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domenica 21 ottobre 2012

Barcollo ma non mollo

Premetto, premetto, ed ancora premetto: io di arte non capisco niente. Nothing. Nada (ho finito le lingue di mia conoscenza). Non è il mio mestiere, non è il mio settore. Però ho gli occhi, e ho un cuore, ed a volte forse è più utile usare quelli.
Ieri sono stata ad ArtVerona, e non vedevo l'ora, scalpitavo da giorni; dopo i mesi estivi iniziano una dietro l'altra, come i bagigi, le Fiere d'Arte, e ce ne sono parecchie che possiamo raggiungere in giornata senza troppi traumi, quindi ce le prenotiamo tutte. Io ovviamente sempre elettrizzata ed al massimo, cosa che non sempre è un bene, perchè me l’aveva spiegato Leopardi già alle scuole medie  che in certi casi il piacere dell’attesa, l’aspettativa stessa, appaga più del momento tanto bramato (e infatti io ci sono andata di Sabato, tanto per sdrammatizzare Giacomo…): è come andare ad un primo appuntamento atteso per settimane, per poi scoprire che a lui puzza l'alito, o non sa usare i congiuntivi, o tifa per il Milan (non necessariamente nell'ordine).
Magari in settimana ci rimuginerò su e mi verranno nuovi pensieri, ma per ora la freschezza dell'immediato mi fa venir fuori questi:
- Fiera semideserta in quanto ad espositori, che tristezza, che brutto segnale, due padiglioni praticamente vuoti, con spazi tra una fila di stands e quella subito a fianco talmente larghi da poterci giocare a calcetto. Lo noti subito già entrando (e fai il paragone con il ricordo degli anni passati), e poi facendo il primo giro ti rendi conto che è ancora peggio, perchè devi levar via tutti quelli che vendono giornali, il banco dei panini, la caffetteria, i ragazzi seduti sull'erba finta che fanno il picnic e tutte le altre performances che vanno benissimo per chi se la tira tanto con le nuove forme d'arte e la libertà d’espressione, ma non per chi va lì a vedere quadri. Certo, c'è sempre il Mazzoleni di turno con cui rinfrancarti lo spirito, perchè ti mette in bella vista quei tre-quattro Fontana, i suoi più bei Mathieu, i De Chirico, gli Afro, azzardo che credo siano sempre gli stessi identici pezzi da due anni di Fiere in qua ma va bene lo stesso, è sempre un bellissimo vedere, anche se parliamo solo di vedere-e-non-toccare, perchè l'uomo della strada (categoria a cui io appartengo) difficilmente ha la possibilità di comprare qualcosina da Mazzoleni.
- I galleristi sono come indemoniati, e li capisco: è inutile fare gli ipocriti, in molti sono ormai in ginocchio. Però cari signori, l’avete pure avuto il periodo di vacche grasse, ed il fatto che adesso tocchi alle magre non vi autorizza a saltare addosso al povero collezionista che passa di là per guardare, per farsi un'idea delle nuove tendenze, per gustarsi un po' gli occhi, magari anche un pochino interessato e non solo tanto rompiscatole. Non vi autorizza ad aggredirlo, non vi autorizza a sentirvi offesi se non compra niente dopo che gli avete dedicato trenta secondi del vostro tempo. Anche il collezionista ha i suoi problemi, e potrei essere sicura che voi per cento Euro in meno da un paio d'anni vi siete assicurati la macchina con una sconosciuta Compagnia on-line senza neanche leggere bene tutte le Condizioni contrattuali, ma erano pur sempre cento Euro in meno (mi sa che ci siamo capiti). Se l'economia non gira per nessuno, avete poco da tenerci il muso. Così facendo ci togliete anche il piacere di avvicinarci, e se cade quello allora davvero vi restano solo i rompiscatole, tipo quel signore che lo scorso anno in Fiera a Padova si passava uno per uno tutti gli stands con richieste assurde di spiegazioni e prezzi, e poiché era ovvio che lo faceva solo per spocchia dopo un po’ i galleristi tendevano ad allontanarlo. Allora questo elemento si è avvicinato a me e mio marito chiedendo se potevamo andare a chiedere per suo conto un determinato prezzo ad un determinato gallerista, ed al nostro rifiuto ci ha apostrofato con sdegno “opportunisti borghesi”. Ma sì, posso anche sentirmi tanto opportunista & borghese se serve per distinguermi da uno pseudo-intellettualoide farneticante e vestito come un contadino della Bassa Padana anni Cinquanta, credo anche con una lieve erre moscia. Io però non stresso i galleristi, e i quadri, quando posso, li compro senza fare tanta scena, una firmetta e via.
