(Se l'Elefantino perde il pelo, ma...)
Non amo parlare a vanvera, e non mi piace chi lo fa.
Anche i classici discorsi a vuoto sui luoghi comuni mi danno un po' di fastidio. E' vero che tendenzialmente parlo parecchio, ma cerco di farlo con cognizione di causa, di argomenti sui quali sia un minimo ferrata, o su cui io abbia esempi pratici vissuti direttamente sulla pelle mia; in caso contrario è meglio ridere e scherzare di futilità varie, e siamo tutti più contenti.
Giusto per dire a tutti quegli scellerati, quei perfidi, quei bruti che negli ultimi mesi mi hanno allertato perchè avevo deciso di mettere un quadro in vendita da Cagnola Srl che non è giusto riempirsi la bocca di paroloni ("sono dei delinquenti", "dei farabutti", "veri disonesti" eccetera) quando non si è provato - eh, no, non si fa: è come dire che gli assicuratori sono tutti ladri. Prima provare e poi giudicare, questo è il mio motto, rigorosamente con i verbi all'infinito che fa tanto internazionale e piacione.
Io l'ho fatto! E ora racconterò con dovizia di particolari la mia personalissima esperienza, pregando chiunque sia addentro al mondo dell'arte di diffondere il mio messaggio. Tutto vero, reale, e, volendo, corredabile di dati certi e cartacei. Delinquenti? Farabutti? Disonesti? Non esageriamo... Una cosa è certa, comunque: birichini. Col miglior sorriso, ma tanto birichini. Giudicate voi, e magari datemi dell'ingenua (è cosa che mi capita spesso, ultimamente), ma mi raccomando: un'ingenua imparziale.
Cominciamo dal principio. E' necessario che io faccia riferimento al mio post "Sinonimi e contrari" di questo recente Maggio (
http://trecose.blogspot.it/2013/05/sinonimi-e-contrari.html ), esattamente quando racconto che a me piacerebbe cambiare spesso i quadri, pur sapendo che non è esattamente un segnale di intelligenza (dal punto di vista dell'investimento). Del resto, sono una persona normale, ho la casa con il mutuo, sento anch'io il calo di lavoro dato dall'infausto periodo economico: non posso continuare a tirare fuori soldi freschi all'infinito, per quanto io comprenda che questo sarebbe il sogno di ogni gallerista. Prima o poi per comprare nuove opere devo permutare o vendere quelle vecchie.
E qui entra in scena Gastone Biggi.
Un paio d'anni fa ho acquistato un dipinto di Biggi della serie dei Fiori; non l'ho comprato da Franco Boni, per intendersi, che all'epoca era ancora a Telemarket, perchè un mutuo casa ce l'avevo già e non era il caso di aprirne un altro. L'ho trovato tramite una ricerca on-line, in un canale alternativo, per quanto sempre ufficiale, e l'ho pagato parecchio meno. Tutto sommato eravamo contenti.
E non ho smesso di credere in Biggi, sia chiaro! Trovo sia un astrattista fenomenale, e che la storia di vita e pittura che ha alle spalle (è uno dei pochi in cui vedo ancora fortissimo il connubio "vita e pittura") parli per lui. Assieme a tutte le autorevoli voci che l'hanno accompagnato. Certo, ti deve piacere l'astratto, ma a quell'astratto lui ci è arrivato con un percorso; personalmente mi piace come studia l'astrazione del colore, più che della forma (sia essa tesa a ricordare il fiore, piuttosto che la serie infinita di punti), riesce a passare dall'estrema delicatezza alla violenza più sferzante in un solo gesto. Ora sussurra, ora grida. E poi, con lui, ho scoperto che mi piace da matti l'industrial paint, mi ricorda lo smalto, è vivida come i miei pensieri, sempre lucida, sempre intensa. Non sono mai stata così rimbambita da credere che potesse valere quanto un appartamento in centro, ma nessuno può negare che sul mercato dell'arte televisiva (che, ribadiamolo per ogni utile ragionamento, è lontano anni luce dal mercato delle aste o delle Gallerie) girino sovrumane schifezze di gente che ha ancora in bocca il ciuccio, ben più sopravvalutate rispetto all'ironico e tosto vecchietto. Secca un po' che sia arrivato a ottantacinque anni dipingendo pochissimo (il nostro Fiore è il suo dipinto n. 5.505, perchè lui ha sempre numerato tutte le opere fin dalla primissima), e poi si sia messo di colpo a spennellare come un forsennato decuplicando la sua normale produzione, ma non si può pretendere tutto dalla vita (lui dovrebbe stare attento però, perchè così facendo ci sarà più di qualcuno che gliela chiama).
