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domenica 17 marzo 2013

L'ovvio, e oltre

"Oltre" è decisamente il mio avverbio. Mi rappresenta incredibilmente. Mi piace scriverlo con la penna, vedere come le lettere si legano l'una alle altre e formano quel qualcosa di indivisibile che porto dentro. Mi piace il suono che ha (vocale-consonante-consonante-consonante-vocale). E chi mi legge lo sa bene, visto che lo uso spesso, lo invoco - quasi - a giorni alterni, per elevare la mente dalle miserie quotidiane.
Il mio Treccani dice di "Oltre": Avverbio 1) Più in là (o più in qua) di un certo limite, più avanti, anche figurativo 2) Per altro tempo, ancora, di più. Mi stanno bene entrambe le definizioni. L'"oltre" è ciò che mi manda avanti, che mi fa alzare la mattina per andare in ufficio invece di restare sotto le coperte a rimuginare sulla crisi, è ciò che mi fa improvvisamente sorridere quando credo di non averne voglia, è ciò che riesce ancora a stupirmi quando lo scopro dentro ad un quadro, ad una nuova forma, in un attimo di bellezza fugace, quando meno te lo aspetti. E' l'"oltre" che spariglia le carte della vita, quando glielo permettiamo. "Oltre" è parola che, nel suono delle labbra del mio amico più caro, del mio "altro me", ancora e ancora mi commuove: "Non ti preoccupare, noi siamo oltre" mi dice, e io avverto profondamente cosa significhi avere una sola mente ed un solo cuore anche se fisicamente non si è nello stesso luogo, anche se fisicamente… non si è.
L' "oltre" è ciò che mi piace scoprire nelle persone che incontro, magari non subito, giusto per poter ammettere, a volte, di essermi sbagliata, il che lo rende ancora più potente.
Ebbene, mi è successo di nuovo, e parte da un pochino lontano, da qualche settimana fa.
Ho trovato, giusto per la cronaca, un sostituto per il mio Subagente uscente. Ne avevo visionati tre o quattro, senza particolare voglia e senza particolare enfasi, perchè forse sotto sotto non avevo davvero intenzione di sostituirlo. Sia per una questione economica (visto che ho l'abitudine di pagare puntualmente chi lavora per me, tutto sommato ora come ora sono cifre che mi farebbe comodo trattenere, anche a costo di sobbarcarmi il suo lavoro oltre al mio), sia perchè la ferita è ancora fresca. Quattordici anni insieme ogni giorno non sono pochi.
Ho colloquiato con un trentaduenne fighissimo, uno splendore davvero, che avrei preso immediatamente solo per vedermelo sgambettare intorno ogni giorno in ufficio, una sorta di Elisabetta Canalis per signore, non foss'altro per il buonumore. Comunque anche intelligente, amabile ed educato, ma suo padre ha preferito tenerselo a casa piuttosto che farlo lavorare insieme a quattro donne allupate. Che peccato. Ho visto facce tristi di padri di famiglia messi in cassa integrazione, o con l'orario ridotto, che cercavano un’occasione di riscatto o - forse - solo due soldi per arrotondare. Ho rabbrividito davanti a rampanti giovani so-tutto-io-manager, di quelli che giustificano tutto l'odio profondo, il disprezzo ed i preconcetti che il consumatore medio ha per gli assicuratori, piccoli squaletti col ciuffo ribelle ed il sorriso fintissimo, bianco e aguzzo, che parlano degli assicurati come di brandelli di carne da spartirsi, più sangue ne esce meglio è.
E quando avevo ormai deciso di soprassedere per un po' di tempo, in attesa che il mio naso riprendesse a lavorare d'istinto, è entrato in ufficio a pagare la Polizza della sua macchina un assicurato (casi della vita, in realtà un Cliente, amico ed ex-compagno di classe proprio del collaboratore in fuga). Giovane anonimo uomo, di cui sapevo poco o forse nulla, e parlando proprio dell'amico in fuga e dell’opportunità che ha appena colto (pianificandomela alle spalle da oltre un anno, sottolineo) viene fuori che lui, rappresentante di prodotti per l'edilizia (e ho detto tutto, parliamo del settore oggi probabilmente più colpito, cali di fatturato del 70% quando va bene), ha un gran bisogno di trovare qualcos'altro. Per lavorare, per mangiare, per vivere, ma più probabilmente per rinnovarsi. Laureato in giurisprudenza, ha già la Partita IVA aperta, sa cosa vuol dire vendere, non ha paura di cacciarsi in macchina per andare a trovare un Cliente anche se piove oppure in pieno Agosto, lavorare più di otto ore al giorno è la normalità anche per lui. E poi ha anche una faccia pulita, non troppo intristita dal momento, ma nemmeno esageratamente rampante. Un essere umano, insomma.
