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martedì 19 giugno 2012

Il collezionista riflette

Torno a parlare di Marcello e Lia, perchè quell'ultima divagazione sui miei dolori privati non era prevista, e in fondo la persona in questione nemmeno se la merita, da me avrà solo eterna indifferenza, senza alcuna emozione e senza alcuna umanità, a parte la speranza poco cristiana (chiedo perdono) che finisca sola e in miseria, o al limite sotto un tir – beh, ammetto che sull’indifferenza devo ancora lavorarci.
Di Marcello è bellissimo vedere come apprezzi i collezionisti. Lo so, a volte siamo un po' molesti, del resto noi siamo tanti e tu sei uno solo, caro Maestro. Gli ronziamo intorno come zanzare, o più poeticamente svolazziamo come tante farfalle (il mio nick è pur sempre "coccinella"...), ma lui non ci manda via, perchè Marcello è Pittore della Gente! Che buffa definizione mi è uscita, anche un po' paradossale visto che la gente nelle sue opere non c'è mai (solo un paio di quadri ho visto con esseri umani, e anche con gatti di spalle, grigi e con le orecchie attente), ma lui piace a tutti, e accetta tutti quelli che gli vogliono bene. Accetta e ricerca la Gente Comune, non vuole circondarsi solo di chi conta. Del resto, per quanto sia un sognatore toscano, un po' di praticità ce l'ha: siamo noi collezionisti che compriamo i quadri. Certo, le belle parole dei grandi nomi fanno sempre tanto piacere (ci mancherebbe! Forse fanno più piacere a noi che a lui, visto che ci rinfrancano nelle scelte e ci chiariscono tecnica e storia) ma se non hai chi ti compra i quadri non vai da nessuna parte.
Ricordo che mi aveva colpito moltissimo la chiusura del discorsetto fatto dal Professor Faccenda in occasione della Mostra al Bramante, una sorta di appello ad acquistare le opere di Scuffi adesso, perchè adesso assieme all'opera ti porti a casa l'emozione che ti dà; quando, in un domani "internazionale", dovessero rivalutarsi e costare molto e molto di più, ti comprerai l'investimento a scapito di qualcos'altro. In effetti è così, che strano. E' come con i nuovi ricchi, russi o cinesi che siano: comprano perchè possono, senza pensare a cosa e perchè. Il mio vicino ha comprato una villa sul lago? E io mi compro il lago. I russi si sono comprati l'intera Versilia, gli arabi mezza Sardegna, eppure sono certa che non ne godono neanche un pochino, diventa solo ostentazione del possesso. Ho letto inorridita su Panorama che l'ultimo grido tra i milionari modaioli è andare a cena, spendere il più possibile, per poi pubblicare scontrini over 100.000 Euro su Facebook. Per carità, ognuno dei suoi soldi fa ciò che vuole, ma che tristezza. Anch'io nel mio piccolo ho un aneddoto, perchè tra i miei Clienti - mediamente un target come me, gente normale, famiglie, qualche artigiano e qualche commerciante ma niente di stratosferico, del resto Dio li fa e poi li accoppia anche nel lavoro - giusto un paio di fuori categoria ce li ho. E un giorno questo benestante signore mi dice che la moglie vuole una specifica Polizza (che, a mio parere, non le serviva assolutamente a niente visti i rischi che correva pari a zero) perchè "tutte le sue amiche l'avevano". Ottima come motivazione per sottoscrivere un'assicurazione, egoisticamente magari lo facessero tutti, mi sgolerei molto meno... Mi sono immaginata questo enorme giardino all'inglese, con signore elegantissime tutte intente a sorseggiare il the delle cinque (o la vodka delle sette) che vogliono firmare, sparo a caso, una Contractor's All Risks o una R.C. Aeronautica solo perchè fa così chic. Così per l'arte, nomi che si impennano perchè c'è chi paga milioni per averli, anche se nessuno realmente desidera piazzarsi in casa strane bestie morte, lo fa solo per farsi vedere, perchè "ce l'hanno gli amici".
