Ogni mattina, quando arrivo in ufficio, le prime due cose che faccio sono, nell’ordine: controllarmi la posta elettronica, e dare un’occhiata a cosa c’è di nuovo nel blog di Roberto Milani, che oltre ad essere uno dei miei stoici e coraggiosi Lettori Fissi detiene questa sorta di Bibbia per gli amanti (ma anche per i semplici curiosi simpatizzanti) dell’arte contemporanea “La stanza privata dell’arte”.
Roberto deve avere probabilmente giornate di 78 ore (come lo invidio), perché oltre a tutto quello che normalmente fa riesce anche a postare sul blog in maniera totalmente bulimica, per nostra fortuna, segnalandoci tutti i vari eventi d’arte presenti in tempo reale in Italia e a volte in giro per il mondo. Uno non perde nemmeno tempo a cercare: legge il blog di Roberto e ha l’ispirazione su come impegnare il weekend. Non ho mai fatto caso, realmente, se le notizie che segnala a noi appassionati & malati siano solo quelle riguardanti artisti del “giro” di Casa d’Arte San Lorenzo e dintorni, ma a dire il vero mi pare di no, ed ho spesso apprezzato questa onestà intellettuale di fondo: l’amore per l’arte non può avere un marchio. Poi chiaramente parli bene dei tuoi cavalli vincenti, ma una presentazione non la neghi a nessuno.
Posto questo, stavolta lo devo bacchettare. Perché si è lasciato scappare la segnalazione dell’ultima mostra di Cesare Berlingeri “Andar per stelle”, che si è inaugurata ieri a Padova (magari me la mette oggi, ma mentre sto scrivendo sono le 7.20 del mattino e vi assicuro che non c’è).
Io comunque lo sapevo lo stesso, dal momento che ho comprato qualcosina dalla Galleria Vecchiato, e ci sono andata con mio marito; siamo rimasti in forse fino all’ultimo, perché lui era bloccato dai dolori cervicali fin dal risveglio (sotto Natale non si fa mancare niente) ed io avevo il tecnico dei computer che mi stava buttando all’aria l’ufficio, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Ci siamo anche, credo, gustati la mostra più di tutti i presenti, dal momento che ci siamo andati con quello che avevamo addosso dalla mattina (dopo una giornata di lavoro e sudore, i vestiti, i capelli ed il trucco di una signora non stanno esattamente come quando esce di casa…), e per non farci notare in mezzo a tutti i convenuti elegantissimi e tiratissimi abbiamo evitato i fotografi come la peste, facendo tappezzeria alle pareti. Insieme alle opere, quindi, che erano davvero ottima compagnia, rispetto a quelli che si ostinavano a fare mucchio su Rabarama/Paola o Cinzia Pellin, presenti ma che nemmeno potevano muovere un passo, poverine.
Io la racconto a modo mio, la mostra, senza grandi discorsi. Del resto, Berlingeri non ha bisogno di chissà quali presentazioni visto che crea arte da quarant’anni. E’ una bella persona, e un artista straordinario. Una bella persona perché è vero, di poche parole, e sa commuoversi (gli si è rotta la voce mentre, al microfono, ha ricordato l’amico Dante Vecchiato), e per me un uomo che sa piangere vale il doppio. Non ho mai sopportato quelli che dicono che l’uomo (inteso come “maschio”) deve essere forte, non deve mostrare emozioni, o, peggio ancora, non deve piangere mai. In quale Trattato della Demenza c’è scritta una roba simile? Io ammiro gli uomini che non si vergognano a mostrarsi Uomini, con la U maiuscola. Esseri umani. Fatti di carne. Fatti di spirito e sogni. Fatti di gioie e dolori. Anche io del resto (che sono biologicamente donna ma sotto sotto sono un maschiaccio, per come mi comporto, per il lavoro che faccio, per il carattere che ho) quando mi scappa la lacrima emotiva non la trattengo. Mica dico che stia qui a frignare in continuazione, anzi, ma non lo considero – davanti ad un quadro, davanti ad una poesia, davanti all’amore o alla morte - un segno di debolezza (casomai la debolezza è volerlo nascondere).
E poi è un artista straordinario, perché ha inventato qualcosa di unico, e sa farlo evolvere. Le sue piegature mi affascinano, giusto per ribadire alla mia dolce metà che io sarò anche una talebana dell’arte che non ammette certe avanguardie (il famoso insulto ricorrente “tu sei una da Cascella”), ma riesco a farmi toccare dentro da qualcosa che non sia solo pittura. Purchè sia fatta con criterio. Purchè ci sia un concetto dietro, e un percorso davanti, e in Berlingeri ci sono entrambi.
