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domenica 8 settembre 2013

Sottosopra

Abbiamo i muri di casa ridotti ad un groviera, dopo appena quattro anni scarsi. 
Rispecchiano la mia emotività. 
Non potendo - per ovvie ragioni economiche - cambiare continuamente i quadri (nel senso di vendere e ricomprare), finisce che li cambio di posto tra loro, spesso, spessissimo, più volte l'anno. Quindi abbiamo pareti mutevoli, come l'umore. Pareti stagionali: in salotto un tripudio di colori caldi, rossi, aranciati, quando ci scrolliamo via l'inverno dalle spalle, come cuccioli di cane dopo un tuffo inatteso. Venature di blu, lunghe lingue di bianco, quando ci bussa il freddo, e siamo quei gatti placidi e sinuosi che si lucidano il pelo prima di acciambellarsi nel loro trono. 
Ammetto che con i tappeti è infinitamente più semplice, ma proprio per questo il gusto finale è diverso, meno appagante. Si pulisce e si arrotola uno, si distende al suo posto un altro. Operazione che mi piace, per carità, soprattutto ora, quando mettiamo in letargo la distesa di neve persiana, appena appena cosparsa di delicati ricami di seta azzurra (elegante e raffinata, ma silenziosa, non dà confidenza agli estranei), e salutiamo il ritorno di qualche esemplare caucasico colorato d'autunno, così geometrico, irregolare, forse imperfetto ma proprio per questo con una lunga storia da raccontare. Ma con i quadri è tutta un'altra musica, perchè devi VEDERE con gli occhi della mente quale sarà il risultato, devi SENTIRE con gli orecchi del cuore cosa ti sta dicendo l'opera, perchè sarà lei che ti troverai davanti entrando in casa dopo una giornata passata a parlare di assicurazioni, e non è la stessa cosa se la vedi, piuttosto, aprendo gli occhi al mattino, o uscendo dalla doccia avvolta nella nebbiolina. 
Parete diversa, anima diversa. 
Così va a finire che chi viene a trovarci pensa sempre di vedere cose nuove, e invece sono bene o male sempre le stesse, in posti differenti. Mio marito tira di quei sospironi infiniti, quando comincio a fissare una parete con aria tra il dubbioso e il fantasticante: sa già che deve scendere di sotto in garage e tirar su il trapano, i tasselli e tutte quelle altre strane diavolerie che permettono che la magia continui. Ormai non aspetta neanche che  glielo chieda: mi guarda e capisce, e ogni tanto mi ricorda prosaicamente che a breve sarà necessaria una nuova mano di stucco e pittura. Figuriamoci adesso che sto riscoprendo l'importanza dei vestiti giusti per i quadri! Cambi una cornice e il quadro non sta più bene dov'era, ma proprio per niente, non sembra nemmeno più lui. Altro che cambi d'umore: un quadro con o senza la cornice giusta è come una stanza con la luce accesa oppure spenta. E’ la differenza che passa tra un animale vivo ed uno imbalsamato: la forma è la stessa, ma a uno dei due manca la scintilla. La cornice è la scintilla che dà la vita al quadro. E’ la lampadina accesa. E’ un’orchestra intera che suona all’unisono, dentro la mia testa. E allora via con nuovi buchi, prima o poi comincerò seriamente a valutare l'idea di forare il soffitto, così me li guardo mentre dormo.
