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domenica 23 marzo 2014

Luciano Pasquini

Ebbene sì, lo ammetto, in via definitiva. Sono "una da Cascella", potete anche crocifiggermi. 
E' l'Insulto Supremo di mio marito quando chiacchieriamo d'arte e lui scopre la mia rigidità mentale nei confronti dei cosiddetti "nuovi linguaggi" (ne ho già parlato nel post "Una piacevole sorpresa" del Settembre 2012): non c'è niente da fare, io non potrò mai considerare opera d'arte, ad esempio, i profili di alluminio colorati di Liam Gillick, sono ignorante e resto ignorante. Bestie morte. Sangue. Terra. Stoffa strappata. Mi sforzo, ma non mi muovo di un centimetro. Pittura a oltranza.
Mi piace Cesare Berlingeri, tantissimo, ma perchè ci vedo comunque un messaggio e un percorso, e poi sono pur sempre tele dipinte, anche se piegate o appallottolate. Ho a casa un feltro bordeaux di Peter Webber lungo e stretto, ma l'ho preso perchè a mio marito piaceva... io ci vedevo in realtà qualcosa che stava molto bene appeso sotto alla nostra tela di Vincenzo Balsamo, lei e le sue infinite geometrie, sfumature gocciolate di rosso (motivazione all'acquisto che farebbe inorridire qualunque artista e più di un gallerista). L'ho preso per la mia dolce metà, che era stuzzicata dall'idea di rendere più "internazionale" la nostra piccolissima collezione; io sotto sotto sorrido quando lo guardo perchè da bambina ero appassionata di origami, l'arte giapponese di creare con la carta piegata (rigorosamente quadrata e colorata da un solo lato), senza colla nè forbici, qualunque figura in tre dimensioni. Era stata la mia mamma: me ne aveva comprato un paio di libri che mi tenessero impegnata durante una fastidiosa degenza ospedaliera, finì per ritrovarsi la casa piena di piccole volpi, astronauti, elefanti, scatolette, mantidi religiose, tutti ricavati da un unico foglio ripiegato su se stesso. Una piccola Webber allergica al Plasil. E mi ricordo ancora come si fa l'uccellino che muove le ali quando gli tiri la coda, per lo stupore di grandi e piccini.
Comincio ad essere fiera di questo mio essere "una da Cascella", tralasciando ovviamente tutti gli strani multipli saltati fuori ancora freschi svariati anni dopo la morte del Maestro; lo intendo, se mi considero amante ed appassionata di pittura, emozionata di colore, sostenitrice del bello. 
Siamo comunque in molti, a quanto pare, a preferire che gli occhi si chiudano sui gialli e sugli ocra di una linea indistinta di colline, a cercare che l'anima si perda all'orizzonte di un mare di colature azzurre, tra cespugli di vento, di viola e di grigi, ad emozionarsi nella ricerca degli arancioni e dei rossi dentro il petalo di un fiore o la tegola di un tetto, piuttosto che ad interrogarsi sul significato profondo di un estintore capovolto. 
Siamo stati in molti anche alla serata di Ristori su Luciano Pasquini, che io temevo perchè sapevo quanto piaceva a mio marito (l'effetto-portafogli di ciò che lo appassiona è pericoloso), e che invece ha completamente sommerso me. 
Pittura e basta. Solo pittura. Tele e cartoncini indifferentemente, tanto la differenza nemmeno si vede. Fiumi di colore, se mai ce ne fosse stato bisogno: io sono veneta, non ho sangue rosso, o men che meno blu. Il mio sangue nasce variopinto per tradizione. Abbiamo nuotato nel bello per tutta la sera, ed era un bello fine a se stesso, un bello/buono, da assaporare come pane croccante, senza il pensiero fisso all'Euro (sensazione peraltro già provata durante la serata di Tirinnanzi, quella della mia ammenda). 
Io auguro ogni bene al Pasquini, che era lì presente con la sua signora, e che è un personaggio alla mano senza stranezze da artista, buffo quando racconta che la figlia fa la commercialista - come se fosse la cosa più naturale del mondo crescere in mezzo ai pennelli e poi vivere di numeri e Partite IVA, ma non credo che i suoi quadri varranno mai milioni e milioni. Per fortuna, così uno si toglie subito il pensiero. Non sta a pensare quale scegliere col rischio che, invece di un appartamento in centro, il quadro sbagliato un domani gli frutti solo un garage in periferia. Non compra una serie di tele per abbandonarle infilate in piedi, nude ed infreddolite, dentro uno sgabuzzino in attesa che l'asta faccia il botto (e magari chiamandogliela al Pasquini, poverino lui). 
Pasquini si compra perchè dipinge bene. 
Perchè le sue campagne toscane profumano. Perchè il suo mare sa di sale e di sabbia. Perchè ha ancora il profondo coraggio di dipingere solo fiori. Perchè le sue nevicate avvolgono soffici i borghi nel silenzio più lontano, ma lasciano piccoli segni rosacei, o scuri, nel terreno, così chi guarda ci si può incamminare. 
Perchè ho visto tele tutte di colori caldi, e tele tutte di colori freddi, con un equilibrio unico, lavorate da cima a fondo, con piccole incisioni, graffi, tratti in cui il pennello corre e altri in cui indugia come in una passeggiata, senza spreco, da far invidia a tanti con altisonanti nomi da moschettieri. 
Perchè il valore vero di un'opera è la sua capacità di entrarti dentro.
In altri tempi qualcuno avrebbe potuto definire Luciano Pasquini, in maniera forse volutamente riduttiva, un "onesto pittore". E' vero, probabilmente è così: un pittore onesto. Ma di questi tempi, in cui l'onestà è diventata merce rara, a tutti i livelli, è definizione (per il pittore e per l'uomo) che prende decisamente tutto un altro sapore.
Io ho cercato i suoi tetti, li ho cercati affinchè diventassero miei, affinchè diventassero parte di me. 
Dagli impressionisti a Guttuso, mi affascinano questi voli sopra e oltre, questo osservare le cose dall'alto ma non troppo, questa sospensione tra cielo e terra da aliante, non da aereo. Un volo che ti solleva ma ti permette di continuare a guardare. Un volo dove ciò che normalmente è sopra, ciò che non si vede, ciò che ci sovrasta, diventa strada, interminabile gradazione di mattone, di cotto, un acciottolato di tegole dove planare tra fili tesi. 
Ho scovato i MIEI tetti in una dimensione piccola, non sfacciata, ma tutta piena, senza spazio per null'altro che non sia colore, e mi ci sono sciolta. Non c'è mare intorno, non c'è campagna, eppure si avverte una lontana fragranza; non c'è aria, non c'è bordo, eppure si respira. Tetti uno sull'altro come caselle incastrate, colore su colore, caldo ma con chiazze grige e cupe, materia su materia. Forme evidenti, certo, di finestre e calce bianca  abbarbicate ad un pendio sotto un sole d'estate che si può ben immaginare, ma se le guardi da vicino con le mani a cerchio sugli occhi, come un bambino che gioca con un binocolo di fantasia, se racchiudi un poco lo sguardo su una porzione più piccola, su un segmento, la forma si dissolve. Resta il gesto, resta il rapido passaggio della mano, resta il colore puro come macchia che rende Pasquini, da principe della figurazione più poetica, da ritrattista di petali e pistilli, della natura allo stato primigenio senz'ombra di figure umane, a profondo rappresentante dell'informale, del sogno, della materia che da molle diventa eterna. 
