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martedì 24 aprile 2012

L'Ora Eterna in una eterna città (ma quanto mi piacciono i chiasmi)

Siamo entrati ufficialmente a far parte del Fans Club di Marcello Scuffi, virtualmente presieduto dal Professor Faccenda, perchè abbiamo prenotato il quinto. Niente treni neanche questa volta, ma un acquerello che è una meraviglia; una delle sue Nature morte (che lui chiama Tavolozze realiste) con i bicchieri dei pennelli, l'uovo, ed il filo rosso che viene giù. E non è un acquerello qualsiasi, pare quasi un dipinto ad olio tanto è intenso, se non fosse che vedi la carta porosa sui bordi. Bellissimo. Per fortuna che gli acquerelli di Marcello costano ancora poco (non ho nemmeno voluto sapere quanto, tanto lo so già che Giuseppe Orler ci tratta sempre bene), perchè non era spesa prevista, ma come avrei potuto ignorarlo? L'ho sentito dire recentemente anche da Basilico a proposito dei tappeti antichi; Davide Basilico ha uno stile di conduzione televisiva estremamente professionale, pacata e tranquilla (con qualche frecciatina ogni tanto - che sta sempre bene - contro i furbetti del guadagno facile, dell'affarone, della bella pensata, e che mi trova sempre perfettamente d'accordo). Non si sgola neanche se lo supplicano, e perchè dovrebbero del resto, lui stesso lo dice: abbiate pazienza, non vi affannate, prima o poi troverete l'esemplare che entrerà in dialogo con voi, così, come se fosse la cosa più naturale del mondo, e capirete che è arrivato il momento di avere un tappeto antico. A me è successo con questo acquerello, uno in mezzo a tanti altri: stava lì, quando ci sono passata davanti mi ha salutato, e ho capito che non ne avevo comprato un altro prima, e nanche i famosi treni (che pure arriveranno, un giorno), solo perchè stavo aspettando lui. O lui me, che poi è la stessa cosa. Ammetto che la cornice del Chiostro del Bramante aiutava la propensione, ma sarebbe successo anche in mezzo alla strada. L'ha capito anche mio marito, ha visto che avevo un qualcosa negli occhi, ha avvertito quel dialogo muto, e ha detto subito: "Lo prendiamo noi, vero?" Gongolava sotto i non-baffi, questa volta non ha neanche dovuto insistere. Ne parlavamo poi, rientrati in albergo prima di prendere sonno: facendo due conti nell'ultimo anno (e direi a spanne anche più in là, fino a Natale) tutto quello che ho guadagnato, tolte le tasse, il mutuo, le bollette, il pane eccetera, l'ho speso da Orler. E poi dicono che i soldi non fanno la felicità: a me la fanno, basta portarli a Giuseppe. Ogni cosa che dalle Gallerie Orler è entrata in casa mia è un pezzetto di felicità, gliel'ho anche scritto lo scorso anno, in un momento di slancio epistolare: se l'arte è una malattia, voi siete la cura.
Non era previsto comprare niente, ma se è per questo non era previsto neanche andare all'inaugurazione della Mostra di Marcello Scuffi "L'Ora Eterna" nel Chiostro del Bramante a Roma, visto che era di giovedì e per me è un po' complicato liberarmi dall'ufficio nei giorni feriali; poi però ogni cosa è andata al suo posto: gli appuntamenti della settimana, gli orari del Frecciargento, il Bed & Breakfast libero a 30 metri dal Chiostro, e ci siamo trovati lì, meditando su quanto è pazzesco il progresso della specie umana. Alla mattina alle 11 ero al lavoro, e neanche sei ore dopo respiravo l'aria della Città Eterna, davanti al Bramante, profumata e vestita di tutto punto (con tanto di tacchi a spillo, che con i sampietrini sono l’ideale, ma nelle valigie fatte di corsa c’è sempre qualcosa che non va...). Penso a secoli addietro, quando un viaggio del genere richiedeva settimane a cavallo, o a piedi, tra pericoli e disagi infiniti, e per una volta il progresso piace tanto anche a me.
Marcello ha scelto per questa esposizione vari quadri dei suoi soggetti tipici e cari (le barche, i treni, il circo) che io ho definito "freddi": tanto colore grigio, colore di ferro, colore di sabbia. E' freddo anche il rosso, in questa serie di quadri, si potrebbero definire quadri invernali. E' strano perchè le marine di Scuffi rappresentano sempre e comunque il mare in inverno (le barche in secca, le reti addormentate, una solitudine aleggiante), ma queste marine qui sono un po' più ghiacciate delle altre. Non sono in assoluto i quadri che preferisco, ma è cosa del tutto soggettiva, evidentemente in questo momento della sua vita Marcello sente di dover comunicare questo, e va bene così. Del resto, se avesse portato dei treni da urlo, non avrei sentito il saluto sussurrato del "mio" acquerello, e sarebbe stato un vero peccato.
A costo di comportarmi come la brava scolaretta che ero alle elementari alle prese con i pensierini, faccio per me stessa una girandola delle emozioni di quel giovedì sera, opere di Scuffi a parte, ovviamente:
- Roma: è sempre Roma. Caotica, pulsante, viva, unica. Non ci abiterei mai, io sono provinciale dentro, la grande città un po' mi spaventa. Ma è sempre bello ritrovarla ogni tanto, e devo dire che questa volta l'ho trovata anche particolarmente pulita ed in ordine, considerando quanto è difficile. E' vero, abbiamo dormito poco o niente per gli schiamazzi, ma fa parte del suo fascino. E' vero, ci siamo persi ritornando indietro dal ristorante, ma vagare per i vicoli tra le botteghe aperte fino a tardi, sentendo frasi in quella tipica calata che sa tanto da telefilm ogni tanto ci vuole, fa sentire distante qualunque preoccupazione legata all'ufficio, alla produzione, ai Clienti.
- Viaggiare in treno: a me piace un sacco, e quindi questa emozione avrà un post tutto suo.
- Il Bed & Breakfast: doveroso, perchè Roma è mostruosamente cara, chi ce la fa a dormire in hotel (e io, mi dispiace, sotto le tre stelle non scendo, non esiste, mi spaventa l'idea di condividere il bagno ai piani con un tedesco peloso); il gestore era un tipo alternativo, quando ho prenotato ho voluto la conferma che fosse davvero vicino al Chiostro, perchè dovevamo andare lì, alla Mostra di un pittore amico nostro. Lui mi ha chiesto se era Mirò. Amico sì, di famiglia.
