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domenica 18 marzo 2012

Aggiornare il profilo

Poiché questo è il sessantesimo post di questa mia nuova esperienza, ho deciso di perdere un po’ di tempo per valutare quanto di me si capisce da tutto quello che ho scritto finora, da come l’ho scritto, dal momento che scrivo come parlo. A proposito, questa del fatto che scrivo come parlo me l’ha detta mio padre, nel complimentarsi con me l’altra mattina, dopo che con un po’ di timore, guardinga ed imbarazzata gli avevo stampato i vari post scritti chiedendo se per caso aveva voglia  e tempo di darci una letta. Lui, come ho già detto, il computer non lo sa neanche accendere, e quindi non ci sarebbe arrivato mai al mio blog – volente o per caso, come invece altri. Però mio padre è un grande lettore, ed intendo lettore da letture impegnate e svariatissime (non credo andrà mai pazzo per Glattauer, lui, per intenderci), corredato come sempre in questi casi dall’accoppiata con il piacere di guardarsi quei film d’essai che vengono seguiti a notte fonda da tre spettatori di cui uno solitamente è un parente del regista. Sono tutte cose che ho preso da lui (unitamente alla fluidità nello scrivere che anche lui non ha coltivato) visto che anch’io spesso saccheggio SKY alla ricerca di titoli iraniani che nessuno si prende la briga neanche di doppiare - ma come lui comunque non disdegno, all’occorrenza, qualcosa alla Bruce Willis al cinema perché non si può vivere esclusivamente tirandosela come finti intellettuali. Ad ogni modo, ci tenevo da morire al suo giudizio, e ho lacrimato un pochino quando è stato positivo, anche perché credo sia stato l’unico complimento mai ricevuto – a memoria di donna – da mio padre. Per lui non eravamo mai “bravi” (neanche con pagelle da tutti nove, neanche con una Laurea con 110 conseguita esattamente a 23 anni e 15 giorni, neanche quando ti danno l’Agenzia storica della tua città da sola, senza nessun Socio, senza essere figlia di Agenti, a 36 anni e DONNA, che nel mio settore è un po’ come in politica, bisogna essere brave il doppio per ottenere gli stessi risultati, posto di ottenerli con la testa e non con altre parti del corpo), era solo un dovere da compiere. Per carità, non avrei smesso se mi avesse detto che facevo schifo, ma così è meglio.
Oggi quindi farò questo gioco di non conoscermi per niente, e vedere cosa scopro di me da quello che ho scritto sin qui:
Ho un’età indefinita compresa tra i 40 e i 50, non magrissima, tutto sommato ancora decente anche grazie ad un minimo di manutenzione (visto che cito estetista e parrucchiere), ma decisamente ricado tra quelle che vengono definite “simpatiche” piuttosto che “belle”. Cosa questa – peraltro - che a vent’anni senti come una condanna a vita, e dopo i quaranta capisci essere una fortuna inimmaginabile. Vivo nel Nordest, in un punto da cui è relativamente facile raggiungere in un salto sia Jesolo ed il suo Presepe di Sabbia, sia le Gallerie Orler. Ho un fratello più piccolo ed una sorella più grande. Sono cattolica. Amo le regole e le tradizioni, e ho sempre votato centro-destra, anche se adesso sono abbastanza delusa/disillusa/amareggiata e non so cosa farò alle prossime elezioni (come qualunque elettore di centro-destra sano di mente… ed è alquanto curioso come anche l’altra metà del cielo, cioè gli elettori di centro-sinistra, siano nella stessa identica situazione, magari è la volta che disertiamo i seggi in massa e li mandiamo TUTTI a casa a calci). Sono molto ma molto juventina, nel tennis tifo Nadal e se guardo Formula1 tifo Ferrari (questo non l’avevo detto, ma credo sia un dovere che ogni italiano sente nell’anima). Non mi piace guidare ma mi piacciono le automobili. Non ho figli, ma ho un meraviglioso marito con cui rido e scherzo meglio che se ne avessimo. A tal proposito ci sarebbe un aneddoto, che risale ai tempi in cui mio marito praticava le piste da cross (anche questa cosa era scritta, per chi sa cos’è una KTM 350 SXF). C’è una cosa che cerchiamo sempre di fare tra di noi come coppia: realizzare i sogni