I tetti di Pasquini entrano nel mio binocolo invisibile, quello del mio recente post "Clic", quello dei primissimi piani, quello in cui volevo fondermi con le venature del legno per scoprire l'infinitamente piccolo, e diventano richiami di Alfonso Borghi. 
Non è una semplice tela, è una poesia che rima a colori. Che sfuma e si rincorre. 
E che è trattenuta, sui bordi, da una cornice spettacolare, bianchissima (non poteva essere altrimenti, la fusione completa e luminosa del colore), una via lattea, un fiume di panna montata, morbida come una sciarpa di seta, elegante e senza tempo.
Non è un investimento per il mio futuro: è un investimento per il mio PRESENTE. 
Fa sempre parte di quella ricerca del benessere interiore che ognuno di noi compie, verso le più svariate direzioni. C'è chi fa yoga, chi va a pescare, chi cura le piante. Io condivido la pittura. Con occhi, visi, sguardi di emeriti sconosciuti che quella sera sono entrati in Via Gianni 10 a Firenze e si sono emozionati. Con quella frase che mio marito ha buttato lì come niente fosse "queste pareti mettono addosso allegria", che poteva essere una frase da nulla, un commento come tanti, ma ci sono persone per cui l'allegria è difficile, è rara, è sfuggente, è - a volte - stranamente dolorosa. E trovarla appesa lì, per lui, alle pareti, mi è sembrata quasi una benedizione.



sabato 22 marzo 2014

Cavo tuto

Cavo tuto. Ossia "tolgo via tutto" (tradotto dal veneto all'italiano), ossia "disdico immantinente ogni copertura assicurativa con voi precedentemente sottoscritta" (tradotto dall'italiano all'assicurese).  
E' la Minaccia delle Minacce. Quando il Cliente crede di averti in pugno, e si aspetta che tu ti butti in ginocchio implorando "la prego non mi lasci", cosa che io non ho mai fatto nè farò mai, nè con i clienti nè con i fidanzati, è degradante, è una questione di orgoglio. Soprattutto quando a dirmi così è uno che ha con me solo la macchina e a ogni scadenza mi fa perdere ore e ore di estenuanti spiegazioni, e se glielo fai notare ("levi TUTTO cosa? Hai una Polizza sola, UNA sola") lui ribadisce "sì, ma con dentro il Furto e i Cristalli, e cavo tuto ma proprio tuto" (neanche fosse possibile mantenere i Cristalli da soli). Oppure chi tenta il sinistro-bidone, e si inalbera se non glielo paghi "dopo vent'anni che sono con voi" (una convinzione comune ultimamente è che ogni vent'anni un sinistro-bidone sia automaticamente concedibile, quasi un diritto acquisito, è più facile dimostrare l'esistenza degli alieni che far capire che non è esattamente così che stanno le cose). Una roba allucinante, soprattutto se arriva da amici e/o parenti. Per fortuna che quella volta non ho voluto il doppio mandato di assicuratore e promotore finanziario, credo che ora come ora impazzirei, finisce che se hanno pochi soldi è colpa tua.
Poichè io mi sento ancora un assicuratore "puro" e convinto, è doveroso da parte mia dare qualche dritta, fare qualche piccola precisazione che non sempre salta agli occhi, soprattutto in tempi di abbondanza di telespettatori da cane magro. 
Cari assicurati, così facendo voi fate esattamente il gioco delle Compagnie. Quelle che odiate tanto. Perchè diventate dei Signori Nessuno, e a loro non gliene fregherà un tubo di voi. Levate pure via tutte le vostre coperture, poche o tante che siano, e andate da un'altra parte. Sempre che davvero ci finiate, da "un'altra parte", visto che ormai i Gruppi assicurativi si contano sulle dita di una mano. E per chi vuole qualcosina di più della RCA nuda e cruda, direi che sono (siamo) rimasti in tre. Che poi è il motivo per cui io sono restia a cambiare mandato, anche se ultimamente soffro spesso di attacchi di nervosismo: credo che, sotto sotto, non cambierebbe niente. A meno che io non prenda il mandato da qualche mini-Compagnia sconosciuta, di quelle che lavorano solo in tre regioni, solo per le autovetture e le casettine da tre camere in giù. Ma se poi mi capita - caso reale - il mio più grosso Cliente azienda metalmeccanica che esporta in tutto il mondo e mi chiede "guarda dovresti sostituirmi la Polizza RC Prodotti aumentandomi il massimale da 5 milioni a 7 milioni e mezzo, mi raccomando parificato per i danni indiretti, e mi serve per dopodomani", temo che con la compagnucola Assibaubau sarebbe un po' difficile, magari neanche sanno cos'è una RC Prodotti. Ci vuole il grosso Gruppo, di esperienza, come quello per cui lavoro io, che in effetti mi ha risolto il problema in tempi accettabili. E all'interno del grosso-Gruppo-di-esperienza i problemi sono sempre gli stessi: tu Agente sei un numero, tu Cliente sei un numero. Vai bene finchè comoda a loro.
Tu levi tutto (cosa poi? la macchinetta? il motorino?), e arriverà qualcun altro che viene via "cavando tuto" da uno degli altri due Gruppi, e prenderà il tuo posto. Col risultato che, quando c'è bisogno del "trattamento speciale per il cliente speciale" (sul prezzo, o sul sinistro, o entrambi) io non potrò dire che sei "speciale", nostro affezionato Cliente da generazioni, di cui conosciamo vita-morte-e-miracoli e a cui non possiamo dire di no. Dovrò dire che non so niente di te, perchè ogni anno fai il giro per trovare chi ti fa spendere meno e - fatalità - quest'anno per puro caso hai speso meno da noi. E hai solo la RCA, per carità non sia mai che cerchiamo di fregarti con qualche altra copertura. 
Gregge di pecoroni. 
Mandria di buoi. 
Ero veramente giovane, quando l'ho sentito dire per la prima volta, dal Direttore Commerciale della Compagnia per cui lavoravo allora, e facevo l'impiegata di Agenzia, mica l'Agente, ma il mio Agente mi portava a tutte le riunioni coi piani alti perchè voleva farmi svegliare in fretta, e probabilmente aveva già capito dove sarei andata a parare nella vita. Ricordo che mi ero scandalizzata un sacco, a sentire questo vecchio ciccione abbronzatissimo in pieno Gennaio parlare dei Clienti dell'intera Compagnia (milioni di persone a livello nazionale) come del loro "parco buoi". Orribile, per me che vivevo il rapporto col Cliente come un rapporto speciale, filiale, di confidenza, di amicizia in molti casi. Le tariffe RCA erano ministeriali, come in teoria dovrebbero essere, visto che la RCA è una cosa prevista per Legge. Per tutti, senza eccezioni, senza confusione. Anzi, così avremmo tutti meno problemi, noi e gli Assicurati, e senza l'affanno di dover per forza trovare il prezzo più basso tra duecento offerte, tutte diverse fra loro e conseguentemente difficilmente confrontabili, forse penseremmo molto più serenamente alle altre coperture fondamentali anche se non obbligatorie. 
