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lunedì 9 luglio 2012

Epilogo - Paperino è interista

Non vorrei calcare la mano, ma ieri mi sono dimenticata di sottolineare per quale squadra di calcio tifa la mia dolce metà sfigata, sebbene l’avessi già dichiarato pubblicamente nel post “Normalità è quando la Juve batte l’Inter” (riscrivo tutto il titolo solo perché mi piace vederlo scritto!). Ovviamente Paperino è interista. Un interista lo riconosci da lontano, perché quando la squadra del cuore vince è contento ma solo per pochi istanti: appena la cosa oltrepassa il subconscio comincia a chiedersi cos’è successo, magari un maremoto ha devastato il Cile; sicuramente c’è qualcosa per cui sentirsi in colpa.
Lo so che noi juventini stiamo antipatici ai più, ma per favore, parliamo di “giuoco del calcio”! Non possiamo travasarci la bile anche col gioco, già c’è la vita vera da affrontare. Siamo i migliori e basta, e questo ci fa stare bene, alla faccia vostra.   
Però lui non segue solo il calcio, è appassionato di un sacco di altri sport, e gli sportivi per cui tifa lui puntualmente perdono, anche se talentuosissimi. Prendiamo il tennis, per esempio: gli abitanti di questo pianeta sono visceralmente divisi tra chi tifa Federer e chi tifa Nadal. Come fai a eleggere come tuo beniamino Feliciano Lopez? Io lo eleggerei volentieri, ma per motivi non così tennistici: quello lì è un fotomodello, non uno sportivo… Feli è comunque bellissimo anche da veder giocare, talento puro e manina santa, peccato che – dicono - non abbia tutta questa gran testa per allenarsi, ha preferito per molto tempo farsi corteggiare dalle sue numerosissime fan scegliendone una diversa ad ogni torneo (da un certo punto di vista, chiamalo scemo tu). E’ inutile seccarsi se perde: lo sai che perde! Altro prediletto di Paperino è stato, ai suoi tempi, Marat Safin, che almeno qualcosa di più di Feliciano ha portato a casa. Ma sempre alternando colpi spettacolari a casini mai visti, con il suo codazzo di fanciulle al seguito.
Tuttavia, il SUO sport è da sempre il motocross, profondamente amato fin da bambino, praticato per un po’ e seguito per la vita. Uno sport – a mio vedere – dove lo scopo principale non è solo arrivare primi come in tutti gli sport di motori, ma arrivarci più sporchi possibile. Lasciando stare i suoi trascorsi personali, riusciva a portare sfiga anche alla squadra per cui tifava (amici suoi), che nonostante un signor marchio come l’Honda alle spalle per anni non ha mai piazzato un pilota tra i primi dieci. Poi, quando improvvisamente lui ha smesso di seguirli fisicamente sulle piste, i risultati sono arrivati. E quelli – carinissimi! – hanno continuato a cercarlo e ad invitarlo in varie trasferte mondiali, fin quando gliel’abbiamo fatto notare (Ma no! Ma dai! Però… eh…ripensandoci…), e da allora il telefono è muto.
L’ultima volta che è stato loro ospite è stato in occasione della gara di Agueda del 2010, perché non è che li seguisse ovunque, da Uddevalla a Lommel, però la Spagna sì, quella ogni anno, e Portogallo pure, ogni tanto. Infatti gli organizzatori del Mondiale di Motocross si sono chiesti per molto tempo come mai pioveva sempre per la gara di Bellpuig, puntualmente ogni volta, con il resto della Spagna in preda alla siccità. Hanno anche spostato la data più volte, ma niente da fare. E poi è arrivata la gara del 2010, quando ha eruttato il famoso vulcano islandese dal nome impronunciabile che finisce per Kull, e sono rimasti bloccati lì per giorni, considerato che gli aeroporti erano chiusi.
Ma agli aeroporti birichini ci aveva già fatto l’abitudine anni addietro; nel periodo in cui aveva lavorato in trasferta in Francia, in quattro mesi aveva potuto tornare a casa una sola volta, a metà percorso. Biglietto fatto e grande ansia di partire, ed ecco che l’Air France proclama uno sciopero, con i francesi che sgranavano gli occhi: primo sciopero di Air France – pare – dopo vent’anni.   
Adesso (sarà l’età) ha lasciato le due ruote e si sta dedicando al biliardo, che tra l’altro gli sta modellando gli addominali neanche avesse vent’anni di meno: ha buttato su una mezza tartaruga mica da ridere. Per una volta l’essere piccolino di statura ha portato un beneficio, quando si china sul tavolo lavora di pancia anziché di schiena (ma questo probabilmente perché fa piacere a me…). Non so come sia messo con i big del biliardo mondiale  in quanto a tifo, perché io lo trovo cosa particolarmente soporifera, e non solo mi addormento puntualmente ogni volta che lo guarda in televisione, ma mi spengo anche solo se me ne parla. Certo è che per lui, in quanto a pratica, non è l’ideale, perché è un gioco in cui un minimo di fortuna ci vuole SEMPRE, anche se sei tecnicamente il migliore di tutti. Precisione, braccio, visione del gioco, calcolo matematico delle sponde… ma bastano un paio di millimetri dopo che la palla ha girato per sei metri perché il birillo vada giù o resti su, per fare punti o per pagare. L’altra sera il suo avversario (che era un uomo normale, né troppo fortunato né troppo sfigato) dopo aver sperimentato i suoi poteri gli ha chiesto – papale papale – se ha mai fatto caso ai gatti neri mentre cammina, perché secondo lui una toccatina dove sta bene se la danno. 
Comunque è facile fare in modo che, in giochi o sport, qualcuno vinca: basta che Paperino gli tifi contro. Basta solo che accenni a sperare che perda. Ricordo bene i Mondiali di calcio del 2006: era già nell’aria quello che succede sempre da un po’, vale a dire che ci riempiono dall’alto di cazzate e tifo per non farci realizzare che il Paese va a rotoli, per blandirci nel momento in cui l’italiano medio ha realizzato che vuole uccidere il politicante medio, mentre quest’ultimo vuole andare in ferie due mesi. Vogliono fare in modo che il popolo non pensi. Come con il Grande Fratello, aggiungerei con una punta di cattiveria; milioni e milioni di persone incollate al divano a sbavare per undici ragazzotti (per quanto gradevoli), e poi magari ad una Mostra d’arte ci andiamo in cinque (e questi qui li riceve anche il Presidente della Repubblica! Farei io un paio di nomi sconosciuti ai più, vanto italiano che dovrebbe passare avanti a tutti, altro che chiacchiere). Ma questo è un altro discorso, non ho niente contro il calcio, è che ultimamente mi dà più fastidio del solito quello che ci gira intorno. Comunque, nel 2006 gli ho sentito dire più di una volta: “Spero che l’Italia esca subito, così stavolta non tiriamo la tiritera del calcio per quattro anni”. Sappiamo tutti com’è finita. Bravo Capitan Cannavaro, bravo Grosso, bravi tutti, ma io lo so di chi è il merito vero. Per la cronaca e la rabbia, non ha più pensato alla Nazionale fino a questi ultimi Europei, quando ha ricominciato il refrain “Spero che escano al primo turno”… Forse a quel punto non dovevano permettergli di guardare la finale. Muchas gracias a El Pato Donald. 

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