalle citazioni celebri sono passata ai brani estrapolati dalle poesie la mia Professoressa di Lettere è andata fuori di testa, visto che li utilizzavo anche nei temi che scrivevo per gli altri). Essendo il mio un blog meno settoriale, lascio a lui qualunque citazione sull'arte, e dal momento che sulle assicurazioni non credo esistano ancora contenitori di aforismi a cui attingere (quanto meno li vorrei privi di insulti...), i “miei” riguarderanno la vita in generale.
Così ottengo, tra l'altro, anche un altro risultato: potrò alternare ai miei tipici post-fiume (visto che appare evidente che non riuscirò mai a comprimerli più di tanto) qualcosa di breve, stringato, profondo e che mi riconcili con gli amanti del riassunto. Settimanalmente, magari.
Chissà che non riesca anche io come Roberto (ma quante cose gli copio? Spero almeno di ricompensarlo indirizzandogli nuovi Lettori...) ad inserire per ogni citazione un'immagine, una foto particolare, vedremo. Visto che oggi è la prima non ho avuto modo e tempo di cercare foto, immagini o video; del resto, la citazione era già bell'e pronta perchè in realtà nasceva come chiusa del post precedente, ma all'ultimo l'avevo tolta perchè non volevo risultare troppo seriosa o pesante, e mi sembrava che l'appello per la fiorentina (la bistecca, eh, mica la Viola! Ci mancherebbe...) fosse più azzeccato e tutto sommato umoristico.
Allora la pubblico oggi, perchè la trovo estremamente illuminante, dedicata ad una specifica persona ma non solo. Anzi, ogni volta cercherò - in queste frasi - di fare in modo che qualcuno ci si possa riconoscere, qualcuno di coloro che incontro giornalmente, qualcuno di coloro che vedo di rado, qualcuno a cui voglio bene oppure che detesto, qualcuno di famoso e qualcuno di sconosciuto, di vecchio o di giovane, felice o triste. Perchè la saggezza non ha confini.
"Osa cose straordinarie, trionfa in gloria, anche se screziato dall’insuccesso, piuttosto che schierarti tra i poveri di spirito che non provano grandi gioie né grandi dolori, perché vivono nell’indistinto crepuscolo che non conosce vittorie e sconfitte"
Franklin Delano Roosevelt

domenica 6 gennaio 2013

Fuga di notizie

"La Verità è la prima cosa da ricercare;
dopo di che la Bellezza e la Bontà si aggiungeranno da sole"
Gandhi

Credevate di esservi liberati di me, dite la verità. Ammetto che leggendo il mio ultimo post del 2012 potevo aver dato questa impressione, ma verso fine anno è serpeggiata una notizia ufficiosa che non poteva sfuggirmi o vedermi disinteressata, e quindi eccomi ancora qui, con un nuovo post che anticipa solo di qualche giorno l'annuncio ufficiale con tanto di Comunicato Stampa. Ne scrivo prima, proprio perchè voglio ragionarci a mente fredda, senza farmi fuorviare da ciò che leggerò nel Comunicato; e poi mi piace l'idea che i Quattro Gatti di pubblicità del mio blog mettano fuori il musetto per primi. Del resto, l'ha detto anche Dario Olivi venerdì sera durante la diretta Orler, e se l'ha spifferato pubblicamente lui vuoi vedere che non posso farlo io.
In realtà potrei metterci anche un sottotitolo, a questo post, ed il sottotitolo sarebbe: "Dedicato a Luca S." Perchè la notizia è la seguente: Giovanni Faccenda è stato scelto come prossimo curatore del Catalogo dell'Arte Moderna Mondadori; lui, tra una rosa di vari accreditatissimi papabili. Chissà se Luca S. e tutti i suoi compari della Seconda Cornice del Purgatorio già lo sapevano o l'hanno appreso venerdì da Dario, o lo apprendono da me ora; in ogni caso, spero che un pochino rosichino. E' la vita, belli miei: dal Vangelo a Star Wars (e io ho sono cresciuta profondamente imbevuta di entrambi), i buoni soffrono, lottano, e, alla fine, vincono.
Sapete bene quanto mi piaccia analizzare le cose dal punto di vista del fruitore, dell'appassionato, del collezionista che non sa e non vuole sapere nulla di beghe di mercato, o editoriali, o economiche, ma che si concentra solo sull'ovvietà di ciò che vede. Con la mia veneta pragmaticità, io mi sono quindi interrogata su due punti fondamentali:
1) Se io fossi il "Signor CAM", perchè avrei scelto lui? Quali vantaggi ne avrei?