Scuffi invece piace davvero; a chi piace, ovviamente, mica dico che piaccia a tutti, non sarebbe nemmeno reale in tal caso. Ma quando è così, è per davvero, non lascia indifferenti. I Mario qualunque, i Gigi qualunque, gli Stefano qualunque, gente che si emoziona per il quadro e condivide l'emozione. E lui ci accoglie tutti, perchè i nostri risparmi sudatissimi valgono più dei milioni cinesi (magari non per Giuseppe Orler, che credo sarebbe felicissimo di accogliere a Favaro valanghe di ricconi russi col portafoglio aperto, ma per Marcello sono sicura di sì, del resto ancora una volta la pragmaticità del Veneto si incontra con la poesia della Toscana). Forse potrebbe essere un'idea per la "coda" di un catalogo: tutti noi collezionisti che diciamo perchè ci piace Scuffi, perchè compriamo Scuffi, in tre parole, mica dobbiamo intasare la casella di posta elettronica degli Orler o di Giovanni Faccenda. Gli Orler hanno di certo un database di tutti coloro che hanno acquistato le sue opere: si potrebbe fare una sorta di paginetta da distribuire, con scritto a stampa "Ho uno Scuffi perchè..." e poi uno spazio vuoto dove ognuno possa scrivere - a mano, che bello! tante scritture diverse per tante persone unite - due righe del proprio sentire. E le vorrei vedere pubblicate così, manoscritte, tutte insieme, una dietro l'altra, alla faccia di chi vuole per sè solo le voci più autorevoli e basta.
E alla faccia di chi paga per apparire, che nervi! Noi abbiamo a casa varie riviste d'arte, anzi ora che ci penso ce le giriamo tutte, perchè se io di mestiere faccio l'assicuratore, mio marito - oltre ad aiutarmi al lavoro ed in casa - sotto sotto di mestiere fa l'appassionato d'arte (o il telespettatore di Orler TV, a seconda), della serie di qua entrano i soldini e di là escono, ma va bene così. Ogni tanto mi fa tremare le vene e i polsi perchè tira fuori nomi nuovi, e ogni volta fa uno step verso l'alto, l'ultimo riguarda Armodio. Lui si è già buttato a capofitto, si è guardato tutta la produzione a partire da quella, surreale, degli anni Settanta, per finire con le ultime tavole metafisiche e lattiginose, tanto bianche, quasi lunari direi. Io sto volutamente con i piedi per terra, voglio attendere di vedere qualcosa dal vivo prima di esprimermi, magari come mio regalo di compleanno andiamo a vederci la Mostra di Palermo, che casca da quelle parti. E pare che anche Armodio sia bella persona come Scuffi, persona di quelle a cui affezionarsi, di quelle che amano e rispettano i propri collezionisti, non di quelle - giusto per capirsi - che se chiedi una dedica su un catalogo si girano dall'altra parte, e parlano di se stesse in terza persona singolare - pensando magari di copiare il Papa, che in teoria potrebbe usare il plurale maiestatis; con la terza singolare finisci per rilasciare dichiarazioni come un giocatore di calcio straniero ("Vucinic è contento perchè ha fatto gol").
Comunque, a proposito di apparire e di pagamenti, l'ultimo numero della rivista "Arte" dava in allegato un fascicoletto con i cento nomi italiani da comprare per il (presunto) miglior investimento; a parte quelli sopra i centomila Euro (ma chi ha centomila Euro da spendere così? Certo non chi compra riviste in edicola! E poi sai che sforzo consigliare Castellani o Boetti adesso... vent'anni fa me li dovevi consigliare!), di quelli della tacca da dieci o giù di lì ne avevo sentiti solo tre. Non c'era Scuffi, ma neanche Rabarama, Nunziante, Gastone Biggi o Gianfranco Meggiato, e sono tutti nomi in ascesa economica su cui non si può discutere: non parlo del fatto che piacciano o meno, parlo dell'insindacabile realtà dei loro listini. C'erano solo emeriti sconosciuti di quelli che non pitturano, non scolpiscono, non fanno un tubo che non sia scattare foto, girare video, appendere cose, e pagare per apparire su riviste, probabilmente. Ma io lo sostengo da un po', la rivista più seria resta "Arte In", del resto ha sede a Mestre, ci gioco in casa. La pubblicità a pagamento c’è, ma si vede bene, non sta dentro agli articoli. Anche loro fanno le classifiche, ma solo per divertimento, senza presunzione di insegnare niente a nessuno, e nemmeno sul serio, perchè ho inviato trecentocinquanta tagliandini per votare Giovanni Faccenda al primo posto tra i critici, e ancora non ce lo mettono... ve lo siete anche preso tra i collaboratori perchè è terribilmente in gamba pur sapendo restare umile, e poi vi vergognate a dargli - per una volta - la medaglia d'oro? Bischeri!

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