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lunedì 19 marzo 2012

Vénghino signori vénghino

Mi fa molto sorridere l’espressione “la nostra migliore offerta”, e pure anche io ci casco, qualche volta, e la uso per iscritto nei preventivi (ma mai quelli RC Auto!). Caro Consumatore, ti dirò una cosa con il cuore in mano perché questa mattina mi sento in vena di confidenze:  “la nostra migliore offerta” NON ESISTE. Nel modo più assoluto, e soprattutto nel Ramo che a te interessa di più, la RC Auto, per la quale giri e rigiri ogni anno e ti fai fare trenta preventivi. Io potrò SEMPRE farti qualcosa meno della cifra che fino a ieri era “la nostra migliore offerta”, se non con lo sconto “ufficiale” magari con un abbuono: posso pure rinunciare a 10 Euro se mi interessa averti come Cliente. Certo, probabilmente non te lo dirò così papale papale: da noi costa 500 Euro; oh, ha trovato 470? Allora le facciamo 430. Messa così ti sentiresti un po’ preso in giro, ma vedo che ultimamente non è che te ne freghi più di tanto, vero, ti basta andare al sodo e spendere meno. Magari ti dirò che devo farmi autorizzare dalla Direzione un qualcosa tipo “sconto concorrenza” (usa pure tutti i sinonimi che vuoi), che è una balla clamorosa.
Il punto è: dammi una ragione valida perché io debba farti spendere meno A PRIORI. Non sono un volontario di qualche associazione umanitaria, non sto qua a distribuire elemosine, o generi di prima necessità. Ti farò volontariamente spendere meno solo nel caso in cui tu mi dimostri che hai trovato meno e io sia interessata ad averti come Cliente (e devono verificarsi ENTRAMBE queste due condizioni, attenzione, perché come ho già detto e ridetto a me non interessa poi più di tanto acquisire e/o trattenere un Cliente che puntualmente ogni anno va a fare shopping dalla concorrenza per mettermi in croce).
E il bello è che la domanda “ma è davvero il minimo che potete farmi? È davvero la vostra migliore offerta?” non viene quasi mai da pensionati, lavoratori dipendenti, casalinghe o studenti. Li capirei, loro: gente che primo non ha tanti soldi, e secondo fa abitualmente questa domanda anche quando fa la spesa, quindi lo trova naturale. Apro una parentesi: la mia mamma, che è un’anima pura, una meraviglia di ingenuità, per molto tempo ha CHIESTO ai banchetti della frutta al mercato: “Ma sono buone queste pere?” E le comprava, perché la risposta era “Certo Signora, buonissime, succosissime e dolcissime!” Poi poteva succedere che le pere fossero uno schifo unico, e allora la volta dopo lei - non paga - tornava allo stesso banchetto dicendo “Sa quelle pere? Non erano mica buone come mi aveva detto”. Mamma, tesoro, ci sei o ci fai? Davvero pensi che il fruttivendolo ti dirà mai: “Signora oggi le pere sono terrificanti, vada a comprarle dall’altro banchetto”? OPS, questo mi ricorda qualcosa: i famosi tre preventivi… Post “Liberalizzazioni”: vada, vada dall’altra Compagnia, che le fa meno… Allora non c’è solo mia mamma di ingenua in Italia, c’è mezzo governo. “Ma ti me ga fato ben?”. “Sì, va tranquìo, xe ben”. Allora, con le paroline magiche "FATO BEN", siamo tutti contenti.
Ma torniamo alla richiesta, che invece viene il più delle volte da commercianti, artigiani, imprenditori. Tu che vendi scarpe, e metti le Geox di quel tal modello alla tal cifra, perché sai che tanto tutti quelli che vendono Geox mettono quella cifra: che senso avrebbe chiedere metà? Guadagneresti meno. Tanto se voglio  quelle Geox, quello devo pagare, da te o da un altro. Perché dunque IO dovrei “farti meno” se so benissimo che meno di così non trovi? A parità di condizioni, ovviamente (ma questo è un altro film). Intanto mi posso tenere buona quella fetta di sconto per un altro, dove davvero mi serva (anche questo detto e ridetto: non si può fare sconto a TUTTI, quando è finito è finito). E poi, vogliamo essere meno ipocriti? Guadagnerei meno anche io, o solo tu puoi fare certi conti? Oppure tu che vendi meravigliose maglie di cachemire, costosissime: cosa risponderesti se ti dicessi “Ne ho trovata una uguale al mercato a 40 Euro, me la vende anche lei a 40?”. Mi daresti dell’idiota, primo, perché è evidente che se costa un decimo NON PUO’ essere cachemire, non può essere la stessa cosa; e secondo mi diresti che forse non sono neanche degna di indossare le tue maglie, se vado a curiosare al mercato, altro che “migliore offerta”.
La morale è sempre quella (Girella a parte): trovate un motivo che non sia solo il premio per fidarvi della Compagnia e dell’assicuratore. Prima o poi arriverà il momento in cui vi renderete conto che il gioco valeva la candela, che tutta la differenza che credete di aver buttato vi torna indietro con gli interessi, che c’è un “valore aggiunto” su cui vale la pena - SEMPRE - di investire. Il continuo trastullo della “migliore offerta” è una delusione, alla fine.

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