Senza nulla togliere alla bravura ed alla grandezza del Maestro, diciamo che, forse, probabilmente, non mi piace più di tanto il NOSTRO, QUEL quadro. Magari ho cambiato umore. Non mi va più di alzarmi e vedere un fondo così scuro. Non sopporto più il verde. Chi lo sa. Oppure non ho digerito bene la storia della mancata pubblicazione, e questa sì, bisogna dire che è stata una gran porcata (libera traduzione di "promessa non mantenuta"), anche perchè i cataloghi più prestigiosi di Biggi dell'ultimo periodo riguardano Mostre internazionali, e si sa che all'estero la carta tira tantissimo, se un quadro non è pubblicato è come se non esistesse.
In prima battuta ho contattato l'organizzazione dove l'avevo reperito, precisando che non volevo soldi, ma mi sarebbe piaciuto cambiarlo con qualcos'altro (chiedevo anche consigli in merito!), e non si sono neanche degnati di rispondermi. Personalmente ho trovato la cosa gravissima, perchè io ho una vera e propria fissazione per il post-vendita, lo dico sempre anche a tutti coloro che lavorano con me: è orribile la sensazione di aver speso dei soldi (tanti o pochi non importa, ma diciamo che quando non sono proprio pochissimi - come nel mio caso - è ancora più evidente) per acquistare qualcosa da qualcuno, dalla Polizza al divano, dal quadro al frigorifero, e sentirsi totalmente abbandonati, rifiutati, cancellati non appena l'assegno è andato a buon fine. Esigo che nessun mio Cliente la provi, e gradirei - nel limite del possibile - non provarla neanche io, quando sono dalla parte di chi compra. Da quel giorno, infatti, uno dei miei link ai "Siti consigliati agli amici" è improvvisamente sparito, chissà se tra i miei più vecchi lettori c'è chi ha buona memoria. Mica mi agito tanto, io, per queste cose; conosco il sottile ed infausto potere della cattiva pubblicità.
In seconda battuta ho inviato una mail al rappresentante ufficiale di Biggi, che nel frattempo aveva lasciato la traballante Arca Verde per scendere in campo con il Terzo Polo. Che vedessero loro se gestire la cosa come un cambio o come un conto vendita da privato, poco importa. Anche in questo caso, assenza totale di risposte: ma costa davvero così tanto? E' così difficile? E' evidente che io vivo su un altro pianeta, il Pianeta della Correttezza che probabilmente verrà riscoperto troppo tardi; mando addirittura la risposta scritta via posta (con tanto di francobollo da 0,70) a tutti i curricula che ricevo, fosse anche per il classico formalissimo "no-grazie-siamo-a-posto-ma-terremo-presente". Firmata di pugno. E lo faccio perchè so che a ME farebbe piacere, se fossi dall'altra parte della scrivania. E' un gesto umano, un gesto d'altri tempi. Sa di coccola. Per lo meno capisci che per trenta secondi sei esistito per qualcuno. Invece niente di niente (e così facendo ti instillano il subdolo dubbio che ci sia il flop in agguato dietro l'angolo).
Qualunque terza via non era percorribile, perchè Gastone Biggi è un nome controverso, corrucciato quanto la sua raucedine, e nessuno che non lo tratti alla luce del sole lo considera. O ti ridono dietro o te lo valutano mille Euro (e parliamo di un 100 x 80, non sono così masochista). Antipatici.
Non ci restava che Cagnola quindi, e visto che a me piace tutto sommato fare questo genere di esperienze sociologiche, da raccontare ai nipotini nelle lunghe notti invernali, la terza battuta si è diretta lì, al Signor Renato Marchioni, referente per l'Arte Contemporanea, che ha risposto praticamente subito! Un bacio in fronte non foss'altro per la cortesia. Biggi a loro interessa - è chiaro, lo promuovono alla stragrande, vorrei anche vedere che dicessero di no. All'inizio c'è tutta una serie di schermaglie, che ricordano la danza amorosa di corteggiamento dei pinguini, da fare, perchè visto che da Cagnola non possono sapere se da questa parte c'è un collezionista che vuole muovere un po' di opere piuttosto che un disperato in mano agli strozzini, tentano prima di proporti l'equivalente di un paio di pizze ai funghi per un quadro che tu hai pagato una somma a cinque cifre. Ma rispondono sempre. Il Signor Marchioni, che di persona non ho mai visto nè sentito, è stato gentile e premuroso. Alla fine ci siamo accordati.
