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sabato 29 agosto 2015

Fotografie di vita

Di solito, io in Agosto cazzeggio. Tecnologicamente parlando.
Per riprendere la coda del mio ultimo post, mi comporto davvero come quei surfisti destinatari di tutta la mia più viscerale antipatia: nel mio tempo libero, che improvvisamente ad Agosto si impenna (gli piace vincere facile, comunque, visto che di norma nei restanti undici mesi rasenta lo zero... a quel punto anche due misere orette giornaliere rappresentano una folle impennata), saltello da un sito all'altro senza una meta come una capretta al pascolo. 
Siti di libri, siti di autori di libri, l'immancabile Ebay per vedere cosa combinano i collezionisti delusi di arte contemporanea, siti di viaggi, di località che vorrei visitare, siti di alberghi a quattordici stelle nelle predette località (man mano che invecchio, divento sempre più sensibile all'albergo di lusso; campeggi e ostelli mi facevano un po' schifo anche in gioventù, ma ora è diventato proprio un piacere carnale soggiornare, anche una notte sola, in un hotel come si deve). Siti di curiosità, di assicurazioni, e di scarpe, che per un essere umano di sesso femminile sono come la droga. Blog di gente che conosco e frequento, o che ho conosciuto tempo fa e non frequento più, i blog e i siti di chi mi legge. Siti di Gallerie d'Arte in genere. Video di cuccioli di cane. Di cuccioli di tigre. Di cuccioli di orso. Video di donne imbranate a parcheggiare (mi sento lievemente condannabile per poca solidarietà, ma mi piacciono proprio, e di materiale ce n'è fino alla prossima glaciazione).
A volte digito cose a caso, anche senza senso se capita, per vedere che fa Google, cosa mi presenta. Lo faccio ogni estate, per vedere com'è cambiata la rete da un anno all'altro, e cambia sempre.
Tre anni fa era stato proprio durante una di queste surfate che avevo conosciuto il Blog di poesia del carissimo Tra Cenere e Terra; avevo digitato "Rilke", ci sono cascata dentro ed era bellissimo. Mi sono iscritta subito, e lui da me, gentilmente ricambiando. Avere un blog aiuta il saltellamento, perchè siamo tutti legati, io e i miei lettori fissi (quelli ufficiali e quelli nascosti), e i lettori fissi dei miei lettori fissi, in un unico abbraccio che gira intorno ad un'emozione.
Questo Agosto ho fatto un'altra scoperta, e dal momento che questo è un post da cazzeggio in un mese da cazzeggio ve ne parlo. E ve ne parlo bene, come di tutte le persone che, in vari modi, mi colpiscono. Avevo digitato "non voglio più fare questo lavoro" (d'istinto e senza pensare), che detto così rivolto a Google è un obbrobrio, di quelli che nelle Statistiche dei Blog fanno quanto meno ridere; intanto manca un minimo di punteggiatura (cos'è: un'affermazione o la ricerca di una domanda?), e poi cosa vuoi che ti mostri un motore di ricerca, a parte - se sapesse ragionare - un generico: "e allora??". Cos'è che vuoi sapere, esattamente?? "Questo lavoro" quale?? 
Google non sa che questa frase (così, secca, senza punti particolari) è un tormentone tra me e mio marito a casa, tra me e le mie Ragazze in ufficio, da molti mesi ormai. E' un tormentone velato di tristezza. E' una decisione che ho preso, che ha preso il mio corpo per me prima di farmi scoppiare, che ha preso la mia mente, il mio cuore, il mio spirito. Credo fosse abbastanza evidente, trapelasse da molti dei miei ultimi post ad argomento assicurativo. Dispiace, in effetti, che io voglia smettere, perchè sono ancora convinta di essere proprio brava, nel mio lavoro. Infatti sto facendo le cose con tutta la calma del mondo, non ho bisogno di chiudere baracca e burattini dopodomani. Ma sono convinta che sia diventato un lavoro a termine, con tempi medio-lunghi, ma a termine. 
