.

.

venerdì 17 febbraio 2012

Ferie

Ho un impellente bisogno di fare ferie, sarà perchè non stacco da troppo tempo, ma ormai è diventato un bisogno fisico. Abbiamo deciso (volontariamente) di usare tutti i soldi che avevamo per i nostri piccoli investimenti artistici, compresi quelli destinati alle ferie 2011 e 2012, e va bene, ne siamo contenti. Ma ho bisogno di staccare, e non riesco a staccare se non vado in Croazia. E' una consapevolezza alla quale sono giunta dopo anni e anni di esperimenti estivi: in Croazia mi rilasso completamente. Non so perchè, dal momento che non amo particolarmente il mare (preferisco tassativamente le montagne), non faccio il bagno, al sole mi scotto facilmente, e non ho un corpo da esibire con bikini stratosferici onde ritrovare chissà quale autostima nascosta dai maglioni invernali.
E' evidente che le vacanze che mi arricchiscono maggiormente lo spirito sono altre: quanto ho amato Praga, Lisbona, Madrid, per esempio. Di solito sono queste le mete dei nostri weekends lunghi di Aprile o Ottobre, e anche queste adesso saltano, ma tanto mica scappano, tra un paio d'anni saranno ancora lì (prossima meta: Tallinn-Riga-Vilnius, magari anche San Pietroburgo). Ma ho saltato la Croazia d'Agosto, e questa mi è mancata. Sarà l'odore dell'aria, l'odore del mare misto ad una vegetazione più selvaggia della nostra, il loro pesce; sarà la gente, molto gentile ma non eccessivamente servizievole, e che un po' anche ti ignora (e io in ferie non vedo l'ora di essere ignorata, il mio incubo peggiore è il villaggio-vacanze in cui gli animatori ti scandiscono i tempi del “divertimento”). Cambiamo posto ogni anno, rifuggendo man mano che anche lì arriva il turismo discotecaro, cercando posti sempre più sperduti e difficili da trovare, dove nascondersi. Io in ferie mi nascondo, da tutti, da me, praticamente mi svuoto. La mia giornata-tipo è: mi alzo presto, prendo un po' di sole buono muta e ferma come un ghiro in letargo, torno in camera quando alla spiaggia si diventa più di cinque, mi godo le lenzuola fresche leggendo libri; poi doccia, e si mangia: buon pesce, soprattutto. Ma anche tanta altra roba, tanto in vacanza mangio di tutto e non ingrasso mai. Poi ancora sonno e libri, fino al ritorno del sole buono, quello del tardo pomeriggio, poi altra doccia e un telegiornale (se si trova, altrimenti non muore nessuno se so cos'è successo nel mondo quando torno a casa), e di nuovo a nanna. A leggerlo sembra terrificante, ma o così o impazzisco nelle rimanenti 51 settimane. E sottolineo che il più delle volte tutto questo si ripete giorno dopo giorno nel più assoluto silenzio, perchè in quei giorni io devo tacere, non pensare a niente, come lobotomizzata; mio marito lo sa e sopporta, senza preoccuparsi, tra un bagno e l'altro viene a controllare che il ghiro sia vivo, mi fa una carezza ed è contento, perchè sa che è quello che mi ci vuole. Quattro anni fa siamo riusciti a trovare un posticino isolato (sbagliando strada più volte), che aveva uno strapiombo sul mare tutto terrazzato, e giù di sotto una caletta attrezzata con due straio ed uno scivolo che portava direttamente in acqua. Per arrivarci bisognava scendere 424 gradini tra piante profumatissime, che ovviamente diventavano 424 per risalire. Nessuna mamma sana di mente ci avrebbe portato i bambini, quindi era il nostro posto ideale: Ferragosto in una caletta privata, piedi a mollo in mezzo ai pesci, senz'anima viva intorno. Con quelli delle barche che ci facevano ciao ciao con la manina.
Cellulare spento, ufficio chiuso: io e il vuoto totale. C'è stato un anno in cui, appena passato il confine, mi ha chiamato una delle mie Ragazze, e non avevo ancora spento il cellulare perchè aspetto di fare il check-in dell'albergo per lobotomizzarmi. Mi ha chiesto candidamente: "Ho bisogno di parlarle, dov'è?". Risposta: "Sono in Slovenia". E lei: "Non può tornare indietro? E' una cosa delicata, non vorrei parlarle al telefono". E' stato divertente, perchè visto che l'ufficio era chiuso non c'era una ragione oggettiva (un incendio, un'invasione di ratti giganti, gli alieni) per cui lei potesse chiedermi di fare dietrofront, credo che non lo farebbe neanche mia mamma se mi morisse un parente. Beh, dipende dal parente, ma per alcuni non si arrischierebbe di sicuro. Ho passato i primi giorni a pensare cosa poteva essere, ovviamente pensando e parlandone, e conseguentemente stando male, vomitando tutto il tempo, fino a quando mio marito si è stufato (meglio muta, evidentemente), ha preso su i bagagli e mi ha riportato a casa, con gran gioia dell'albergo a cui abbiamo liberato una camera già pagata. Bene, la Dolce Bambina voleva solo dirmi che pensava di licenziarsi, perchè aveva trovato un'offerta migliore (cioè lo stesso lavoro, ma sotto casa, non sia mai che a trent'anni tu non possa vedere mamma e papà pranzo e cena). Sono stata felice, mi ha tolto il peso di farlo io, sacrilega.

Nessun commento:

Posta un commento