Apro una piccola parentesi maligna, perchè a quel punto è successa una cosa curiosa anzichenò. Non uno, non due, non tre, ma QUASI TUTTI i nostri amici e/o conoscenti collezionisti, i quali (tutti, unanimi) quando dicevamo di avere in casa un Biggi ci guardavano con il sorrisetto di compatimento e l'occhio paterno di chi vorrebbe dirti che gli dispiace per il solenne bidone che hai preso ma non sa quali parole usare per non ferirti, ebbene, costoro tutti, al sentire che l'avevamo messo in vendita se ne sono usciti con un "mah, siete sicuri? proprio adesso? io ci penserei, io me lo terrei...". Due verbi al condizionale, comunque, eh. Non uno che abbia usato l'indicativo ("lo compro io") o men che mai l'imperativo ("vendimelo"). Giusto per continuare il Grande Affresco del mondo dell'arte e di chi ci gira intorno, chi di qua e chi di là del fiume. Sono sicura che anch'io agli occhi di molti sembro un po' suonata.
Analisi grammaticale a parte, la Cagnola Srl è definita "agenzia di affari per la vendita per conto di terzi" ai sensi dell'art. 115 del T.U.L.P.S., come chi vende auto usate, o i servizi funebri, o le infortunistiche stradali. Firmi un Mandato di Vendita della durata massima di novanta giorni, durante i quali presumi che loro presentino realmente il tuo quadro in televisione, o quanto meno tentino davvero di venderlo usando le modalità che ritengono più opportune. E lo presumi tranquillamente e fiduciosamente, visto che firmi nero su bianco che - della cifra pattuita di vendita - loro si trattengano un terzo, un terzo secco. Una bella cifretta, che ritieni possa ingolosirli.
L'unico punto un po' oscuro e decisamente migliorabile del Mandato è il n. 2, in cui si legge che il Mandatario (cioè loro) non può "essere ritenuto responsabile in caso di guasti o vizi agli oggetti", ma bene o male la colpa grave è compresa, per cui incroci le dita e consegni quadro, autentica e Mandato firmato al simpatico e loquace addetto che viene presso casa tua per il ritiro. Che ovviamente è uno che ha sempre lavorato per Telemarket (quando addirittura non ci lavora ancora, te lo dice con un candore disarmante), e qui bisogna chiarire subito una cosa che innervosisce un pochino, perchè da Cagnola si sgolano continuamente a ripeterci che non dobbiamo confonderli con Telemarket, perchè trattasi di altra Azienda, pensando che siamo tutti imbecilli. E' evidente che è un'altra Azienda per la Camera di Commercio: ha un'altra Partita IVA, un'altra ragione sociale, eccetera eccetera. Che discorsi. Ma è altrettanto evidente che Cagnola E' in tutto e per tutto Telemarket. Ha i suoi dipendenti. Sta nella sua sede. Vende le sue opere d'arte. NON E' VERO che "sono tutte opere provenienti da privati", proprio per niente. A meno che non vogliamo cavillare sul fatto che Telemarket, non essendo a conti fatti un Ente Pubblico, può essere considerata un soggetto "privato", ma la vedo un pochino tirata per i capelli.
Il problema tuttavia non è questo, del resto la Cagnola Srl a casa sua può fare quello che vuole, come io faccio quello che voglio a casa mia, anche mandar via un Cliente che a naso non mi va, perchè sospetto che sia un tira-bidoni, oppure perchè ad ogni rinnovo mi fa perdere tre anni di vita con estenuanti trattative per uno sconto di dodici Euro.
