(Questo mi è venuto lunghissimo, evidentemente è un argomento che mi fa aprire le cateratte. Ma non sapevo come e dove tagliarlo per farne due, e quindi oggi va così)
Che stufa che sono. Anche oggi il solito teatrino: arriva il Cliente che è convinto di sapere tutto lui (più spesso, lei, strano come in questa cosa le donne siano sempre le più agguerrite, forse temono di mostrarsi deboli se si fidano di qualcuno), oppure che ha il figlio genio, o l’amico polivalente, e il copione è sempre lo stesso.
- Guardi, vorrei disdire questa Polizza perché ho trovato meno.
- Davvero, tanto meno? Ma, mi scusi, con quali garanzie? Perché, sa, Lei non ha solo la RC Auto in Polizza…
- Uguale alla mia, con tutto.
- Sicuro, proprio uguale-uguale? Con tutto-tutto? Con quali massimali, ad esempio?
- Come i miei.
- Cioè?
- Quelli di legge, i tre miliardi di lire.
- No, guardi, i tre miliardi di lire erano il minimo un po’ di tempo fa, adesso siamo casomai a tre milioni di Euro, e comunque Lei ne avrebbe dieci, di milioni.
- Beh, è uguale.
- Proprio uguale-uguale non direi, comunque vediamo se possiamo fare qualcosa: cosa si è messo su questa nuova offerta: conducente esperto o guida libera?
- Esperto.
- Bene, qui ha la guida libera, se le mettiamo guida esperta anche noi è evidente che il premio cala! Ma dopo stia attento, perché se la guida suo figlio sono guai.
- No, mio figlio non la guida mai. Non che io sappia, e poi è lo stesso.
Potrei continuare, di solito lo scambio di battute dura mezz’oretta. Ha in mano un’offerta con il minimo del minimo, mentre la sua Polizza attuale prevede un massimale più alto, la rinuncia a tutte le rivalse, la libera scelta per le Carrozzerie, e magari anche l’Incendio e Furto, la copertura per il Conducente e chissà cos’altro ancora. Perché quando parla con me, che lo guardo in faccia e gli faccio capire quali rischi si possono (o si devono!) assicurare, dove si può – volendo - risparmiare e dove invece non è il caso (perchè il rischio di vedersi portar via anche la casa è troppo alto, e il gioco non vale la candela), allora capisce, ragiona e fa scelte oculate; quando si trova davanti ad uno schermo, o magari si trova in mano un pezzo di carta stampato dopo che un altro è stato davanti ad uno schermo al posto suo, l’unica cosa che guarda è la scritta in cifre dopo la parola “Euro”. Nient’altro.
E non sto parlando di casi in cui passano anni tra una visita e l’altra, nei quali potrei giustificare il fatto che il Cliente si dimentichi delle garanzie che ha in Polizza (noi un ripassino cerchiamo di farlo sempre almeno un anno sì e uno no, minimo); parlo di gente che evidentemente come si connette alla rete dimentica totalmente i discorsi fatti la SETTIMANA PRIMA.
Io voglio bene a molti miei Clienti, sono persone gentili, educate, simpatiche. Il fatto stesso che instaurino spesso dei dialoghi (anche se del tipo indicato sopra) depone a loro favore, perché ci sono anche quelli che – pensando di sapere tutto – neanche ti lasciano parlare. Ma comincio ad essere stufa del fatto che tutti siano convinti di essere assicuratori, magari in cinque minuti, con il famoso computer. Dov’è finito il valore della professionalità? Perché io, che faccio questo lavoro da vent’anni e passa, con formazione continua, evidentemente sono deficiente, se per stipulare una Polizza basta una connessione Internet e l’uso della mano (il cervello è un optional).
Mi piace il fatto che nei nuovi Decreti si tenti – nebulosamente – di dare un po’ di lustro alla figura degli intermediari. E’ da un po’ troppo tempo che assistiamo da parte dei media ad un battage mostruoso sul fai-da-te assicurativo, e sarebbe ora di finirla. Una delle mie Ragazze l’ha chiamata “Sindrome Ikea”, e mi è piaciuto tantissimo! Mr. Ikea infatti ha fondato il suo impero sul “prezzo basso” che puoi avere se accetti di montarti da solo la camera, portandoti via i pezzi in tanti scatoloni. Poco importa che tu sia un bancario che non sa riconoscere un cacciavite a stella da uno a taglio, l’importante è spendere meno (con tutto il rispetto per i bancari, potevo dire anche “un assicuratore”, io per prima ho manualità meno di zero, mi limito a cambiare le lampadine, anche se avendo un marito ex-artigiano riconosco i cacciaviti).
Fresca di ieri e a fagiolo: la gentile signorina del piano terra suona e chiede in lacrime a mio marito di aiutarla perché le si sta allagando la cucina (mio marito ha fatto l’idraulico per trent’anni). Lui va giù, e vede che qualcuno ha messo le mani sul sifone, montato storto, senza le guarnizioni eccetera. E’ stato il simpatico fidanzato della gentile signorina, perché il lavabo non scaricava bene; e perché non hanno chiamato un idraulico? Semplice, perché costa. Solo che adesso hai fatto un danno peggiore, simpatico fidanzato, e dopo che il buon cuore e le capaci mani dell’EX-idraulico ti hanno sistemato gratis alla bell’e meglio questa porcheria, dovrai chiamare un IN-idraulico che probabilmente ti chiederà più di quanto ti avrebbe chiesto la prima volta.