Sono passati vent'anni, forse qualcosina di più, e sono impantanata con un parco buoi infinito. Clienti che credono di avere un potere sulle Compagnie solo perchè possono cambiare assicuratore per la Polizza Auto senza avvisare, senza pensare che quella è solo maleducazione, più che altro nei miei confronti, non in quelli della Compagnia. Per uno che se ne va uno ne arriva, e non cambia niente. Impiegati di Banca costretti a "fare numeri" senza nemmeno sapere cos'è la rinuncia alla rivalsa. Comparatori di tariffe che sono in realtà broker camuffati, senza gli infiniti controlli a cui sono sottoposti i broker normali. Un gregge che bela "cavo tuto" pensando di avere chissà quali coltelli in mano, e finisce che si graffia da solo. 
Leggevo in questi giorni su una delle nostre riviste specializzate che in Inghilterra stanno via via sparendo dai cosiddetti "comparatori" tutte le Compagnie principali. Parliamo dell'Inghilterra, Paese dove le assicurazioni sono nate (e questa genesi è una storia davvero interessante, prima o poi la racconto; basicamente vedeva un gruppetto di assicuratori piromani che andava quatto quatto in notturna ad incendiare le case altrui per poi far notare quanto fosse fondamentale assicurarsi contro gli incendi... tra l'altro le famose targhe da esterni delle primissime Compagnie, quei meravigliosi reperti metallici smaltati - spesso corrosi dal tempo - di cui io sono un'appassionata cacciatrice, all'inizio servivano esattamente a quello: a segnalare quali case erano assicurate, e quindi ad evitare di danneggiarle, un pochino come il sangue degli ebrei sulla porta mentre passava l'angelo sterminatore della decima piaga d'Egitto). Paese tra i più "avanti" in Europa in campo assicurativo. Paese con il più alto tasso di "volatilità del mercato RCA", perchè così si chiama il Sogno Proibito dei nostri legislatori quando invocano una maggior concorrenza: persone che ad ogni santa scadenza esaminino di sana pianta la loro posizione assicurativa (un motorino con la RCA di base?), scelgano l'offerta più giusta per loro e "cavino tuto". 
Ebbene, le maggiori Compagnie inglesi si sono rese conto che il comparatore, che da noi sta prendendo piede massicciamente solo da qualche anno mentre lì lo usano da decenni, in realtà non serve a niente. Perchè "l'offerta più giusta" in realtà per l'utilizzatore del comparatore è solo ed esclusivamente "l'offerta più bassa", e la cosa finisce lì, generando quella mandria in movimento che gli inglesi definiscono "Clienti infedeli", cioè esattamente coloro che alle Compagnie NON interessano. E attenzione che non parliamo del cosiddetto "Cliente fidelizzato", ormai chimera per qualunque venditore, dalle assicurazioni alle automobili, estintosi fin dai primi anni Novanta: basterebbe semplicemente che fosse "fedele". Le Compagnie inglesi hanno capito perfettamente che è inutile investire tempo e soldi per attirare gente che PER PRINCIPIO l'anno dopo se ne andrà - perchè l'erba del vicino è sempre più verde, perchè a rimanere con l'assicuratore dell'anno prima si sente in qualche modo bidonata (come mai non è dato a sapersi), perchè tutto sommato si diverte a giochicchiare con il computer per sentirsi furba - e soprattutto che mai e poi mai ascolterà un consiglio per una copertura in più. 
E parlo di "tempo&soldi" perchè lo sappiamo, vero, che a parte il preventivatore ufficiale dell'IVASS la stragrande maggioranza degli altri sono Intermediari veri e propri, pagati dalle Compagnie a volte con provvigioni esorbitanti pur di apparire tra le prime posizioni; ovviamente, come in tutte le cose, ci sono i buoni e i meno buoni: io spezzo una lancia, ad esempio, in favore di 6Sicuro, che ho provato personalmente e anche carognamente sotto più nomi fasulli, e ho sempre trovato ineccepibile. Non parla solo di assicurazioni, ma spazia in più argomenti utili (multe, carburanti, carenze del PRA eccetera), e comunque sugli argomenti assicurativi è imparziale e preparato, e nel "percorso" per costruire il proprio premio annuo cerca di far riflettere in modo serio. Di quelli meno seri è meglio non parlare, si torna al concetto base.  
La mia Mandante adesso ha cambiato idea, non le interessano più i premi (è evidente, sono in picchiata) ma i pezzi: ci scanneremo tra Agenti per un'auto storica o per un motore marino. Peccato che le mie provvigioni siano sui premi, non sui pezzi. Peccato che più pezzi ci sono più impiegati ci vogliono per la parte amministrativa e gestionale del lavoro, ma casualmente sono i premi che pagano gli stipendi, non i pezzi. A quando la grande verità: Clienti che scelgono gli Agenti per le loro competenze e la loro serietà, e Agenti che possono davvero essere indipendenti dalle Compagnie, grazie al legame indissolubile con i Clienti?
Mi arrovello con questa cosa del "cavo tuto" dall'altra sera, quando io e i miei condòmini ci siamo riuniti nel nostro grazioso vano scale per deliberare su alcune questioni. Siamo tutti tendenzialmente bravi ed affiatati, per quanto variamente composti in quanto a provenienze, quindi cerchiamo di sbrigarcela fra di noi in corso d'anno senza dover necessariamente attendere la Noiosa Assemblea Autunnale. 
Nella fattispecie si trattava di decidere se installare un portaombrelli condominiale da venti posti in acciaio, stile molto minimal che ben si adatta all'immobile, perchè diciamolo francamente: i portaombrelli singoli, uno sì e uno no, tutti differenti fra loro fuori dalle porte, oppure addirittura l'ombrello lasciato lì a sgocciolare nel corridoio, fanno abbastanza schifo. Costo di tutta l'operazione: 20 (venti) Euro a famiglia. 
E qui si sono scatenate le reazioni più inimmaginabili, per la gioia mia e di mio marito che ormai aggiorniamo quasi quotidianamente il nostro file da sociologi-non-più-dilettanti, e che abbiamo infatti chiacchierato tutta la notte con innumerevoli spunti di riflessione. Perchè, alla fine, i condòmini hanno detto di no, e ci sta, visto che il condominio funzionerebbe come una piccola democrazia, vera però, senza i vari Berlusconi, Monti, Renzi, Bersani eccetera, e quindi se la maggioranza vuole una cosa la si fa, se non la vuole non la si fa. Non serve neanche che mi spieghi PERCHE' non la vuoi, sono cavoli tuoi: voti, ti esprimi, e la cosa finisce lì (non è che arriva qualcuno che nessuno ha votato e decide lui cosa fare a casa tua). I nostri condòmini, però, non si limitano a dire NO; vogliono spiegarti il perchè del loro no, e qui si apre un mondo tutto da esplorare che mi ricorda sinistramente le reazioni dei Clienti-tipo di un'Agenzia di assicurazioni. Per comodità di comprensione dividerei le motivazioni del NO in tre sottogruppi:
- "Non ho soldi": come mi sento in ufficio davanti a questa obiezione! Gaudio e tripudio, me la becco anche alle nove di sera. Chi lo dice è la giovane mamma (età 30) che tiene a precisare che ha un sacco di spese per i bimbi, ed in effetti no, venti Euro è impossibile tirarli fuori, non ci sono. Ovviamente, tolti quelli delle sigarette, della palestra bisettimanale, della casetta in legno nuova di zecca in giardino.  
