Nel post "Generazione di fenomeni" ho accennato - mentre parlavo di Alex con gli occhi tondi ed il rotolo in mano - al fatto che sono iscritta ad un panel di consumatori. Forse anche due, ora che ci penso, solo che uno mi manda un questionario alla settimana e l'altro uno ogni due mesi, e quasi non lo conto. Sono brevi interviste on-line su vari argomenti, per segmentare il consumatore-tipo di un dato prodotto o servizio, e vedere cosa piace, testare nuove cose. La trovo un'idea interessante di base, sicuramente mi piacerebbe vedere i risultati di quelli sulle assicurazioni, posto che io - per quelli - non vengo mai scelta, perchè la prima domanda esclude gli operatori del settore. Giustamente: io sono un po' di parte, è ovvio che darei il massimo dei voti alla trasparenza, alla correttezza, all'onestà e anche alla simpatia ed all'ironia del mio assicuratore, che poi sarei sempre io. Vengo puntualmente scartata anche per tutti quelli sui bambini, sugli animali domestici ed – ovviamente - sui divertimenti notturni (roba che si mangia?), mentre mi faccio sempre gli argomenti motori & automobili, per esempio, di cui sono un'appassionata, se non altro per mercato e design. Ti danno una griglia di massimo sei righe e ti chiedono quali marche di automobili ti vengono in mente così, d’istinto, senza usare Internet o riviste: Alfa Romeo, Aston Martin, Audi, Bentley, BMW, Chevrolet, Citroen, Dacia, Daihatsu, Ferrari, Fiat, Ford, Honda, Hyundai, Jaguar, Jeep, Kia, Lamborghini, Lancia, Land Rover, Lexus, Maserati, Mazda, Mercedes-Benz, Mini, Mitsubishi, Nissan, Opel, Peugeot, Porsche, Renault, Rolls-Royce, SAAB, Seat, Skoda, Smart, Subaru, Suzuki, Toyota, Volkswagen, Volvo. Quarantuno, tiè. Te li ho messi anche in ordine alfabetico. Io subisco prepotentemente il fascino di una bella automobile (ma mai di chi la possiede, tengo a precisare, non vorrei venir fraintesa), è come veder passare una donna spudoratamente bella, di quelle che nella vita reale sembrano non esistere: anche se sei donna anche tu, ti giri comunque per contemplare in muta ammirazione. Non serve mica sbavare, o fare commenti osceni; quando vedo passare una Maserati Granturismo sento un tuffo al cuore, come davanti agli orologi molli di Dalì. Cose che sai non possiederai mai, ma esistono per il piacere di essere guardate. E poi il rumore del motore aiuta, io ho un vicino che ha in garage una Corvette e quando la accende per portarla a spasso la senti fin dall’ultimo piano, è una scintilla che scocca, un borbottio che cresce e ti chiama (la Corvette non mi fa impazzire come linea, ma ha una voce da brivido, ti seduce dal basso).
Altri sondaggi tutti miei sono quelli su viaggi & vacanze, ma solo perchè io vado in ferie in Istria - che è pur sempre estero, anche se ci metto meno che non ad arrivare a Firenze, così sembra che io sia una da Polinesia tutti gli anni. Ricordo che ne avevo fatto uno carino che mirava a sviluppare il turismo in Irlanda, terra che non mi attira particolarmente; ci ha fatto il (primo) viaggio di nozze mio fratello, ed ho ancora negli occhi il filmino: lunghe ore di infinito verde, pioggia continua , ululati di vento, pecore e sassi sparsi con questi due poverini sempre in K-Way con intirizzite facce da freddo. Infatti la seconda moglie l'ha portata in Australia un mese, del resto lei è toscana, sa come prenderlo per il verso giusto (a quanto pare è cosa comune dei veneti amare incondizionatamente la Toscana e chi ci nasce). Comunque il panel ti mostrava varie situazioni: ti perdi nella campagna, sei felice? Bevi tanta birra, sei felice? E io giù a rispondere no, no, no. Alla fine la domanda clou: Hai cambiato idea sull'Irlanda? Ti abbiamo invogliato a pianificare un viaggio in Irlanda? No, no, no. Poverini.
