"Si dice che ogni persona è un'isola e non è vero,
ogni persona è un silenzio,
questo sì, un silenzio,
ciascuna con il proprio silenzio,
ciascuna con il silenzio che è"
J. Saramago
Mi piace interrogarmi, spesso, sui legami fra le persone. Su cosa sia quel qualcosa che rende speciale una determinata amicizia, un amore duraturo, un sodalizio professionale.
E, anche, se sia più facile (più bello, più semplice) farli durare, certi legami, quando si è molto simili - così da condividere ogni momento importante con la stessa intensità - piuttosto che molto diversi - così da trasformare ogni giornata in confronto ed arricchimento reciproco. Osservo le persone, e cerco spunti di riflessione.
Mi è successo anche quando ho incontrato Franco Ristori, e tramite lui ho presto conosciuto (è tappa obbligatoria, come il rifugio per chi percorre un sentiero montano) Claudio Cionini; poichè la Bottega Ristori è ricolma delle tavole crettate di Claudio, di ogni dimensione, e nelle pennellate di Claudio - nei suoi vasti cieli, nei suoi spazi di madreperla - rivedo molti sguardi di Franco, molti sogni, molte sue esortazioni, ed un'infinità di racconti di vita vissuta.
Sarebbe decisamente semplicistico etichettarli entrambi come "toscani" (quand'anche geograficamente corretto per chiunque - come la sottoscritta - provenga da un'altra regione, per giunta non confinante), non foss'altro perchè vivono e trasudano gli umori, i sapori, le storie antiche del territorio di due province totalmente diverse, direi a tratti contrapposte, e probabilmente l'accostamento non farebbe piacere a nessuno dei due. Anche nel mio Veneto, d'altronde, i "confini d'anima" tra le sette province sono rigidissimi e invalicabili.
Scavando un po' più a fondo, e convinta che ciò che ha tenuto uniti per anni un giovane pittore piombinese e un accigliato Maestro artigiano di Firenze fosse comunque una sottile somiglianza e non una lampante diversità, mi sono resa conto di questo: sono entrambi uomini che parlano poco e amano molto.
Timido e schivo Claudio Cionini, mi lascia sempre il delicato sospetto se quella barba appena accennata (così incerto, nel lasciarla libera o nel respingerla) serva il più delle volte a nascondere le guance fattesi improvvisamente purpuree davanti ai complimenti che, sempre, i suoi lavori suscitano. Perchè è così, si badi bene: la sua è pittura che strappa sempre l'emozione, il plauso unanime, l'interesse vivo dell'addetto ai lavori come dell'anonimo passante che si ferma per attendere l'autobus, e poi lo perde, quell'autobus, con il respiro a mezz'aria e lo sguardo rapito nel groviglio lineare, nel luminoso baluginio dei tetti di New York. O negli squarci rosa di Londra. O nell'umidità di una pioggia berlinese: alla fermata di Via Gianni in Firenze l'autobus si aspetta sempre di spalle, del resto. Il viso sprofonda in quella vetrina, oltre la quale c'è solo poesia. Anche tra i fruitori del trasporto pubblico di Firenze, ne sono assolutamente sicura, si creano legami invisibili, tra chi si attarda per un ultimo, fuggevole saluto ad una lieve Parigi, alle sue colature di grigio, alle sue nubi gonfie imbrigliate tra gli edifici storici, alle sue auto appena accennate, pennellate irriconoscibili di solo movimento, modernità di metallo che trattiene il fiato, anch'essa, davanti al silenzio del marmo.
Parla davvero poco, e fa fatica a raccontarsi, Cionini, anche se incalzato da chi vorrebbe conoscere la sua storia di artista così giovane eppure così talentuoso, con un vissuto di Mostre di peso, presente in collezioni importanti, anche di luoghi istituzionali prestigiosi. Da chi vorrebbe sapere da dove nasce questa attrazione così violenta per la fabbrica prima, e la città subito dopo, e non "la Città" in generale, ma specifiche città, metropoli, di continenti diversi. Vere, individuabili, reali sebbene filtrate attraverso attimi improvvisi di Claudio, perchè lui ama travasarsi, quasi liquefarsi in quelle strade, nei palazzi, che diventano essi stessi persone.
Ecco l'amore: l'amore di Cionini per la pittura in sè, che diventa bisogno di trasferire nel disegno e nei colori, sulle tavole, nel gesto, ciò che egli non vuole spiegare a voce, perchè la parola darebbe a tutto solamente un senso, e non i due, tre, quattro sensi che invadono tramite, appunto, la pittura. A cominciare dal tatto, con le dita che possono sentire la preparazione della tavola, gli strati di colore, l'alternanza dei coaguli come passaggi pedonali.