Oggi è domenica; una domenica di settembre è un bellissimo giorno per spostare quadri. Per riflettere e discutere di pittura. E di armonia, soprattutto di armonia oggi, perchè ci è cascata addosso all'improvviso, come pioggia, spostando quadri astratti. Perchè uno, superficialmente, può pensare che un quadro astratto non abbia un suo verso, un suo dritto/rovescio, un suo sopra/sotto. A me piacciono tendenzialmente i quadri stretti e lunghi, verticali, ma è evidente che una barca è una barca, mica la poi piantare a testa all'insù. Con l'astratto potrebbe sembrare diverso: ho una tela di Vincenzo Balsamo tutta calda, sprazzi di luce, geometrie incrociate fra di loro come campi di grano e lavanda visti a volo d'uccello. E' nata orizzontale, ma per un po' l'abbiamo tenuta appesa in verticale, perchè mi andava di vederla in una parete che è - appunto - stretta e lunga, la mattina a colazione. Balsamo e fette biscottate. Col risultato che c'era qualcosa che non andava, e per tutta l'estate ogni volta che ci passavo davanti sentivo un pizzicotto dentro. Una sensazione fastidiosa, come uscire a cena con uno che porta la cravatta a righe sopra la camicia a quadretti. O resta in boxer e calzetti corti.
Per non parlare di un lavoro di Emblema, che a me piace, e parecchio anche, alla faccia di tutti i suoi detrattori. Non me ne frega niente se vale tanto o poco, se varrà tanto o poco. Mi piace l'idea che ha rincorso ed alla fine afferrato (la luce che passa attraverso, non scivola sopra), mi piace l'uso del catrame, denso, viscoso, nero, gettato apparentemente in modo casuale su quella superficie eternamente grezza. Ne ho uno, verticale, un Emblema classico, ben detessuto con tutto il suo gioco di catrami sopra, e una riga in centro, orizzontale, forte, rossa di un bel rosso Rothko. Una macchia vitale. Mica avrà un verso una tela detessuta? Una riga rossa sarà pur sempre una riga rossa, sia verticale che orizzontale? Idem come per il Balsamo, l'avevamo girato di novanta gradi: un quadro senza un verso appeso orizzontale ad un muro di biopietra, quelle piastrelle che si applicano con la colla alle pareti e ti fanno l'effetto-sasso, così attraverso la detessitura le vedi. E la sua riga rossa verticale, come una freccia sparata al cielo, o a terra, a seconda dell'umore. Razionalmente mi andava l'idea che stesse lì, ma dentro invece mi stonava da matti. 
Oggi abbiamo ripristinato l'equilibrio naturale dei nostri quadri astratti. E la casa respira. Perchè è pazzesco scoprire l'armonia intrinseca nelle cose, non puoi pretendere di farla girare a modo tuo. L'astrazione vera è difficile da capire e ancor più da fare, è uno step oltre l'albero, la barca, il ritratto della nonna. Ho guardato dei quadri girati di novanta gradi e mi è piombato addosso tutto Kandinskij, che viveva i colori come note, le forme come suoni, e dipingeva intere sinfonie con il pennello, senza che nessuno osasse leggerle al contrario. Sinfonie mute, da ascoltare con gli occhi. Gli ho anche chiesto scusa col pensiero. E' qualcosa che va oltre l'oggettivo: è così e basta. In un senso funziona, nell'altro no. In un senso ti avvolge di cromie come di seta preziosa e morbida, nell'altro te le spara addosso con cattiveria. In un senso canta, nell'altro urla. Non sono riuscita a capire razionalmente come funziona, ma è un dato di fatto: non si può piegare l'arte ai propri umori. Devi tu assecondare i suoi, e lasciarla fare. Improvvisamente scopri che va tutto per il verso giusto.