Questi sondaggi terminano in genere tutti con una serie di domandine tese a vedere che tipo sei, per inquadrarti meglio come persona al di là dell'età/sesso/professione e del fatto che non hai come massima aspirazione estiva che ti si rompa la macchina in mezzo alla campagna irlandese. Per esempio chiedono se ti senti schiacciato dall'attuale mole di informazioni disponibile su Internet, o se invece ne sei felice e ne gradiresti ancora di più. Oppure - e questa è quella che mi incuriosisce ogni volta - se per te le regole sono fatte per essere rispettate o per essere infrante. A parte il fatto che io ovviamente rispondo sempre in modo veritiero (che senso avrebbe altrimenti? Mica si vince qualcosa! Se lo faccio è per dare risposte vere, altrimenti tanto vale che non lo faccia, o quanto meno vada in vacanza in Donegal) e quindi le risposte a domande così pragmaticamente precise dovrebbero essere sempre le stesse, ho sempre trovato la domanda sulle regole particolare, buffa, ed un po' inquietante. Che senso ha? Le regole sono regole, lo dice la parola stessa, è evidente che sono fatte per essere rispettate. Dai dieci comandamenti al codice della strada, al codice civile e penale. Sono i cattivi che infrangono le regole, infatti prendono multe, vanno in prigione, o all'inferno in ultima battuta. Questo è quello che penso io, che sono cresciuta rispettando regole, che vivo rispettando regole, e che se le infrango - a volte lo faccio (i limiti di velocità ad esempio) - lo faccio sapendo che non andrebbe bene e può arrivare una punizione, non certo per il gusto di infrangerle. Anzi, ho sempre paura che mi becchino. Ma mi inquieta la domanda, perchè se la fanno vuol dire che esiste gente che vive la "regola" come qualcosa fatta per essere abbattuta, per definizione, ed è una cosa che mi spaventa a livello sociale. Non ha lo stesso peso della domanda sul mare di informazioni, ad esempio, perchè da quello posso sentirmi sommersa o meno anche a seconda del periodo che sto vivendo, del mio stato d'animo, o delle coincidenze di fatti accaduti che intasano i siti di attualità. Invece le regole servono per dare un binario al vivere civile, minimo e massimo: da non buttare le carte per terra a non violentare la donna di cui hai voglia se lei non ce l'ha. Da fare la coda in banca senza passare avanti a nessuno a non farci rapine, in banca. Da non tenere il volume dello stereo a manetta all'una di notte a non ammazzare la gente. Cose che NON SI FANNO perchè siamo gente civile. Invece evidentemente non è così per tutti, e a pensarci bene ho avuto esempi anche tra gente a me vicina. Non parlo di rapine o omicidi, ovvio. Però per esempio ho un'amica che fa il suo orario di lavoro con precisione cronometrica, quando scatta la lancetta non c'è per nessuno (è un suo diritto, per carità), ma poi pretende flessibilità da tutti gli altri ("Cosa c'entra che sono arrivata fuori orario? E' mio diritto servirmi di questo ufficio!"... Sì, quando E' APERTO AL PUBBLICO, nè più nè meno di come dici tu nel tuo). Oppure da me chi non viene a lavorare perchè ha "il bambino malato" (tutto il mondo si deve fermare se c'è "il bambino malato"), salvo poi sbuffare e lamentarsi quando è il nostro Liquidatore che ha "la bambina malata". Abbiamo avuto per un po' un Liquidatore giovane, con una bambina perennemente malatissima, non c'era quasi mai. Possibile che nessuno possa fare il suo lavoro quando non c'è? Purtroppo no, e la roba resta ferma là, i sinistri non vengono pagati, e la gente s'incazza. Ma lo posso dire io, che sono sempre qua e tappo i buchi di tutti, non certo quello che - quando ha "il bambino malato" - sta a casa nè più nè meno del Liquidatore, e tutto il mondo aspetta, Clienti compresi.
O forse è solo questione di buon senso, più che di regole vere e proprie; il vivere civile nasce dal buon senso. Quando ci manca siamo costretti ad appendere cartelli ovunque: non buttare le cartacce, non parlare al conducente, non toccare la merce esposta; oppure addirittura le varianti senza "non", quasi un ordine perentorio: chiudere il cancello, lavarsi le mani dopo aver utilizzato la toilette! Basta pensare a come ci piace il mondo, a come vorremmo viverlo, e cercare di fare in modo che rimanga così. Poi per carità ci sono le persone deviate: gente che ammazza, gente che ruba, gente che stupra. Ma davvero queste persone cliccherebbero volontariamente su "le regole sono fatte per essere infrante"? Ciò che fanno deriva da una volontà di infrangere una regola, da una sfida all'ordine sociale, o piuttosto da un impulso animale, basico, barbaro - che non pensa neanche a quello che fa, figuriamoci se pensa al motivo per cui lo fa?
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