Da una parte ci sono stati questi ultimi anni (odio dire "di crisi", perchè è dare un alibi a decisioni globali, a mutazioni che con la crisi non c'entrano un tubo, ma per lo meno identificano un periodo definito nel tempo), che hanno visto sgretolarsi l'idea stessa di prevenzione, hanno visto sparire una certa cultura assicurativa che si era formata con fatica in cinquant'anni, dal boom economico dei Sixties in qua. Ora come ora alla gente non importa un accidente di assicurarsi. Minimo del minimo del minimo. Clienti miei, benestanti, proprietari di SVARIATE CASE, che non le assicurano più, così, senza motivo, giusto per risparmiare quei duemila Euro che servono per un pieno di gasolio alla barca. Padri di famiglia, con bambini piccoli e mogli che non lavorano, che quando li implori di sottoscrivere una Puro Rischio del costo di EURO 118 ANNUI ti rispondono "ci devo pensare, sono bei soldi, ne parliamo quando torno dalle ferie". Società che, con il cambio generazionale, vedono arrivare nelle stanze dei bottoni i rampolli tecnologici, che non hanno quel senso etico, quella dirittura morale che deve possedere chi governa un'Azienda che fattura milioni: i dipendenti sono persone, e diventano numeri, l'assicuratore è il consulente di fiducia (come l'avvocato e il commercialista), e finisce che uno vale l'altro. Sei "al loro servizio", e pretendono di trattarti da SERVO. Perchè al servizio, in realtà, nessuno dà più valore, e questo lo vedo in generale: nessuno vuol pagare per qualcosa DI PIU' che non sia tangibile. Il pane lo mangio, va bene. Le sigarette le fumo, vanno bene. I pantaloni fighi li esibisco, vanno bene. Pagare per una persona di fiducia non ha più un senso compiuto (neanche pagare le spese condominiali, comunque, neanche quelle si toccano con mano). 
Dall'altra parte ci sono queste nuove Compagnie, nate da fusioni di fusioni di fusioni, che non mi rappresentano più, non sono la mia faccia. E io, di sicuro, non sono la loro. Buttano via palate di denaro in campagne pubblicitarie, sponsorizzazioni, giochini e gadgets di ogni tipo, e poi perdono Clienti da migliaia e migliaia di Euro perchè i liquidatori non hanno una flessibilità da duecento Euro su un sinistro "col dubbio". Sono sorridenti, gentili, disponibili, danno del tu a tutti - atteggiamento molto americano che a me, personalmente, dà un po' fastidio, ma in genere piace - ma di assicurazioni (clausole, tecnica, a mio modesto parere neanche un minimo di marketing assicurativo di base) non capiscono granchè. 
Vedete bene che non ho parlato per nulla della concorrenza, che sia di Colleghi in carne ed ossa piuttosto che di telefoni, computer o altri supporti: non c'entrano. 
Il mio è un disagio che nasce dalla pancia. Sono un assicuratore palombaro, non ce la faccio ad adeguarmi alla mutazione che svilisce ogni forma di professionalità (e anche di EDUCAZIONE: quest'anno una persona che si straprofessava mia amica ha cambiato Compagnia senza dirmi niente, l'ho saputo dal Database dell'ANIA. Nessun messaggio, neanche una mail, un sms. Ma costa davvero così tanto? Vogliamo permettere ad un Decreto Legge di annullare ogni tipologia di rapporto umano, anche la semplice gentilezza?). 
Secondo me, a naso, nel corso dei prossimi dieci anni e non di più, assisteremo allo stravolgimento delle Agenzie di Assicurazione, che sostanzialmente spariranno (uh, sai quanta gente a spasso, poi!): ne rimarranno poche, e molto grosse, che gestiranno principalmente poli aziendali (piccole e medie aziende artigianali e commerciali, qualche azienda produttiva grossa che non si fida dei Broker, grandi professionisti con cui fare accordi di scambi "commerciali"). La massa dei privati farà tutto direttamente on-line, perchè il loro "tutto" sarà principalmente la RCA obbligatoria nuda e cruda (e non perchè on-line costi meno, ma perchè è indubbiamente, per molti, più comodo), vuoi perchè non hanno soldi da destinare ad altre coperture, vuoi perchè li hanno ma non hanno la minima intenzione di destinarli a questo. E' più figo fare altro.
Ma non voglio tediare ulteriormente il lettore agostano con i miei patemi professionali. Succederà, prima o poi. Se non sarà l'anno prossimo sarà quello dopo, o quello dopo ancora. Farò altro, che sia vendere quadri di paesaggi ai turisti nel centro storico, o supportare mio marito nel sogno di aprire un Circolo Biliardi tutto suo. O magari prendo un franchising e imparo a fare i gelati. Nel frattempo, ecco che esce il tormentone, come un bip, ogni volta che lo spirito ne ha bisogno e vuole essere sicuro che non cambi idea, magari solo per questioni economiche, che hanno sempre il loro appeal. 
