C’è una cosa che comincia ad inquietarmi quando vado per uffici, e non parlo di uffici necessariamente di Enti Pubblici, sui quali gettare badilate di sterco è sport nazionale (“non ci sono mai”, “non lavorano”, “fannulloni deresponsabilizzati” eccetera, anche se io credo che nel pubblico, come nel privato, ci sia l’imboscato nullafacente tanto quanto il volonteroso). Certo, nel Pubblico è più lampante perché a volte è spudorato, sapendo che nessuno può mandarli via anche se ti trattano come un appestato si possono permettere atteggiamenti particolarmente sgradevoli. Tuttavia io non sono quotidianamente a contatto con uffici pubblici – per mia fortuna. Quotidianamente io devo interloquire con gli uffici della mia Direzione, o con altre Agenzie di assicurazione, carrozzerie, studi professionali, concessionari d’auto, agenzie di disbrigo pratiche, negozi di ogni genere, aziende private di tutte le dimensioni, banche, uffici postali! Tutta, tanta gente per la quale spesso IO sono IL CONSUMATORE. Quel Consumatore, quel Cliente finale per il quale io – quando esercito la mia professione – devo essere onesta, corretta, trasparente, esaustiva, gentile, cortese, disponibile, educata, premurosa; anche per Legge devo esserlo, non solo perché i miei genitori mi hanno insegnato da piccola che i cattivi vanno in prigione (e all’inferno, dipende da quale vita esaminiamo). Per noi assicuratori c’è la Legge che richiede la trasparenza, ogni volta che qualcuno mi firma una Polizza gli consegno e gli faccio firmare anche un foglietto dove – in soldoni (perché il correttore del Word mi mette “soldini”?? Cos’è, la crisi ?!?) – c’è scritto che sono una persona onesta, che non lo frego, e che gli sto facendo firmare cose per lui molto utili. Perché è ovvio che l’assicuratore disonesto invece ti fa firmare l’Allegato 7A-bis con la variante che dice “io invece sono un lurido bastardo, ti faccio firmare una cosa che non ti serve a niente, lunghissima, costosissima, e ti ruberò tutti i risparmi”. Così Il Consumatore lo può leggere e dire “ah, non lo sapevo, allora no grazie, da Lei non vengo, che peccato però sembrava una così brava persona”. Eh, già.
Comunque, torniamo a noi. Parlavo di Quel Consumatore. Quello, a dire il vero, per il quale ho scritto il post “Un segreto” invitandolo ad essere a sua volta educato e gentile con me se non vuole, dopo dieci ore di ufficio, vedere i miei occhi diventare stretti e piccoli come fessure (grrrr), anche se non c’è una Legge che obbliga LUI ad essere più buono, ma solo i vecchi insegnamenti di mamma e papà.
Io vorrei capire perché, quando sono IO il consumatore, mi trovo sempre più spesso a dover scegliere tra Competenza e Cortesia. Tra Professionalità ed Educazione. Qualche giorno fa si è verificato un episodio spiacevolissimo con la Banca con cui ho rapporti di lavoro (ed alla quale, tra conti correnti dell’Agenzia e della mia attività, fidi, fidejussione Isvap, conto corrente privato, mutuo casa eccetera, faccio girare un bel po’ di soldi). Una cosa a cui io davo la massima importanza, la massima priorità, spiegata a chiare lettere, è stata presa un po’ troppo sotto gamba. Una settimana persa per niente (“ci siamo informati, non sapevamo, la procedura non è questa bensì questa”… vi siete informati una settimana dopo!!), tra gran sorrisi. Ed era il motivo per cui avevo interrotto i rapporti con la Banca precedente: o sostanza, o sorrisi. Cosa che riscontro purtroppo sempre più spesso dappertutto. Non lo dico ironicamente, mi piacciono i sorrisi, mi piace trovare ai vari sportelli, al telefono, nelle aziende, persone gentili, piacevoli, cordiali, non musone, ma perché deve essere sinonimo di incompetenza? Perché la prima persona che becchi al telefono di un qualunque Call Center non sa mai un tubo di ciò di cui dovrebbe occuparsi quel Call Center (ma è tanto gentile)? E per contro, perché quando trovi quello che ti risolve il problema devi mandare giù dei rospi orrendi perché ti tratta come una scarpa rotta e vecchia (io amo molto le scarpe, nuove)? Chiacchierando di ciò, perché spesso condivido l’argomento di un nuovo post con chi mi circonda, mi è stato detto: “Perché se lo possono permettere”. E’ vero, ma che brutto. E’ come per le ragazze tanto belle, che se la tirano e appaiono tanto stronze, mentre le meno belle finiscono per essere spesso più alla mano e simpatiche (anche con quelli che non se lo meritano), perché o così o col cavolo che ti invitano alle feste o al mare (a meno che tu non abbia “patente B ed auto propria”, allora è un altro appeal).
Mi sto davvero deprimendo, non mi riesce di trovare un ufficio in cui ci siano persone in grado di darti risposte concrete e certe a quello che chiedi, in grado di risolverti i problemi bene ed in fretta, in grado di semplificarti la vita invece di renderti complicate le poche cose che avevi chiare in mente, persone che CONTEMPORANEAMENTE non mordano, non ti trattino male, non ti umilino solo perché hai bisogno di loro. Che poi è qua il succo: lavori in un ufficio (avvocato? commercialista? notaio? assicuratore? in banca o in posta?) e sai far bene il tuo lavoro, è ovvio che se ho bisogno di te entro. Perché mi devi far sentire come uno che chiede l’elemosina? Questo detto ai bravi & stronzi. Ed ai buoni, ai gentili, agli educati dico: cari ragazzi e ragazze, il sorriso vi fa onore, è bello ricevere un saluto quando entriamo, fa piacere che ci trattiate con deferenza e ci offriate il caffè. Ma se non sapete fare altro andate a lavorare in un bar, accidenti! Perché non vi preparate meglio, perché non prendete appunti così evitate di ripetere quaranta volte lo stesso errore, perché non studiate qualcosa che vi impedisca di resettare OGNI santa notte TUTTO quello che avete imparato durante il giorno, cosicché ogni santo giorno è come fosse il primo giorno di lavoro? “Sa, non so niente, sono nuova, ma intanto che attende il mio Collega (quello odioso cattivissimo maleducato che però sa fare tutto) vuole un caffè?”. Grazie tesoro, così dopo torno al mio ufficio dove mi aspettano Le Mie Ragazze, la bionda, la mora e la rossa (la sveglia, la vamp e la simpatica), perché anche io ne ho prese tre tutte diverse una dall’altra, non si sa mai, mi attrezzo per coprire tutti i fronti. Automunite, per giunta.
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