- "Non mi fare i conti in tasca"; questa è la giovanissima, non mamma, e me l'ha detto pure incazzata quando ha capito che io con nonchalance stavo smontando pezzo per pezzo l'obiezione n. 01. Lei li ha i venti Euro, ma è felicissima di usarli per le sigarette, la palestra e la casetta, e te lo dice pure. Il che va benissimo, per carità, anzi, quasi quasi preferisco la sua franchezza un po' spocchiosa alla mamma che si arrampica sui vetri. Ma non va bene lo stesso, perchè è lo specchio di queste nuovissime generazioni (età 20-25) che non vedono oltre il loro naso. Mi sono sentita in ufficio anche con lei. Io-io-io, tutto io. Forse li hanno abituati i genitori, chi lo sa. Il fatto è che se vivi in un condominio sarebbe bene partecipare al decoro dello stesso, per me non ha senso avere in casa una televisione spaziale da diecimila Euro e le immondizie ammassate fuori della porta. Se vivi in bel quartiere dovresti concorrere a mantenerlo pulito e in ordine. Altrimenti vai a stare in una baraccopoli, mannaggia a te e ai tuoi genitori che ti hanno comprato un bell'appartamentino invece di una roulotte al campo nomadi. Invece niente, questi qui non cercano scuse: sono fetenti per DNA. I famosi "Clienti Infedeli", per rifarsi a prima. Uso il comparatore, e prendo in assoluto chi mi fa meno, senza guardare con che cosa, o con quale servizio, o se l'Ufficio Sinistri per l'Italia è uno solo e sta in Afghanistan. Qualcosa mi sfugge, magari sono io che non capisco.
- Ok, la fascia d'età 40/50 il portaombrelli lo vuole e sa che tirare fuori venti Euro una tantum non metterebbe in ginocchio nessuno, perchè i problemi della vita sono altri e a fare i finti poveri in realtà si insulta sotto sotto chi a fine mese non ci arriva davvero, e lo fa con più dignità.
- Pensavate che fosse finita qua, e invece no. C'è il Punto di Domanda, la signora di mezza età, ma che dico... IO sono praticamente di mezza età, diciamo la signora da tre quarti. Supponente. Finta dolce. Questa non lo vuole il portaombrelli, perchè le secca tirare fuori venti Euro per qualcosa di condominiale. Se li tira fuori deve poter essere certa che quando se ne andrà (cosa che, malignando, credo avverrà con ogni probabilità in posizione orizzontale e dentro una cassa) possa portarselo via, e con quello condominiale non può mica smontarne un pezzetto. Ecco, io - dopo ventitrè anni di Agenzia - sinceramente sono abbastanza preparata alle obiezioni, e di ogni tipo, davvero. Molte sono in grado di smontarle in un minuto di orologio, altre invece sono vere e sacrosante, e quindi ci si ferma lì. Ma questa è stata nuova anche per me, mi ha zittito (per circa cinque secondi, di quelli lunghi). Ho pensato alla pompa sommersa per i garages sotterranei che avevamo deliberato di installare, visto che il costruttore aveva pensato bene di risparmiare mettendone una sola (con le conseguenze facili da immaginare se quell'unica pompa si guasta o si blocca), giusto prima che lei venisse ad abitare qui. Ci siamo salvati un paio di ingranaggi, e due metri di tubo.
Tra assicurazioni varie e variegata umanità, mi sa che con il prossimo post è meglio ritornare all'Arte...       

Escort

Negli ultimi tempi a casa mia si è fatto tutto un gran parlare di escort. 
E con questa parola mi riferisco esattamente a quelle gentili e disponibili signorine che monetizzano il loro tempo trascorso in attività più o meno piacevoli con perfetti sconosciuti, non certo al vetusto modello di Ford ritornato in auge nelle battutacce - ai tempi dei ben noti scandali - come marca di auto preferita dalla nostra classe politica, equamente divisa dal punto di vista del motore tra Escort e Trans(it). 
Non entrerò certamente in spiegazioni dettagliate di quelle che sono questioni squisitamente private, diciamo solo che mi sono sentita autorizzata a curiosare su e giù (ops!) per il Grande Web per capire qualcosina in più riguardo a questo incredibile mondo a me - ammetto - sconosciuto (col risultato che mi sono anche fatta un'idea di quale immensa valanga di denaro entrerebbe nelle casse del Paese se solo si regolamentasse in modo equo e logico un settore così florido). Il fulcro del mio interesse non erano tanto i siti delle signorine (alcune ci scrivono anche le tariffe! Ma dove sono gli omini in grigio quando servono?), quanto tutta una serie di forum dei loro appassionati frequentatori e sostenitori, perchè il bello del Web è proprio questo: anche su un argomento che io, da super-profana, ritengo privatissimo e delicato (da coprire con una sorta di privacy, o per lo meno da non sbandierare ai quattro venti), ci sono gruppi di discussione tra utenti che si scambiano pareri, consigli, dritte di ogni genere. Che poi, a pensarci bene, è anche giusto; basta superare quel piccolo scoglio mentale dato da una sorta di pruderie, o dalla propria morale, e alla fin fine è come se delle casalinghe giudicassero l'efficienza di vari tipi di lavatrici. O aspirapolvere. 
Perchè può capitare di recarsi a casa di quella che tu ritieni, dalle foto pubblicate, l'ottava meraviglia del mondo, per scoprire che in realtà è una chiattona terrificante con la cellulite e le smagliature, che per giunta vive (e riceve te!) in una maleodorante topaia. Oppure, peggio ancora, di trovarsi un coltello piantato al collo (o in altre delicate parti del corpo). E' giusto e comprensibile che questi maschietti, corporativi come in tutte le loro cose (tranne scegliere l'assicuratore, probabilmente), si proteggano a vicenda. 
Io mi sono divertita un sacco. 
Intanto mi sono fatta tutta una cultura su queste ragazze, che poi sono bene o male sempre le stesse (le più note, almeno): la splendida, meravigliosa, inarrivabile Lucrezia, un metro e ottanta di perfezione che ricorda un po' Elisabetta Canalis, oppure la burrosissima Laurita, che se è davvero come si vede in foto capisco bene perchè un uomo sia disposto a giocarsi una cifra pari più o meno ad uno stipendio mensile di un operaio specializzato pur di portarsela a Londra per un weekend. Io lo farei di sicuro. O, infine, la mitica Candy, che tutti dicono avere un sedere da urlo ed essere simpaticissima, e che adesso riceve anche a Firenze. Buffa questa: dopo Roma e Milano (città internazionali per eccellenza, dove le signorine hanno le loro basi principali in considerazione dell'elevato tasso di ricchezza maschile tra vip, politici, industriali vari eccetera, anche se poi tendenzialmente si spostano dove meglio serve), Firenze pare la meta più gettonata per piantare una tenda stabile, e io che non sapevo di aver stretto amicizie in un luogo popolato da mandrilloni...