Digitando la mia frase-tormentone sono caduta in un Sito di un ingegnere di Pavia, Ingegnere Elettrico per la precisione, nel quale ho ritrovato tante delle mie sensazioni. Dopo qualche breve piluccamento qua e là, visto che mi stava simpatico ho fatto diligentemente quello che il carissimo Roberto da Bisceglie ha fatto con me e Trecose: ho cominciato dall'inizio e l'ho accompagnato fino ad oggi. Magari è per il fatto che ha più o meno la mia età (un pochino meno in verità, ma POCO meno!), e quindi il background è più o meno lo stesso (siamo stati adolescenti negli anni Ottanta, siamo cresciuti nei Novanta eccetera), ma l'ho trovato immediatamente intelligente, ironico, acuto. Non è che ci abbia tanto in comune, sotto sotto, visto che lui essendo Ingegnere Elettrico espertissimo di IT parla una lingua per me pressochè incomprensibile. Ha cambiato una valanga di posti di lavoro, scalando sempre in meglio, come tipico di un bravo Ingegnere esperto di IT in un mondo che ha fatto dell'IT uno dei suoi fondamentali pilastri. Altro che una Laurea in Lettere ancorchè ottimamente conseguita, che ti apre la mente, ti insegna a pensare, ti prepara a qualunque contatto umano, ma vale molto-ma-molto-meno di un diploma da pasticcere per trovare un lavoro OGGI. Ha anche due bei bambini, altra cosa che io non ho. 
Cosa ha combinato questo benedetto ragazzo: niente di stratosferico, tutto di stratosferico. 
Ad un certo punto della sua vita, ha sentito che dodici ore di lavoro, il panino al posto del pranzo, le riunioni alle ore più assurde, otto aerei da prendere nel giro di una settimana, salutare la famiglia solo via Skype lo stavano facendo morire dentro. Ha mollato tutto e si è messo a fare il fotografo professionista. C'è da dire che la fotografia era una sua passione anche prima, intendo dire che sapeva fotografare a livello professionale per hobby, perchè non è che uno si improvvisa fotografo dal nulla, altrimenti mi do la zappa sui piedi da sola, a predicare la professionalità. Un conto è provare un certo piacere a tenere una macchina fotografica in mano, come la sottoscritta (che comunque mantiene un buon livello di empatia con i fotografi, soprattutto i ritrattisti, probabilmente perchè sanno "leggere" anche loro l'anima delle persone dentro agli occhi, come i pittori bravi), avere un minimo di quel che si dice "l'occhio" (sì, mi piace immaginare di fermare l'attimo, QUELL'attimo, in un rettangolo), sapere che se inquadri il soggetto nel centro della foto invece che in uno dei terzi laterali molto probabilmente la foto farà schifo, e un conto è fare il fotografo per lavoro. La mia ultima reflex andava ancora a pellicola, tanto per capirsi. Lui per hobby parlava una lingua digitale.
Ha però trasformato l'hobby in un lavoro, aprendosi la Partita IVA, e facendo un percorso in cui, con somma tenerezza, io ho letto il mio, tal quale. I primi tentativi di farsi pubblicità col banchetto e la musichetta nei Centri Commerciali (pagando, anzi, cercando di pagare anche la SIAE, che nemmeno la SIAE sa come fare...), con risultati zero. La passione, quella vera, che ti fa lavorare quindici ore al giorno invece delle dodici di prima. I guadagni miserrimi all'inizio, poi sempre meglio (beh, su questo la mia parabola è stata inversa...). L'approccio al Cliente, uguale uguale spiaccicato al mio, che ho in ufficio il frigobar, e le caramelle, e la macchina del caffè Dolce Gusto, non le schifezze con la chiavetta da grande distribuzione. Il lasciarsi coinvolgere dai sorrisi dei Clienti, dalle loro vite, dalle loro storie. I matrimoni, i ritratti, i corsi. Le iniziative commerciali, i passaparola. La ricerca di collaboratori a cui piaccia lavorare, possibilmente dotati di macchina fotografica (sembra assurdo, ma come lo capisco, cielo, se lo capisco!). L'essere obiettivamente felice del fatto che la fotografia non sia più appannaggio di pochissimi eletti, e che molti giovani, tra smartphone e compatte, usino dilettarsi in scatti al gatto di casa o alla morosa nel parco, così saranno in grado di capire e di gustare la prestazione di un professionista appassionato. La mia stessa pia illusione, in questo: bene, dicevo, che la materia assicurativa sia ovunque in rete, così la gente non si farà più fregare, avrà un minimo di informazione di base in più, e apprezzerà al meglio il mio lavoro di consulenza. Col cavolo. La gente, la massa, non vuole questo. Vuole una prestazione basica, e che costi poco. Una sveltina, insomma! E' come sostengo io, nel mio settore: ci trattano come donnine allegre, a quello serviamo. Donnine in Social, tra l'altro, perchè solo lì c'è il passaparola, qualunque altra forma di pubblicità non serve. In ufficio a volte capita che non riusciamo a rintracciare un Cliente per qualche comunicazione urgente (arretrati, sinistri, scadenze, qualunque cosa), non risponde alle mail, ha cambiato cellulare: lo contatti su Facebook e risponde in tre secondi. Io non sono su Facebook, non lo sopporto. Sarò costretta a cambiare idea, a uniformarmi a questo enorme contenitore? Davvero un ragazzino americano brufoloso ha tracciato il futuro della comunicazione dell'intera umanità?