Quando mio marito lavorava come idraulico, prima di arrendersi di fronte all’Umanità, quante ne ha viste di cose del genere! Commercialisti che distruggevano rubinetti nel tentativo di montarli, insegnanti che scassinavano radiatori costosissimi… E vogliamo parlare dell’impianto elettrico, o dei lavoretti di falegnameria, o di intonacatura? Io sono una frana completa, sono brava solo a fare assicurazioni, e se mi serve qualcosa chiamo un artigiano, mai mi metterò a dipingere i muri di casa: così mi sporco, mi agito, mi incasino, e sicuramente il lavoro viene da schifo!
Per i professionisti esistono apposta gli ALBI, perché non ci si può improvvisare avvocati, notai, medici, architetti, magari perché “l’ho visto su Internet”, o perché “me l’ha detto mio genero”. Per gli assicuratori c’è il Registro Unico, che è la stessa cosa. Devi studiare, sostenere un esame, aggiornarti. Tutte sciocchezze, a quanto pare, il Dio Computer rende tutti abili ed arruolati.
Non so se la responsabilità è più di chi lo usa, il computer (e solo per il fatto di usare Facebook pensa di dominare il mondo con il potere dell’informatica), o della generazione precedente, quella che non lo sa/sapeva usare, e quindi pensa che il solo fatto di saperlo ACCENDERE sia prova di un’intelligenza superiore. E’ capitato a me personalmente, di mamme che mi chiedevano se potevo “far fare qualcosa” al proprio figlio nel mio ufficio (da notare che, come non ci si può improvvisare assicuratori, non ci si può improvvisare nemmeno impiegati di assicuratori), ed alla obiezione che detto figlio non sapeva un tubo di cosa vuol dire lavorare in un ufficio (dare una ripassata ai miei post “Curriculum”, uno e due) mi hanno risposto “ma usa il computer!”. Cosa che - evidentemente - per le mamme già vale uno stipendio, come no. E’ capitato in compenso a mia cognata, che fa la parrucchiera, di trovarsi in negozio una ragazza che chiedeva lavoro, ed alla domanda se aveva mai lavorato nel settore ha risposto “NO, ma ho visto su Internet come si devono fare i vari tagli!” (e questo – ovvio – ti dà automaticamente la presunzione di saperli realizzare perfettamente; anche i parrucchieri, come gli assicuratori, devono essere tutti deficienti a fare anni ed anni di gavetta). Altra categoria di cerebrolesi per i nostri genietti di Internet sono i meccanici (parlo di esperienze successe a me o a miei parenti, quindi escludo leggende metropolitane): in una Concessionaria d’auto in cui lavorava mia sorella cercavano meccanici ESPERTI per una delle officine (Concessionaria di brand molto di lusso, quindi non si possono fare troppe cazzate, perché con quelle cifre la gente si aspetta la perfezione). Dal capo officina – uomo semplice, di poche parole e non sempre pulitissime, un po’ rozzo, ma indiscusso Supremo Mago dei Motori – si presenta un Cravattino, e lui prima di innervosirsi gli chiede se abbia mai messo le mani sotto un cofano. Il Cravattino lo guarda con occhio misto tra il dubbioso, l’ironico e il supponente e gli dice “Guardi che oggi le macchine si aggiustano con il computer”. Per la cronaca, in ALCUNI modelli di PARTICOLARI macchine si fa la DIAGNOSTICA con il computer, ma per le riparazioni sempre l’oliaccio sotto le unghie ti ritroverai. Non mi hanno riferito la fine del Cravattino, credo stia ancora scappando.
Buongiorno
RispondiEliminaho letto questo come qualche d'un altro dei suoi post. Molto piacevoli, del resto confesso che anch'io sono juventino, amo l'arte (anche se preferisco Telemarket ad Orler e Schifano- i quadri belli- a Scuffi), odio Facebook, ho vissuto le emozioni di Marrakech...
Mi ha fatto riflettere il suo post della sindrome Ikea. Sono pienamente d'accordo, il mondo si sta riempiendo di saccenti, di grandi esperti di tutto, ma in realtà di niente. Credo che purtroppo stiamo per dimenticare di essere umili (come si direbbe oggi, non è 'cool'). Molti della mia generazione (vado per la trentina) preferiscono mascherare di non sapere, si vergognano di chiedere (e/o sono troppo arroganti per farlo) e rinunciano ad un'opportunità di crescita, professionale culturale ed umane che sia. Veramente un dramma!
Io credo che dovremmo rivalutare la tanto bistrattata ignoranza, nel senso che visto che nessuno nasce imparato, dovremmo essere più inclini a voler imparare, senza vergogna di apparire ignoranti.
Saluti e continui con il suo blog!
Michele
La ringrazio moltissimo, caro Michele, per le sue parole e per COME le ha dette: rinfranca l'anima e riconcilia con il mondo sapere che allora esistono ancora belle persone, e della sua età per di più! Spero non sia una specie in via d'estinzione... Grazie anche perchè segue il blog (sulla Juve non si discute!).
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