- La stragrande maggioranza degli espositori (in entrambi i padiglioni, anche in quello degli "storicizzati"), a parte qualche rarissimo caso, propongono gran giovani promesse, comprensibilmente per carità, visto quanto deve costare riempire uno stand con quadri di un certo peso. Così facendo invece si sta fuori con pochi soldini, o forse sono proprio questi nomi nuovi che tirano fuori i quattrini purchè tu metta in bella vista le loro opere. Sparito Schifano, che l’anno scorso dominava; abbondanza assoluta di Biasi & cinetismo; qualche bel Tozzi - direi anche bellissimo - e qualche Adami di qualità in più rispetto al solito (ma in compenso il “mio” adorato Salvo non è più onnipresente come prima… peccato), e poc’altro. Abbiamo anche affrontato l’argomento in serata, a cena, con un carissimo ed acuto amico “del settore”, che a causa di recenti delusioni ha tirato fuori quel pelino di cattiveria che ancora mancava al suo candore, e sta facendo grandi passi.
Sappiamo bene tutti infatti che molti nomi nelle Fiere non si vedranno MAI, perché sono tipici del mondo dell’arte in televisione, ed il mondo dell’arte che parla all’occhio nero non incontra nè mai incontrerà il mondo dell’arte di Galleria, quello che parla con la stretta di mano (chissà se sarà il mondo dell’arte sul web a diventare il trait d’union tra questi due universi così distanti). Ma certe assenze si notano.
Non dico che la cosa sia negativa in se stessa, visto che tutto sommato parliamo di Fiera e non di Museo (però qualche bel pezzo storico in più male non farebbe, per lo meno ti invoglia a continuare ad andare per Fiere), tuttavia le cose che saltano all'occhio sono principalmente due: intanto costano tutti un botto. E i galleristi non possono pretendere di rimettersi in sesto il bilancio con degli emeriti sconosciuti che fanno opere enormi, così anche con un coefficiente da fame il prezzo è alle stelle. E' come con l'abbigliamento: è chiaro che su un tailleur di Armani il rivenditore non guadagna tantissimo, perchè Armani è Armani, già alla fonte costa; il rivenditore guadagna tanto sulla sottomarca ciofeca (quella che dopo tre lavaggi si autodistrugge) che lui compra a peso in qualche scantinato dai bengalesi. Ma posto che non pretenda di venderla A ME al prezzo di un Armani, perchè non sono mica idiota, la vedo la differenza!
La seconda cosa che mi lascia perplessa in questa nuova ondata di nomi è che ormai con "arte" possiamo comprare di tutto: cose belle e cose meno belle, strane installazioni, tantissima fotografia (onnipresente!), multimateriali (farfalle, pizza bruciata, cannucce, bigliettini, vestiti strappati), arredamento, tutto tranne pittura. La Pittura è la Grande Assente. Cos'è: è diventato troppo difficile? Troppo faticoso? Troppo impegnativo? Troppo poco remunerativo? Certo, meglio spendere i soldi per far fare le etichette "Estintore a Polvere" sopra gli estintori a polvere della Fiera, per evitare che qualcuno chieda quanto costa e chi è l'artista... Io continuavo ad aggirarmi tra molte opere di ARTIGIANATO (alcune anche di pregevole fattura, ma pur sempre artigianato), e mi chiedevo: ma dove sono finiti i QUADRI?
Non voglio assolutamente denigrare nessuno, tanto meno le opere fotografiche, anzi sto addirittura facendo un pensierino serio su Liu Bolin, artista cinese che personalmente trovo interessantissimo, c'è tuttora in corso una sua mostra al Museo Andersen di  Roma che mi continua a tentare tanto, ma ho già fatto Roma-Palermo-Fiesole di fila il mese scorso, ed il budget per gli spostamenti d'arte con pernottamento obbligatorio è terminato fino a fine anno, visto che bene o male anche con il low cost tra mangiare, dormire e viaggetto parliamo pur sempre di 400 Euro a botta... E poi c'è Kandinsky a Pisa, che mi intaccherà per primo il 2013, probabilmente seguito ancora da Roma per Vermeer.
