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domenica 17 agosto 2014

Esisto = pretendo

Non voglio più sentir parlare male delle Compagnie di Assicurazione. Non da chi non è addetto ai lavori, almeno, e quindi le conosce un po' più a fondo e può permetterselo. Siamo arrivati ad una specie di punto-di-non-ritorno, dettato probabilmente dalla follia collettiva generata da questa crisi (crisi di valori, crisi di pensiero, crisi di capacità di riflessione, crisi di dignità soprattutto). 
Ammetto che una minima punta di verità c'è, nel luogo comune che "le assicurazioni non pagano mai"; recentemente ho rabbrividito quando i nostri Liquidatori hanno suonato l'allerta, dicendoci che i controlli si stavano facendo strettissimi e che sarebbero arrivate le lenti d'ingrandimento per le pulci anche sulle denunce più semplici, sulle Polizze più semplici, sugli avvenimenti più semplici. Rabbrividito e tremato, perchè la responsabilità civile è la base di tutto il nostro lavoro, e non parlo solamente dell'obbligatorietà per chi ha un mezzo a motore registrato. Parlo di chi ha cani troppo allegri, o bambini piccoli troppo movimentati, oppure di chi scia, gioca a calcetto con gli amici, lascia i rubinetti aperti, fa cadere gli stendini dei panni dal terrazzino (con o senza i panni sopra, abbiamo visto negli anni entrambe le versioni), o vuole passare con il carrello della spesa tra due macchine parcheggiate molto vicine (parlo di casi reali, eh.... vado, ci passo... vado, ci passo... vado, ci passo, no, in effetti era meglio se non andavo). 
Quando una ragazza mi denuncia un sinistro dicendo che il cane dell'amico che era andata a visitare - cane buono come il pane, ma grosso ed esuberante, poverino, mica sarà una colpa la taglia - giocando le ha rigato il labbro, e il Liquidatore mi sospetta che questa qui sia andata apposta a cacciare la faccia nella bocca del cane (e bisogna vedere com'è questo cane, se davvero è buono, se invece è stato provocato...), io tremo. Perchè ne vendiamo parecchie, di queste piccole Polizze - piccole nel prezzo, ma che fanno dormire grandi sonni tranquilli - e se cominciamo con queste fisime ogni volta che c'è da dimostrare chi ha torto e chi ha ragione, oppure chi-ha-fatto-cosa, io chiudo tutto e cambio mestiere. Non posso perdere il sonno io solo perchè voglio i sonni tranquilli altrui. 
Poi, mentre mi chiedo cosa mai sia successo, perchè improvvisamente le Compagnie hanno deciso che nessuno ha più colpa di niente, che la maggior parte dei danni da responsabilità civile sia da respingere, mi capita che la mia impiegata dagli occhioni blu addetta ai sinistri mi passi una telefonata. E me la passa con la voce rotta dalla telefonata precedente, perchè se tu sei in autostrada e vieni parzialmente coinvolto in un incidente non puoi continuare imperterrito a guidare per i cavoli tuoi chiamando me e sperando che - miracolosamente! - ti risolva ogni rogna: quanto meno ti devi fermare e trascrivere la targa - almeno la targa! - di chi ha provocato il bailamme. Magari uscendo dall'autostrada, tornando un po' indietro, rientrandoci e risalendo il tratto incriminato (dove il responsabile è ancora fermo che si sistema alla bell'e meglio i suoi rottami): lo DEVI fare, perchè io non ho il dono della chiaroveggenza e non posso sapere chi è. E senza inversioni a U, mi raccomando. 
La telefonata del bailamme autostradale aveva rotto la voce alla mia Occhioni Blu - perchè nessuno ama essere insultato quando sta facendo il suo lavoro, e altro non può fare che il suo lavoro - che alla seconda non ce l'ha fatta, e l'ha passata a me, con tante scuse. Mi ha proprio detto: "Scusa, ma questa non ce la faccio, puoi sentirla tu?". 
Ed è andata più o meno così. 
Voce di donna: "Buongiorno, una mia amica si è fatta male a casa mia. Cosa dobbiamo fare per prendere i soldi?".
Io ho rivisto in un unico eterno flash (un po' come raccontano quelli che credono di stare per morire) tutti i miei ultimi dieci anni di lavoro da quando ho aperto la Partita IVA, l'evoluzione del mercato, e i Fondi Pensione, e Bersani e le sue lenzuolate, e le assicurazioni che non pagano mai, e le nostre eterne fusioni, e ho trovato chi mi fa otto Euro di meno; ho respirato a fondo. La telefonata è stata lunga.
Perchè il fatto di avere una Polizza che ti manleva dalle richieste che puoi ricevere per fatti di cui tu sia civilmente responsabile non significa - ma proprio per niente! - che se hai voglia di farti un viaggetto a spese nostre te lo paghiamo senza fiatare. Neppure il fatto di essere proprietario di una casa, peraltro.