Lui prende questi immensi cieli stellati e te li accartoccia sotto il naso, così puoi non temerne l’immensità, e farteli entrare tutti nell’anima. Non usa solo il colore, spesso usa il pigmento puro, che rende la tela come un delicato velluto, un panno morbido dalla superficie pelosa come un gatto acciambellato. La guardi e la senti tiepida con gli occhi. E poi non è solo il cielo che si appallottola, è il fuoco, è la terra nera come il metallo, sono i prati, sono i sassi, oppure è la scrittura: grandi tele chiare con misteriosi segni neri. Io ci vedo fogli scritti, ci vedo una lettera, ma arrivata da un amore ormai finito, e allora non la vuoi più vedere aperta perché ogni riga fa male dentro, e quindi la pieghi su se stessa, in modo che il suo contenuto resti invisibile per sempre. E’ lì dentro, tu lo sai, ma chi guarda da fuori non lo può capire (mentre tu butti via la chiave del tuo cuore). Oppure l’inizio di una lettera venuta male e subito appallottolata, scacciata dalla mente e gettata via. E’ curioso questo gesto dell’appallottolare; io, ad esempio, non appallottolo i fogli. Quando devo buttare via della carta la piego in due, poi ancora in due, poi ancora in due, e la rompo a metà. E’ un gesto istintivo; il cestino del mio ufficio infatti, al venerdì, è pieno di piccoli rettangoli sul fondo. Non mi viene naturale accartocciare, chissà perché, di sicuro qualche psicologo scafato ci leggerebbe qualcosa. Magari è solo il rigore e l’ordine da caserma con cui sono cresciuta, e magari è proprio per quello che, nonostante razionalmente mi piacciano di più le tele piegate “squadrate” di Cesare (come tante buste), io sono in realtà inconsciamente attratta dalle pallottole di cielo e dalle loro linee sinuose, a rilievo. Perché rappresentano la mia parte nascosta. Come mio marito, che è tutto puro istinto, e voleva portarsene a casa almeno un paio, di quelle.
L’esposizione è strutturata in una sequenza di sale secondo un ordine che un po’ è cronologico (con all’inizio i primi lavori in cui lo spazio è diviso solo dai colori e non dalle pieghe, e i primi violenti abbozzi di piega, pesanti e fitti, quasi rabbiosi; poi i lavori più recenti, gonfi e maturi, e gli ultimissimi che ancora si appiattiscono, quasi in un ritorno all’origine), e un po’ è cromatico (ora mille blu, ora mille rossi).
Questo è possibile grazie alla sede espositiva – il Centro Culturale Altinate San Gaetano – che non avevo mai sentito nominare, e che è sbalorditivo. Recentissimo e polifunzionale, sembra fatto apposta per esporre arte contemporanea, con i suoi spazi lunghi, vetrati, i suoi tubi, i suoi percorsi di ferro per le luci che ti seguono dall’alto, in un continuo open space che fa tanto New York. Il fatto che io non lo conoscessi conta niente, del resto fa tutto parte del sottile odio provinciale che ogni regione ha, e se sei da fuori non lo puoi capire. Venezia, Padova e Treviso si detestano cordialmente tra loro, sono in perenne competizione, ogni cosa diventa un derby. Per non parlare del fatto che poi, in genere, tutte e tre detestano Mestre, che di Venezia è la cugina brutta e povera, senza una sua storia e senza una sua identità, così noi mestrini cresciamo arrabbiati con chiunque ci circondi (anche se spesso andiamo a passeggiare in incognito nei vicoletti romantici della concorrenza).
L’attività di questo Centro è un bellissimo esempio di cosa può venir fuori con intelligenti sinergie tra pubblico e privato, come ha ben spiegato l’Assessore alla Cultura, che mi è proprio piaciuto, ha fatto un discorsetto chiaro e preciso su questa enorme piaga che affligge l’Italia, il Paese con più cultura al mondo che sta volontariamente decidendo di non volerne più sentir parlare (tra tagli assurdi e scelte sbagliate). Non è stato per niente “politichese”, anzi, forse gira e rigira è stato più politichese Luca Beatrice, dandy come sempre ma per una volta senza l’inseparabile ascot, che è tanto bravo ma spesso riesce a parlare senza dire, in realtà, niente di concreto. Gli tirerei le orecchie, come quando l’anno scorso a Firenze, in occasione della mostra AntiConforme di Rabarama, ha preso il microfono solo per dire che preferiva lasciar parlare le opere (e grazie!). Ma si sa che sui critici io sono un po’ di parte, perché ho il mio occhio dritto, e quindi forse pecco in obiettività. In ogni caso c’era un bel clima, ho apprezzato la presenza dei vari artisti della "scuderia" Vecchiato, tutti lì a sostenere un Cesare emozionatissimo; è sempre bello vedere quando si riesce a mantenere uno spirito di squadra anche in realtà lavorative in cui la spinta di affermazione personale è la base di ogni cosa.