Liu Bolin parte già simpatico perché ha un nome semplice, che si legge esattamente come si scrive, e quindi è facile da ricordare rispetto ai suoi allegri ed impronunciabili colleghi di questo Estremo Oriente che procede con l’acceleratore dell’economia e dell’arte a tavoletta. Se non sapessi che è cinese potrei anche pensarlo da Chioggia! E comunque, ha avuto un'idea spiazzante nella sua semplicità, che è scoccata in un giorno preciso (il 17/11/2005) quando il Villaggio degli Artisti dove lui aveva lo studio fu distrutto e saccheggiato dall’esercito governativo: il mimetizzarsi con il suo ambiente, per fondersi con la sua sofferenza, per scomparire mentre lui scompariva, per piangerne le ceneri diventando anch'esso cenere. O lamiera. O ramo spezzato.
Da qui il passo è stato breve per arrivare a mimetizzarsi e fondersi con tanti altri ambienti, altre storie, altre vite non necessariamente di dolore, perchè il Camaleonte ha scoperto quanto è bella la vecchia Europa con la sua arte e la sua storia gloriosa. Eccolo allora (serio serio, sempre uguale e mai uguale, con quella divisa militare addosso da far sparire, come in un contrappasso dantesco) che occhieggia dagli scavi di Pompei, che appare e scompare dai ponti di Venezia, che scruta il passato delle vie di Roma, che si nutre della nostra bellezza nei Musei e nei Teatri. Un grande, nuovo gioco di ri-conoscenza.
Per la cronaca, lui ha messo l'idea e ci mette la faccia, sono altri che lo dipingono esattamente come lo sfondo su cui va a posizionarsi, e poi clic. Un clic che diventa lungo quanto un intero giorno, con la luce che cambia e ti sballa i toni del colore, o con la pioggia che arriva e ti scombina i piani. Lo trovo arguto, innovativo, globalizzante, quasi commovente.
Ma è una fotografia... E io ho già detto cosa penso della fotografia elevata ad ARTE (vedi post “Ecco una cosa che non so”). A dire il vero nel frattempo qualcosa in me è cambiato, diciamo che se parliamo di “espressioni d’arte” piuttosto che di “arte” e basta, allora mi sta bene anche ampliare le vedute, e ragionare anche di installazioni, foto, video eccetera. Però posto che si ragioni a piramide, cioè immaginando la Grande Piramide di tutte le Espressioni Artistiche con rigorosamente alla base tutte le provocazioni, le installazioni, i video; subito dopo certa fotografia che non è performance, che non è preparata e studiata per inviare un preciso messaggio. Foto belle e basta (non posso togliermi dalla testa che esistono foto belle anche dei giaguari o dei pinguini).
Dopo ancora (e man mano che si sale la dimensione della piramide si restringe, c’è meno spazio, non è da tutti) le cannucce o le farfalle; dopo ancora, per me, la fotografia “pensata”. Ma solo verso la cima c’è la pittura dipinta, ed attenzione che al vertice di una piramide lo spazio è assai ridotto, non li metterei tutti insieme, perché c’è chi dipinge con la bomboletta e fa venti opere al giorno, e c’è chi dipinge con l’anima e fa trenta quadri l’anno. Il vertice è per pochi. La Piramide è una per tutti, ma qualcuno sta parecchio sopra alla base.
E tutto sommato questa esemplificazione della Piramide che mi è venuta così dal niente mi piace proprio anche per i critici d’arte, così potrebbero finirla di insultarsi a vicenda più o meno apertamente: vanno bene tutti, tutti si occupano di “espressioni artistiche”, certo che chi si occupa di chi sta alla base non potrà essere lo stesso che si occupa di chi sta al vertice. Il vertice, la somma espressione, è molto, molto difficile per tutti, per chi lo occupa e per chi ne parla.  
Del mio, dopo una, cento, mille fotografie, vorrei poter vedere un quadro "vero". Vorrei vedere gli eredi di Scanavino (che c'era), di Dova (uno solo, nascosto), di Sironi (pochi, ma uno mi bastava per tutti). Invece, purtroppo, niente. Niente pittura vera, niente maestria che lasci il segno negli occhi e nel cuore. Niente, nothing, nada. Esattamente come quello che io so di arte, a quanto pare. 