L'amore per la ruggine delle fabbriche, per la loro anima scura e celata, per quelle solitarie architetture spezzate, che rappresentano una parte del suo passato, e comunque testimoniano il legame con la sua terra d'origine, un legame di viscera, un cordone ombelicale che non si taglia neanche quando prendi il volo per l'Altrove.
L'amore per quelle città europee, australiane, americane, ciascuna delle quali ha rappresentato per lui un punto di partenza e, contemporaneamente, un punto d'arrivo.
L'amore per Edith, compagna di vita, anch'ella persona dagli sguardi densi, che chiude il suo cerchio in una Berlino sospesa nel tempo.
Franco Ristori incontra Claudio Cionini per la prima volta nel 2005, nell'ambito dell'iniziativa benefica "Colazione da Ristori", da lui organizzata nel cuore della sua Bottega, e lo sente, lo sceglie in mezzo a cinquantacinque pittori. Vede l'"oltre" in un ventisettenne che ha ancora l'Accademia nelle dita. Da quel momento diventa il suo mentore, guidandolo, tracciando un solco da seguire per incanalare talento e passione affinchè non vadano sprecati, ma maturino lentamente, come frutta al sole. Non troppo presto, per evitare la puntura dell'acerbo, nè tardi, quando il succo ormai cede, ed evapora. Franco Ristori sa bene come gestire talento e passione perchè egli stesso li incarna, silenziosamente, a Firenze, da quasi cinquant'anni. Uno degli ultimi, forse l'ultimo vero Artigiano nel senso più squisitamente profondo del termine, che trae l'etimo da Artes: le arti. Non è solo produzione manuale: è creazione, è sperimentazione. E' studio di forme, materiali e colori, da adattare di volta in volta, da cucire addosso, come un vestito alla pelle, alle curve, al calore, sulle vene. Tutto questo senza sprecare fiato, senza orpelli, senza quei titoli onorifici o accademici che, normalmente, per la gente comune rappresentano il termine di un percorso di studi. Il percorso di Franco Ristori - che uomo comune non è, e non sarà mai - è fatto per non finire: sta tutto nell'abilità dei suoi occhi, nel vedere prima degli altri come un manufatto prenderà forma, e delle sue mani, per una realizzazione perfetta. Uno dopo l'altro, dopo l'altro.
Amore senza freni, totalizzante, anche il suo, per una vita di lavoro spesso duro, ma che lo porta con umiltà ad avvicinarsi ai più Grandi, a tenere fra le mani Picasso, Schiele, De Chirico, Munch, Balla, Carrà, Sironi, a studiarli, per trasferire i loro segreti, per tramutare l'esperienza in consigli. Senza inutili chiacchiere, senza grida sguaiate, è proprio per Claudio Cionini che crea per la prima volta cornici rugginose. Sono esattamente gli altiforni di Piombino, sono le fabbriche abbandonate che egli tanto ama quando ritratte dal "suo" ragazzo come cupi alieni, immoti ed insaziabili, che gli ispirano quelle polveri sottili, rossastre: sembrano corrodere voracemente vecchie ringhiere, mentre mantengono intatta la leggerezza del legno, e donano alle opere di Claudio una vitalità segreta. Qualche grammo di Claudio Cionini, giusto il peso dell'anima, rimarrà sempre in quelle sabbie screziate che tanto appassionano, e che vestono, a loro insaputa, molti altri artisti, in tutt'Italia.
Eccoli nuovamente riuniti oggi, questi due appassionati toscani taciturni, in una città della Toscana, Pietrasanta, che è per molti aspetti culla d'arte, centro di riferimento internazionale di artisti e studiosi. Personalmente ne conservo, come metafora ricorrente, una memoria silenziosa: ricordi di un'estate assolata ed immobile, ricordi di piazze deserte come specchi, limpide come necessità di sopire le urla che troppo spesso soffocano il mondo dell'arte contemporanea, che ne profanano la ricerca, lo studio, l'impegno ed il talento, sull'altare del puro profitto.
Una nuova Mostra, dopo Fiesole, Firenze, Arezzo, Pontedera e Roma, vede incrociare ancora le loro storie e le loro vite. Claudio Cionini è decisamente più adulto, Franco Ristori è diventato nonno (forse, grazie a ciò, anche un po' meno corrucciato).
E io attendo, nuovamente, certa, lo sprigionarsi dell'alchimia.
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