9 commenti:

  1. ... appunto, il verso giusto. Come leggere tutto d'un fiato i tuoi post dal primo all'ultimo. Ora, visto che la squadra di calcio è già formata, se vuoi posso accomodarmi in panchina, con l'augurio che anche essa si popoli e diventi una panchina lunga. Degna di una grande squadra con molti obiettivi e traguardi ambiziosi.

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    1. Grazie, Roberto.
      Mi hai rincorso tappa dopo tappa (maglia rosa o maglia gialla?), probabilmente mi hai letto "dentro" più di molti altri. Un patto però: lasciamo i traguardi ambiziosi (quelli che io e te, professionalmente, conosciamo bene e - forse - detestiamo cordialmente anche solo a sentirli nominare...) fuori della porta, assieme agli urlatori, a quelli che parlano per slogan, a chi pensa di avere tutte le soluzioni in tasca, a chi si crede sempre più furbo degli altri (magari solamente perchè non si è mai messo ad ascoltarli realmente, gli "altri"). Qui, respiriamo. Ridiamo. Passeggiamo piano. Giochiamo a qualcosa che possa comprendere undici persone, ma anche undicimila, o una persona sola, se ci va così. Oppure stiamo semplicemente in silenzio, a ricaricare le batterie della vita.

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    2. Ciao Paola,
      condivido; allora da parte qualsiasi traguardo ambizioso. Eppure i traguardi (senza aggettivi) fanno parte della vita, almeno della mia sempre. Sara banale? Certo! anche tu ne avevi uno sul blog: 40 giorni. Ho usato la metafora calcistica solo perché, in fondo, se non ci fosse stato un post sull'arte pedatoria con il suo bel commento forse avresti chiuso il tuo blog (forse eh?).
      Roberto
      PS maglia gialla! Senza alcun dubbio.

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    3. Hai ragione, hai ragione... E poi davanti all'accenno bianconero io perdono qualunque cosa.
      Circa l'altro tuo commento, quello che mi hai chiesto di non pubblicare... ero io, sì, accidenti. E se ti imponessi le mani dicendo "dimeeenticaaa" con voce ultraterrena?Sto cercando di corrompere qualcuno ad Orler TV perchè lo brucino definitivamente, e invece continuano a mandarlo, aaargh. Senza scaletta e senza tagli, ribadisco.

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    4. ... cosa dovevo dimenticare? boh ... :-)

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  2. Ciao Mariquita,ho letto al volo questo post ieri sera e mi ha ricordato come un flash quando mia nonna paterna "piombava a casa dei miei" per la gioia di mia mamma e almeno una volta al mese decideva che i quadri andavano "ruotati" ;-)!!La gioia era anche di mio papà e mia perché un paio di volte ci ha fatto spostare un Gignous di notevoli dimensioni che era appeso con un chiodo ad espansione ed invece del solito "triangolino" per appendere i quadri normali aveva un "triangolone" fatto con un cavetto di acciaio che si attaccava in due punti dietro la cornice!!Ti lascio immaginare il traffico per fargli spazio e riempire il vuoto che lasciava :-( !! Quando riuscirò voglio leggere i tuoi post come ha fatto Roberto,non so quando perché qui c'è veramente da combattere giorno per giorno,chi non chiude spesso alleggerisce gli organici e delocalizza,vedi questo esempio:

    http://www3.varesenews.it/lavoro/la-usag-annuncia-80-licenziamenti-271526.html

    Visto che apprezzi ribadisco che scrivi veramente MOLTO MOLTO bene!!
    Un in "bocca al lupo" per tutto ed a prestissimo!!

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    1. Tristissimo, il contenuto del tuo link, ancora una volta succede... Anche qui un mare di lacrime, comunque. Consoliamoci con qualcosa di bello, come i tuoi complimenti :-))
      Circa il percorso ad ostacoli attraverso gli (ad oggi) 188 post, mica abbiamo fretta, vero?! Ti aspettiamo con santa calma: deve essere prima di tutto una pausa di piacere, se anche questo diventa un "dovere" finisce che delocalizziamo anche l'anima...
      Grazie Francesco, in bocca al lupo anche a te.
      P.S. Mi sono arrivati i primi 11 quintali di mobili da ufficio in kit di montaggio! Addio alle mie dolci domeniche di scrittura, per un pochino...

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  3. Quanta vita c'è in questo blog :) Ti abbraccio

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    1. La vita è dappertutto, e tu lo sai bene... Basta solo imparare come tenersela stretta. Ti abbraccio anch'io.

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