Io credo nelle coincidenze, credo negli incontri, mi è già successo un sacco di volte, di essere per caso in un posto e trovare - lì, per caso - la soluzione ad un problema vecchio di mesi. Per non parlare delle amicizie nate nel tempo da incroci di vite più che casuali. Incontri che generano incontri. Incroci casuali che generano ispirazione, che ti aiutano a scegliere proprio quando il dubbio del bivio ti arrovellava come fuoco, che ti spalancano porte impensate ed impensabili.
Due parole e via, abbiamo trovato un accordo; l'ho presentato alla mia Mandante (per un assicuratore è passo obbligatorio, giusto perchè la Compagnia sappia che non inserisco nel mio staff un pregiudicato malavitoso, ma solo per questo, visto che non scuciono mezzo quattrino), per l’occasione rappresentata da un signore con i capelli bianchi e tanta esperienza con cui mi sono trovata in sintonia da subito, tanto da spettegolare un po' su Zelig e Ringhia, che a quanto pare anche a lui fanno alzare il sopracciglio. Una persona come me, di quelle che amano la coerenza, che sanno che il Cliente è una Persona, non un insieme di numeri. E’ stato un bel segnale anche questo incontro.
Dopo la presentazione ufficiale il giovane uomo è partito per Bali: un mese a Bali per staccare la spina, mettere un punto a capo alla vita e ritornare pronto e a mente sgombra per questo nuovo percorso, senza sapere esattamente dove lo porterà, ma mi è piaciuto anche per questo, non ha avuto paura di decidere in cinque minuti, ha agito con l’istinto pure lui. O con la follia, chi lo sa, nella vita ci vuole anche un pizzico di questa, ogni tanto.
In attesa che ritorni, per metterlo sotto a studiare e sgobbare da buona titolare stacanovista quale sono, nei miei rari attimi di cazzeggio ho spulciato il Grande Web per vedere se trovavo qualcosa di lui che nel curriculum non c'era. O magari giusto per dare una controllatina se sta su Facebook, caso in cui – vista la mia rinomata opinione sui patiti del social - avrei dovuto inventarmi una scusa per dirgli che avevo cambiato idea (mi pare che non ci sia, e ne sono intimamente soddisfatta). Il web ci aiuta, a volte, a trovare cose che la gente a voce non dice di sè, soprattutto se sono celate in silenziose realtà sotto gli occhi. In questo sono avvantaggiata rispetto ai geni dell’informatica che sanno spaccare il capello in sette infilandosi nelle pieghe della rete: io invece sono informaticamente semplice. Non uso nemmeno quintali di antivirus, scommetto che chi si è infilato nella mia posta questa estate continua tranquillamente a farlo, e magari dal mio computer nudo e non protetto saltella allegramente verso computers altrui. Io cerco l’ovvio, perché la via della semplicità non mente mai (l'ho scritto col sangue in "PaSsWorDs!" nel Settembre dell'anno scorso). E’ come quando alle elementari, da bambini, ci facevano fare il giochino della carta geografica: ti dicevano un nome (di un minuscolo paese, di un fiumiciattolo, di un’infinitesimale collina) e lo dovevi trovare sulla carta, vinceva chi ci metteva meno tempo. E sei talmente pronto a spulciare l’estremamente piccolo che quando ti dicono "Basilicata" non ti fermi, non rifletti, non avverti la calma dell’ovvio, e con il ditino parti dalla Dora Baltea in alto a sinistra per cercare chissà cosa sulle Alpi. Io vincevo spesso.
A dire la verità oltre che informaticamente semplice io sono anche un filino matta; di recente per conoscere la data di nascita di una persona che mi interessa particolarmente ho pagato una visura camerale on-line, perché su Infoimprese.it i codici fiscali non ci sono. Euro 3,61 con Paypal, per giunta fatturati, quando bastava una semplice telefonata a chi, quella persona, me l'aveva presentata. Ma preferisco fare le cose da sola, e in solitudine sorprendermi, per poi sorprendere a mia volta quando serve, magari.
