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venerdì 25 dicembre 2015

Ritorno al silenzio - seconda parte

Per i coraggiosi che si sono sorbiti tutta la prima parte, finendo a parlare di zampette tolte, viro subito sull'argomento "Arte", perchè anche lui ha subito le sue belle trasformazioni, negli ultimi quattro anni della mia vita. La rompo io, la seconda zampetta del tavolino, stavolta. Penso a Paolino Orler e alla sua fatidica domanda: "Avete già avuto il rigetto?", e mi chiedo se intendesse davvero "l'Arte" oppure se, per lui che ne ha fatto un lavoro, l'arte non coincida, in realtà, con il mercato. 
Ho un bisogno estremo, impellente, assoluto, di recuperare l'aspetto silenzioso, ovattato, da Museo, dell'Arte; l'aspetto contemplativo. E trovo una sinistra similitudine tra ciò che vedo diventato, negli ultimi tempi, il Circo Mediatico dell'Arte, e il mondo del calcio. Inteso come il diffusissimo sport in cui dieci scalmanati muscolosi vestiti uguali corrono dietro ad un pallone su e giù per un campo erboso, ostacolati da altrettanti scalmanati vestiti di colori diversi, per cercare di far finire il suddetto pallone dentro ad una porta retata difesa dall'undicesimo compagno, che se ne sta lì fermo in attesa del suo momento. Più o meno, ovviamente; in realtà ci sarebbe da definire ruolo per ruolo i dieci, perchè non tutti corrono nello stesso modo, anzi, alcuni vanno avanti ed altri no, ma l'ho detto per semplificare le cose. Mi piacerebbe leggere i primi trattati sul gioco del calcio, rigorosamente in inglese visto che il calcio (come migliaia di altre cose utili ed interessanti, nonchè di sport praticati a livello mondiale, nonchè le stesse assicurazioni) l'hanno inventato loro, spocchiosi ma geniali, per vedere come veniva descritto tecnicamente lo scopo originario.
Per un lungo periodo, io e mio marito siamo stati veri appassonati di calcio. Non di certo ultras, anche se io, personalmente, complice l'Infame che era uno dei capi ultras a Venezia, ho provato l'ebbrezza, negli anni della Serie A, di due incontri al Penzo nella curva dei pazzi scatenati, e per chi sa com'era fatta la curva del Penzo (vale a dire una struttura ondeggiante fatta di soli tubi in metallo, alta una ventina di metri, senz'ombra di pietre, cemento o altro materiale che ispiri una certa solidità) è facile capire che urlare, saltare, staccare i piedi dal seggiolino e farsi trascinare a mezz'aria dal mare di folla per novanta minuti è davvero un'esperienza al limite del mistico. Nel senso che ti rendi vagamente conto di cosa può essere la morte in agguato, ma non hai tempo di rifletterci sopra. 
Io, juventina giurata in eterno, e mio marito, interista midollare, eravamo appassionati nel senso del termine, che deriva da "passione". Varie esperienze di stadio tranquillo (il primo colpo d'occhio dell'immensità di San Siro gremito all'inverosimile non si scorda mai), panini al bar dotato di maxischermo tutti i fine settimana finchè il colesterolo ringrazia, successivo abbonamento a Telepiù e Stream (Sky ancora non esisteva), con ripristino dei livelli di colesterolo ottimali ma perdita del pathos dato da esultanza da bar con abbraccio a muratori sconosciuti di provenienza Est Europa, ma juventini.

Ricordo che ne avevo parlato anche qui, si vede che l'abbraccio al muratore era un ricordo "intenso":
http://trecose.blogspot.it/2012/03/normalita-e-quando-la-juve-batte-linter.html

