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giovedì 1 agosto 2013

Caos

Continuo a filare dietro al post precedente, alla storia degli Imprevisti da gestire oggi. Io, attaccata come sono non tanto al domani quanto addirittura al "ieri". Ci filo dietro talmente tanto da interrompere la tradizione del "mai postare in Agosto".
L'imprevisto/macigno del mio collaboratore assassino alla fine mi ha portato ad una decisione importante quanto pesante: cambierò ufficio. A breve, brevissimo. Ma non è solo causa sua, in fondo lui è stato solo la ciliegina sulla torta di m/da, continuare a parlare di lui equivale a dare importanza ad una persona che non ne ha, una persona meschina ed inutile, quindi cercherò di farlo il meno possibile, perchè non lo merita, non merita nemmeno i ricordi. L'oblio, ecco la peggior punizione che riservo a chi tradisce la mia fiducia. Altro non serve.
E' l'intero periodo che fa orrore. Indagini approfondite delle Camere di Commercio dicono che il Triveneto è tra le zone più colpite dalla crisi, senza darsi una spiegazione che qui è lampante anche per i bambini dell'asilo: non c'è gran crisi in zone dove la stragrande maggioranza delle famiglie è composta da dipendenti statali. O, per lo meno, senza voler fare demagogia, ce n'è di più dove c'è almeno una Partita IVA ogni due famiglie.
Il mio trasloco però non è solo una questione schifosamente economica, per quanto l'ottica di risparmio dei costi abbia il suo bel peso, visto che non parliamo di cifrette (con quello che risparmierò tra affitto e spese condominiali mi esce lo stipendio di un paio delle Mie Ragazze). Lo sto vivendo come il classico taglio di capelli che fai quando ti ha mollato il fidanzato, o lo vuoi mollare tu e cerchi solo di girare pagina; è così tipicamente femminile! Uno dei pochissimi atteggiamenti "da donna" che ho anch'io, si vede che su certe cose noi andiamo tutte a istinto: tre drastici tagli di capelli nella mia vita, più un paio di cambi di colore (uno era un terrificante rosso fuoco). I tagli per i fidanzati ufficiali, il colore per i non ufficiali. Quando, qualche anno fa, ho lievemente modificato la pettinatura giusto perchè mi andava di avere la frangetta, mio marito mi ha chiesto se c'era qualcosa di cui doveva preoccuparsi.
Con l'ufficio è uguale: ormai ci sono dentro troppi ricordi, cominciano a starci stretti, bisogna lasciarli liberi. Ho cominciato a lavorare qui, proprio qui dentro, fresca di Laurea, e avevo come titolari due Agenti che - come tipico del nostro settore - litigavano e si sbecchettavano costantemente come ragazzini delle elementari. Poi ne è rimasto uno solo, e poi - dopo una parentesi altrove - sono tornata a rilevare tutto io.
Un ufficio grande, un ufficio storico. Perchè è stato il primo, ed era l'unico qui nella mia città, quando ancora la nostra gloriosa mandante aveva la sede a Firenze e non era ancora cominciata la lunga, penosa trafila dei passaggi di mano; una Agenzia sola c'era, ed era questa. Affacciata proprio dietro la piazza, in una zona che era tra le più signorili e piene di vita, di giorno e di sera, ed ora invece andrebbe ripulita con gli idranti (o i lanciafiamme, a scelta). Il cuore del commercio si sposta, in un'altra zona commerciale nuovissima, pulitissima, ordinatissima, e infatti tutti lì ci ritroveremo, mentre la vecchia città, la città che era "nostra", muore abbandonata. Non per fare polemica (oppure sì), vorrei capire perchè certe amministrazioni comunali diciamo un po' troppo "permissive" (per usare un eufemismo) poi non se li portano a dormire sotto le case loro o gli uffici loro, tutti questi signori che mi tocca scavalcare prima di aprire la porta. Loro e le loro bottiglie di birra, vuote o piene, intere o a pezzi.
Ma non è solo quello che sta fuori dell'ufficio, è ancora e più quello che ci sta dentro. Le risate, le aspettative, le riunioni, le ore di stanchezza, di duro lavoro e di emozione per i tanti passi avanti, la rabbia per qualche passo indietro, i traguardi, la stima. Queste mura mi hanno visto formare una specie di famiglia che si è sgretolata, e se c'è una nuova famiglia, se c'è un punto a capo, ci vogliono mura nuove. Piccole, pulite, da riscrivere completamente, piene di quadri vecchi e nuovi, con qualcosa di prezioso e segreto in più.
Se penso adesso al fatto che tra tre mesi dovrò traslocare il contenuto di un ufficio che è qui da quarant'anni, e dovrò farlo senza interrompere il servizio di apertura, senza poter affiggere cartelli del tipo "Ma tu vuoi davvero bloccarmi il trasloco perchè hai comprato un motorino?", mi prende male. Già solo per le linee telefoniche ed i computer mi si strozza l’esofago. E allora io non ci penso. Gestione del Caos! A tempo debito le cose si faranno, e bene. La decisione di cambiare è stata ieri, il trasloco sarà domani. Oggi penso all'oggi, attimo sospeso in un tempo senza impegni, ore estive fatte solo di sogni; è follia? Forse, per certo è un filino di incoscienza. Ma non me ne frega niente, arrivi ad un momento della vita in cui è ora di smettere di preoccuparsi per quello che potrà succedere, perchè hai già visto che se lasci la briglia sciolta alla vita stessa, tutto sommato, ti fa sorprese piacevoli. E mica solo sul lavoro, mica solo in ufficio. Ho conosciuto persone, in questo mezzo Duemilatredici, ancora genuine nel loro essere comunque di spessore, che mai avrei neanche lontanamente immaginato, e ho scoperto che lasciarsi sconvolgere la vita senza opporre troppa resistenza è estremamente gradevole. Persone di cui fidarsi. Persone che ti fanno stare bene solo perché esistono. Perché ti parlano, ti consigliano, ti coccolano.
Se rileggo il mio post di esattamente un anno fa (il traguardo dei cento, l'ultimo prima della pausa agostana) io sorrido, perchè ci sono, e sempre ancora ci saranno, dopo un’estate nuova, nuove Mostre di Armodio e di Scuffi da visitare, mentre tutto intorno mi cambia, in questo susseguirsi di porte che si chiudono, e di portoni che si spalancano. Ci sono persone che sembrano fatte apposta per entrarti dritte dritte nel cuore, per riscaldarlo, per avvolgerlo, per proteggerlo (e se ti sembra di avvertire sulla pelle la sensazione che vogliano uscirne fuori, magari perchè è proprio il tuo cuore ad essere troppo stretto per loro, o forse solo perchè è un pochino spaventato, ti fa male). Domani non mi interessa. Voglio oggi.

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