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lunedì 30 gennaio 2012

Bulimia d'arte

L'arte è una droga, commentavamo l'altra sera. Soprattutto per i non addetti ai lavori, che conseguentemente non riescono a mantenere il giusto distacco; penso per paragone a chi lavora nelle cucine di famosi chef internazionali, mica si ingozza continuamente di prelibatezze, prima o poi impara a considerarle l'oggetto del proprio lavoro e basta, magari si gusta di più una pasta col tonno fatta in casa. Gli addetti ai lavori hanno i contatti giusti, sanno attendere, valutare, e fare sicuramente gli affari migliori (ecco, magari si gustano meno la bellezza delle opere in quanto tali). Per il non addetto, per giunta neofita, è molto più difficile, siamo al limite della frenesia: l'arte ti fa perdere veramente il senso del denaro che hai/non hai, cominci a ragionare con unità di misura base i 1.000 Euro, e non va mica bene se sei una persona normale. Ti trovi senza più un centesimo liquido di quanto ti eri messo da parte in decenni di onorato lavoro, ti riempi di rate e ratine. Diventi bulimico per i quadri, ed è esattamente quello che il presentatore televisivo d'arte vuole (quello cattivo, non i nostri amici buoni): che tu ti abbuffi, che tu stia MALE se non prenoti e qualcun altro prenota al posto tuo.
Quindi una chiacchiera su e via con chi si avvicina al mondo del collezionismo contemporaneo e non ha i miliardi: gran calma, come dicevano i Pitura Freska. Prima è meglio prendersi uno o due annetti (annetti, non mesetti, sottolineo) per osservare. Girare tanti musei - esposizioni permanenti e temporanee, visitare tante Fiere d'arte facendo domande. Guardare tante trasmissioni televisive: non solo quelle belle, che hanno un buon segnale e presentatori professionisti, e sono gradevoli da seguire; bisogna cercare tutte quelle che si riescono a  trovare sul digitale, anche se trasmettono da un sottoscala e chi presenta parla solo dialetto; chiunque può accenderti inaspettatamente una lampadina. Ascoltare tutti i nomi degli artisti, storicizzati e non; cercarli sulle riviste specializzate, su Internet, e verificare chi sono e cosa hanno fatto realmente. Se un presentatore ti dice che il dato artista è "in tutti i musei del mondo" ma non ti mostra esattamente QUALI, probabilmente non è così. Trovare un paio di persone esperte che ispirino fiducia, e farci qualche discorso serio; se sono davvero esperte e di fiducia non lo riterranno mai una perdita di tempo, saranno occasioni di reciproco arricchimento (non avete neanche idea degli spunti, dei diversi punti di vista che un neofita appassionato e impulsivo può dare ad un esperto ormai già "inquadrato", e se non è in grado di ammetterlo o non è così esperto o non è di fiducia).
E' vero, le opere d'arte non sono giacche o cappotti: se ne perdi una che ti ispirava tanto non puoi chiedere che te ne tirino fuori una uguale, magari di un'altra taglia. Ma non è detto che perdere qualcosa non sia l'inizio dell'attesa di qualcosa di meglio. Poi, fondamentale, è che sempre e comunque si acquistino cose che PIACCIONO. Poichè è evidente che i tempi dell'arte sono lunghi, lunghissimi, per lo meno ci si gusta l'occhio in attesa di lasciare chissà quale eredità a figli e nipoti (e non è mica garantito a ceralacca che l'eredità sempre ci sia, anzi). Vero è che la diffusione di Internet, parlo degli ultimi 20 anni, ha compresso molto i tempi di qualunque maturazione artistica; una volta dovevano passare 30-40 anni perchè un artista si storicizzasse, tramite mostre, esposizioni, cataloghi, archivi eccetera. Adesso è tutto molto più rapido, ma come è rapida l'ascesa può essere rapida anche la caduta. In ogni caso mai pensare che, se compriamo un quadro oggi, la prossima settimana valga già il 50% in più: se fosse davvero così, il gallerista se lo terrebbe (cos'è, deficiente?). Comprare i quadri sperando di venderli bene tra molti anni (io penso a circa 20, quando andrò in pensione), e intanto comprarli per goderseli.
La bulimia è il paragone giusto, perchè dopo le abbuffate arriva sempre la nausea. Se ci si abbuffa d'arte senza riflettere prima o poi si perde anche il piacere che dà: il piacere di cercare, di trovare, di verificare, di corteggiare, di avere finalmente. Ed è un piacere impareggiabile. 

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