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venerdì 18 maggio 2012

Matematica bellezza

Un post piccolo piccolo giusto perchè nel precedente avevo parlato di soggettività/oggettività a proposito della mia professione, e riflettevo: “Per fortuna che con l'Arte non è così”... Sembra assurdo, perchè in teoria nulla suona soggettivo come l'idea di "bello", c'è anche il proverbio "non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che piace". E invece no, io penso che questo proverbio sia una cazzata. Io credo nell'idea di un bello assoluto. Certo, poi ci sono i gusti, e quelli sì sono soggettivi, ma il bello è unico. Posso preferire le more o le bionde, gli occhi verdi o quelli nocciola, ma una donna bella è bella ad ogni latitudine, indipendentemente dal colore di occhi, capelli e/o pelle. Per me occidentale, per il masai africano, per il lappone: un bel tramonto, l'immensità dell'oceano, una tigre madre. E nell'arte è uguale: prendi il lappone e portalo dentro alla Cappella Sistina, metti il masai davanti ad un Caravaggio (un Vermeer, un Goya, un Van Gogh, un Klimt!), e guarda che faccia fanno. C'è quel qualcosa che supera tutto il resto, quel qualcosa che ti fa star bene dentro, che ti fa fare pace con il mondo e le sue isterie: un bel dipinto, una bella chiesa, l'armonia totale dei colori e delle forme (di certo non parlo di piccioni imbalsamati). La bellezza vera, il talento vero, sono valori indiscutibili ed assoluti, e ricercarli, scoprirli e coltivarli – una volta trovati – è un dovere civile. Talento vero ovviamente, in ogni campo: io sono intonata e da ragazza suonavo la chitarra e cantavo in chiesa, ma non per questo posso dire di avere talento per la musica. Il fatto che esistano un paio di canzoni che ben si adattano al mio timbro ed alla mia estensione vocali rendono solo gradevole l’ascolto, ma non fanno di me una cantante. Parlo di quel talento, nella pittura, che fa sì che un dipinto ti parli e ti costringa a fermartici davanti ed a pensare (o anche a NON pensare, tanto la sua presenza, la sua essenza bastano). Magari non ti “piace”, ma non puoi negare che è bello, a prescindere. E’ questa una cosa che sento dentro, e chi cerca di negarlo, chi chiama "arte" una tela sporcata col sugo, chi chiama "bello" l'esperimento (magari teso solo a scandalizzare), nega in realtà secoli di storia e di evoluzione della specie umana, da Altamira in poi. Io come collezionista sono una deficiente, perchè a parte due tre cosette non ho comprato pezzi destinati ad impennate vertiginose secondo le teorie dei mercati; certo, su quelle due tre ci spero, mica sono ipocrita... Però non me le sono messe in camera o in salotto, le ho defilate altrove. Perchè in salotto, dove passo la maggior parte del tempo quando posso zittire il cellulare, e in camera, luogo legato per antonomasia alle emozioni, all'amore eccetera, ho voluto essere circondata di cose belle e basta. Ricetta matrimoniale: mettetemi due Scuffi, un Pedretti immenso e un bel tappeto in camera (ognuno parli secondo il proprio portafoglio…), e sono già predisposta alla felicità, mattina e sera - mio marito non deve far fatica per niente.

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