Poi, col passar degli anni, ti rendi conto che qualcosa non va: si guarda sempre meno al bel gesto tecnico, al gioco di squadra, alle esultanze, e si parla, si parla, si parla.
A far da contraltare ai ventidue muscolosi scalmanati (che, nel frattempo, sono anche loro sempre meno "sportivi" e sempre più divinità mediatiche, tra tatuaggi, fidanzate, auto di lusso, biografie eccetera eccetera) ha messo radici una vera e propria orda di commentatori, procuratori, opinionisti, esperti, per non parlare delle Gnocche del Calcio (ogni programma di calcio deve necessariamente avere per contratto almeno una Gnocca, la quale anche se parla di calcio - magari leggendo da un foglietto, mi ricordo che all'inizio sbagliavano anche i nomi - è palesemente lì per tutt'altri motivi, in quanto se fosse un cozza terrificante non avrebbe mai ottenuto quel ruolo). E noi ci siamo disamorati del calcio, un po' alla volta. 
E' stata prima una leggera nausea, poi dei lievi conati, e il resto è da lasciare all'immaginazione di ciascuno. Certo, resto juventina nel profondo, sono e sarò sempre preda di una sottile esultanza ogni qualvolta la Vecchia Signora vince: domenica scorsa, ad esempio, stavamo facendo la spesa in Ipermercato sotto ora di pranzo per evitare la folla alle casse, e dagli altoparlanti invece delle solite musichette o delle loro offerte trasmettevano Juventus-Carpi (Ipermercato scelto con cura e dopo mesi di ricerche...). Al goal del 2 a 1 ho avuto un moto di gioia, il classico YESSS con il pugnetto chiuso, e ho spaventato una signora, nella corsia dei detersivi. Che discorsi, al cuor non si comanda. Però preferiamo di gran lunga concentrarci sul tennis, ad esempio, che resiste ancora con quell'aura vagamente da "tempio" (soprattutto Wimbledon o Parigi/RG), dove è impossibile assistere a scene da film gangster, i tifosi più scalmanati sono quelli che si lasciano scappare un estasiato OOOOHHH (mentre gli altri invece osservano in ossequioso silenzio), i commentatori sono a farla grande due, e quando era in servizio attivo la coppia formidabile Clerici-Tommasi ti facevi anche qualche sana ghignata. Grande il Gianni Clerici, lui lo odia il calcio, non mancava mai di ripeterlo, con qualche insulto non sempre velato al becerismo del tifoso-tipo del pallone con gli esagoni e i pentagoni.
Me compresa, se parlava di Juve.
Ebbene, con l'arte io sono arrivata più o meno allo stesso punto. Vorrei esistesse un Wimbledon anche per lei. Mi rendo conto che l'aver sdoganato - tramite da un lato Musei e Fiere di livello, e dall'altro dosi sempre più massicce di televendite - l'arte contemporanea in maniera totale e nazional-popolare (cosa che è assolutamente, di fondo, un bene, perchè il bello e lo studio dello stesso eleva le masse dal succitato becerismo) in realtà ha fatto sì che ora chiunque si senta autorizzato a parlare di arte con cognizione di causa. Anche se è un meccanico, un infermiere, o un impiegato del catasto. Tutte figure, intendiamoci, per cui io ho la massima stima nei rispettivi lavori, ma che a volte dimenticano che, come non ci si può improvvisare meccanici, non ci si può neanche improvvisare esperti d'arte. Bisogna STUDIARE, a fondo, e per anni. Perchè la comprensione dell'arte contemporanea arriva solo dopo la conoscenza approfondita di tutta la storia che l'ha preceduta, e questo è un dato di fatto. Inoltre, lo sviluppo spropositato dei social network e di tutte le piattaforme internet degli ultimi anni, ha fatto sì che chiunque sia in grado di usare un computer si possa infilare ovunque per dire la sua, a volte in modo corretto sia nella forma che nella sostanza, a volte sparando baggianate colossali, oppure (spesso) offendendo, o semplicemente cercando la polemica a tutti i costi, così come l'ultras cerca lo scontro in curva. 
E' successo anche a me su Trecose, molte, moltissime volte. Ci sono stati commenti gentili e costruttivi, condivisione piena di stati d'animo oppure scambi di vedute; e poi ci sono stati, fortunatamente rari, perchè io la polemica la smorzo in partenza, interventi rissosi e assurdi. Ma passi chi mi dice che detesta i pittori che io amo, per carità, siamo in un Paese libero, spero ancora per un po' (anche se non capisco come fanno certuni a dire che Marcello Scuffi è ripetitivo e, contemporaneamente, ad ammirare Morandi). Io non accetto che ci sia chi perde del suo tempo per entrare nel mio Blog per criticare, ad esempio, solo ed esclusivamente il fatto che io scrivo troppo, cosa che peraltro è assolutamente vera! Viste le miriadi sconfinate di gente che scrive nella blogosfera, ritengo logico che chi ama la sintesi si iscriva per commentare abitualmente scrittori di haiku. Ma perchè venire a rompere le balle a me rintuzzando la prosa sciolta, neanche fossi una che lega alla sedia la gente! Libertà, gente, libertà.
