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lunedì 1 ottobre 2012

Six weeks ago (psicologia sotto un lenzuolo matrimoniale)

Uno dei vantaggi che ho nell'essermi sposata relativamente tardi, o comunque non giovanissima, è che dormo con un Vecchio Saggio. La domenica mattina ho la psicanalisi gratis, i consigli del Capo Indiano, e senza la seccatura di dover dormire in un teepee.
Nella mia vita affettiva di coppia non ho avuto tutte queste esperienze, giusto tre fidanzati in croce, storie importanti ed abbastanza lunghe, anzi veramente due morosi "ufficiali" e uno non ufficiale, visto che era sposato e - come capita sempre - alla fine dei tormenti l'ha lasciata per un'altra che non ero io (la str/za, non ha neanche dovuto insistere, le avevo già preparato la strada durante quattro lunghi anni, tuttavia c'è da dire che - ops! - è rimasta accidentalmente incinta di chi aveva scoperto in sè tutto d'un colpo uno smodato istinto paterno, e su questo piano per me diventava concorrenza sleale). Già, quello era il Grande Amore della mia vita, passato il quale è arrivato, come un dono dal cielo, l'Astuto Sciamano.
Mio marito invece, complice il fatto che Paperino non è alto, col ciuffo moro e l'occhio assassino, ed avendo quindi sviluppato presto altre doti estremamente più interessanti, ha per certo avuto un'esperienza di vita molto più lunga e divertente della mia: morose, sorelle delle morose, amiche delle morose, sorelle degli amici, morose degli amici, credo anche un paio di ragazze-madri. Insomma, quando c'è da dare un consiglio di vita alle donne e sulle donne, magari non su basi scientifiche ma per certo sociologicamente pratiche, l'esperto è lui.
Ho ancora nelle orecchie il suo dogma ricorrente, al tempo delle mie metafisiche frequentazioni con la Persona-Che-Ho-Dimenticato (In-Attesa-Del-Tir): "Quando una cosa sembra troppo bella per essere vera, solitamente è perchè, in effetti, non lo è". Neanche a farlo apposta, potevo sottoscriverlo col sangue senza problemi già all'epoca, invece che rimetterci il sonno.
Anche in questi giorni mi sente che non dormo bene, mi giro e mi rigiro in preda a chissà quali pensieri, dormirgli praticamente appiccicata (cosa che di solito mi mette in uno stato di onirica beatitudine) non sortisce alcun effetto se non quello di farlo sudare a vuoto, ed allora una domenica mattina (anzi, no, era un sabato) ha buttato lì la psicanalisi come niente fosse e mi ha dato uno spunto interessante su cui ragionare.
Come sempre, in fondo, basta parlare ad alta voce per avere dei punti di vista inattesi, che poi è quello che ti fanno fare tutti i medici della psiche (a parte la prescrizione dei farmaci, quella possono farla solo loro); nessuno ti dà la soluzione magica, anzi il più delle volte sono cose che sai perfettamente anche da solo, ma rifiuti di ragionarci sopra. Parlando di te stesso a te stesso non SPIEGHI le cose, non ci rifletti (soprattutto quando non sono piacevoli da accettare), le mugugni e passi oltre perchè già le sai, trattandosi appunto di COSE TUE. Il fatto di essere costretto a parlarne con una terza persona quanto meno ti costringe a mettere in ordine le idee per poterle esprimere, ad infilare i concetti uno dietro l'altro, ad essere chiaro e lucido, con il risultato che quando finisci di parlare sai già cosa è giusto fare, anche se ti secca, ed il dottore in realtà non ha fatto un tubo, tranne costringerti ad aprire gli occhi ed accettarlo. Il che a volte può valere l’intera parcella.
Un po' come ho fatto io in questi mesi con la scrittura: mi sono obbligata a mettere le idee una dietro l'altra finchè non ho capito. Con mio marito è uguale. Il punto della questione era il fatto che io tendo ad essere emozionalmente "troppa", sono sempre al duecentocinquanta percento, mi butto nelle cose che faccio anima e corpo fino allo sfinimento, sia che si tratti di impegni di lavoro sia di rapporti personali. Il risultato è che, il più delle volte, le persone si allontanano, poichè a questo mio assoluto lanciarmi cerco di unire anche un minimo di spessore - non mi metterò certo adesso a fare la finta modesta - e divento un filino impegnativa. Non sono seria, sono troppo seria. Non sono affettuosa, sono troppo affettuosa. Non sono vera, sono troppo vera. Felicità estrema e lacrime profonde (più o meno, dipinta così potrei sembrare una pazza, ma in realtà sono solo una che vive molto in profondità ogni cosa che fa, ed ama trasmetterlo).  
Il punto è: perchè sono così. Da cosa deriva questa mia "troppa" me. Perchè cerco che ogni persona che incontro sia appagata, felice ed al massimo. Il mio Vecchio Saggio mi ha dato un'interpretazione inusuale, che sulle prime ho rifiutato e che mi ha fatto anche arrabbiare, ma come in tutte le cose - quando ti calmi e ci pensi su - non era poi così assurda. Adesso la scrivo e voglio vedere se scritta mi fa un effetto diverso che ascoltata.
Lui dice che dipende tutto dal fatto che non ho avuto figli, ed è pazzesco che venga proprio da lui, che palesemente non ne voleva; ci ho messo anni, difficili anni in cui ho lavorato a lungo mentalmente su me stessa, per cavarmi dal cuore questo sasso della maternità, e adesso mi ci ritrovo impantanata di nuovo per spiegare il mio modo di essere! Dice lui, che ha sempre avuto un infinito ed arcano rapporto di amore/odio con l'universo femminile, che le donne sono decisamente più sensibili, più interessanti, più profonde, più piene di emozione e più PREDISPOSTE all'emozione dei maschi (questo in generale, ovviamente, poi c'è sempre l'eccezione che conferma la regola, ma in genere è così). Le donne si lasciano emozionare facilmente, vivono di emozioni, si NUTRONO di esse. Sono pronte al dolore ed alla gioia, al sacrificio ed allo stupore, in modo più immediato ed intimo dei maschi. Tendenzialmente sono piene di BENE, un bene che si concretizza nei figli.