Il problema è che le uniche opere che la Cagnola Srl vuole/deve/può (mah? non ho ancora capito qual è il verbo servile giusto) vendere sono le ex-Telemarket, o del suo giro. Prendiamo il nostro Biggi, per esempio. E' stato ritirato il 16 Maggio, e da quel momento io e mio marito abbiamo iniziato a monitorare come in un infinito gioco del Risiko TUTTE le loro trasmissioni di Arte Contemporanea. Monitorare non significa vederle tutte in diretta; saremmo già al ricovero, nel caso. Però registrarle tutte, questo sì, tutte, e passarle con la velocità x30 di Sky (mai ringraziato tanto Sky come in questi mesi) per vedere se arrivava LUI. Dopo circa quattro-cinque giorni ecco che il buon Roberto Porcelli fa la sua famosa faccia stupita come se gli avessero detto che è appena stato scoperto sotto lo scantinato della sede di Roncadelle il più vasto giacimento di petrolio degli ultimi tempi; e avverte che è arrivato un nuovo Biggi, inedito, meraviglioso, uno dei Fiori, introvabile. Era mezzanotte e un quarto (Biggi va fortissimo tra gli insonni). Il quadro ha il vetro, e fa un effetto specchio devastante, non si vede un tubo. Via subito a toglierlo (e stando attenti, o vi taglio le mani), e arriva l'una meno venti. All'una meno un quarto la trasmissione finisce. Noi ci guardiamo perplessi.
Passano altri tre-quattro giorni ed ecco che riappare il nostro Biggi in una fascia oraria umana, Porcelli non ha neanche bisogno di sgolarsi più di tanto, confermato, via subito, e ti credo, battimani, evviva evviva. Dopodichè, più nulla. Silenzio totale. Sparito dal palinsesto (con noi testardi ed eroici, sempre a registrare, controllare e verificare). Tant'è che ce ne siamo anche dimenticati, e aspettavamo Agosto dando per scontato che da Cagnola ci marciassero un pochino sulle valute.
Spiego: nel Mandato ti si dice che qualora l'opera venga venduta tu sarai avvisato con una mail a fine mese, ed il denaro ti verrà accreditato via bonifico alla fine del mese seguente. E' un contratto abbastanza standard, sono tempi ragionevoli e comprensibili, è evidente che nessuno che abbia l'intelligenza pari quanto meno a quella di un pennarello crederà mai ad Alessandro Orlando quando sbandiera che tu vai a Roncadelle con il quadro sotto il braccio, e ne esci subito con i contanti cash in mano. L'ha detto davvero, in diretta! Il Signor Orlando deve avere una dispensa particolare dal Papa in persona per raccontare tutta 'sta montagna infinita di fandonie e non temere di finire dritto dritto all'inferno. Oppure nella prima ora di diretta gli pizzicano un po' gli occhi e le orecchie, e non si ascolta. O ancora resetta tutto dopo ogni trasmissione, pensando che la gente lo segua sempre per la prima volta, ma non è così. Ha fatto decine di trasmissioni sui tappeti Habibian di Nain, bellissimi tra l'altro (ne ho preso uno anch'io, era prima di approdare agli Orler... per carità, ammetto che non ha l'afflato ed il fascino storico di un caucasico di fine Ottocento, ma sul parquet a listoni scuri mi sta da dio e fa una scena pazzesca), dicendo ogni volta che era la prima e l'unica. Per non parlare di quando cerca di convincerti che un Habibian a nove fili è più pregiato di uno da sei, con una improbabile quanto impossibile spiegazione tecnica su DOVE passa il filo dell'annodatore.
Noi, che valiamo almeno quanto un pennarello e mezzo, davamo per scontato che Cagnola ci avrebbe dato la conferma della vendita all'ultimo giorno utile, per poter poi pagare all'ultimo giorno utile. Lo fanno anche i Broker con le Agenzie di assicurazione, e li perdoniamo ogni volta. A tutti sotto sotto fa piacere girarsi un bel po' di soldi altrui, di questi tempi.
Tuttavia, poichè fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio, io il giorno 22 Luglio mando una mail gentile gentile a Renato Marchioni giusto per precisare che il mandato scadrà in pieno Ferragosto, come si fa per la riconsegna dell'opera invenduta (voglio dire, è mica è davvero invenduta, eh?). E lui, sempre rapidissimo, mi risponde dicendo che "l'opera è stata prenotata due volte ma poi non confermata" (non è vero! La prenotazione era stata una sola) ed "è qui nei nostri magazzini" (a fare la muffa da circa due mesi, aggiungo io) e ancora "per noi va bene portarla a fine mandato".