E questo lo noto, ripeto, sinistramente, tra i sedicenti appassionati d'arte, non tra gli altri. Tra i miei Lettori Fissi c'è il carissimo Tra Cenere e Terra, che gestisce in maniera mirabile e rarefatta il suo Blog di poesia. Non lo commenta mezzo mondo, ma chi lo fa generalmente è per un pensiero di condivisione, o un apprezzamento, o una nota gentile. Nessun poeta, nessun appassionato di poesia si sognerebbe mai di loggarsi per insultarlo, per dirgli che i suoi pensieri fanno schifo. Se qualcuno mai lo pensasse, semplicemente se ne andrebbe su altri Blog, più consoni al proprio modo di essere, vedere, vivere, sentire. E invece nell'arte contemporanea no, si creano le fazioni, si cerca lo scontro.
Ormai è storia la ben nota polemica ferragostana (con tanto di strascico legale) tra i supporters di Carlo Vanoni e quelli di Giovanni Faccenda, su pagine Facebook che anch'io posso leggere, pur non essendo iscritta a Facebook, perchè lasciate maliziosamente pubbliche. 
Io non entro nel merito di chi è più bravo di chi, ci mancherebbe! Il mio parere personale, comunque, è che 1) una polemica del genere fa male, a prescindere, all'Azienda che entrambi rappresentano, ed alimentarla o quanto meno non impedirla è sicuramente poco etico dal punto di vista dell'appartenenza ad un'unica organizzazione; 2) Giovanni Faccenda fa quello per cui lo pagano: vende quadri in televisione. Ne vende a bancali. Cosa poi dica o faccia per raggiungere lo scopo, ciascuno lo deve valutare e filtrare secondo le proprie attitudini, conoscenze o competenze (il famoso discorso di prima...); è evidente che chi mastica un pochino di pittura vede da sè la differenza tra un nome e un altro. Ma da Orler lo pagano per vendere, e lui vende. Se Carlo Vanoni è pagato per fare gradevoli lezioni di storia dell'arte e non per vendere quadri, questo io non lo so e non lo posso sapere; 3) perchè diamine ci cacciamo tutti ogni volta in questo bouchon? Cosa siamo diventati tutti, dei tifosi che saltano su tubi di metallo? 4) Il mio telecomando ha un tasto che permette di cambiare canale, stando peraltro comodamente seduti, se ciò che vedo in televisione non mi soddisfa... credevo che questa invenzione avesse varcato i confini del Veneto, evidentemente sono una privilegiata.
Recentemente mio marito è stato invitato da un nostro caro amico friulano a far parte di una Chat Whatsapp di gruppo sull'arte; a parte qualche commento estasiato iniziale, gli interventi sono pochissimi, giusto qualche segnalazione di Mostre in corso, tant'è che il mio sociologo scalpita un pochino. Abbiamo cercato di darci una spiegazione in merito, che prescindesse dalla ben nota pragmaticità al limite del mutismo dei nostri cugini friulani, e crediamo di averla trovata nel fatto che, dalle immagini postate, parrebbe che tutte queste persone non conoscano granchè di arte contemporanea (diciamo di viventi, ma anche di post-war, o addirittura semplice Novecento). Sono innamorati della classicità, del Rinascimento, del grande Settecento, e davanti a queste cose non c'è nulla da dire. Si sta zitti. Bocca chiusa, e contemplazione. Storia, tradizione, cultura eterne.
Anche perchè, attenzione attenzione, non esiste alcuno al mondo - neanche il plurinominato "magnate arabo" - in grado di acquistare un'opera di Michelangelo (per indisponibilità economica sua e per indisponibilità di vendita di opere di Michelangelo), e quindi qualunque giudizio non sarà mai falsato dall'aspetto del MERCATO. Dove invece esiste mercato, stravolge tutto. Parliamo di SOLDI, ragazzi miei, soldi, che fanno potere, che fa altri soldi, che fanno altro potere. L'Arte non c'entra un tubo se tutto deve girare intorno ai soldi. Ci sono svariate Gallerie, dotate o meno di canali televisivi (e quindi con più o meno visibilità a livello basico), ci sono svariati venditori, come in qualunque organizzazione che venda merce. E c'è quella immane schifezza che è - da questo punto di vista - internet, dove chiunque sia dotato di un modem si sente una divinità perchè può dire la sua al pari di chiunque altro (anche se uno è, puta caso, un professore universitario con anni di ricerca alle spalle, e uno invece vende automobili, o fa il geometra, o l'assicuratore, mi ci metto in mezzo anch'io, come vedete). 
Se facciamo la somma di tutti questi fattori ci troviamo davanti a uno stadio urlante, curva nord contro curva sud, infiammate solo dal tifo e dagli istinti più bassi. Ben che vada, se non ci sono tifosi, ci sono polemiche fra donnicciole. Artisti che vengono osannati da mandrie di fruitori solo perchè il venditore preferito li osanna, altri invece bistrattati o addirittura insultati per colpire l'imbonitore. 