Tuttavia, la cosa che mi ha fatto più tenerezza è stata proprio leggere i COMMENTI lasciati dagli utenti, perchè io divento matta quando osservo la più profonda solidarietà maschile. C'è l'utilizzatore abituale che usa un linguaggio da Twitter e sembra il collaudatore di automobili di Quattroruote, con tanto di voto. Roba super-stringata e concisa, un feedback stile Ebay, tipo: quarta naturale, gran culo, tre ore, 400 ben spesi, voto 8 e 1/2.
C'è il romanziere porno, che riempie pagine e pagine con descrizioni dettagliatissime di ogni secondo dell'incontro, da quando suona il campanello a quando esce, passando per il levarsi le scarpe e riuscendo pure a criticare la marca dei lampadari (anche se la parte più corposa è chiaramente un racconto a luci rosse del tutto privo di gusto, cosa che invece molti altri frequentatori del forum spesso omettono "per rispetto", a dimostrazione che un po' di cavalleria sopravvissuta non guasta mai).
C'è il coccolone, anzi ci sono molti coccoloni, forse neofiti al primo incontro a pagamento, chissà. Comunque adorabili nel crollare di fronte a donne forti ed ingestibili, soprattutto quando concludono la descrizione della Performance da Paradiso dicendo "ragazzi io me la sposo questa qui" (credimi tesoro, non sarebbe mai la stessa cosa a quel punto, mai e poi mai). Oppure "secondo me le piacevo, ALMENO UN PO'" (obiettivo, sul finale!), o ancora "credo che con me non abbia finto"... dolcissimo. 
E' stato un viaggio appassionante, che mi ha coinvolto emotivamente e mi ha divertito non poco, soprattutto quando ho condiviso con mio marito cotanta scoperta e lui - sogghignando da uomo di mondo - ha aggiunto un paio di pillole di saggezza propria. Ho capito definitivamente una cosa fondamentale dei maschietti di ogni tempo, alla quale a dire il vero ero già arrivata del mio con quello straccio di esperienza che ho, ma rileggerlo in chiave tecnologica, su campioni variegati di tutte le età, mi è piaciuto. E' ovvio che l'uomo di norma preferisce una donna giovane e bella a una vecchia e brutta (anche per noi donne vale la stessa regola, mica siamo masochiste. O sceme). E' ovvio che l'uomo sogna una donna calda e disponibile piuttosto che un fastidioso ghiacciolo (idem come sopra). Ma in generale, oltrepassata l'esperienza da urlo in posizioni di ogni tipo, o forse la curiosità di stare con una donna a cui puoi chiedere di fare tutto quello che vuoi visto che la paghi (cosa spesso disattesa, perchè alla fin fine è quello che facciamo tutte, chi più chi meno, non ho notizie di ragazze che riescano ad usare le orecchie o le narici), l'uomo cerca in fondo qualche ora di spensieratezza, di risate, di divertimento, direi di disincanto. Occhi che ridano, non importa di che colore. Non dovrebbe essere così difficile... anzi, mi mette addosso tristezza il fatto che, forse, lo è.
E pensando a questo mi torna in mente una delle tante mie risate esplose leggendo le Statistiche di Blogger; ricordate? Le parole digitate sulla barra di ricerca di Google che vi fanno ricascare casualmente qui su Trecose, e che creano le statistiche dei contatti, ne ho già parlato varie volte in altri post. 
Oltre ai vari "Orler", "Cagnola", "Giovanni Faccenda" (una volta uno/a ha scritto addirittura "Scuffi porno"!! Giuro che non riesco ad immaginare niente di più distante dal porno di Scuffi, per lo meno lo Scuffi che conosco io), mi sono trovata anche questo: "Come corteggiare una donna Bilancia". Dopo l'istintiva risata (e il ringraziamento silenzioso all'anonimo visitatore, perchè iniziare la giornata con un sorriso fa sempre bene al cuore e all'umore), in realtà ci ho riflettuto. Ero stata tentata sulle prime di mettere un commento aggiuntivo al mio post "Chi cerca non sempre trova" (vedi Novembre 2012), che parlava esattamente delle origini del traffico nelle Statistiche, magari iniziando con qualcosa del tipo: "Bimbo, ascolta i consigli di questa vecchia zia...". Ma mi colpiva quel verbo, "corteggiare", non "conquistare" o peggio ancora "sedurre" manco esistesse un Manuale d'Uso... Corteggiare sa di altri tempi, sa di galanteria, e avvicinato alla parola "donna" e non "ragazza" mi faceva figurare una persona non certo giovanissima (nessun liceale lo direbbe) che mi inteneriva, soprattutto se associato in modo così assurdo al segno zodiacale, questo sì tipico dei liceali. 
Quindi, tutto sommato, oggi mi sono decisa! Sono pur sempre una donna, e della Bilancia per giunta, e anche se non sono assolutamente una stragnocca come Laurita o Lucrezia credo di poter dare qualche utile dritta al mio povero lettore disperato. E poi io non ci credo, agli oroscopi (anche se in effetti avrei un senso del dovere e della giustizia molto radicato, sono pratica e disinvolta, e mi piace l'arte in tutte le sue forme, come dicono delle donne Bilancia... ma non saremo mica tutte identiche tra di noi, va!), e quindi direi che sono considerazioni buone per il corteggiamento e basta. Senza ambizioni congiunturali.
Innanzitutto, sfatiamo il mito che l'uomo ha da puzza', o l'uomo deve sapere da maschio ed altre amenità simili. Tutte balle. Nessuna donna, per quanto sbavi per il proprio istruttore di tennis, vorrebbe uscirci insieme al termine di una partita sotto il sole di Luglio (figuriamoci se invece che dell'aitante istruttore di tennis parliamo di chi torna dall'officina o dalla catena di montaggio). Lavatevi! Sempre! Io personalmente ADORO un filo di profumo di quello giusto, soprattutto scoprirlo casualmente quando il naso sfiora il collo (ma nel mio caso non vale, il mio naso sfiora il collo dei miei commensali anche se c'è il tavolo di mezzo), ma se non siete tipi da profumo, e vi sentite a disagio a mettervelo, non importa. Evitate pure l'effetto "prato fiorito" del neofita, basterà una bella doccia. Unghie pulite (mani e piedi!), via tutti i peli in eccesso da naso e orecchie, capelli a posto (e puliti, anche quelli). Il discorso vale anche per i calvi, la testa deve sempre essere in ordine (il corteggiamento cozza con l'effetto-orsacchiotto o peggio ancora con l'effetto-clown). Sulla questione "alito e denti" direi che non vale la pena nemmeno di soffermarsi, se volete che la donna Bilancia vi rivolga la parola. 
Ovviamente, la pulizia dovrebbe rispecchiarsi anche nei vestiti, nelle scarpe, nell'interno della macchina, senza però sembrare maniacale. 
Zero gomma da masticare, zero sputi, zero parolacce ricorrenti: la donna Bilancia detesta il turpiloquio. Se starnutisci mettiti la mano davanti alla bocca. Se sbadigli anche (non mi interessa vedere se hai ancora le tonsille), ma in linea di massima non ti preoccupare: con la donna Bilancia non ci si annoia. 
