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sabato 14 gennaio 2012

Annusare la carta

In casa non ho una libreria degna di questo nome. Quando abbiamo scelto mobili ed arredi abbiamo puntato più sul design, che decisamente cozzava con l'idea di un mobile alto ed ingombrante, strapieno di libri accatastati in modo non uniforme, spesso polverosi. Così di libri ne ho fuori ben pochi, giusto quelli in fase di lettura, o comprati più di recente. Tutti gli altri se ne stanno in garage dentro pesanti scatoloni, catalogati con rigore e precisione (testi di studio, contemporanei stranieri, italiani 800, italiani prima metà 900 eccetera eccetera), ma col tempo mi sono resa conto che se mi vien voglia di rileggere, ad esempio, Pirandello, o Pavese (tanto per fare due nomi che effettivamente di recente avrei portato su dal garage volentieri), è più facile farmela passare che non scendere in garage, aprire lo scatolone, cercare, richiudere lo scatolone. Finisco quindi per leggere sempre libri nuovi, che quando si ammucchiano in numero abbastanza congruo vanno a comporre un nuovo scatolone ("libri comprati dopo il trasloco"), e perdere il piacere di rileggere, che per me è sempre stato fondamentale. Sono due piaceri differenti: il libro nuovo è curiosità, scoperta, a volte abbuffata, è come una nuova amicizia da scoprire. Il libro riletto (un libro ovviamente che sia piaciuto, che sia stato amato, altrimenti perchè rileggerlo) invece è come la telefonata di qualcuno che conosci bene e che non senti da un po': è ri-scoperta, è un'emozione nota che torna fuori e che rivivi ogni volta in modo diverso, anche se la conosci, perchè dipende da quello che stai passando quando la vivi.
Tutto questo preambolo per dire che sto valutando l'idea di comprarmi uno di quei nuovi attrezzi, un'Ipad, con cui poter accedere all'etere di Ibooks, ed avere la possibilità di leggere quello che mi va quando mi va, vecchio e nuovo insieme sotto la benedizione della tecnologia. Cosa mi frena? Non so, ho paura che mi manchi la carta. Leggere per me non si limita mai alla sola azione visiva: coinvolge il tatto, perchè sfogliare le pagine è un piacere infinito (carte patinate da rivista, carte fine ed anonime di libri economici, carte grosse e porose di bei romanzi classici). Coinvolge l'udito: un pomeriggio di domenica estiva, caldo ed assolato, in cui tutto intorno a me riposa nel silenzio e si sente solo il rumore - cadenzato, ritmato, meraviglioso fruscio - della pagina sfogliata. Nel caso di certi tomi coinvolge l'odorato; quando mi sono messa per conto mio (lavorativamente parlando) ed ho avuto un po' più di soldi onestamente guadagnati tra le mani, una delle prime cose che ho comprato è stata la Piccola Treccani. Non intendo assolutamente dire che siano soldi buttati via, ma è indubbio che se uno deve pagare il mutuo, le bollette, il pane quotidiano eccetera, magari i volumi Treccani non sono la prima cosa a cui pensa. Io ci ho pensato con determinazione ad un certo punto della vita, perchè se ti sei laureata utilizzando la Grande Treccani in biblioteca - toccandola, sfogliandola - è come un primo amore mai dimenticato, ed alla prima occasione - dopo il mutuo, le bollette ed il pane - l'ho presa (la Piccola, per ovvie questioni di spazio). Mio marito ha sempre criticato questa spesa, sostenendo pragmaticamente che non l'avrei mai consultata, cosa indubbiamente vera. Ma quello che lui non sa è che ci sono giorni in cui, in ufficio, quando voglio tre minuti di break tutto per me, apro un volume a caso e annuso. La carta della Treccani è speciale, cellulosa pura, ha un suo profumo che ti fa venir voglia di mordere le pagine. Non importa se non ho occasione di consultarla come vorrei, lei è lì, nel mio ufficio privato, so che c'è e ci sarà sempre, perchè è fatta per durare.
L'idea di leggere un libro da un coso in plastica mi deprime, mi fa sentire vecchia, esattamente il contrario di quanto dicono gli addetti ai lavori, secondo i quali con l'Ipad entrerei nel futuro ed ammuffirei un po' meno. Ma lo vedo anonimo, sempre uguale, non è come un libro vero che cambia forma con te, prima bianco e perfetto, poi un po' liso sui bordi ed ingiallito sul filo delle pagine. Non puoi infilarci dentro il segnalibro, altro piccolo oggetto prezioso che io compro sempre con ogni libro, perchè sia il suo marcatempo, per vederlo sporgere un po' come una manina che mi saluta e mi chiama fino a quando non arrivo alla fine, per conservarlo e ricordare. Può essere regalato una sola volta (vuoto e spento); con i libri di carta puoi fare migliaia di regali. Non so. Per ora non ce la faccio proprio a rinnegare la carta, il suo rumore, il suo odore.

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