Quando nasce il figlio la donna cambia, perchè è il ciclo della vita, hai un essere umano che ti è cresciuto dentro alla pancia e poi è uscito da te, parte di te, per sempre. Su questo nuovo essere umano lei riversa tutta se stessa, tutto il suo saper dare emozione, potrei dire tutto l'"amore" ma sarebbe semplicistico e riduttivo, preferisco parlare di BENE, perchè con "bene" comprendo tutto ed oltre. Spesso qualunque altra persona sparisce, marito compreso, che da quel momento in poi sarà solo una gradevole e simpatica presenza corollaria. Ci sono donne che si prosciugano per i figli, non sono più in grado di provare niente perchè tutta la loro anima è per loro. Anche se non tutte arrivano a questo punto, sicuramente per la maggior parte di esse siamo davanti ad una ventina, o trentina d'anni, in cui la loro mente ed il loro cuore non si butteranno mai più a capofitto nel lavoro, o negli impegni sociali, o nell'amicizia, o in qualunque cosa PRIMA avesse la loro piena attenzione, perchè la piena attenzione è solo sui figli. Le madri continuano, ovviamente, a vivere come prima, ma nutrendosi meno l'anima, e dando molto meno di sè a tutti, trascurando molto.
Secondo il mio Personal Guru, alcune di noi addirittura inacidiscono per effetto di questo prosciugamento, come yogurt scaduti, come una versione 2.0 delle zitelle ottocentesche; e ciò si nota nell'accanimento che mettono, in caso di inevitabile divorzio, per distruggere la persona che una volta, per una volta almeno, avevano detto che avrebbero amato per sempre.
Tant'è che mio marito trova estremamente più interessanti, tra le signore, quelle senza figli o con figli già grandi, ormai fuori di casa, quasi che l'assenza dei figli liberasse loro la mente, pronta per essere nuovamente riempita d'altro, come una seconda giovinezza mentale ed ormonale (di nuovo donne e basta, solo per il gusto di esserlo). Del resto è tutta una questione di ormoni, dalla gravidanza in poi; sarà per questo che la splendida morettina che sta al piano terra del condominio dove abito, corpo da favola ricoperto di tatuaggi terrificanti, che si è sposata l'anno scorso e adesso aspetta due gemelli, ha smesso di ascoltare i Linkin’ Park e mi manda su a manetta con le finestre spalancate le più vecchie lagne di Max Pezzali e gli 883 (insieme ad inequivocabili effluvi dolciastri).
E' ancestrale, è genetico, è ormonale, è la vita, è così e basta.
Io invece non ho avuto figli; tuttavia non faccio parte della categoria che non ne voleva fin da bambina, che ne rifiutava l'idea, e di conseguenza finisce per trovare un'alternativa mentale: come noto, io non ho potuto. Secondo mio marito quindi sono piena di tutta questa infinita energia ancestrale, questa potenza femminile, tutto questo "bene" pronto per essere dato, e che ovviamente riverso su tutto ciò che tocco: amici, lavoro, casa, colleghi, su di lui per primo. Il mio senso di protezione nei suoi confronti è, agli occhi del mondo esterno, buffo ed anomalo: vorrei proteggerlo da qualunque negatività, dal dolore, dalla fragilità, dalle preoccupazioni, dalle odiose malelingue, dalle "cose brutte", per dirla in modo volutamente infantile. Ma mi capita anche con gli amici più cari, non importa se uomini o donne: mi avanza un sacco di bene da travasare, e senza che a lui ne manchi mai una goccia. Bene che io incanalo, all'occorrenza, in impegno maniacale nelle cose che faccio, al lavoro e a casa, oppure in ricerca ossessiva del bello e del talento (non immaginavo che le mie lotte in difesa della bellezza nel mondo potessero dipendere da questo, ma guarda te!), oppure proprio in "bene" in se stesso, senza orpelli, dato a mani piene alle persone a cui tengo. Solo che ne do troppo, e quelle si spaventano: è come se uno mi chiedesse un bicchier d'acqua, e io gli aprissi in faccia un idrante. Se non se l'aspetta, gli resta lo stesso la sete, e mi fa anche un colpo.
Il Sagace Asceta, devo precisare, non si preoccupa tanto di questo mio "essere" così da lui dipinto (che tutto sommato apprezza, perchè siamo molto simili, entrambi per un'amicizia siamo pronti a sacrifici estremi, è già successo in un passato più o meno recente ad entrambi e per certo ancora – dovesse esserci l’occasione - succederà), quanto delle conseguenze che può avere per me, perchè lo vede che a volte sto male. Mi arrabbio se non riesco a cambiare il mondo intero. Soffro se so che un amico soffre, ma in modo esagerato, probabilmente sciocco. E mi intestardisco fino allo sfinimento su ogni battaglia, anche quando il risultato non dipende da me (lo ammetto, questo è da stupidi). Il suo obiettivo è, fatta la diagnosi mattutina, che io riesca a guarirmi da sola in qualche modo, o per lo meno a smussarmi, per evitare di sbattere in piena faccia tutte le volte.
Posso anche essere d'accordo, in un certo qual modo, sulla sua interpretazione; ma non ho la più pallida idea di come venirne fuori. Io sono fatta così, da troppo tempo. Ed ho tutta questa carica dentro, questa valanga emozionale, che si autoalimenta in continuazione, come una cometa che brucia nell'orbita del pianeta che incontra di volta in volta nel suo viaggio. Non posso farci niente, a parte cercare di circondarmi di gente che non mi consideri pazza e che apprezzi il fatto che ho tanto da dare, tante attenzioni, tante premure. Probabilmente continuerò a sbatterla, la faccia, e con molta gente, ma se lo faccio conscia che è perchè mi avanza un chilo e mezzo di bene da inviare, farà sempre meno male che sbatterla per rabbia, disprezzo od odio.