Corteggiamento: è sempre gradito l'invito a mangiare qualcosa fuori, a cena se c'è già un minimo di conoscenza, ma va bene anche a pranzo. Rigoroso domandare alla donna Bilancia se ha preferenze (carne, pesce, pizze particolari), in ogni caso meglio evitare sia le osterie rumorose da fiasco di vino condiviso con più tavoli (sempre per il discorso delle parolacce e degli sputi), sia i posti superchic dove il menù pesa più delle pietanze perchè per scrivere "trionfo di gamberetto (UNO!) dell'Adriatico su letto di fogliolina di carciofo e crema di zafferano" ci vuole tanta ma tanta carta. Alla donna Bilancia al ristorante in due piace mangiare, per le letture impegnate si arrangia da sola. E poi, con la pasta si va sempre sul sicuro. 
Cose da non fare mai: arrivare in ritardo, fumare senza accertarsi se a lei dà fastidio, tenere la radio alta in macchina, guidare male o correre forte (la donna Bilancia tende a spaventarsi), mangiare e bere troppo, rispondere al cellulare (un paio di telefonate sono tollerate, con le doverose spiegazioni sull'urgenza, che può diventare motivo di conversazione, di più no: spegnetelo, altrimenti andate a corteggiare una donna Sagittario). 
Argomenti di conversazione: mica siete con una deficiente. Va bene tutto, dallo sport alla politica (con delicatezza); chiedetele cosa le piace fare, raccontatele cosa piace fare a voi, le vostre passioni, lavoro ed extra. Libri. Cinema. Arte. Viaggi. Mostratevi interessati ed interessanti. Se vedete che non avete interessi in comune (anche se su questo punto sarebbe bene indagare un pochino PRIMA di passare all'invito a pranzo/cena) basterà buttarla in ridere: la donna Bilancia ama i fini umoristi. Per lo meno la serata sarà piacevole, anche se non dovesse avere un seguito. Se invece l'interesse in comune c'è, il divertimento è sempre la ciliegina sulla torta. Ovviamente, pagate voi il conto, e con nonchalance, senza commenti sul fatto che il coperto è cresciuto dall'ultima volta. Pagate il conto voi ANCHE SE IL LOCALE L'HA SCELTO LEI, EH! 
Fatele complimenti, sono sempre graditi (ci sarà pure qualcosa di lei che vi piace, altrimenti perchè cavolo la state corteggiando??), ma senza esagerare perchè se non è più che stupida (e non lo è) capirà che state seguendo un copione e vi giocate l'effetto-sorpresa (al primo invito, mi raccomando, limitate i complimenti ai vestiti anche se è evidente che gradite di più quello che ci sta sotto). E, soprattutto, meglio la semplice affermazione: "Complimenti, hai degli occhi bellissimi, mi piacciono proprio tanto", diretta e gradevole (potreste anche vederla arrossire!), della fastidiosa e ritrita battuta: "Ti hanno mai detto che hai degli occhi bellissimi?", che se la donna Bilancia ha superato le scuole medie da qualche anno ed ha effettivamente due begli occhi direi che come minimo se lo è sentito dire dalle tre alle quattrocento volte (comprese quelle dalle mamme dei compagni di classe, dall'asilo in su). 
Regali: sempre graditi. I must: borse e scarpe. Nel dubbio, fiori. Potendo, gioielli. Discreti, mai sfacciati. Ma qualunque cosa che parli di voi, che SIA voi, andrà bene. Sincerità e sorrisi, e allora, solo allora, potrai permetterti di spupazzarti la donna Bilancia nel retro di un furgone.

domenica 9 marzo 2014

Avverbi

Sto valutando seriamente la possibilità di cambiare lavoro. 
Con questo avverbio di modo, "seriamente", così importante, così evocativo di lunghe riflessioni, che fa tanto Vinicio Berti nel suo ciclo "Guardare in alto", tanto per restare in tema. Aspramente, costruttivamente, meravigliosamente... erano veramente tanti i modi in cui Berti guardava e ti invitava a guardare all'insù, li ho mandati tutti a memoria dalla diretta di oggi su Orler TV, a cui peraltro non ho assistito dal vivo, anche se c'era Giovanni Faccenda, e mi è dispiaciuto, perchè un abbraccio caloroso dei nostri gliel'avrei dato più che volentieri. O me lo sarei preso, che poi è lo stesso, anche se "dare" sembra a prima vista il contrario di "prendere", ma su certe cose non fa la minima differenza, è come un cerchio che si chiude, e non a caso gli abbracci hanno questa forma circolare, perfetta, senza inizio e senza fine.
Non ci sono andata non solo perchè, a conti fatti, Vinicio Berti non è che mi entusiasmi più di tanto. Non è mica cattiveria, mi sono data varie possibilità di capirlo un po' più a fondo, di avvicinarmici, di ascoltare il messaggio nascosto sotto tutte quelle graffiate nere, e la risposta è sempre quella: non mi piace. Mica dovrà piacermi per forza tutto ciò che è targato Orler/Faccenda? Ammetto che, probabilmente (questo post traboccherà di avverbi di ogni genere), sono io a non essere abbastanza "avanti", ma non posso farci niente: ogni volta che punto il naso all'insù come vuole lui ripiombo all'indietro verso la figurazione, o comunque verso una pittura che non è la sua.
Ad ogni modo non ci sono andata perchè oggi dovevo passare per forza in ufficio, a sistemare alcune cosette ferme, che ultimamente si ammucchiano come biancheria nel cesto. E lì, nel silenzio degli acquerelli di Scuffi, rifletto quanto seriamente un certo modo di fare gli assicuratori sia giunto al capolinea. Ci penso seriamente ormai, e sottolineo l'avverbio dal momento che "non seriamente", cioè scherzosamente, o tanto per dire, quasi per esorcizzare la cosa, credo che qualunque assicuratore dell'ultima generazione che sia sano di mente o per lo meno non completamente cieco l'abbia valutato più volte negli ultimi anni. Forse facciamo parte di una di quelle categorie in via d'estinzione, cancellate con un colpo di spugna grondante bollicine saponate, onesti ed impegnati professionisti d'altri tempi che non hanno più ragion d'essere: penso alle Agenzie di viaggi, ad esempio, oppure alla classica figura del rappresentante di commercio con valigetta in un mondo di enormi centri di grande distribuzione, che, forti dei loro numeri, si rivolgono direttamente al produttore. 
E non è Internet il problema, assolutamente, anzi: la quota di mercato delle cosiddette "Compagnie dirette" in Italia è abbastanza limitata rispetto al resto d'Europa, e a dire il vero a me sta più che bene che esistano dei canali a cui possano rivolgersi tutte le persone che vogliono comunque solo il minimo-del-minimo-del-minimo, che non prenderanno mai in esame neanche l'idea di avvicinarsi a qualcosa che vada oltre la RCA obbligatoria. Sgolarmi e perdere tempo per niente non è propriamente uno dei miei passatempi preferiti. 
Il fatto è che io credo profondamente nella funzione sociale dell'assicurazione, intesa come uno "strumento di prevenzione", prevenzione dalla disperazione e dal disastro in cui inevitabilmente cadresti il giorno in cui dovesse andarti a fuoco la casa, o dovessi spaccarti una vertebra di quelle che servono a tenere in piedi tutto il resto, o dovessi arrivare all'età della pensione (anche se questo esempio specifico sembra ora come ora più una barzelletta che altro) per scoprire che la pensione in realtà non c'è, e le alternative sono continuare a lavorare (Dio solo sa come/dove/per chi) o non mangiare per tutti gli anni a venire (pochi, a questo punto).