dell’altro. Lui aveva questo sogno fin da adolescente, ma per questioni di tempo e/o denaro non se l’era mai permesso, e così ad un certo punto ho voluto che lo facesse. Per la cronaca ha smesso anche, perché ad una certa età non sei elastico come un adolescente, per quanto tu ne mantenga i sogni, e quando cadi e ti rompi ti rompi a lungo. Ma l’aneddoto risale al tempo in cui aveva appena iniziato, e girava - ancora integro - in una pista libera assieme a dei ragazzini, lui con un 250 nuovo fiammante e quelli con l’ottantino. Con la tuta ed il casco sembrava proprio uno di loro, perché ha una corporatura non esattamente alla The Rock, di quelle che non ti puoi permettere di litigare con nessuno. Io stavo in apprensione a bordo pista, e mi si avvicina una mamma per i classici commenti: “Eh, che timore, vero, signora, ogni caduta un tuffo al cuore” e simili. Poi va sul personale: “Qual è il suo?” “Quello lì con l’Honda 250” “Già con un 250, ma da quanto fa cross?” “Da quattro mesi” “Complimenti davvero”. Pausa. “Il mio è quello lì, ha dodici anni. E il suo?” “Il mio quarantatre, signora”.
Mi piace girare l’Italia e l’Europa a caccia di musei e meraviglie artistiche. Amo la montagna, odio la sabbia. Che io sia un Agente di Assicurazione visceralmente monomandatario perché monogamico credo si sia capito fino alla nausea, ho tre impiegate ed un Subagente (sorpresa, questo non l’avevo ancora detto) su cui un giorno mi sa che farò un libro perché in loro quattro sono racchiusi tutti i luoghi comuni e non comuni dell’umanità. Sono una che si impegna e si batte per i valori in cui crede, un po’ trasmessi dalla mia famiglia (non benestante, visto che andavamo in vacanza dai parenti, ma che mi ha dato tutto ciò che è necessario per cavarsela nella vita: l’intelligenza, il rigore, la possibilità di studiare eccetera), un po’ imparati e fatti miei durante il mio binario personale. Valori tra cui c’è l’amicizia, quella vera, quella reale, quella da due-tre persone ma per sempre, non quella da clic-settantaquattro-clic-settantacinque-clic-settantaquattro. Preferisco un buon libro al computer, sempre e comunque. E già che ci sono, aggiungo qualche cosa nuova, tanto chi è arrivato a leggere sin qua un post decisamente inutile come questo può sopportare le novità: mi piacciono i vini rossi "tosti" (e com'è naturale preferisco la carne al pesce), e amo i gatti. E le citazioni, come "Coloro che non amano i gatti probabilmente erano topi in una vita precedente". Assolutamente non odio i cani, ma quelli piccoli mi infastidiscono e quelli grossi - bellissimi! - mi terrorizzano, vedi Sansone degli Orler, che è un amore di San Bernardo, ma sempre enorme San Bernardo resta. I gatti invece li adoro tutti alla follia, anche se da bambina alle elementari nel classico "Disegna un animale che vorresti essere" non avevo messo il gatto, e nemmeno un felino più grosso, ma l'aquila. Non che mi piacesse come bestia (avevo paura delle sue zampe giallastre ed artigliate anche in fotografia), ma VOLAVA: alta, libera, forte ed indipendente. Evidentemente già alle elementari avevo idea di come avrei voluto essere, non mi bastava essere la leonessa, felina bellissima, astuta, meravigliosa cacciatrice, buona madre, ma sottomessa al Re della Savana. Io volevo essere direttamente il Re (tant'è che un bambino difficilmente pensa a uccelli, pesci e rettili come esseri dotati di sesso, come invece i mammiferi: c'è il leone e c'è la leonessa, ma l'aquila è un tutt'uno). O al limite Regina, ma quella degli Scacchi, che fa le stesse mosse del Re, ma meglio. E a volte viene sacrificata per salvare il Re, ma mica sempre, anzi possibilmente no.  
Sì, direi che sono abbastanza io, abbastanza reale e poco virtuale, e come sempre mi soddisfo; nel senso, se fossi un uomo questa me mi piacerebbe. Manca solo una foto, ma di me si sa anche la naturale avversione per rendere troppo pubbliche certe cose, e la totale incapacità di manovrare la tecnologia (è già tanto che riesca a postare!), quindi niente.

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