Sputo un rospo grosso: va bene,  il Giovanni Faccenda venditore può non risultare simpatico a tutti, lo ammetto. Anche io lo preferisco in altre vesti. E' esagerato, istrionico (soprattutto se paragonato alla calma piatta di tanti altri), mi ha anche fatto andare per traverso i tenorini de Il Volo per tutte le volte che li ha fatti ascoltare. Ma che per colpire lui si dica che Armodio non è un pittore straordinario, per favore! Trovatemi chi sa dipingere come Armodio! Parliamo di bravura, solo di quella, non di mercato, di investimenti, di quotazioni. 
Oppure Marcello Scuffi: lo si potrà trovare malinconico nei soggetti, oppure ad alcuni potrà far storcere il naso come persona (politicamente di sinistra e sportivamente interista...), ma come non apprezzare la sua tecnica? Secondo me è uno dei pittori più completi e preparati tra i viventi in Italia, ma visto che è targato Orler, se sei contro Orler sei contro di lui. Se gli eredi di Salvatore Emblema non avessero fatto la cazzata di entrare nell'universo corbelliano, da sempre oggetto di strali, probabilmente oggi si vedrebbero contendere le tele detessute a palate di dollari. E potrei continuare per giorni. Che schifo. Un circo, un circo pompato mediaticamente, dove si grida, ci si agita, ci si insulta, affannandosi alla ricerca del colpaccio e perdendo di vista l'obiettivo dell'arte: bellezza. BELLEZZA. Serenità, pace, estasi, contemplazione, riflessione, emozione. Certo, anche linguaggio, innovazione e comunicazione (diamo ragione anche a Carlo Vanoni!), ma mai curva nord, mai istinti beceri, mai. 
Ecco, io ho bisogno di questo: ho bisogno di recuperare silenzio, di uscire dalle Fiere e dalle televendite, di entrare nei Musei, di aprire di nuovo i miei libri di Storia dell'Arte che sono in garage, nello scatolone post-trasloco con la scritta "Libri università". Non posso fare zapping e scoprire che hanno creato una specie di TeleGaudio, un canale (che in realtà si chiama TV Art Live) dove a qualunque ora del giorno ti sintonizzi c'è sempre e solo lui, G.G., di certo invecchiato ma ancora molto fascinoso, che spazia dal quadro al tappeto al gioiello usando sempre le stesse frasi! Una di queste notti devo provare ad accendere la televisione all'improvviso, io, che fino a pochi mesi fa non mi svegliavo neanche col terremoto; ma sto attraversando quella fastidiosa fase della vita femminile nella quale, durante le notti, sperimento escursioni termiche che il deserto di Atacama se le sogna. Mi alzerò, già nervosa del mio, e troverò G.G. in pigiama che presenta un'opera fondamentale, di un genio che è in tutti i musei del mondo, che non possiamo perdere. Mi fa paura, paura tanta. Chissà come lo alimentano, se ci sono dei sondini endovena nel microfono, se dorme direttamente dietro le quinte, o se ha una serie di cloni numerati in gradazione di abbronzatura. Per questo rompo la seconda zampetta. Non possiamo usare le stesse parole per Paul Jenkins e per il diciottesimo estroflessore; e poi ci sarà chi ha comprato il diciottesimo estroflessore che dà dell'idiota incompetente a qualcun altro perchè solo lui ha in mano il lume della verità, quello che permette l'arricchimento sicuro, quello che non commette errori.
Io so solo questo: Franco Ristori ha iniziato per una nuova stagione la sua serie di Tè, di appuntamenti mensili. L'ultima volta ero lì con lui (era appena scoppiato il Bubbone Banche), e sono entrati due signori un po' attempati che volevano adocchiare qualcosa - per quanto ho capito io, che cercavo di stare discretamente in disparte visto che parlavano di cifre, ma nel frattempo friggevo perchè volevo intervenire e ricordare come a breve la mania cinetica sparirà (è scritto) e torneremo al figurativo, come una ruota che gira eccetera eccetera. Volevano una sorta di bene rifugio, che piacesse e che contestualmente non facesse buttare nel cesso il poco salvato dal disastro-Banca. Mi sono passati davanti i miei lunghi quattro anni di Blog, i venditori di Telemarket, i venditori di Orler, di Vecchiato, di Elite, tutte le Fiere, tutti i Forum più o meno mal/educati. Friggevo, ho taciuto e ho ascoltato.
Ristori non parla tanto, anzi, a volte bisogna tirargli fuori le parole con le pinze, ed è un difetto che gli sottolineo spesso, perchè è importante comunicare, non puoi dare per scontato (o, peggio ancora, sperare) che la gente ti capisca - telepaticamente? - se non lo fai a fondo. A quei signori, però, lui ha detto solamente questo: "Per non sbagliare, intanto scegliete un nome che sia nella storia, che ci sia già nei libri. E poi, qualcosa che vi piaccia da guardare."
Tutto qui.
Smetto di parlare, perchè so che prima o poi, da qualche parte, altre Trecose rispunteranno fuori. Io le troverò, e voi mi troverete.

