Sono sempre stata affascinata dalle amicizie maschili. Letteralmente affascinata.
Non mi riferisco ad alcunchè di strano, anomalo o a doppio senso; parlo proprio dell'amicizia quella vera, di quel reciproco legame speciale fra persone che fa sì che - in qualunque momento della vita - tu abbia la certezza di essere importante per qualcuno, perchè qualcuno è importante per te. Qualcuno per cui faresti chilometri a piedi, scaleresti montagne, ipotecheresti la casa, con la sicurezza matematica di essere, all'occorrenza, ricambiato. Per molti, moltissimi lunghi anni. Magari dalle scuole elementari in poi, senza che alcuna fidanzata, alcuna moglie, alcun datore di lavoro possa scalfire nulla. Un misto epidermico di uguaglianza e complicità.
Un legame che l'homo sapiens di sesso femminile, al contrario, non è in grado di realizzare, tranne in pochi, rarissimi casi isolati che io considero, infatti, le classiche eccezioni che confermano le regole. E comunque non ho mai visto durare così a lungo.
Non so come mai, è probabile che dipenda dal fatto che le donne sono più istintive nel proteggersi, nel non farsi ferire da persone del loro stesso sesso (in compenso si fanno potenzialmente devastare da chiunque appartenga all'altro), e quindi evitano di donarsi completamente, cosa che l'amicizia esige, con i conseguenti rischi. O sono sotto sotto più ambiziose, e con ogni altra donna scatta la competizione, che preclude alla lunga l'amicizia vera. Parlo di competizione sulle cose che nella vita contano sul serio, gli studi, il lavoro, non mi risulta che esistano ragazze che sotto la doccia della palestra fanno a gara su chi ha il seno più sviluppato (il che è anche, tra l'altro, segno di maggior concretezza se non di intelligenza, rispetto ai ragazzi, quanto meno da adolescenti: noi non perdiamo tanto tempo a rimuginare sulla reale efficacia delle nostre parti del corpo). Oppure in fondo noi donne siamo semplicemente più calcolatrici ed egoiste, chi lo sa, e quindi col cavolo che ci immoliamo davvero per un'altra. Mors tua vita mea, e via andare.
Frullo dietro a questa cosa delle amicizie da un po' di giorni, perchè su Whatsapp mi sta girando, come una catena di Sant'Antonio, un pistolotto infinito (rispetto all'abituale lunghezza di questi messaggi rapidi) che racconta di come una ingenua ragazza fresca di matrimonio venga invitata dalla mamma a conservare, appunto, amicizie femminili. "Sorelle", dice la mamma, riferendosi a tutte le donne. Sorelle di cui la figlia sentirà l'esigenza quando il matrimonio andrà a farsi benedire, i figli se ne andranno, lei perderà il lavoro eccetera eccetera eccetera (in un susseguirsi di previsioni funeste). Io l'ho ricevuto, sempre lui, uguale uguale, già più volte, sempre da persone a me care che in cuor mio ho ringraziato perchè comprendo che - al di là della storiellina della mamma gufaccia e della figlia tonta che non guarda più in là del proprio naso - voleva essere un gesto d'affetto, ma mi sono rifiutata di farlo girare, perchè come in tutte le cose mi piace analizzare bene le parole, i verbi, le frasi, e qui ce ne sono di dubbie. O meglio, ce ne sono che descrivono esattamente com'è intesa l'amicizia per la maggior parte di coloro che appartengono al genere femminile: l'invito a mantenere stretti legami con tutte le "sorelle" del mondo è sempre ed esclusivamente dettato dal bisogno, presente o futuro. "Di una avrai bisogno per questo", "di una avrai bisogno per quest'altro"...
Mai che dica una sola volta cosa questa ragazza potrà fare PER le sorelle, praticamente la raccomandazione non è quella di circondarsi di persone a cui voler bene, ma di creare una rete capillare di gente che ti possa essere utile in ogni momento della vita. Spesso la cosa sarà reciproca, ma non necessariamente, insomma: la cosa fondamentale è la certezza di avere qualcuno a disposizione quando mi gira di fare shopping, o di lamentarmi al telefono perchè il fidanzato mi ha scaricato, o di andare al cinema, o di farmi dare uno strappo in centro.
