Pare proprio che oggigiorno far crescere dei figli sia un’impresa titanica, spesso non basta una task-force di quattro coordinatissimi nonni, maestri vari, baby-sitters e quant’altro. Cose che io vedo da fuori, e sulle quali probabilmente non ho diritto di critica, ma mi sorgono vari dubbi perché non sono casi sporadici ed isolati, praticamente tutte le coppie che conosco hanno gli stessi problemi, e allora c’è qualcosa che non va. Questi bambini nuovi hanno stimoli continui da ogni dove, e va benissimo perché a quell’età sono spugne, se vogliamo che imparino la spugna va sfruttata (noi avevamo la scuola, quelle quattro orette e poi basta, il patronato se andava bene, altrimenti a casa), ma vedo che tra computer-nuoto-inglese-pony-ballo-giochi interattivi-corsi di tutti i tipi diventano un po’ agitati, è difficile tenerli fermi anche quando dovrebbero. Probabilmente sfruttano meglio la loro intelligenza, maturano prima, sono più CAPACI. Ma non sono più tanto bambini, sono dei piccoli adulti, e fanno un po’ paura. Tutti dei geni, tra l’altro, mai sentito un genitore che dica "mio figlio è un deficiente, a scuola va malissimo" (no, sono le maestre che non lo capiscono); benedico mia sorella che almeno ammette che il suo grande è un po’ svanito. Io portavo a casa tutti otto e nove, e il massimo che mi diceva mia mamma era "Cosa c'è scritto sulla tua Carta di Identità? Studente. Allora brava, ma hai solo fatto il tuo dovere". Cos'è un regalo-per-la-promozione? Mai visto uno. Da piccola mi avevano inculcato l’idea dell’ADULTO onnipotente: quando sarai grande potrai… E anche "quando gli adulti parlano i bambini devono stare zitti". Adesso è il contrario, così quelli della mia generazione le hanno prese da piccoli e adesso le prendono dai piccoli.
Sono queste cose che un po’ mi rasserenano per il fatto di non avere avuto figli. Cose che mi hanno aiutato nel personale binario di accettazione che ho dovuto tracciarmi; non parlo solo della libertà di poter dire senza preavviso "non rientriamo a casa, fermiamoci per una pizza", oppure ancora senza preavviso "ti va di prendere la macchina e andare a Ferrara a vedere una bella mostra", oppure "oggi stiamo a letto fino alle 10". Tutte queste cose estremamente gradevoli, la possibilità di non avere schemi preconfezionati o obblighi giornalieri, stanno sul labile confine dell’egoismo. E comunque anche un po’ di sano egoismo ce l’ho dovuto mettere, mica le ho comprate le ovaie difettose, me le sono trovate dentro belle pronte, almeno mi gusto il fatto che in estate posso portare ancora un top senza reggiseno. Una delle mie Ragazze (età mia) insisteva a voler vedere il laccetto trasparente, perché alla nostra età di solito il cielo hanno smesso di guardarlo da un po’, le nostre due amiche qua davanti. Ma io non ho mica allattato, bella mia, sono ancora sode e ferme lì dov’erano dieci anni fa.
Egoismi personali a parte, mi ritrovo a pensare una brutta cosa sulle famiglie di adesso; una volta (parlo della generazione precedente, la generazione dei miei genitori) i figli davvero univano, cementavano le coppie. Adesso mi par quasi che le scoppino. Sarà che non ho avuto figli, ma ho un rapporto molto intenso con mio marito: non riusciamo a stare separati, ci cerchiamo continuamente, parliamo di tutto, ci confrontiamo su tutto, abbiamo bisogno di stare l’uno con l’altra, sempre. E’ come se l’amore e l’istinto di protezione che si dovrebbe avere verso i figli noi lo riversassimo ogni giorno l’uno sull’altra, e viceversa. Per non parlare del fatto di continuare a piacersi, vestirsi belli per piacere all’altro/a (anche l’intimo!), profumarsi con quel profumo speciale, cercare di non ingrassare troppo (una fatica boia per me, ma dieci chili persi in un anno sono un risultato stratosferico, anche se mi cadono tutti i pantaloni), depilarsi (!!!)… Se guardo le coppie con figli della mia età, mi sembrano tutti morti. Hanno smesso di essere un LUI e una LEI, e sono diventati un PAPA’ e una MAMMA. Tutto per i figli, e niente per loro; si parlano anche, a volte, solo tramite i figli: "dì alla mamma che…", "porta al papà questo…". Brutta cosa. Siamo sicuri che sia giusto così? Bambini iper-tecnologici, piccoli geni intelligentissimi, bellissimi, sportivissimi, poliglottissimi. Con genitori che neanche si parlano. Neanche si guardano, neanche un abbraccio o un gesto affettuoso. Probabilmente sono io che non capisco niente, perché non ne ho avuti. Magari l’orrendo ingranaggio avrebbe finito per risucchiare anche me.
Col tempo io e mio marito abbiamo smesso di frequentare (sia in coppia, sia separatamente) gli amici di vecchia data che hanno messo su famiglia; io riservo le mie uscite alle amiche single, o sposate ma senza figli. Perchè è IMPOSSIBILE uscire con coppie che hanno figli, sono mono-argomento seppure a step. Step uno, bambini piccoli: argomento malattie, crescita, pannolini, vestitini, prime parole. Step due, dopo i sei anni: la scuola! Orari, poesie, maestre, compiti, recite, impegni. Step tre, l'adolescenza: cellulare, primi filarini, uscite da soli. Dove sono finiti tutti gli argomenti che infiammavano i nostri discorsi quando eravamo ventenni? Io non sono mai a corto di parole, ho mille interessi, soprattutto per tutte le cose che VORREI fare e non posso per via dell'impegno professionale, e delle quali leggo, leggo tanto: arte, cultura, viaggi, e poi sport, cinema, teatro, libri, attualità, politica! Amiche, volete che parliamo e sparliamo di uomini, va benissimo, ma vi supplico, che abbiano più di 10 anni! Una volta un Collega mi ha fatto un bel complimento, tornando in treno da un corso che si teneva a Bologna; arrivati in stazione era stupito, perchè il tempo gli era volato tra una chiacchiera e l'altra, e a quanto pare non ne era abituato (e sì che con il nostro lavoro solo di aneddoti potremmo tirare oltre l'ora e mezza!). Mi ha detto che ero "interessante", "una donna interessante" ha detto, neanche se una cosa escludesse automaticamente l'altra! Sono una donna, non solo una potenziale mamma.
Non ho avuto figli, ma mi piaccio lo stesso. Come ho già detto, è meraviglioso se arrivano i bambini, perchè riempiono la vita (la cambiano, soprattutto); ma se non arrivano non è una condanna, si può avere comunque una vita più che appagante anche senza. Piena di emozioni lo stesso. E non venitemi a raccontare la storiella che i figli sono il "bastone della vecchiaia", perchè poteva essere vero una volta quando non si usciva non solo dal paesello natìo, ma neanche dal quartiere o dal viale in cui si era cresciuti. Adesso si innamorano di un'australiana e ti saluto bastone, li rivedi se va bene una volta ogni quattro anni. Meglio bastarsi in due.
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