Credo nella professionalità di chi fa questo lavoro con passione, me per prima, e lo dico senza falsa modestia, perchè il compito più importante di un assicuratore non è farti spendere meno possibile, ma fare in modo che i soldi che tu puoi destinare a questa prevenzione siano spesi nel migliore dei modi, pochi o tanti che siano. E solo tu sai quanti sei in grado di destinarne, tolte le cose imprescindibili della vita: di certo non puoi smettere di pagare il mutuo per pagarti la pensione integrativa, o stare senza riscaldamento d'inverno pur di avere una fantastica copertura Infortuni. 
Ma magari il mio compito è anche farti notare che, se hai un bambino piccolo, una famiglia monoreddito, non tuteli chi porta i soldi a casa con una copertura decente perchè mi dici che per la tua famiglia tirare fuori anche venti Euro al mese è impossibile, e poi FUMI, o vai in palestra regolarmente, o hai lo smartphone... allora direi che sei un completo idiota. Senza falsa modestia, anche questo.
Non passa giorno in cui io non riceva nella mia casella di posta elettronica dai tre ai quattro messaggi di Laure, Paole, Martine che mi invitano a risparmiare sulla Polizza Auto, ovviamente senza sapere minimamente che coperture ho sulla mia auto, ma questo potrei anche sopportarlo. Del resto, Laura, Paola e Martina potrebbero anche starmi simpatiche, in fondo, come la gentile signorina che mi ha telefonato l'altro giorno per offrirmi un mandato da Subagente per Facile.it, precisandomi che avrebbero pensato a tutto loro (l'installazione del software nel MIEI computer, la gestione dei contratti con i nomi dei MIEI Clienti) e poi in caso di dubbi LEI sarebbe stata il mio referente, una sorta di tutor con la voce da bambina di sette anni, che quando io ho iniziato a fare questo lavoro probabilmente non era ancora nata, o al massimo gattonava. Sicuramente più dei protagonisti delle pubblicità televisive dei comparatori, quelle fatte apposta per telespettatori affetti da demenza, dal gioco a premi del cane magro (ho sempre detto quanto io ami i gatti) con i concorrenti con il quoziente di intelligenza pari a quello di una pianta morta, all'allegra famigliola che fa la danza della pioggia o la seduta spiritica, rovinando irrimediabilmente il processo di crescita dei due bimbi, segnati per sempre dall'esperienza traumatica della scelta della Compagnia (da cambiare ogni anno, tassativamente, giusto per non perdere il gusto dell'orrido). Giuro che nessuno dei miei Clienti, nemmeno i più semplici tra i più semplici, anziani illetterati, casalinghe di una volta, operai stranieri, nessuno di tutti quelli che entrano da me merita di fare quella figura (ecco una nuova chiave di lettura... sono QUELLI LA', sono le piante morte i Clienti ideali per i cani magri).
Ciò che non sopporto è il bombardamento mediatico che arriva dall'alto. Quello da parte di chi ha mangiato, sprecato, rubato all'inverosimile, e poi ti viene a dire che l'italiano medio potrebbe risollevarsi dalla crisi risparmiando sull'assicurazione. Gente che, con ogni probabilità, non sa assolutamente quanto costa una qualunque copertura, dalla RC del Capofamiglia alla Infortuni del Conducente, ma caccia sempre le assicurazioni in tutti i Decreti volti a salvare il Paese. Vuoi mai che prendendosela con gli assicuratori-tutti-ladri l'italiano medio eviti di accorgersi che sono state rinnovate certe consulenze miliardarie, o che certi nomi che dovevano uscire dalla porta sono poi rientrati dalla finestra. Un po' come la caccia all'evasione, bandiera di qualunque partito, panacea universale per ignoranti (come se davvero si potesse salvare l'Italia con i soldi degli evasori! E' evidente che l'evasore piuttosto che dare un Euro all'erario chiude baracca e burattini...).
E pian pianino questa cosa subdola sta arrivando dove deve arrivare, si sta insinuando nella testa della gente, distruggendo il ruolo fondamentale di chi fa il mio mestiere alzandosi tutte le mattine con convinzione. Tre esempi che la scorsa settimana mi hanno fatto molto male dentro:
Esempio n. 1: Ormai è un anno dacchè l'Infame se ne è andato. Lo chiamiamo così adesso - l'Infame - e guai a nominarlo con quello che sarebbe il suo nome di battesimo, salvo attendersi da me severe pene corporali. Sa un che di mafioso, un che di tradimento, quale in effetti è stato: aveva la mia massima fiducia, aveva le chiavi di entrambi i miei uffici, aveva le password dei miei sistemi operativi, tutto perchè io sono stata una deficiente, lo ammetto. Però a conti fatti ha rubato a mani basse, non soldi ma nomi, non soldi ma dati, non soldi ma copie di contratti, ed è comunque un furto (anche se la legge non lo considera tale, privacy a parte). Commesso col migliore dei suoi smaglianti sorrisi. Il danno economico passerà, ma ci metterò anni a superare la delusione personale. Comunque, è passato un anno, e già qualcuno ritorna, perchè i miei Clienti PER FORTUNA non sono quelli del cane magro, e a volte guardano oltre la mera cifra finale. Sto ascoltando i loro commenti, e molti mi sorprendono, perchè nella ricerca di "professionalità" (fondamentale!! Evviva!!) criticano il collaboratore-fotografo, quello che avevo preso come sostituto dell'Infame e che si è dimesso a Natale per fare il fotografo-non-collaboratore. 
Dicono che non fosse abbastanza preparato, dicono che non fosse abbastanza sicuro, dicono che non fosse abbastanza pronto... soprattutto in casi di domande molto tecniche, rispondeva "io faccio questo lavoro da tre mesi e questa cosa non la so, posso informarmi meglio in Agenzia e poi vi do una risposta esauriente?" cioè esattamente quello che è giusto, corretto e sacrosanto rispondere quando non si è preparati a sufficienza (tanto meglio se neofiti e quindi con la marca da bollo sulla Scusa Pronta)! Perchè l'Infame invece rispondeva sempre. Certo, rispondeva il più delle volte la prima cosa che gli passava per l'anticamera del cervello, magari una panzana colossale, ma detta in modo spigliato e con lo smagliante sorriso di cui sopra. Del resto, avevo spinto io all'estremo, negli anni, questa sua naturale empatia, questa capacità innata di piacere alla gente qualunque cosa tu dica, ma di certo non mi aspettavo di assistere al sorpasso dell'empatia sulla professionalità. Della simpatia sulla serietà. Della chiacchiera sulla verità. Ma di che mi stupisco in fondo, non è forse lo specchio fedele di ciò che socialmente ci circonda? Quante balle clamorose ci beviamo, senza nemmeno accorgerci di dove stiamo sprofondando, solo perchè nascoste da larghi sorrisi? Io sono personalmente terrorizzata dalla perdita di professionalità, serietà e verità, e da tutti i bei faccini che hanno sempre le risposte pronte. Non so voi.