Ho cercato notizie di questo giovanotto già immaginando il tipico profilo del rappresentante incravattato (infatti è molto incravattato e rappresentante su LinkedIn), ed è saltato fuori l'"oltre". Taci che ero già seduta. Ed è bellissimo quando l'"oltre" ti prende ancora una volta, ti apre le porte, ti spariglia le carte, ti fa sbattere il naso contro quello che sta appena lì, giusto davanti al naso stesso, perchè ti ostini a non vedere con gli occhi dell’"oltre" quello che oltre al naso ti aspetta, spalancato. Come dicono di me, in effetti, che sono una assicuratrice solo perchè un lavoro devo pur farlo, e direi che in questo qui sono anche brava, ma in realtà sogno, scrivo, immagino, emoziono e mi emoziono, vivo mille altre vite. "Occhi da pittrice, cuore da scrittrice", mi ha descritto con la sua usuale sintesi da Poeta Vero l’amico d’anima Tra Cenere e Terra, e ancora mi fa il nodo in gola quando lo leggo.
Giovanni - perchè così si chiama - ama fotografare. Ma da una vita, ed è la sua vita, pare. Ha girato intorno al mondo con un chilo e mezzo di macchina fotografica appeso al collo, quando non lo so considerando che lavorava dieci ore al giorno, ma certe domande è bene non farsele nel mondo dell'"oltre". Anche io lavoro dieci ore al giorno, eppure trovo il tempo di coltivare le mie passioni, di prendere aerei per andare a vedere Mostre ed Esposizioni nei posti più disparati, di aggiornare Trecose, di leggere libri e poesie, e di mantenere amicizie a centinaia di chilometri di distanza. E mi piace da matti che nel suo curriculum non l’abbia scritto! Solo il percorso scolastico e le esperienze professionali, perchè l'avrebbe appiattito, l’avrebbe reso solo un hobby ("amo leggere e viaggiare"… quanti ne ho visti! E a chi non piace, scusa? Ma fino a che punto sai AMARE quello che fai?). Avrebbe azzerato il mondo dell'"oltre".
Ha un suo sito internet, a breve esporrà con una sua Mostra sui vicini colli di Asolo, è registrato come "Artista" su Premio Celeste con una serie di fotografie incredibili. Ecco l'"oltre" che rispunta, dopo un anno tornare a scrivere su Trecose di fotografia legata all’arte (era Febbraio 2012, "Ecco una cosa che non so"). Fotografie, quelle di Giovanni, che mi toccano nel profondo, mi colpiscono perché sono del tipo che "coglie l’attimo"; recentemente ho ascoltato Vittorio Sgarbi che parlava del Caravaggio, paragonandolo all’"attimo" di un fotografo. Caravaggio, che ha stravolto l’idea di pittura del suo tempo. Non più rappresentazione di una realtà ideale, pulita, bella, studiata e messa in posa, ma una realtà cruda, vera, sporca, nell’attimo in cui – semplicemente e solamente – essa E’. Per un attimo, a mia volta, ho balenato nella mente le mie fotografie preferite tra le performances di Vanessa Beecroft (create già belle, studiate ancor più meravigliose), sovrapponendole a tanti attimi di fotografi che, invece, "colgono". Fotografi di guerra. Fotografi di paesaggio, di animali. Fotografi ritrattisti. Fotografi di lacrime, di speranze, di paure. Fotografi d’anima. Non sarà arte, ancora non lo penso (anche se l’"oltre" scalpita in me), ma mi trasmette emozione a fiumi. Mi sa che alla Bionda delle mie tre Ragazze neanche lo dico, lascio che lo scopra da sè leggendo questo post e le venga un coccolone, da appassionata di fotografia qual è (diamole merito: i due alberi sardi, abbracciati in una immobile fuga, che avevo inserito sotto all'"Omaggio ad Armando Cheri", in Novembre 2012, sono suoi). E tra un paio di settimane questo ragazzo che si è rimesso in gioco a quasi quarant’anni, forse perché anche lui ha letto un "oltre" dai miei Scuffi appesi in ufficio, lavorerà per me. Accidenti, mi si apre un mondo!
Infatti stamattina presto, domenica, mentre il condominio era immerso nelle ultime ore di silenzio, ho battuto pian pianino la spalla di mio marito e gli ho detto: "Amore, mi alzo, non ti preoccupare se non mi vedi". Lui ha bofonchiato parole insonnolite sul fatto se stavo bene, o se mi era successo qualcosa, e io serafica gli ho risposto: "E’ tutto a posto, mi è arrivato un incipit", con la stessa flemma con cui gli avrei detto – se del caso – che dovevo andare al bagno o che avevo sete e andavo a bere un bicchier d’acqua. Perché mi ero svegliata, improvvisamente, con "Oltre è il mio avverbio" che mi pulsava nelle tempie, e dovevo solo alzarmi, sgusciando giù, fuori dal piumone caldo, accendere il computer e lasciare aperto il rubinetto. Così mi succede, quando la scrittura bussa. Non devo fare altro. E’ la cosa più bella e naturale che possa capitarmi. Mio marito ha sorriso nel sonno e si è girato dall’altra parte, perché sa che quando mi arriva un incipit la positività dilaga tutt’intorno. Per giorni.