2) Se io fossi Giovanni Faccenda, perchè avrei accettato? Quali vantaggi ne avrei?
Le risposte alla domanda n. 1 sono facilissime, perchè purtroppo (e ribadisco, parla l'appassionato-fruitore-collezionista che è in me) negli ultimi anni quella meravigliosa pubblicazione che era il Catalogo dei tempi d'oro è in realtà scaduta parecchio. Basta buttare un'occhiata su qualunque Forum in Internet per capire la delusione degli amanti dell'arte di fronte alla mercificazione più totale dei loro sogni. Il Catalogo è una pubblicazione prestigiosa, bella da vedere, patinata e piena di splendide fotografie, che pesa circa quattro chili e al chilo costa quanto un prosciutto crudo di buona qualità. Un bel librone in cui secondo vox populi basta pagare per apparire (e va da sè che più paghi più spazio hai). Quindi scegliere Giovanni Faccenda dimostra che il "Signor CAM" è tutt'altro che sprovveduto, perchè solo uno come Giovanni può dare nuovo lustro a quattro chili di Bibbia rispetto a molti suoi colleghi a loro volta molto mercificati.
Intanto è davvero uno Storico dell'arte, non solo un critico d'arte (o un curatore di mostre...), e per quanto il "pezzo di carta" ultimamente sia molto disprezzato in Italia perchè ciò che vale sono solo la pratica e l'esperienza (l'hanno detto più volte anche a me, ma - fatalità - sempre gente che non ce l'aveva, il pezzo di carta), io in linea di massima mi fido di più a farmi operare a cuore aperto da un cardiochirurgo piuttosto che da un dietologo - con tutto il rispetto per i dietologi, che sempre medici sono - quando non addirittura dall'elettricista che era lì giusto per verificare la tenuta dell'impianto della sala operatoria. E' uno studioso, non ha smesso di studiare dopo aver raggiunto una certa notorietà, e conosce perfettamente l'importanza del continuare a farlo, ritagliandosene il tempo come un dovere morale (anzi, più incarichi ottieni più dovresti studiare, per continuare a meritarteli, o diventi un nome vuoto, una firma senza sostanza).
Poi non è assolutamente esposto mediaticamente, non fa comparsate in televisione se non in canali altamente settoriali come OrlerTV (diciamo che evita le accoppiate stile "velina+calciatore"), non è presente e non usa i Social Networks, non esiste nulla di lui su Internet (come ben sanno le sue disperate fan che bussano a Trecose in cerca di notizie fresche su mogli bionde o fidanzate more). Provate: digitandone  il nome escono solo elenchi di siti d'arte, oppure i suoi cataloghi, le sue pubblicazioni, le sue mostre. Niente colpi di testa, niente strane foto al mare o in qualche bar di lusso: in giacca e cravatta (rigorosamente Missoni) ci va anche a dormire, e difende la privacy della sua famiglia con le unghie e con i denti.
Non ha scritto nè mai scriverà dei quadri dipinti dalla zia della cugina della nuora del mio vicino di casa, nenche per cifre folli. Perchè - per quanto anche lui ogni tanto scenda dall'Olimpo (leggi "Armodio & Co") - mantiene sempre uno spessore di decenza. Secondo me è la persona perfetta per sfatare l'equazione "CAM = enorme spot pubblicitario", anche in tempi di spending review per le case editrici, visto che mi risulta sia pure onesto ed obiettivo con le cifre.
Quello che mi sfuggiva però era, sinceramente, qualunque risposta alla domanda n. 2. E visto che non amo lasciare nulla al caso o inventarmi le cose, ho preso su armi e bagagli per andare a Firenze a chiederlo direttamente a lui.
Sono evasa dall'Ufficio per un giorno, già che c'ero, perchè a parte le due ore a pranzo con lui (che riesce a far arrivare in ritardo anche i treni in orario) volevo farmi in solitudine un bel giretto per Firenze, città con la quale avevo un gran bisogno di riconciliarmi: dovevo viverla a modo mio, respirarla, chiudere definitivamente certe ferite ed accettarla per quello che è, cioè una meraviglia, forse la meraviglia d'Italia (dopo Venezia, ovviamente).
