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giovedì 19 luglio 2012

Questione di punti di vista

Lo scorso mese, nel post Lunghissimo Per La Verità, avevo bacchettato una paginetta tratta da L'Espresso; oggi, per par condicio, dissento da qualcosa trovato in Panorama, non esattamente nella Rubrica della Posta, ma che comunque mi fa dire la mia.
E' una sorta di Elogio dell'Ansia, che "non va sentita come una spina nel fianco, ma messa a profitto: (...) ignorarla sarebbe un errore, combatterla altrettanto, rilassarsi controproducente". L'articoletto loda - in un certo qual modo - ansia e stress quali "reazioni fisiologiche", che ci permetterebbero di concentrarci meglio sui nostri obiettivi quotidiani, e di affrontare le sfide di ogni giorno ("Quale atleta si rilassa prima della gara?"). L'agitazione - insomma - sarebbe un vero toccasana: "durante un attacco d'ansia l'organismo reagisce modificando i suoi parametri: aumentano i battiti cardiaci, la pressione sale, il cervello produce cortisolo, l'ormone dello stress. Tutte risposte che, in fase acuta, aiutano ad affrontare un pericolo". Ancora una volta io mi sento molto vecchia, e poco atletica.
La prima cosa che mi è venuta in mente leggendo e sgranando gli occhi è il paragone con la cioccolata: è noto che nessun studioso al mondo ha ancora sancito definitivamente se faccia bene o male. Assistiamo a giorni alterni a pubblicazioni autorevoli che si smentiscono a vicenda, ora affermando che la cioccolata fa benissimo perchè riduce il rischio di malattie cardiovascolari, regola l'insulina e ci fa addirittura produrre endorfine (dette anche nientepopodimeno che Ormoni della Felicità, e questo potrei sottoscriverlo col sangue visto lo stato di godimento palatale che provo centellinando un cucchiaio colmo di Nutella), ora invece che no, fa malissimo, quanto meno a chi ha problemi al fegato, o di acne, o di chili. Come in tutte le cose, è il buonsenso a doverci regolare le scelte: sarei pronta a scommettere che mangiare d'un fiato sei chili di cioccolata non sarebbe poi così utile al mio organismo. E poi un conto è parlare di cioccolato fondente quasi puro, un conto di preparati industriali con l'aggiunta di burri, oli vegetali e chissà quali altre schifezze.
Quindi le mie conclusioni sull'articolo potrebbero essere duplici:
a) Constatato che lo stress e l'ansia sono diventati parte integrante delle giornate di chiunque, ormai, non avendo la bacchetta magica o la ricetta segreta per debellarli siamo arrivati al punto che dobbiamo per forza considerarli amici? Gettiamo la spugna così?
b) Come per la cioccolata, c'è il buono e c'è il cattivo, vale a dire: un conto è l'adrenalina, un conto è l'ansia. L'adrenalina posso anche classificarla tra le sensazioni positive, e credo fosse proprio a quella che si riferiva la frasetta sull'atleta non rilassato. Parlo ovviamente di quella scarica di fastidiosa agitazione che ci prende nell'attimo in cui stiamo per affrontare LA PROVA, ciascuno di noi ci metta pure dentro quello che vuole. Per me, prendo a caso un esempio professionale, l'attimo prima di incontrare finalmente il Cliente importante che ho rincorso per mesi e che mi ha concesso i fatidici dieci minuti. Ma può essere, per altri, l'attimo in cui ti siedi davanti alla commissione d'esame. L'attimo in cui prendi in mano il microfono acceso, e tutti tacciono perchè tocca a te (e c’è anche chi ti sta registrando, magari). L'attimo in cui devi far partire il tiro da tre decisivo, o il rigore, o stai servendo sul match-point. O altri attimi, in cui non si attende niente da te nessuno se non te stesso: l'attimo in cui apri La Lettera che stavi aspettando da giorni. L'attimo in cui sta per aprirsi la porta, e lo/la vedrai dopo settimane. O l'attimo in cui il cellulare suona e vedi, finalmente, Quel Numero. Sì, la scarica di adrenalina è anche simpatica, purchè rimanga tale, cioè una scarica appunto, della durata più o meno di quaranta secondi, onde permettere al cuore di battere forte ma con la speranza che continui per molti anni a fare il suo dovere con ritmi normali!
Confondere questo stato d'animo con l'ansia, l'ansia vera, è irrispettoso.
E' irrispettoso verso chi ha perso il lavoro, e deve fare i conti a fine mese, se pagare il mutuo o il riscaldamento. E’ irrispettoso verso chi a fine mese deve pagare stipendi e fornitori, ma le ricevute bancarie dei clienti tornano tutte indietro insolute, e le banche gli negano il credito. O verso chi ha a casa un parente gravemente malato, e deve scegliere se andare a lavorare o assistere il parente (non avendo il dono dell'ubiquità). Verso chi si è preso impegni importanti, che coinvolgono vite altrui, e vuole portarli a termine con onestà.