6 commenti:

  1. Ho letto sia la prima che la seconda parte e posso dirti che comprendo il tuo sfogo. Le critiche che ti vengono mosse sono del tutto comprensibili, dal momento che l'uomo contiene il bene e il male, e quando non gli riesce il bene, generalmente si rifugia nel male, e allora pur di dire qualcosa diviene sgarbato, come a voler occupare a tutti i costi un posto nel mondo. Quanto alla mercificazione dell'arte, credo di aver capito ciò che intendi. Troppi interessi economici rovinano l'arte come il calcio. Ma viviamo nei tempi dell'imperialismo capitalistico, dunque tutto ciò che accade può essere letto in quest'ottica. Purtroppo gli attentati al senso di meraviglia, alla bellezza e al piacere costitutivo del gioco promossi dal denaro non turbano la sensibilità dei più come invece succede con gli atti terroristici, che poi chissà perché mi chiedo, dal momento che mi pare causino danni perfino maggiori alla nostra umanità. Scusa, sono un po' stanco stasera. Ho pensieri sconnessi. Grazie per le belle parole dedicate al mio blog. Prima veniva commentato spesso, e succedeva perlopiù quando mi capitava di lasciare tanti commenti sui blog degli altri. Insomma, all'aumentare del tempo trascorso qui online, aumentano le relazioni, i contatti, la popolarità, i nemici e i loro attacchi. Tutto molto umano. Così ho deciso di scrivere poco, di far diventare il mio spazio come un luogo sperduto in cui si capiti un po' per caso. Un luogo per l'uomo senza l'uomo. Quasi un luogo abbandonato, ma vivo. Ti abbraccio forte.

