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domenica 6 ottobre 2013

Ciak si gira

Io vi ho mentito, parzialmente. Anzi, più che una bugia è stata una voluta omissione, quando ho raccontato della mia esperienza romana alla Mostra di Claudio Cionini, del mio discorsetto tappabuchi davanti a tutti  i presenti, e ho detto che era andata meglio rispetto all'intervista con microfono sotto la faccia alla Mostra di Vincenzo Balsamo. In realtà, c'era stato un episodio intermedio: Giovanni Faccenda mi aveva intervistato con microfono sotto la faccia una seconda volta, anche alla Mostra di Armando Cheri, sempre al Bramante (si vede che è la location che crea un certo movimento); e io, memore della volta di prima, avevo evitato di farmi riprendere dal basso, ero stata infinitamente più sciolta, ormai il microfono non mi frega, ho capito come fare per evitare di mangiarmi mezze frasi. 
Indubbiamente aveva aiutato anche il fatto che tra il Chiostro di Balsamo e il Chiostro di Cheri fossero passati sette mesi, e quella sorta di soggezione-tremarella che mi prendeva quando avevo vicino il Professore dall'Occhio Blu, all'inizio della nostra conoscenza, ormai si era tranquillamente trasformata  in un rapporto tra due fratelli gemelli che si vogliono un bene infinito, e che se da un lato non prendono sul serio quasi nulla di quello che l'altro dice, dall'altro lato non riescono a fare a meno del suo parere. Ci canzoniamo a vicenda, a volte. Ci raccontiamo segreti inenarrabili. Ci copriamo le marachelle. Abbiamo bisogno di sapere, sempre, che l'altro sta bene, senza tanti altri inutili discorsi. Bene e basta. Gladiatori combattivi. Iper perfezionisti. Non lo so se siamo amici nel senso più profondo del termine, per certo siamo qualcosa, qualcosa che mi permette di mandarlo a quel paese se mi fa riprendere in video in un modo che a me non va, e di riderci poi assieme.
Comunque, c'è questo pezzettino di me tra le ore di girato per Cheri, e tra l'altro avevo addosso un gran bel vestitino, un tubino nero di maglina che fa vedere bene quanto ero dimagrita nell'ultimo periodo, con le curve al posto giusto (di solito non sono così vanesia, ma la sofferenza della dieta merita un minimo di ostentazione, a risultato raggiunto). Un pezzettino che ho solo io, un file nel mio computer, e basta.
Perchè su Cheri è successa una cosa curiosa. Eravamo negli studi Orler per non mi ricordo cosa, e parlavamo io, Giovanni Faccenda e Giuseppe De Luca, che definire il regista degli Orler è riduttivo: lui è l'anima tecnica di quegli studi. Aleggia ovunque, ma non in spirito, riesce a farlo in carne ed ossa, e poi tiene calmo Giuseppe Orler, cosa da non sottovalutare. Si parlava di questo dischetto della Mostra di Cheri al Bramante che andava fatto, e io ho buttato lì come niente fosse che tutto sommato si poteva provare qualcosa di diverso dal solito schema: Professore-che-parla, intervista-al-personaggio-famoso, intervista-al-personaggio-sconosciuto già vista nei video degli altri artisti targati Orler. Magari si poteva mettere il Professore in coda, ecco, e magari lasciare più spazio agli sconosciuti. Ma non con la classica intervista a microfono e la domandina "che emozioni ti suscita" che mi sa tanto da candidata a Miss Italia contro la povertà e la fame nel mondo. Un susseguirsi di visi, senza domande, solo impressioni, rapide, continue. E poi io ne avevo di roba pronta scritta, su Cheri, già usata per Trecose e altro, ma mai in video. Ora come ora non saprei dire se è stato perchè Giovanni aveva altro da fare, tra il C.A.M. e tutto il resto di quello che già fa (e quindi non gli è parso vero evitare un nuovo impegno), oppure perchè ha letto nei miei occhi la voglia di provare qualcosa di nuovo e diverso e l'ha fatto per farmi un regalo, oppure perchè l'aleggiante De Luca aveva già previsto tutto, fatto sta che il dischetto di Cheri l'abbiamo fatto io e Giuseppe, mandando in panchina il Professore.