Esempio n. 2: Questo è stato un vero dispiacere personale. Un caro amico, a cui sono legata da stima reciproca e da profondo affetto, ha assicurato con me casa, attività, autovetture, tutto tolto all'assicuratore di una vita che adesso non c'è più (a quanto pare il figliolo non ha la stoffa del padre, avrebbe fatto meglio a prendere un'altra strada, questo passare le Agenzie di generazione in generazione è una fissa maniacale delle Compagnie e a mio parere spesso genera clamorosi autogol). Tutto contento - almeno spero - per quanto riguarda i Rami Elementari (mi scuso per il gergo tecnico, sarebbe tutta la roba che non è RCA), perchè a parità di premi pagati ha capito perfettamente che avevamo rovesciato le coperture come calzini da lavare, aggiungendo ubicazioni prima non assicurate, migliorando i prodotti, adattando le coperture mai riviste da anni ai suoi effettivi rischi. Un po' meno sulla RCA dove - candido candido - mi ha sottolineato che sperava di spendere almeno la metà. Me l'ha ripetuto addirittura due volte, in due diverse occasioni, chissà se ha sentito il PAF! del mio sedere che cadeva giù dal pero. Convinto, lui. Taci che si era al telefono, altrimenti avrei potuto prendergli i contratti dalle mani e buttarli direttamente nel tritacarta. Perchè parliamo di una persona estremanente intelligente, pratica, esperta di vita e di mercato. Che con la sua sovrumana cazzata mi ha aperto tutto un mondo nuovo, dove siamo ormai approdati. Sottolineo che aveva comunque risparmiato, sulle sue RCA, a parità di garanzie, cifre variabili tra il dieci ed il venti percento, numeri che io non ritengo del tutto vomitevoli. Ma è proprio l'abitudine generalizzata a sparare cazzate su tutto ciò che verte il mondo delle assicurazioni che mi fa male. E' evidente che se io potessi farti il 50% in meno del Collega defunto (non prendo neanche in esame il figlio, che non è realmente definibile un assicuratore), o era un ladro lui, o io ti sto dando un prodotto completamente diverso. Primo. E secondo, anche se davvero sulla RCA speravi di avere un trattamento diverso (perchè poi?), è fondamentale che tu guardi il pacchetto assicurativo nel suo complesso, nella sua bontà totale, nel suo effettivo miglioramento rispetto a quanto avevi prima, e neanche parlo dell'importanza di avere una persona di totale tua fiducia che te lo segue, cosa di cui lui si rende perfettamente conto e infatti l'ha aggiunto subito, salvandosi in zona Cesarini dal tritacarta, che dovrebbe essere il motivo principale per cui rivolgersi ad un assicuratore professionista e non ad un cane magro. Io comprendo perfettamente che c'è tutta una fascia di utenti per i quali la RCA è al pari una odiosa tassa imposta, quasi come il canone RAI, da pagare il meno possibile, ma quando anche gli imprenditori, i commercianti, gli artigiani, i professionisti cominciano a pensarla così allora preparatemi pure la bara. Sgorbiata a mano, che fa tanto figo.
Esempio n. 3: Parlo con una mia carissima Cliente dei rinnovi del suo pacchetto, nel quale c'è la macchina del vecchio padre, che fa pochi chilometri e non è più bravo a guidare come una volta. Forse potrebbe essere utile, nel loro caso, installare la scatola nera, quel marchingegno che la mia attuale Compagnia sorta dalle ceneri della vecchia spinge come una bestia. Io sono sempre io, quindi propongo la scatola nera spiegando ben bene i suoi pro e i suoi contro (già il fatto che le Compagnie la spingano come bestie dovrebbe far rizzare qualche antennuccia, ma sembra che per i telespettatori del cane magro questo sia un concetto troppo complicato da capire). 
I pro sono molti, dall'assistenza stradale completa con operatore premuroso, al fatto che comunque è un satellitare e quindi se ti rubano la macchina sappiamo dov'è (o quanto meno sappiamo dov'è che il ladro ha buttato il satellitare dopo averlo smontato...), alla gestione del sinistro in tuo favore se la tua controparte vuole fare la furba e dice che sei stato tu a mancare precedenza quando invece eri ancora fermo all'incrocio. C'è - a mio parere - un solo contro, ma purtroppo è bello grosso: non puoi mentire. Non puoi far finta di andare a 50 quando vai a 60, lei lo sa. E se tu vai a 60 dove c'è il limite di 50 e un altro ti taglia la strada, a occhio nudo hai ragione tu. Con quell'affare dentro al cofano, no. Anche se la strada è enorme e il limite è stupido. Quanto meno si va in concorsuale (e ne vedremo parecchi, di sinistri concorsuali, con quelle macchinette in funzione, d'ora in poi). Basta saperlo, credo, poi uno fa quelle scelte contrattualmente consapevoli che piacciono tanto ai nostri legislatori. 
La signora mi dice che è meglio di no, suo padre è un po' irrequieto alla guida, tende anche a sbagliare corsia in tutte le rotonde (come il 90% degli italiani motorizzati, aggiungo io), e poi il premio è già calato abbastanza del suo rispetto al 2013, quindi no, grazie, niente affarino estraneo nel motore. Io però, per amor di completezza, le dico ok, sono d'accordo con te, comunque con l'affarino il premio scendeva di 220 Euro. Non avevo neanche finito la frase che lei mi dice: allora mettimelo. Io per certe cose vado via di testa. Mi hai appena detto di no, MOTIVANDOMI la tua scelta! Ma lei insiste: ma scherzi, 220 Euro sono soldi. Assolutamente. Qual è il punto? Il punto è che 220 Euro sono soldi, ma non PER LEI. E io lo so, perchè assicuro la sua azienda. So dove va in ferie. Vedo come si veste. E le auguro che tutto continui così, per carità, è ancora uno dei pochi casi rimasti di imprenditori che non fanno la fame. Non mi è piaciuto questo svendersi immediato per una cifra non realistica, vuol dire che non riflettiamo più, caliamo subito le braghe, rinneghiamo le parole appena dette che ancora echeggiano a tre centimetri dalle nostre bocche, per... qualcosa che ci ha IMPOSTO un pensare comune. Ci siamo uniformati al cane magro. Siamo passati da un estremo all'altro col denaro, dal buttarlo via al non farlo più circolare, e non per una effettiva esigenza ("non ne ho"), ma solo perchè fa figo, come la mia bara sgorbiata a mano.
Esempi stupidi? Forse. Ma rispecchiano un clima sociale che non va bene. L'eterna svendita, ma delle idee. La lotta al ribasso, dei pensieri. Non so se avrò davvero la voglia di continuare ad essere un professionista serio in questo stato di cose, mentre camminiamo tutti allegramente in un'unica direzione. 
Il fatto è che mentre, per la prima volta, ho effettivamente per le mani la possibilità di una scelta, di una alternativa reale e concreta che non c'entra assolutamente un tubo con il mondo delle assicurazioni, sotto sotto temo che quand'anche questa alternativa diventasse il mio lavoro, rispecchierebbe anch'essa la discesa verso l'appiattimento, e mi perderebbe tutta la passione che ci vedo ora. La stessa passione che avevo vent'anni fa per il mio lavoro, e che non ho più. Decisamente.