- I quattro moschettieri toscani schierati fronte camera: Olivi, Faccenda, Scuffi e la graziosissima critica d'arte Elisa Gradi hanno conquistato Bramante, Roma, i romani e me. Dario Olivi, che deve parlare solo stando in piedi per deformazione professionale (come lo capisco! A me succede esattamente il contrario, devo avere la scrivania, altrimenti non metto un concetto dietro l'altro), lui Scuffi l'ha praticamente scoperto, e adesso se mentre parla gli guardi gli occhi vedi che è un po' diviso in due tra la gioia di vederlo finalmente amato da tutti e riconosciuto tra i grandi, ed il dispiacere di doverlo condividere con altri. Giovanni Faccenda (che, per dirla alla toscana, quanto mi garba!) di mestiere fa il critico d'arte perchè è esattamente quello: uno che ama l'arte, che vive d'arte, e si vede da lontano. Uno che se gli vai a dire che hai appena prenotato un acquerello molla lì la gente con cui sta parlando, e viene a vedere quale acquerello, e a farti i complimenti. Uno che quando parla mi trasmette la stessa competenza e piacevolezza di Sgarbi, solo che lui è normale, meno personaggio e più umano, il che è decisamente meglio. Marcello Scuffi è sempre lui, anche se per l'occasione fumava e non avrebbe potuto, visto quello che gli è successo e che ci ha spaventato tutti; mi ha autografato il catalogo scrivendo "con amicizia" (la prima volta, dietro al quadro del circo, mi aveva scritto "con stima", direi che adesso mi sono meritata la tessera del Fans Club). Mi scuso con Elisa Gradi, ma non la conoscevo rispetto ai noti nomi che hanno vergato il catalogo, del resto se non è giovanissima di sicuro lo sembra, e sono certa che ben presto il suo lavoro uscirà dai confini di Toscana e dintorni. Un bel musetto da gattina, stile Carla Bruni pre-botox. Anche lei aveva i tacchi alti come me (tra l'altro aveva bellissime scarpe!), e quando all'uscita dal Chiostro Roma ci ha salutato con un acquazzone solido eravamo le due più imbranate su quelle stramaledette pietre, tanto valeva condividere lo stesso ombrellino, e così è stato: abbiamo saltellato insieme fino ai taxi di Piazza Navona, parlando di Scuffi e di scarpe.
- Stefano da Roma, cognome ignoto. Amico come noi della Vecchiato Arte e come noi appassionato di Rabarama, l'avevamo conosciuto al vernissage dei marmi monumentali, a Firenze. L'ho scritto anche a proposito delle Fiere d'arte: è bello vedere come questa passione comune unisce da Nord a Sud, è come seguire la Juve in trasferta e ritrovare puntualmente gli stessi volti amici. Lui qua giocava in casa, da questo punto di vista deve essere bello vivere a Roma, ogni sera una Mostra diversa, un nuovo evento; lui abita addirittura vicino al Chiostro: ha visto ed è entrato, ci ha riconosciuto lui. Non ha ancora uno Scuffi, ma una marina piccola piccola gli ha fatto l'occhiolino, se son rose fioriranno. Il suo problema è che sua moglie non condivide questa passione e quindi a vedere le Mostre ci va da solo (e senza il libretto degli assegni); infatti lui ci invidia parecchio, e noi siamo consci della fortuna che abbiamo. Chiacchierando gli abbiamo parlato dei prossimi progetti, quando avremo onorato i nostri attuali impegni, e lui ha riso facendoci notare che l'anno scorso, in Giugno, avevamo detto esattamente le stesse parole! E' vero: soldi a Orler, felicità a noi. Non abbiamo figli, non vogliamo essere i più ricchi del cimitero: felici, insieme, oggi. E' semplice.
- Cena tipica romana tutti insieme (in piena tradizione Orler), anche se mai e poi mai assaggerò la coda alla vaccinara, mi fa orrore solo pensarci, e poi tutto quel sugo, non ho perso dieci chili per niente. A mio marito hanno detto: “La dovete assaggiare, dentro c’è la parte dura”; e lui ha risposto serafico: “Certo, quella con cui la bestia scaccia le mosche”. La vaccinara mi sibilava dietro, e così ho pure dimenticato le custodie degli ombrelli in ristorante. Però eravamo a tavola con una coppia bresciana squisita: simpatici ed intelligenti, dai discorsi e dalle parole (anche se preferiscono Sgarbi a Faccenda, glielo lascio con tutto il cuore), matti arte e Orler-dipendenti come noi. Lui addirittura le nasconde i quadri nuovi in cantina, per poterla blandire prima di confessare l’ultima spesa. Lei non credeva che esistesse uno più malato di suo marito, visto che a qualunque ora del giorno o della notte accende la televisione l'ultimo programma visto è sempre e solo Orler TV, ma poi la mia dolce metà ha sciorinato l'intero palinsesto satellitare dei canali d'arte stupendoli con effetti speciali, e si è tranquillizzata. Sarà bello incontrarli ancora, al prossimo Evento Orler.
- Colazione in un posto strano: una caffetteria-libreria, allora esistono! Del resto siamo a Roma, basta immaginare qualcosa perchè possa esistere. Non ho guardato bene perchè c'era un gran viavai, e poi le nostre attenzioni erano concentrate sulla colazione, compresa nel costo della camera e concordata con il B&B: brioche, cappuccino e succo di frutta. Sottolineo "E" succo di frutta, non "O" succo di frutta, come credeva, o pensava di credere, la barista birichina (facciamoci riconoscere sempre da tutti i turisti stranieri al modico costo di un succo di frutta). Io ho un sogno non troppo nascosto, condiviso con la mia amica del viaggio a Marrakech: aprire una sala da tè (con tutti i tè del mondo, i vari modi per degustarlo, gli accostamenti con i dolci eccetera) con angolo libreria, o meglio ancora biblioteca. Libri da leggere lì o da leggere a casa, ma sempre da riportare lì, da condividere con gli altri: un angolo di tranquillità fuori dal mondo, per chiacchierare e ritemprarsi fra un tè e l’altro. E tanti quadri (tutti assicurati). Ci sono ottime probabilità che sogno rimanga, perchè di questi tempi anche solo pensare di aprire un'attività nuova e così stramba è pura follia (soprattutto lasciando un lavoro statale quanto meno sicuro - come lei - o comunque un lavoro che ha ancora entrate decenti - come me), ma i sogni mica costano, per cui continuo a sognare.



