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mercoledì 12 settembre 2012

Ferragosto in discarica

E così alla fine sono davvero morte, tutte. Parlo delle piante del mio terrazzo-zen, quello con le poltroncine nude perchè i cuscini stazionano perennemente nella doccia (chiedere delucidazioni a Paperino), quello con la pompeiana in legno ed il grosso e pesante tendone motorizzato, scelta obbligata dopo aver raccolto i primi due tentativi di tende, leggere ed eteree, nella piazza principale del paese, e per fortuna che erano assicurate, così me le sono indennizzate praticamente da sola. Del resto, quando ho firmato il rogito non mi avevano avvisato che stavo comprando la terrazza più ventosa di tutto il Nordest, quasi quasi ci metto una mini-pala eolica e mi rifaccio dei soldi che ci rimetto con il rapporto S/P degli Eventi Atmosferici sempre sballato.
Terrazzo-zen che, a dir la verità, tutto sommato adesso non ricomprerei; è un po' come con le automobili, si tratta di fare esperienza e poi depennare ciò che non ti serve: le coupé sono belle ma non ci starà mai una intera spesa, i suv sono solidi ma rumoreggiano come dei furgoni... Dopo vari tentativi vai per priorità e trovi il modello che più ti si adatta.
Ho anelato per anni l'idea di un bel terrazzino, ben curato, in cui chiacchierare con gli amici durante le lunghe serate estive, e poi quando ho potuto permettermelo mi sono ammalata di Quadrite Acuta, ed ho scoperto che non mi piace poi così tanto una stanza enorme che costa al metro quadro come le altre ma è priva di pareti! Senza contare che per soddisfare gli impulsi più estremi della Quadrite ormai cronica devo lavorare come una matta, e nelle lunghe serate estive cado dal sonno alle nove e mezza, per cui gli amici sono costretti a frequentare altri terrazzi, in case spoglie ed anonime come ospedali, ma in cui sanno fare le ore piccole come nessuno.
Tra l'altro, non ho mai avuto il pollice verde, l'ho sempre ammesso, continuo ad ammetterlo e non mi prendo la responsabilità di alcuna pianta, neanche di un cactus. Mio marito invece no, lui è bravo, le cura, le pota, le annaffia, e spesso anche ci parla... ma niente da fare, evidentemente erano tutte juventine anche loro, e non ne volevano sapere di farsi coccolare da un interista. Oppure questa estate ha davvero fatto troppo caldo, o anche loro sentivano la crisi e lo spread. Un acero, un piccolo pino di quelli sagomati a trivella, ed una costosissima pianta giapponese con le nuvolette verdi, che se l'avessi saputo prima che era così fragilina mi compravo piuttosto un altro acquerello di Scuffi, tanto come cifra siamo lì. Ma guardiamo il lato positivo, non avremo più terriccio, foglie e materiale organico vario sparsi per tutta la terrazza (il vento non fa sconti a nessuno, mica si limita a strapparti le tende, sarebbe troppo facile; ti porta via le tende ed in cambio ti lascia un bel po' di porcherie da ripulire). Ho comprato quattro palle di bosso finte su Ebay, da un ragazzino che le aveva usate solo per il recentissimo matrimonio e non sapeva che farsene, ho approfittato prima che cambiasse idea  - non sulle palle di bosso, sulla moglie, visto che i matrimoni oggi durano praticamente pochi mesi, ed i bossi finti per riciclare gli addobbi ne sono un ottimo indicatore.
Viene a fagiolo Ferragosto per sbaraccare tutto, tagliare tronchi, riempire grossi sacchi di terra, e portare l'intero ciarpame in discarica. Perchè è evidente che a Ferragosto la discarica sarà deserta, saranno tutti al mare. E invece no, è come con il Paniere dei Prezzi al Consumo, dal quale sono spariti i calzettoni di cotone perchè è arrivato l'I-Phone, oppure il costo dell'abbonamento alla palestra al posto delle mollette per il bucato. Siamo tutti in crisi bella gente, ed un giro in discarica può dare la misura di come siano cambiate le abitudini degli italiani. E' vero - va ammesso - che la discarica del Comune dove abitiamo è veramente un modello d'efficienza, pulita e ben tenuta, con i suoi enormi containers grossi come villette a due piani suddivisi per tipologia del rifiuto: calcinacci, verde, carta, elettrodomestici eccetera. Dotati di altissime rampe per la salita e la discesa in terra battuta da far la gioia di ogni crossista (o ex-crossista, infatti mio marito pian pianino ci sta demolendo il marciapiede pur di avere una scusa per farsi due salti sul panettone della discarica, anche con la Delta va bene lo stesso).
Ma da questo a renderla un posto alternativo alla spiaggia ce ne passa. Eppure quest'anno, per smaltire un po' di tronchi e della terra da fiori, mio marito mi ha salutato con un lungo abbraccio ed è partito con un sacchetto di panini e due bibite nello zaino. Sapevo che l'avrei rivisto, ma non sapevo quando: la coda per accedere alla discarica superava - per numero di vetture ferme - quella verso Jesolo nelle ore di punta; i containers più appetibili se li erano accaparrati fin dalla mattina, con ombrelloni e sdraio. Ha assistito a loschi traffici di padri di famiglia che barattavano il proprio rifiuto ingombrante con plastiche da schiacciare. Giovani coppie che amoreggiavano sulle rampe di accesso ai containers, impedendo il normale deflusso dell'utenza, ma vuoi mettere quanto romantico è da là sopra, se chiudi gli occhi e vai un po’ di fantasia ti senti come nella suite dell’ultimo piano del Molino Stucky. Bambini e cani con il frisbee in mezzo al verde differenziato. Gli addetti alla discarica che distribuivano bottigliette d'acqua ed asciugamani puliti, come i volontari della Protezione Civile con le coperte il giorno in cui, lo scorso inverno, la A1 era rimasta improvvisamente bloccata nella morsa della neve con mezza Firenze dentro, ferma ed infreddolita.
Bei tempi quelli in cui le famiglie si sedevano a programmare le due settimane esotiche! Adesso certe mete se le possono permettere solo politici e politicanti (con annessi bodyguards ed amici), vale a dire i principali responsabili della situazione di tutto il Paese; e loro nemmeno pagano, visto che le vacanze gliele paghiamo noi. La gente normale può solo sperare di non arrivare troppo tardi, perchè così ti becchi l'ultimo container rimasto, quello dell'umido.

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