Uno shock. Nuova mail con cui preciso che "in franchezza sono un po' delusa" perchè l'opera non ha avuto visibilità, come cavolo pensavano di venderla in questo modo, insomma dai Renatino, una sola volta all'una di notte e poi basta, ma vi fanno proprio schifo cinquemila Euro così sull'unghia senza rischiare niente? Sibillina risposta: "Spero di riuscire a recuperare nei prossimi giorni". Non mi è dato a sapere cosa lui intendesse dire, considerati i "prossimi giorni" trascorsi nella calma piatta più assoluta; il novantesimo giorno è arrivato puntualmente, senza spuntar di Fiori alcuni.
Passati altri sei giorni, abbiamo preso armi e bagagli e siamo andati a riprenderci il quadro a Roncadelle, prima che ci finissero le ferie e diventasse tutto più complicato.
Lo show-room dell'Azienda-che-non-è-Telemarket è esattamente nello stesso posto di prima, sempre bello e ben tenuto, anche se le opere in esposizione stavolta erano di un livello che sfiorava l'infimo, rispetto alla nostra prima volta. Che peccato. Il personale è gentilissimo e sorridente, se si passa sopra al senso di gelo e all'atmosfera da coltello che aleggia un po' dappertutto. Non ne ho le prove, ma secondo me hanno tassativi ordini di non parlare con "i privati", di non fare commenti, di non aprire bocca neanche per chiedere come vi siete trovati, o che peccato il quadro non è andato, perchè non ci riprovate o altre amenità del genere. Ecco la vostra opera, ecco l'autentica, una firmetta qui e via, è stato bello, ma forse neanche più di tanto. Mi sapeva da trafila vista altre volte, mi si è infilato in testa il sospetto strisciante che anche quella misera, unica conferma fosse in realtà una finta, tanto per darci lo zuccherino.
Questo è quanto. Mi resta, tra un sospiro e l'altro, lo spazio per una serie di riflessioni, che non pretendo siano verità assolute, ma che temo siano difficilmente smentibili. A meno che, a distanza di oltre un anno dai post rivelatori sull'essenza più profonda del mio Paperino, la sua nuvoletta scura non abbia fatto di noi l'unico Cliente Cagnola totalmente insoddisfatto (il dubbio, di fondo, permane, ma dovevo almeno provarci...):
- La dispensa papale di Orlando è arrivata anche a Porcellino, a quanto pare. Perchè mente proprio di brutto brutto. Non è assolutamente vero che hanno centinaia e centinaia di quadri di privati, tant'è che fanno vedere sempre gli stessi, fino alla nausea, a volte. Stessi nomi e stessi dipinti. E la maggior parte sono di Telemarket, ce li ricordiamo benissimo: Biggi e Mambor, ovviamente, più intere camionate di Sciacca e Faccincani, per non parlare di tutti quegli street-artists... oppure per una probabilità su cento milioni tutti i possessori di "fondamentali opere" di Pho hanno deciso di disfarsene nella medesima settimana? Tutti improvvisamente indebitati al punto di vendere a mille Euro, provvigione compresa, un'opera pagata quattro volte tanto l'anno prima? E poi, se avessero davvero centinaia e centinaia di opere di singoli privati, con Mandati di novanta giorni, scadrebbero i termini prima di poterle presentare tutte.
- Hanno, in effetti, qualche quadro da privati, da gente comune, di quella che firma il Mandato a vendere, ma presumo solo per fare un bel po' di fumo, perchè non sono assolutamente intenzionati a promuoverli o a venderli. Altrimenti, certe scelte commerciali non si spiegherebbero. Quadretti da mille Euro presentati decine di volte (e in teoria ci dovrebbero guadagnare appena dai trecento ai cinquecento euro), e un Biggi inedito che fa la muffa in cantina, mentre Porcellino dice "non chiedeteci più Biggi, non ne abbiamo più, men che meno il ciclo dei Fiori che è andato via bruciato". Ti cresce il naso. I Biggi da spingere sono solo i loro, non c'è dubbio, riconoscibilissimi del resto, perchè sono incorniciati tutti uguali, l'ha notato anche un telespettatore polemico che ha fatto perdere per un attimo l'aplomb ridanciano a Porcellino. Oltre a noi, ovviamente, che conosciamo personalmente il corniciaio di Telemarket perchè ha il capannone a circa un chilometro in linea d'aria da casa nostra, e prima di conoscere Franco Ristori portavo lì tutti i miei quadri a spogliare e rivestire (perchè con tutto il bene che voglio agli Orler non sono cieca: le loro cornici sono terrificanti).