5 commenti:

  1. Ciao Paola
    un altro post "cibo per la mente", che fa sicuramente riflettere.
    Mi trovo anch'io disorientato nel vedere l'offerta del mercato. Non capirò anch'io rien (aggiungo una lingua :-), ma io non riesco ad apprezzare un'installazione, una fotografia... sarò vecchio dentro, sarò una mummia, dite quello che volete, ma per me l'arte non può non essere pittura, che sia astratta o figurativa non mi interessa (apprezzo artisti di entrambi i generi). Non dico che a me piace il ruscelletto dipinto bene che sembra vero, anzi... credo dopo 15 anni che seguo l'arte, un minimo di conoscenza l'abbia creata, anche avendo avuto la possibilità di visitare moltissimi musei di importanza internazionale. solo che, non c'è niente da fare, questi artisti del presente/ futuro non mi suscitano le emozioni che provo di fronte a pittori come kirchner, picasso, matisse, giorgione, goya, caravaggio... i grandi artisti, anzi i veri artisti secondo me.
    è ovvio che dietro l'ascesa dei prezzi a livelli di milioni di molti artisti che a me lasciano basito ci sono i grandi mercanti americani (e ora cinesi), che hanno spinto in alto le quotazioni degli artisti delle loro scuderie e visto che ormai conta sempre meno la storia, il pensiero, quelli sono stati imposti come gli artisti del presente e del futuro. qualcuno che era/ è diventato opinion maker aveva queste idee e le ha fatte diventare idee della massa, mettendo in disparte o peggio tacciando di "vecchio" i maestri del passato. mi viene in mente una puntata di report anni fa che parlava del declino della moda italiana. ricordo come, specie a milano, eravamo l'eccellenza anche nel campo di quello che girava intorno alla moda, come la fotografia applicata. un giorno qualche madame di parigi, opinion maker, decide che non è più cool lasciare a milano questo settore e da allora ciao ciao, milano entra in forte declino in questo ambito (tranne le note perle di eccellenza...).
    nel mondo dell'arte di oggi secondo me bisogna essere molto bravi a non farsi "stuprare" intellettualmente (perdonatemi la crudezza). voglio dire, nel mondo dell'arte è difficilissimo riuscire a ragionare con la propria testa, non farsi influenzare dai messaggi del mercato, che sono tanti, continui e spesso si spacciano per cultura. per cui apprezzo chi, come me, si sente un pò, a volte, escluso dal pensiero comune, spesso rinchiuso nella banalità di apprezzare un'artista solo perchè qualcun altro dice di apprezzarlo.
    preciso che non voglio essere nè il saccente nè lo snob di turno, caratteristiche ben lontane da me. esprimo solo un mio malessere... che comunque mi fa dormire la notte, per carità
    :-)))
    ciao!
    Michele

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    1. Che dire di più Michele? Io ho buttato un sasso, tu tutta la cava... ma a santa ragione! Però dimmi la verità: TU NON HAI TRENT'ANNI. Non ci credo più!
      P.S. Anch'io dormo molto bene la notte, tra il muro con due Scuffi "d'acqua" e quello con un Pedretti 200 x 140, e senza estintori a polvere... non potrebbe essere altrimenti...

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  2. è vero non ne ho 30, ne ho 29...
    ciao!!!
    Michele

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  3. Ci collocheresti il cinema nella tua piramide?

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    1. Beh, nel momento stesso in cui ammetto come "espressione d'arte" le installazioni, i video, la fotografia, direi che il cinema ci entra di diritto (come ci entrano di diritto la musica e la danza, ad esempio). Beninteso: CERTO cinema, quello che trasmette un messaggio, quello che fa riflettere, quello che genera emozione (nasca essa dalla parola o dall'immagine), quello che troppo spesso è violentato da pura spazzatura. Io tuttavia resto una talebana dell'arte, per me ai piani alti sempre e solo la sacra triade pittura-scultura-architettura... ed anche lì in mezzo sarei parecchio rigorosa!

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