P.S. A proposito di sogni. Ho scritto questo post ieri l’altro: una domenica in cui Rafael Nadal solleva per l’ottava-dico-ottava volta consecutiva il trofeo di Montecarlo (battendo – finalmente! – l’iperbarico Nole, per quanto fosse psicologicamente giustificato) e la Juve rifila quattro-dico-quattro pappine alla Roma non può che vedermi in uno stato che rasenta la beatitudine. Ah, quegli 8 secondi del 2004 che su Youtube saltano sempre fuori, con Totti che fa ssst a Tudor e ci fa il gesto di andare a casa: vendetta e ancora sempre tremenda vendetta.    

4 commenti:

  1. Dalle Statistiche vedo che questo post viene letto molto, e quindi ci son tornata sopra per controllare che ci fossero tutti gli accenti al posto giusto... Sembra sciocco, ma dopo due mesi in un altro post ho trovato un articolo indeterminativo maschile apostrofato! Orrore, oltre che figuraccia.
    Comunque approfitto per una chiosa, giusto per ribadire nuovamente che persone sono gli Orler per chi ancora non li conosce come famiglia (tipo Michele, che poi dov'è finito? Michele batti un colpo, ci manchi!): dopo due mesi da quella serata romana, sono rientrata in possesso delle custodie dei due ombrellini!
    Le avevano trovate e prese su: sarà perchè erano in bella vista sul tavolo dove eravamo seduti noi, sarà perchè lo sfigato dell'ombrellino ripiegabile da borsetta non si dimentica (soprattutto se è di un color verdino fastidio), la Giuliana Orler me le ha fatte avere. La Giuliana, che adesso che è nato Sebastiano è a tutti gli effetti la nonna più bella d'Italia.