Lo ammetto: era un'esperienza che mi mancava, ed è stato divertente, parecchio. Giuseppe è venuto a casa nostra (perchè con la scusa del video ci sono scappate un paio di seratine con pizza e risate che male non fanno, mai) per farmi incidere i testi, sulla base della scaletta che avevo preparato, ed è stato fantastico, soprattutto quando ha detto che erano scritti bene, e gli piacevano, tranne forse la parte iniziale in cui non si capiva cosa volevo dire realmente (peccato che la parte iniziale fosse una citazione papale papale dal testo di Giovanni pubblicato nel Catalogo della Mostra). Dopodichè, una volta scaricato e ripulito tutto il girato - operazione che si è sobbarcata tutta lui, che aveva fatto le riprese, e sapeva quindi come ridurre a una mezz'oretta abbondante le iniziali tre ore di misto Roma - ci siamo chiusi in cabina di regia un'intera mattinata per il montaggio. Non so cosa pensasse di me Giuseppe De Luca prima di quella mattinata; di certo so che, dopo, si era guadagnato un posto in prima fila in Paradiso. Mio marito mi aveva accompagnato, e mi ha lasciato lì con un mezzo sogghigno, invece delle solite battutine che di solito si presume si scambino due maschietti quando uno dei due consegna l'unica donna presente all'altro. Lui mi conosce bene, e ha guardato Giuseppe con una faccia che era tutto un programma, prima di allontanarsi sognante e felice di aver ceduto l'aureola della sopportazione, foss'anche per una sola misera mezza giornata (lasciare mio marito libero di scorrazzare in un giorno feriale nel magazzino incustodito degli Orler è estremamente pericoloso per i nostri conti correnti bancari; devo dire però che adesso abbiamo una carta di Licata del 1974 da far invidia). 
E' stato bellissimo. Non ero mai stata dentro una VERA cabina di regia, lo dico volutamente in modo infantile, con tutti quei pulsanti, quelle levette e quelle lucine. Praticamente hai davanti un grosso computer su cui metti giù le varie tracce: il video, l'audio di sottofondo (le musiche) e l'audio normale (i miei brani e la gente che parla), e ci smanetti sopra in modo che tutto combaci. Giuseppe De Luca fa questo lavoro da una vita, ed è una persona dolcissima: mi voleva spiegare i vari trucchetti, dove è meglio fare le dissolvenze, come usare i fotogrammi bianchi, ma io avevo già in mente come volevo venisse fuori, e ho cominciato a stressarlo fin dai titoli di testa, con una precisione e una meticolosità che - dopo qualche ora - nemmeno il mio miglior sorriso riusciva a mascherare. Infatti adesso Giuseppe ha qualche capello bianco in più di prima. Ci eravamo ritagliati mezza giornata dai rispettivi lavori per l'intero dischetto, e dopo mezza giornata eravamo esattamente a metà, infatti la seconda parte l'ha montata da solo, peccato. Mi sarebbe piaciuto finirlo insieme, ma mi rendo conto che mettevo a repentaglio la mia sopravvivenza, in cabina di regia ci sono anche oggetti acuminati. Però ho scelto tutte le musiche! Che poi sono due brani di George Harrison, che io adoro (lui e i brani); mi piace questa idea di associare l'opera di Cheri, che si fonda su qualcosa dato dalla terra, profondamente intriso di Madre Natura, alla musica ed al messaggio di un artista che, nell'ultima parte della vita, aveva riscoperto esattamente quel messaggio. Brani che parlano di amore, di bellezza, di fiducia e di divino. Quando il video è stato mandato in onda, durante l'ultimo Speciale dedicato a Cheri, Dario Olivi ha chiesto chi avesse scelto le musiche, e mi è parso che l'accezione della domanda non fosse positiva (a me dispiacerebbe, perchè tengo visceralmente al parere di Dario), ma io insisto: c'era tutto un ragionamento dietro. E poi è stata una prima volta, ci affineremo se ci saranno altre opportunità. L'unico neo è che o leggo i miei testi o appaio nel video: non entrambe le cose, altrimenti si crea una sovraesposizione fastidiosa, qualcuno potrebbe pensare male, come minimo mi becco della prezzemolina come le ospiti di Mediaset. La mia intervista quindi, con il mio pensiero sulle mani di chi lavora il legno, sul flusso di "storia-pietra-legno", sui colori caldi, sulle resine, e tutte le altre cose che avevo detto sbattendo gli occhioni davanti alla telecamera, rimane in quel piccolo file nel mio computer. Giusto un ricordo privato. Per il pubblico, invece, sta già andando in onda su Orler TV il primo figlioletto mio e di Giuseppe De Luca, che se mai riuscirò a capire come si fa inserirò anche qui su Trecose, per quella condivisione che resta pilastro fondamentale di tutto ciò che amo in questo mondo.

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