Dedicata a N. e a tutti coloro che mi entrano nel cuore:

Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie
dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via
dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo
dai fallimenti che per tua natura normalmente attirerai.
Ti solleverò dai dolori e dai tuoi sbalzi d'umore
dalle ossessioni delle tue manie.
Supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
E guarirai da tutte le malattie
perchè sei un essere speciale ed io avrò cura di te.

Vagavo per i campi del Tennessee
(come vi ero arrivato, chissà),
non hai fiori bianchi per me?
Più veloci di aquile i miei sogni attraversano il mare.

Ti porterò soprattutto il silenzio e la pazienza,
percorreremo insieme le vie che portano all'essenza.
I profumi d'amore inebrieranno i nostri corpi,
la bonaccia d'Agosto non calmerà i nostri sensi.
Tesserò i tuoi capelli come trame d'un canto,
conosco le leggi del mondo e te ne farò dono.
Supererò le correnti gravitazionali
lo spazio e la luce per non farti invecchiare.
Ti salverò da ogni malinconia
perchè sei un essere speciale ed io avrò cura di te.

Io sì, che avrò cura di te.

(La Cura - Franco Battiato)

4 commenti:

  1. Venirne fuori? Puoi benissimo starci dentro!

    "Max Pezzali e gli 883 (insieme ad inequivocabili effluvi dolciastri).
    E' ancestrale, è genetico, è ormonale, è la vita, è così e basta" cit.

    E no, non mi sta bene. I geni non c'entrano. Qui c'è qualcosa di diabolico!

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    1. E la vedessi pure, quanto bella è! Sì, sicuramente in lei c'è qualcosa degno di essere studiato a fondo, da uno psichiatra o da un esorcista, a scelta... :-)

      Circa il mio fuori e/o dentro, direi che è la vita che sceglie per me, come per tutti, del resto. Alla fine sarò un po' suonata come un pugile, ma mi rialzo sempre!

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  2. ... e qui oltre a scivolare sul consueto specchio ora ho l'impressione di aver inforcato un bel paio di occhialini 3D.
    Appunto, perchè uscirne?!
    Me lo son chiesto, ed ho smesso di chiedermelo molto molto tempo fa. Consentimi una citazione, che poi è la risposta che io mi son dato:
    Find what you love and let it kill you (C. Bukowski)

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    1. O ancora:
      "Vivere nei cuori che lasciamo dietro di noi non è morire" (Thomas Campbell)

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