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  2. Ciao!
    Sono tornato! nell'ultimo periodo ho vagabondato è vero, chiedo venia, (per lavoro, ahimè, ho fatto ping pong tra Italia ed estero). Volevo dirti subito una cosa: mannaggia a te! ;-))) Un petalo alla volta.
    Scuffi. Televisamente lo conosco da anni. Ricordo i siparietti con Olivi da Orler, con Olivi che lo cazziava "tu' sempre modhesto sei...". Ed è stato questo secondo me un limite che vedevo in lui, dicevo non è che Scuffi è il solito artista di galleria, magari piacevole, che viene pompato, un artista di moda, il fuoco di paglia.
    e poi dicevo, cavolo però Scuffi mi sa di qualcosa già visto. mi ricorda Rosai, però anche Carrà, però anche Giotto... e mi chiedevo: ma lui di nuovo cosa ha fatto? e per un pò me ne sono allontanato.
    Un giorno, anni fa, mio padre, pace all'anima sua, a cui avevo trasmesso la passione per l'arte (un figlio che la trasmette, questa è bella!), torna a casa con un misterioso pacco incartato che sapeva tanto di quadro. Lo apro e chi c'è...Scuffi. un piccolo olio, sarà stato un 30x40, che dalla descrizione del tuo acquerello è molto simile. L'uovo, il filo rosso...
    non ero rimasto molto entusiasta, almeno dentro. sì bello, però...e via con le osservazioni di cui sopra.
    Poi scopro il tuo forum. E lì, come il buon Proust con la madeleine, mi è ritornato alla memoria Scuffi. Ho ripreso in mano un libro che avevo su di lui ed è stato come aver riscoperto la figurazione, che avevo sempre bistrattato. Anche se poi, se guardi bene ai quadri di Scuffi, non è solo l'uovo, la persiana, il treno, la marina che vuolo farti vedere. Così ho rivisto i quadri di Scuffi con l'anima e non solo con l'occhio.
    torniamo all'inizio: mannaggia a te! eh sì, alla fine pensa di qua pensa di là, stringi la cinghia massì amen...lo Scuffi ce l'ho anch'io. me ne sono innamorato subito, mi sa che se lo vede Scuffi me lo porta via :-))) scherzo, ma è bello veramente.
    è così, sommando l'altro olio, siamo a due. ma al club degli eletti non ci arrivo, il mio sogno è sempre Schifano, magari lo prendo fra 80 anni, magari non lo prenderò mai, ma uno spazio per lui lo lascerò sempre...
    ciao ciao
    Michele

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    1. Ciao Perla Rara!! Bentornato, anche se sotto sotto lo sentivo che non ci avevi abbandonato... Da tutte le cose che avevi già espresso sin qui si capiva che eri sensibile, la scelta di Scuffi (maturata col tempo, per di più) non fa che confermarlo! Ricordati che Giovanni Faccenda lo dice sempre: i collezionisti di Scuffi sono più intelligenti... (anche di quelli di Schifano) :-)
      Sono strafelice che le mie parole ti abbiano trasmesso qualcosa fino a stringere la cinghia per Marcello, vorrà dire che se mai cambierò lavoro saprò come riciclarmi :-)) Battute a parte, le sintonie che si creano attorno ad un'opera d'arte mi inteneriscono e mi sorprendono ogni volta di più.
      Un P.S. : che meraviglia di espressione hai usato "Un petalo alla volta"! Commovente! Ti secca se prima o poi la uso anch'io (citando la fonte, come precisa sempre Carletto Vanoni...)?...
      Altro P.S. : Guarda che Marcello ormai è lanciatissimo! Fine Settembre esposizione a Fiesole vicino alle opere dei suoi "maestri" (che già tu citi, Carrà, Rosai eccetera), 2013 per certo esposizione a Palermo (o Palazzo Reale o Palazzo Sant'Elia), e ci sono buone basi per qualcosa a Londra! Ormai se fosse un fuoco di paglia avrebbe raso al suolo l'intera fattoria... Fidati! Ma, a parte il futuro, quanto bello è, comunque, nel presente?

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  3. Ciao
    Interessante l'info sull'esposizione a Fiesole. Magari, visto anche l'interesse (altro mio grande interesse) in tema enogastronomico, proporrò alla morosa di farci un salto..

    Ok, solo perchè mi hai chiamato "perla rara" :-))) ti concedo il comodato d'uso gratuito per "un petalo alla volta".
    buon weekend, anche se è solo giovedì...
    Michele

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