Mi fa credere che chi scrive queste cose viva un po' troppo nella bambagia, e non sappia minimamente cosa sia l'ansia vera, lo stress vero. Mi ricorda quelle frasi un po' ipocrite - che leggo spesso da varie riviste - pronunciate dai super-ricchi, del tipo "mi manca tempo per me stesso e per i miei cari, è il tempo la vera ricchezza". Ma per piacere! E' vero che vorresti avere più tempo, ma IN AGGIUNTA a tutto ciò che hai. Di certo non rinunceresti, in cambio di tempo, al tuo infinito benessere. Vorrei proprio vederti, con un'infinità di tempo libero, in una baracca di lamiera a decidere se mangiare oggi o domani l'unico panino che hai nella dispensa.
L'ansia è e resta una situazione di emergenza, che per sua stessa natura logora, soffoca, fa male e porta a prendere decisioni affrettate e spesso sbagliate.
Ma la frase più spiacevole della pagina, una staffilata a tutto ciò in cui credo, è stata questa: "Il voler veder rosa a tutti i costi rischia di essere una strategia fallimentare nella vita quotidiana: non fornisce mai la spinta sufficiente per rimuovere un problema". Insomma, mettiamo al muro l'ottimismo. Proprio a me, che continuo a cercare altre cose per portare positività ogni giorno a chi mi incontra, oltre alle famose dieci del post di Maggio. Che vado a dormire più serena quando so di aver migliorato l'umore, portato un sorriso ad una - anche una sola - persona al giorno. Insomma, sarei una deficiente (un'illusa, quanto meno). E come me sarebbero dei deficienti tutti quei Capi delle più grandi ed innovative Multinazionali mondiali (da Google alla Microsoft alla Pixar), che per stimolare i loro dipendenti sia a "rimuovere i problemi" sia a creare positività ed idee attrezzano intere stanze all'insegna del relax: zone yoga, musica, giochi, sale lettura, cromoterapia eccetera. Non credo che il CEO della Pixar, per stimolare i propri creativi, li chiuda a chiave in uno stanzino buio pieno di nidi di vespe! Stress e via, arrangiarsi.
Io sono ansiosa, lo ammetto, e anche abbastanza direi. Del resto, essere imprenditori - per quanto piccoli - in questo momento storico ed economico non è facile. Anzi, non è facile essere chiunque in questo momento. Ogni giorno è una lotta, e c'è sempre qualcuno che si aspetta qualcosa di più da te; io, poi, soffro da sempre di una sindrome da “prima della classe” da primato, perchè vorrei che fosse sempre tutto perfetto. Per tutti. E mica posso farmi fuori una fornitura di Nutella alla settimana (o un flacone di Lexotan, a scelta... non fa venire i brufoli ma non va bene lo stesso, il mio medico diventerebbe sospettoso). La mia valvola di sfogo è l'arte, in questo momento della mia vita ancor più della letteratura e della poesia rispetto a una volta, perchè adesso ho molto meno tempo. Mi guardo i "miei" quadri, li accarezzo, li saluto, e mi rilasso. Oppure chiudo gli occhi, e penso a quelli che mi piacerebbe avere, e che ancora non ho: una bella Sintesi di Balsamo sui toni caldi, ad esempio, o una carta di Licata (non un olio, le sue carte mi piacciono di più). Cose abbordabili magari in un prossimo futuro, sempre se l'economia si decide a girare. Mica cose impossibili (niente Sfera di Meggiato, quindi), del resto sarebbe un "eccesso ostinato di ottimismo", che fa malissimo come recita Panorama, per carità non sia mai!
Chissà se è un eccesso di ottimismo anche sognare ad occhi aperti di visitare un museo mai visto... Anche questo mi capita in effetti, dal momento che ho visitato i maggiori musei europei (Londra, Parigi, Vienna, Lisbona, Madrid, Amsterdam) e, da italiana che si vergogna, NON HO ancora mai messo piede agli Uffizi! O nei Musei Vaticani; ma del resto, le mie ferie sono obbligatoriamente a Ferragosto, quando la coda per entrare esce addirittura dallo Stato... Ci abbiamo provato più volte senza successo, ma almeno ci siamo visti bene Roma e quasi tutte le sue chiese, e vale la pena ugualmente. Con Firenze lo stesso, sarebbe come fare sei al Superenalotto.
Una volta un "signore" della Compagnia per cui lavoro, che è legata a filo doppio con Firenze (ma ancora per poco, mi sa), conoscendo la mia passione per l'arte mi ha detto che poteva farmi fare una visitina privata al Corridoio Vasariano; ma come Benigni con la manina pazzerella in "Johnny Stecchino", lui mi faceva passeggiare nel suo Corridoio se io lo facevo passeggiare nel mio. No, grazie. Siamo nell'era del multimediale-interattivo, ho un dischetto che mi fa fare il percorso completo stando a casa. Senz'ansia.

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