Ho beccato una giornata di sole splendido mentre tutt'attorno a Firenze c'era un'unica cappa di nebbia, da Bologna ad Arezzo, ma del resto io viaggio sempre accompagnata e raccomandata dall'alto. Da tempo ho imparato ad amare certe passeggiate solitarie, ed il colpo d'occhio del Duomo e del Battistero assieme, venendo giù da Via Cerretani, riesce ancora a togliermi il fiato: siamo spesso troppo abituati a tanta bellezza noi italiani, che finiamo per darla un po' per scontata, spero che si riesca a capirlo prima che sparisca per sempre. In quella zona di Firenze poi c'è quel punto preciso, quel punto in cui hai di fronte la magnificenza della facciata del Duomo, liscia e perfetta, e se ti giri un attimo a sinistra e fai tre passi ti appare la facciata di San Lorenzo, che Michelangelo ha lasciato incompiuta e che ti fa capire come "bellezza" sia un sostantivo non definibile: cruda, monocromatica ma mai uniforme, profonda in una semplicità mai raggiunta altrove, San Lorenzo è l'altra faccia della bellezza di Firenze, è l'altra faccia della bellezza punto (dopo pranzo ci ho passeggiato di nuovo con Giovanni, e non ho avuto il coraggio di dirgli che ci avevo già pianto davanti alla mattina). Ho vagato in lungo e in largo per la mattinata sorridendo a me stessa come una deficiente, ma ero davvero profondamente rilassata e felice (anche quando sono finita nel mezzo di una folkloristica manifestazione UIL, e mi sono rifugiata in un negozietto con i saldi).
Veniamo però a noi, perchè le mie scorribande sentimentali fra i vicoletti toscani non sono il fulcro di questo post. Ho rivolto al Professor Faccenda la fatidica domanda, e dalla risposta lunga ed articolata (questa sì, che non la posso riportare per intero come fuga di notizie, perchè riassume il suo progetto per più anni di lavoro e non posso di certo fare anticipazioni fuori luogo) ho compreso questo: per chi fa il suo mestiere i sogni dei sogni dei sogni sono due, il CAM e la Biennale. E' una questione di principio, è un punto di arrivo, è un riconoscimento a prescindere: poco importa che della Biennale - per esempio - sono anni che si dicono sempre peste e corna, qualunque cosa si faccia. Probabilmente c'è gente che nemmeno la guarda più: la si stronca per principio. Ma tenerne le fila è sempre un lustro, e il CAM è uguale. E' come l'oro alle Olimpiadi. E' come il Nobel, il Pulitzer, o l'Oscar (per le rispettive categorie).
Un Faccenda giovincello che faceva il cameriere per arrotondare (lui lo dice come se sia stato l'unico, ma tutti noi comuni mortali abbiamo fatto infiniti lavoretti per tirar su due soldi mentre studiavamo, o cercavamo lavoro, o perchè il primo lavoro ne forniva troppo pochi) si metteva da parte la paga di tre settimane per comperarsi il CAM (ecco, questo probabilmente i comuni mortali non lo facevano).
Poi ovviamente Faccenda è Faccenda, e il punto d'arrivo nei suoi occhi e nel suo cuore diventa sempre un punto di partenza, uno snodo di cambiamento, perchè lui non mercifica, lui è davvero innamorato dell'arte. Ebbene sì, è ora di ri-nobilitare il CAM, cominciando da alcune sue parti; gli inserzionisti a pagamento ci sono e sempre ci saranno (mica si stampa gratis, un prosciuttone di quattro chili), ma c'è molto di buono da salvare, rivoltare, introdurre, modificare. Mi sa tanto che il prossimo anno lo compro anch'io, il CAM, viste le premesse, e spero che lui ce la faccia, che riesca a lasciare realmente la sua impronta, che porti una ventata d'aria fresca e pulita, anno dopo anno, finchè sarà lì. In questo il "Signor CAM" ci ha visto giusto, caro Luca S. (e mi sa che questa volta la sveglia, con tante ma tante -a finali, nonostante resti da quattro meno meno la do io a lei).
Per la cronaca locale: la pizza i fiorentini non la sanno proprio fare, fa orrore. Lancio quindi un messaggio subliminale ma neanche più di tanto: resto in credito di una pizza vera, da un'altra parte. Oppure posso sempre barattarla con una fiorentina fatta come si deve.