La prima volta l'ho ricevuto mentre ero in macchina con mio marito, e gliel'ho letto perchè volevo osservarne le reazioni. Urge precisare che mio marito detesta le donne, o meglio, non le detesta per niente in quanto a presenza: ama essere circondato da donne, soprattutto se giovani, carine e curatissime tipo le cameriere dei ristoranti fighi. Ama osservarle, sentire i loro profumi, ammirare i loro vestiti, le loro movenze. Però in linea di massima considera l'essere umano "femmina" inferiore all'essere umano "maschio", tutto qui. Non troppo inferiore, giusto un pochino. Non è tipo che si mette a fare discorsi seri con le donne, lui. Tipo parlare di lavoro, o di politica, o di soldi. Per la frivolezza delle donne, o più probabilmente per aver riscontrato, negli anni, in molte donne (sue e/o di altri) un profondo egoismo ed una feroce spietatezza. Infatti quello che lui considera il suo più grande complimento nei miei confronti, che mi ripete sempre, è che io ho l'aspetto fisico di una donna ma in realtà non lo sono. E che se non avesse incontrato me non si sarebbe mai sposato. Il che è indubbiamente un enorme riconoscimento da un lato, per la stima e tutto quello che ci va dietro, ma sotto sotto mi lascia sempre un punto di domanda, come quando uno ride ad una battuta che lo riguarda e poi si ferma con l'occhio baio alla Carlo Verdone, pensando ma se rido io anche gli altri ridono di me.
Ha mantenuto amicizie per quarant'anni e oltre, amici dalle scuole elementari che hanno resistito a scuole successive diverse, percorsi di vita diversi, infiniti stuoli di fidanzate diverse, lavori diversi, situazioni economiche diverse. Non duemila persone, non duecento, nemmeno venti. Pochi, selezionati, ma veri. Io l'ho sempre invidiato, in senso buono, per questo. Per me è impossibile, per quanto sia una donna fondamentalmente anomala. Io non esco alla sera se non ne ho voglia, lui sì, anche se è stanco, anche se la sveglia sarà prestissimo, perchè - dice - l'amicizia è un onore e un onere, e non puoi coltivarla solo quando vuoi o puoi. Non ha mai cambiato quegli amici, perchè gli amici non si cambiano, siamo noi donne che ad ogni fidanzato ci dimentichiamo delle amiche per attaccarci come cozze al gruppo di amici del fidanzato nuovo (creando poi numerosi problemi in caso di rottura, perchè si scatenano le gelosie e le ripicche del chi-parteggia-per-chi). Dopo un minimo di esperienza, io ho volutamente abbandonato questo insidioso comportamento, e difatti con il suo gruppo di amici non ho mai voluto saperne di uscire. Sono tuoi, non creiamo confusione. Ognuno si tenga il proprio ruolo. A me non stanno nemmeno particolarmente simpatici, ma è assolutamente irreale che io ti chieda di non frequentarli solo perchè non piacciono a me, visto che loro li conosci da venticinque anni (all'epoca) e me da un mese. Lui ha continuato le sue uscite "maschili" - e il nostro rapporto è sempre filato una meraviglia - fino a quando alcune di queste non si sono interrotte per motivi indipendenti da me.
Ebbene, il mio Vecchio Saggio ha reagito con veemenza alla storiellina, dicendo che solo le donne possono aver bisogno di qualcuno che le esorti ad avere, a mantenere, a curare lunghe amicizie; per l'uomo è cosa innata, lo sente nel DNA. E tra l'altro, la descrizione che ne fa il messaggio non è - appunto - nemmeno quella dell'amicizia vera, ma quella di un ragno che tesse una tela. Una tela di contatti ed opportunità.
Mi sono sentita rattristata, perchè sotto sotto sapevo che aveva una punta di ragione. E' come quando si trovano in Internet le guide per i colloqui di lavoro con i consigli per non sbagliare e ci leggi "Non arrivate in ritardo", oppure nelle dritte per una serata perfetta trovi scritto che è meglio lavarsi, prima. La banalità più totale che, proprio in quanto tale, è verità. Io ho sempre cercato di non far mai cozzare uno contro l'altra Amore e Amicizia, piuttosto di farli convivere pacificamente, perchè credo che alla lunga un uomo scelga il bene meno luccicante ma più duraturo, quello meno intenso ma più concreto, cioè l'amicizia (a scapito dell'amore). Un'arma a doppio taglio, che gli uomini sanno maneggiare meravigliosamente, e alla quale solo poche donne hanno la fortuna di accostarsi. Noi preferiamo bruciare, come l'amore, evidentemente; sì, probabilmente noi amiamo meglio. E ci scottiamo con facilità.
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