Indagando appena un pelo sotto la superficie di quel "si è fatta male a casa mia" ho appreso con rammarico (le lesioni personali rammaricano sempre, io sono un'assicuratrice sensibile) che un'amica della Voce di Donna, che stava seduta sul suo divano in salotto, si è alzata ed ha sbattuto la mano destra contro una porta. "La porta è mia" - ha proseguito Voce - "quindi è colpa mia". Ho faticato un pochino a farle capire che le cose non stanno esattamente così. La porta non si è materializzata all'improvviso dietro all'ignara amica: era lì anche prima, quando questa l'ha attraversata per entrare in salotto e sedersi sul divano piazzato davanti - appunto - alla porta. Se la signora soffre di amnesia ricorrente e se ne dimentica, e si alza di scatto sbattendoci contro e frantumandosi un polso (un controllino per l'osteoporosi comunque non guasterebbe), io - ho usato proprio queste precise parole - "non ravviso una vostra responsabilità". Gliel'ho proprio detto così, in modo forbito, perchè "ma scusa che cavolo c'entri te se la tua amica è una rimbambita imbranata" non mi sembrava professionale, nonostante il caldo. E poi, diciamola tutta, non mi è piaciuto proprio per niente quel "cosa dobbiamo fare per prendere i soldi"; insomma, non mi ha detto "cosa deve fare" (la povera smemorata dalle ossa fragili). Il viaggetto pagato per due, quindi. 
Voce di Donna non se l'è messa via così facilmente; la capisco, magari aveva già versato la caparra, sono cose che seccano. Ha insistito dicendo che quello era il divano del salotto, accidenti, e "cosa ci fa una porta aperta in salotto? La porta del salotto deve stare chiusa". Lo sanno tutti fin dalle elementari, del resto. Che diamine, ci mancherebbe! Come i cinque postulati di Euclide: 
1) Tra due punti qualsiasi è possibile tracciare una ed una sola retta. 
2) Si può prolungare un segmento oltre i due punti indefinitamente.
(...)
E questo è il sesto: La porta del salotto deve stare chiusa! E perchè era aperta 'sta benedetta porta del salotto? A parte il fatto che l'amica c'era entrata da poco, in salotto, e quindi in qualche modo doveva essersi aperta e poi richiusa, a meno che oltre che smemorata e malata di osteoporosi non sia anche dotata di poteri paranormali. "Si era aperta per un colpo di vento". Allora torniamo alla mea - si dice in Veneto. Non c'è responsabilità tua, se ammetti che è stato il vento. Valla a fare al vento, la richiesta danni. Ma non c'è stato verso, dopo una decina di minuti di discussione Voce di Donna mi ha fatto la fatidica domanda: "Ma allora perchè la pago, questa assicurazione?". Assicurazione che comprende, tra l'altro, parecchie garanzie oltre alla semplice Responsabilità Civile della Proprietà (garanzia che avrebbe pagato, ad esempio, se la porta si fosse staccata dal cardine cadendo addosso all'amica in divano), o della Conduzione (garanzia che avrebbe pagato se Voce avesse aperto la porta per sbaglio addosso all'amica, ignorandone la presenza dall'altra parte). 
La paghi perchè qualcuno ripaghi a te la casa se ti va a fuoco, o per ripristinare il tetto nel caso in cui una delle nostre care e ricorrenti bufere te lo scoperchi come una scatoletta di tonno. Ma anche perchè se il tuo enorme albero da giardino al quale tu non hai mai fatto adeguata manutenzione improvvisamente cade sul palazzo a fianco, nessuno ti mangi fuori il salotto buono e la sua porta chiusa. Da notare che quest'ultimo esempio (l'enorme albero sfasciapalazzi) fa riferimento proprio ad un sinistro di Voce di Donna, di qualche anno fa. Magari è proprio per questo che ha pensato che qualunque cosa succeda a casa sua fa fiorire i milioni, chi lo sa. Però la disdetta me la manderà lo stesso. E qui siamo ben oltre la truffetta da quattro soldi di chi denuncia un furto mai avvenuto di un paio di orologi (e lo sa). Ben lontani anche dalle grosse truffe organizzate nei sinistri stradali, con tanto di testimoni e medici compiacenti, che mezzo mondo assicurativo tenta inutilmente di sradicare (tutte cose bruttissime, ma chi le fa sa perfettamente che sono sbagliate). 
Qui siamo su un nuovo pianeta, il pianeta dove non esiste più il concetto di prevenzione ma solo del do-ut-des. Vado a rendere reale l'assurdo pur di pagarmi le ferie, ed è giusto così. E se l'assurdo non si concretizza, mi arrabbio. Quindi, per un po' di settimane, se volete parlare male delle Compagnie di Assicurazione, fatelo senza che io vi senta. O al limite con voce da uomo.

2 commenti:

  1. Istruttivo per chi non si intende di assicurazioni....e anche per chi non si intende di truffatori e gente in cerca di espedienti..cosa può stupirci ormai?

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    1. Infatti... spesso mi rendo conto che non mi stupisco più di niente, al limite mi arrabbio e basta. Ultimamente però mi sono imposta un atteggiamento mentale: ricominciare a stupirmi di ciò che è bello, di ciò che fa star bene, di ciò che mi sorprende per una positività che non ricordavo. Momenti rari, essenza di profumo.

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