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    1. Caro Amico, tu non hai MAI pensieri sconnessi, anzi. Grazie di questo intervento, profondo come sempre; trovo illuminante il tuo paragone con gli atti di terrorismo, assolutamente condannabili ma quanto meno individuabili e circoscritti, a differenza del costante e diffuso attentato ai valori più profondi dell'essere umano, che si perpetua nell'indifferenza generale. Fa riflettere.
      Per quanto mi riguarda, il tuo Blog non sarà mai un luogo sperduto; ovvero, se lo è, io conosco la strada e potrei raggiungerti ad occhi chiusi! Come già altre volte, dal tuo animo di poeta escono quelle quattro parole "Luogo abbandonato, ma vivo" che mi commuovono, perchè tutto dicono. Così vorrei che fosse anche per Trecose, mi sforzerò affinchè lo sia.
      Ricambio l'abbraccio e auguro un 2016 ricco di meraviglie a te ed alla tua splendida terra.

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  2. Ciao, ho appena finito di leggere la prima parte, non mi ero accorto subito qual'era la sequenza giusta. Al primo pensiero di "... finalmente è ricomparsa! ..." è subentrato un immediato senso di malinconia ... Ma dopo mesi di silenzio, inusuali, non è stata proprio una sorpresa. Che dire, io non sono molto portato a tradurre rapidamente i miei pensieri in parole facilmente comprensibili, ho scoperto questo blog non molto tempo fà, anzi dovrei dire - purtroppo - quasi alla fine del suo percorso. Ma se hai preso questa decisione, molto sofferta mi sembra, mi viene d'istinto dirti "vai dove ti porta il cuore". Però voglio ringraziarti, leggendo (e devo ancora finire) i tuoi scritti ho trovato molti spunti di riflessione spendendo gradevolmente il mio (poco) tempo libero; si, credo di aver ampliato decisamente il mio orizzonte non solo riguardo alla passione comune, l'arte, ma anche su altri aspetti della nostra vita quotidiana, incluse le Assicurazioni, in cui sono incappato anche a livello professionale; ti aggiornerò a riguardo, se avremo modo di rivederci, ma spero proprio di sì, qualche evento capiterà sicuramente. Il mio augurio è che il 2016 sia per te e per i tuoi cari tutti un anno splendido, in cui i "Guerrieri della Bellezza" - come definiti da Giovanni - si battano come leoni, anzi "i Leoni Ciociari", a difesa di quello che nessuno ci può togliere, le nostre emozioni. Ed in bocca al lupo per tutto quello che intraprenderai !!!
    Salvatore e Tiziana

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    1. Grazie cari, per le belle parole, per l'incoraggiamento, per aver capito il mio momento. L'importante è restare leoni, ciociari o di San Marco non importa. Sicuramente un abbraccio ce lo daremo presto.

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  3. Scuffi come Morandi?
    Allora io come Maradona!
    Un blog sulle assicurazioni mai pensato di farlo?

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    1. Continuo a credere che un paragone tra Scuffi e Morandi, se parliamo dello studio e della ripetitività di un soggetto, non sia così peregrino. Trasponendo, uno potrebbe essere paragonato a Maradona perchè è piccoletto, tracagnotto, moro e riccio, indipendentemente dal dono del piedino fatato (o della manina...). Le sfaccettature di un paragone sono molte, non possono fermarsi solo all'aspetto principale del paragonato.
      Circa la questione "Blog sulle assicurazioni", beh... questo, in parte, lo era! Cliccando l'etichetta "Assicurazioni" in alto a destra escono fuori tutti i post sull'argomento, i miei punti di vista, le mie esperienze in merito. Però, come avrai letto nella prima parte di "Ritorno al silenzio", sto per chiudere questa prima metà della mia vita professionale, e se tutto va bene per i prossimi venticinque anni di lavoro (tanti ne sono trascorsi finora) mi occuperò d'altro... per un po', la pietra sopra le assicurazioni ce la metto, anche bloggamente parlando!

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