- Certo, mi possono dire che il "mio" Biggi non era della qualità giusta (in base a quali parametri vorrei sapere, visto che proprio sulla qualità aveva puntato chi me l'ha venduto...), che è una frase ad effetto che fa sempre colpo. Io lo trovo qualitativamente pregevole, comunque. E' complesso, graffiato, con forti riferimenti alle sue puntocromie, ed inediti elementi a croce. L'accostamento del colore è studiato, tutte tinte forti. Ma poi torno pragmaticamente al punto: che te frega? Tu presentalo, lascia decidere allo spettatore, alla sua sensibilità, al suo gusto. Alla fin fine, la provvigione la prendi lo stesso. A meno che... sul "mio" prendi la provvigione di un terzo, mentre sui "tuoi" il prezzo intero. Oppure il Terzo Polo te li passa a condizione che tu venda solo i suoi. Mistero della fede.
- Tutta questa manfrina dei privati bisognosi viene enfatizzata, a mio parere, solo per avere una giustificazione ufficiale per rifiutare qualsiasi rientro e/o permuta, che è la cosa che più detesta chi vende arte. Non è una critica solo a Cagnola, cari signori. Andiamo avanti così, e il mercato si ingessa. Mica li fabbrico, io, i foglietti colorati verdi, o rosa scuro. Eccheccavolo.
- Non posso sapere, ovviamente, con certezza, qual è la reale portata delle vendite di Cagnola. Roberto Porcelli afferma che vendono come dei dannati, e io glielo auguro, così l'economia gira, ma ho i miei seri dubbi. Per lo meno sulle opere davvero di privati, che puntualmente sgamo su Ebay (Classic o Annunci indifferentemente) già il giorno dopo che Robertino ha pronunciato la famosa frase "l'opera non è più disponibile" (fatalità). In questi giorni, una china di Xavier Bueno, ad esempio, ne sono certa. O un paesaggio di Annigoni grande e spettacolare, cascasse il mondo. Entrambe pezzi unici e inconfondibili. Se giudico a naso (il mio nasetto da sedici), per quanto io ci capisco di mercato, di crisi, di vendite, di Clienti più o meno incazzati e/o senza soldi, è un'operazione studiata a tavolino, e a tavolino ha la fine già scritta.
- Avevo scritto a Renato Marchioni la mia delusione, e qui la ribadisco. Ma non perchè non mi hanno venduto il dipinto, assolutamente; vorrà dire che lo metterò in vendita su altri canali, anche se meno esposti di quello televisivo, oppure lo prenderò come una strizzatina d'occhio del destino e me lo terrò, chissà. Il fatto è che mi sono sentita presa in giro. Da tutta l'operazione, dagli inviti spudorati che fanno ai telespettatori a contattarli per mettere in vendita le proprie cose, già sapendo che non verranno mai mostrate, se non una volta sola, all'una meno venti. Dalla mail che lui mi ha scritto il 24 Luglio, in cui mi dice di essere "dispiaciuto nel sentire che non siete stati, fino ad ora, pienamente soddisfatti", ma mi prendi per scema o scherzi? E ha insistito per arrivare a fine mandato, tenendo il quadro in magazzino a marcire (e rischiare graffi, colpi e danni vari) ed impedendomi, di fatto, di poterlo re-immettere sul mercato per conto mio. Delusa dalla sfilza inenarrabile di bugie. Dalla incredibile faccia tosta. Dal fatto che il collezionista è sempre considerato un emerito deficiente, con cui si può/deve parlare solo ed esclusivamente di denaro (montagne di denaro facile, perchè solo quello l'emerito deficiente sa comprendere).
- Molto birichini.
"In questa Serie quasi ovvia e banale ho voluto però rappresentare la per me insopprimibile esigenza dell'uomo di ritrovare una bellezza perduta, il profumo di un fiore, la sua ritmica presenzialità, la sua non violenza, il suo offrirsi alla umana specie all'inizio di ogni nuova stagione come rassicurazione che il sole continuerà a sorgere, la luna ad imbandirci la chiarezza della notte, gli animali che certamente non cesseranno di contrappuntare con la giustezza infallibile del loro istinto la precarietà bisognosa del nostro vivere".
Gastone Biggi
AVVISO AI NAVIGANTI: Tra i vari commenti che seguono, occhio al mio "Aggiornamento" dei primi di Settembre, che ho inserito come un curioso ed imprevedibile ragguaglio a questa love-story sotto l'ombrellone...