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domenica 17 febbraio 2013

Una lettera che non è necessario spedire

Sottotitolo n. 1: In questo Duemilatredici non facciamoci mancare niente. Decisamente.
Sottotitolo n. 2: Perché le amicizie femminili sono molto più complicate di quelle maschili. Anche per chi è donna.

Cara Amicizia Finita,
mi dispiace. Mi dispiace tanto, ma credimi, è meglio così.
Mi dispiace perchè so che stai male, e non lo vorrei, nonostante quello che adesso tu pensi di me (che sono una persona orribile, che sarebbe stato meglio se non ci fossimo mai incontrate). Il punto è proprio questo, cara Amicizia Finita: ultimamente stavamo male un po' troppo. Io, quanto meno. E non è questo il senso dell'amicizia: l'amicizia deve far stare bene, deve essere sole, stelle, prato, fiori, torrenti d'acqua fresca, odore di pane caldo, profumo di caffè. Come era, infatti, ed è stato bello, come saranno belli i ricordi, quelli li difenderò con prepotenza, non me li rovinare, non me li strappare via.
Ma lo sai anche tu, cara Amicizia Finita, che da tempo così non era più, vedersi era quasi uno strazio, finivamo per fare sempre gli stessi discorsi. Sentirsi forse era ancora peggio. Il punto è che tu mi hai mentito alla grande, ti sei mostrata come non eri, eppure sapevi bene quanto io odi profondamente la menzogna. Sei stata troppo egoista, cara Amicizia Finita, perchè un pochino di egoismo lo tollero ed in fondo mi piace anche, perchè così posso giocare ad occuparmi di te, ma senza esagerazioni. E' impensabile che tu stia sempre male, che io debba sempre asciugarti le lacrime e trovare cento modi per farti sorridere, e poi quando sto male io tu nemmeno te ne accorga, o peggio ancora te ne accorgi ed hai la scusa pronta per defilarti. Ma non è questo il punto, io in fondo non ho bisogno di un fazzoletto altrui. Mai avuto. E' che non riesco più a gestire i tuoi colpi di testa. Non riesco più a trovare divertenti i tuoi cambi d'umore.
Tu sai bene che lavoro faccio, non puoi telefonarmi quando ti pare e piace e pretendere che io ti risponda sempre: non rispondo se sono impegnata con riunioni, con Clienti, con la Direzione, oppure rispondo ma solo per dirti che ti richiamo dopo, mettitela via. Sono cose che non puoi cambiare. E' inutile che richiami dieci volte. E' inutile che mi intasi il telefono di sms, o il computer di mail. Cara Amicizia Finita, il mio lavoro sfibra parecchio, l'hai visto bene anche tu. Incontrare gente, parlare, spiegare, telefonare, parlare e parlare ancora. Rensponsabilità, decisioni. E' così difficile da capire che alla sera io sono stanca? Voglio solo farmi una doccia calda, che lavi via la stanchezza di tutte le parole, e riposare profumata e pulita in divano abbracciata a lui. Non esiste uscire a cena se non ne ho voglia, hai tutte le pause pranzo che vuoi. Alla sera voglio il silenzio più totale, voglio buio, o al limite voglio libri.
Tu non hai mai capito, cara Amicizia Finita, quanto io - che pure parlo tanto, tantissimo - ami profondamente il silenzio. Uno sguardo silenzioso dice molto, e io e i libri sappiamo guardarci in silenzio. Per non parlare dei quadri. E' inutile che tu mi dica che è assurdo, che così facendo affatico troppo la mente, che dovrei praticare uno sport o frequentare una palestra, come tutti coloro che fanno lavori non manuali. Odio le palestre, l'hai sempre saputo, è inutile che torniamo sull'argomento. A venticinque anni si può cambiare, forse, a quarantacinque no di certo. E io sono così. 
Magari hai ragione, con te sono stata una persona orribile, ma poco. Quel poco che basta per riconoscere quando un'amicizia finisce; ma sai perchè ci riesco? Perchè riconosco ancora l'Amicizia Vera.
Un'ultima cosa: riciclare i miei regali è stato veramente stupido, soprattutto se li fai avere a gente che mette on-line foto grandi così, e me li sbatte davanti. Mi fa male vederlo, soprattutto le cose che ho creato io per te, oppure ho cercato solo per te, inconfondibili. La mia mania dei regali, farli, più che riceverli; il tuo Gary Chapman non avrebbe alcun dubbio, su quale linguaggio affibbiarmi. Ti ho pensato mentre li sceglievo, ti ho pensato mentre ti arrivavano, affidandoli ai corrieri più impensati, ti ho pensato mentre li aprivi: sono lunghe ore, o giorni, croce e delizia nell’attesa, neanche lontanamente paragonabili all’immediatezza di Internet che tanto ti piace e che a me non dice granchè. Così facendo hai riciclato anche le mie emozioni, come si fa con il vetro, e il vetro taglia. Non avresti dovuto, ma in fondo fa parte di come sei. Un’Amicizia Falsa. Doppiogiochista. Finita.

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