Ho avuto anche la bellissima sorpresa di trovare uno dei miei tre Berlingeri pubblicato nel catalogo! Noi compriamo ciò che ci piace, ciò che ci “parla”, ciò che ci trasmette qualcosa: non guardiamo mai all’eventuale pubblicazione. Cosa penso sul fatto delle opere pubblicate o meno l’ho già scritto a chiare lettere in “Chi è causa del suo mal” (Luglio), per me sono solo fregnacce. Prendiamo ad esempio il caso dei Fiori di Gastone Biggi, che noi abbiamo comprato perché Franco Boni ha detto cose che ci avevano convinto, sull’artista e sulla sua forza, solo che non li abbiamo comprati da lui, che all'epoca era ancora da Corbelli. In seguito abbiamo mandato una mail tanto gentile ad ArteInvestimenti per sapere quali erano le modalità per l’eventuale pubblicazione, sempre che fosse possibile (del resto è tutto in mano alla famiglia), e loro ci hanno risposto con una mail altrettanto gentile che diceva che pubblicano solo i quadri che vendono loro (e fin qui ci poteva stare, uno del resto a casa sua fa quello che vuole), MA, attenzione attenzione, perché sono solo quelli gli unici di vera qualità. Ho riso due giorni. E visto che mi invitavano a rivolgermi a chi mi aveva venduto il quadro, l’ho fatto, e mi sono sentita rispondere “Chiamo subito Boni e te lo faccio pubblicare”, così i giorni di risa sono diventati tre. Un passettino falso del Terzo Polo, che comunque continuo a seguire con gran piacere, cataloghi di Biggi a parte.
Chiarito questo aspetto, non nego che vedere una delle nostre tele bianconere (perché, scusate, ma solo così sono potute entrare in casa mia, o così o niente) in mezzo a tanta bellezza ci ha un pochino inorgoglito. E’ stato come vedere un figlio che si laurea. Perché dopo vari anni di Musei, Mostre, Fiere, e quant’altro riguardi l’arte, un pochino di gusto lo maturi. Li becchi subito i quadri “di qualità”, i gioiellini, piccoli o grandi che siano; infatti a me personalmente capita spesso, quando guardo le trasmissioni di Dario Olivi, di pensare “quella lì mi piace” tra tutte le opere che stanno appese in tre pareti, e puntualmente Dario, tra tutte, va da quella. E non parliamo mica di un bischero qualunque.
Concludendo, oggi rompo anche un tabù. C’è una persona, tra tutti i miei lettori nascosti, al cui giudizio tengo visceralmente. Questa persona una volta mi ha chiesto perché non posto mai foto delle inaugurazioni delle mostre a cui vado, ed io a tal domanda avevo risposto mugugnando, perché come idea non mi andava. C’è il fotografo ufficiale, guardatevi quelle. Invece questa volta lo faccio, magari per me sola, per potermele riguardare quando accedo a Trecose: due vite intere, accartocciate, forti, con dentro tutta una storia. Le due più belle di tutta la mostra, acqua e fuoco, cielo e terra. Piccole, perché non serve essere grandi fuori per essere grandi dentro. Cesare Berlingeri, in effetti, in questo stravince.
Vi ricordiamo che la diretta di oggi GIOVEDI' 13 DICEMBRE sarà interamente dedicata a Cesare Berlingeri:
RispondiEliminaDalle ore 22.00 “Speciale Inediti Berlingeri”
su:
www.vecchiatochannel.it
CANALE 130 (Channel 24)
CANALE 127 (Canale Italia)
Maurizio Pentimalli vi presenta delle nuove ed inedite opere di Cesare Berlingeri, per celebrare l’importante mostra in corso a Padova ed i continui successi del Maestro, sempre all'avanguardia nel panorama artistico internazionale (prova ne è anche la sua ultima collaborazione con il musicista giapponese KK Null)
Gentile Andrea, mi dispiace aver moderato il suo commento a trasmissione già avvenuta! Io comunque ne ero già a conoscenza, perchè ricevo la Newsletter di Vecchiato nella mia vita normale (cioè fuori dal blog...). Lo pubblico comunque, cosicchè chiunque in futuro legga questo post possa, tramite il link al suo nome, seguire meglio il lavoro di promozione di Cesare e degli altri artisti della Galleria. Grazie per la segnalazione, e buon lavoro.
RispondiEliminaPerò, la prossima volta, cerchi di non farmi agitare Roberto Milani! Una cosa è un filino di pubblicità qui da me, che vendo assicurazioni e non mi oppongo, altra cosa invece è da lui, che rappresenta la concorrenza... Cerchiamo tutti di far "muovere l'arte" in armonia, birichini!
RispondiEliminaP.S. A Roberto un GRAZIE per aver rimediato... alle 07.21!