I miei abituali quattro gatti di pubblicità per Giovanni Pasinato, che attualmente è a quindici ore di volo da qui, e non sa ancora che l'ho beccato "oltre". Quindicimila chilometri di fotografie, mentre Trecose abbatte sussurrando il muro dei diecimila contatti: grazie!



6 commenti:

  1. Perchè proprio Elisabetta Canalis?
    L.F.

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    1. Perchè è la personificazione del meraviglioso?
      Perchè è il mio ideale di bellezza femminile?
      Perchè è una nuvola di perfezione?
      Scadendo un po': perchè è tassativamente ed inderogabilmente una f..a mondiale?
      Diciamo che, se mi venisse magicamente offerta l'opportunità di avere il suo aspetto, potrei anche concepire, per qualche giorno magari, l'idea di avere l'intelligenza e l'acume di una forchetta. Solo per qualche giorno, per vedere (di nascosto) l'effetto che fa. Poi comincerei a mancarmi.

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    2. Ma se sei spettacolare già cosi!!
      L.F.

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    3. Grazie (in tempo reale, e mi sa che ho capito chi sei!) caro L.F., ma come sei gentile!
      Ho finito il libretto degli assegni, lascia pure l'IBAN alla signorina della reception per l'accredito della Quota Bugie Pietose... :-)
      P.S. Guarda che la quarta ha fatto le valigie da un po'...

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  2. Mariquita, appassionata dell'oltre. Cosa c'è oltre la morte? Grazie per il Poeta Vero, ma oggi ho vibrazioni basse. Un abbraccio.

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    1. Chiedi cosa c'è dopo la morte ad una cattolica molto convinta... la risposta è scontata. Tuttavia, anche se non fossi credente, riuscirei a trovare un "oltre" anche per la morte, magari non corporeo, magari differente, ma sono certa che lo troverei.
      Sta diventando quasi una missione per me, in questo mondo (grazie anche a qualcuno che mi ha insegnato l'importanza di portare "dentro" una missione): cercare sempre un "oltre", ad ogni parola, ad ogni sorriso, ad ogni lacrima che incontro. In un mondo che vive sempre più di apparenza non posso e non voglio fermarmi, in sua supina accettazione.
      A proposito: guarda che vibrare basso, ogni tanto, non fa che renderti ancor più VERO. Un abbraccio per una primavera che sia davvero rinascita.

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