Tornando al mio eroe, ha tenuto botta quattro anni, meravigliosi per chi se li fa scorrere sotto al mouse tutti d'un fiato. Fa, peraltro, fotografie bellissime, a mio personalissimo gusto. Odia le schifezze finte tipo Photoshop. COGLIE, o quanto meno ti fa sembrare che abbia colto, con un gran lavoro sotto, che per me che guardo è lo stesso, anzi, anche meglio, così apprezzi l'inventiva. Cose, tante, che piacerebbe fare anche a me. Ha un po' le sue manie, come abbiamo tutti: fare foto alle scarpe delle spose, per esempio. E riprendere, nei ritratti, spesso dall'alto. Averlo scoperto prima, avrei pagato volentieri quel niente che chiedeva per una serie di scatti personalizzati, in qualche bel posto, con tanto di trucco e parrucco. Bravissimo, anche se non gli piace lavorare in seppia, chissà perchè (io lo trovo affascinante, sa tanto da deserti lontani e fumo in qualche angolo dell'anima).
Dopo quattro anni, ha mollato; l'anno scorso ha fatto nuovamente una firma su un contratto con mansioni del tipo che serve una traduzione da parte di un appassionato di informatica, quindi non guardate me. Forse i ricordi della tangenziale di Milano paralizzata dalle code erano ormai un ricordo troppo sbiadito, o non gli si strizzava più lo stomaco al pensiero di strisciare il badge. L'ansia si autoelimina, col tempo. Chi lo sa. E' la sua vita, e lui la vive, la condivide, perchè il Sito l'ha tenuto, anche se lo aggiorna di rado (e gli dispiace pure, un po' come a me per Trecose, vorrei essere ancora tutta qui, e invece il "poco e spesso" non sembra appartenermi). Secondo me tra un po' scoppia di nuovo, anche se ammetto che due bocche da sfamare possono, all'occorrenza, rendere improvvisamente pragmatici. 
Io mi ci sono rivista tutta in un colpo, con le mie insofferenze, i miei sogni così e così (intendo, non così assurdi da non poter essere realizzati, ma non così semplici da potersi realizzare subito e in breve tempo), il mio sentire dentro che c'è ancora una strada lunga davanti, e non posso solo "vivacchiarla" aspettando qualcosa di indefinito. La consapevolezza che non è facendo sempre le stesse cose che facciamo cambiare le cose. Certo, torniamo al fatto che lui è un Ingegnere Elettrico in gamba, e in certi casi basta mettere il naso fuori della porta, adattandosi un po', trovi subito chi ti piglia. Nel mio caso, se mollo l'Agenzia, indietro non si torna; e figuriamoci se un domani torno a fare la dipendente per chi, adesso, è mio Collega, e magari anche deficiente. Sempre posto che non salti tutto il sistema, come dicevo prima. Però 'sta voglia di cambiamento è devastante, accidenti.
Insomma, se vi va, andate a salutare Massimo su www.ciccio.it; sì, lo so che il Sito ha un nome un po' che non diresti (tanto valeva che scegliesse Goldrake o roba simile), ma ne vale la pena, soprattutto se amate la fotografia fatta bene. Lui è simpatico, è perso per sua moglie e i suoi bambini, scrive che ogni tanto strappa la risata, ed è pure carino (questo lo dico solo perchè sono più vecchia, quel POCO che basta perchè non sembri un interesse personale). Ditegli che lo saluto, perchè a modo suo ha reso migliore il mio cazzeggio del Duemilaquindici.

3 commenti:

  1. Che onore essere citato un tuo post!
    Ti leggo sempre, con piacere.
    Se non compaio più tra i followers è perché questa estate ho fatto un gran repulisti tra decine di account (tra cui anche e soprattutto FB).
    Sei sempre bravissima.
    Roberto

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    1. Eccoti qui! In effetti mi chiedevo dove fossi finito... La citazione è d'obbligo, se non altro come personale ringraziamento per i complimenti; però mi manca il quadratino di Robert Déè, ricordatelo!
      Un abbraccio.

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