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martedì 31 gennaio 2012

Sono anti-tecnologica

Tendenzialmente sarei un po’ anti-tecnologica. Non dico che rimpiango il fatto di non poter lavare i panni al fiume, o il lume a gasolio. Anche io come qualunque occidentale non posso prescindere da elettricità e acqua corrente in casa, dal frigorifero, dalla lavatrice, dal ferro da stiro, dal forno – soprattutto quello a microonde – e La Televisione, quasi quasi mi dimenticavo (però non ho la lavastoviglie). Non considero queste cose tecnologia, le considero parte dell’evoluzione della specie, del progresso; sorrido perché è evidente che quello che io non accetto nella tecnologia per molti altri è esattamente evoluzione della specie e progresso, ma tant’è. In ufficio quando Le Ragazze vogliono indicare qualcosa che riguarda la preistoria del computer, qualcosa di estremamente semplice, solitamente dicono: "Lo sa fare anche lei". E si noti che ci sono ancora molte cose che non so fare.
Non mi piace l'esagerazione nell'uso delle cose nate per facilitarci la comunicazione, e che alla fine predominano su qualunque aspetto umano. Non amo l’abuso che vedo della posta elettronica, che è certamente utile per carità, dal punto di vista professionale se non altro, ma anche sotto altri punti di vista, per accorciare tempi e distanze. Tuttavia mai e poi mai una mail sostituirà per me il piacere di una lettera vera, arrivata da un amico, scritta a mano: trovarla nella cassetta, aprirla con il tagliacarte (uso ancora il tagliacarte) e non con un tasto, leggerla e ascoltarla frusciare, e poterla conservare in un cassetto vero, non virtuale. Ma al di là di questo genere di emozioni che ormai saremo rimasti in tre a provare (finiremo per scriverci tra noi), non mi piace che tanta gente ormai non concepisca neanche il fatto di poter comunicare se non per e-mail. Un esempio: chiamo al cellulare una mia Cliente che mi deve dire quanti chilometri ha la sua macchina. Veloce, pratica, questione di lavoro. Lei mi dice: è qua fuori, vado a vedere (e intanto cammina verso la macchina con il cellulare all’orecchio), ecco sono arrivata (vede il contachilometri), e mi dice “mi dai la tua mail che te li scrivo?”. Ma dammeli a voce, siamo al telefono! No no, te li scrivo. Di esempi come questi potrei farne a centinaia. “Mi mandi via mail quanto ti devo pagare?” Te lo sto dicendo (e comunque te l’ho scritto via posta), è un numero di tre cifre senza i decimali, scrivitelo, oppure tienilo a mente…
Potrei dire lo stesso per gli sms, anche questi utilissimi, purchè non se ne abusi. A parte le scene che mi fanno sentire quasi nonna, come si vedono spesso al ristorante: lui-lei tenerissimi-giovanissimi, che passano l’intera serata uno di fronte all’altra mangiando poco e digitando tanto, forsennatamente, senza neanche alzare gli occhi e rivolgersi la parola (mi resta la curiosità se si stanno messaggiando tra di loro o con altri). Apro una parentesi: al Word che sto usando per scrivere non piace la parola “messaggiando”, me l’aveva corretta in “massaggiando”, sono tornata a riscrivere e ribadire, ma è abbastanza buffo, no? Visto il contesto della frase. Anche il mio Word è nonno.
A parte questi eccessi, dicevo, mi vanno benissimo gli sms per avvisare dei ritardi, per le comunicazioni veloci, per i saluti rapidi, cose così. Attenzione, anche per gli Auguri di Natale e compleanno, purchè NON seriali, mi mandano in bestia. Se non riesci a trovare due parole per me, solo per me (18 secondi?), meglio un semplice “Buon Natale”: laconico, ma almeno mi hai pensato. Se qualcuno ci tiene alla mia amicizia, alla mia stima, al mio rispetto, non mi mandi mai un augurio preconfezionato stile copia/incolla. E se non ci tieni alla mia amicizia (stima, rispetto), cosa mi mandi gli Auguri a fare?  Comunque, come ho già detto per Facebook, la facilità di comunicazione tipica di questo tempo porta la gente a credere che si possa/debba comunicare tutto. Ricevo sms del tipo: quando arrivo ti racconto questa cosa. Va bene, me la racconti quando arrivi, c’è bisogno che me lo scrivi? Magari sei alla guida, e per scrivere questa perla di saggezza rischi di schiantarti. Il fatto di avere tanti sms gratis non ti obbliga a doverli consumare per forza.
Ovviamente – si è già capito – io non so usare il T9 e scrivo sms come un bradipo lettera dopo lettera, e in più scrivo come mi hanno insegnato alla scuola elementare, cioè rispettando grammatica e sintassi, ogni cosa al suo posto, soggetto-predicato-complemento, e con la punteggiatura, che mi piace tanto. Così non sono per niente sms, sono lms. L’unica persona che conosco uguale a me in questo è la mia amica di Marrakech (vedere post), infatti solo per salutarci o invitarci a cena ci vogliono settimane. Ma è estremamente piacevole vedere un testo – per quanto piccolo – scritto  bene, come si fa a parlare con quei kstpkv, 6tpm, fnl8! Costa uguale, mi sembra, da 1 a 160 caratteri, mica si paga a tempo. Anche la mia mamma, che è nata nel 1933, scrive sms per me incomprensibili, sono più nonna io di lei. Recentemente ci ha invitato a pranzo via sms spiegandomi chi della famiglia sarebbe stato presente, e che se c’era posto per 5 ci sarebbe stato posto anche per 7: non ci ho capito niente, erano solo sigle, pensavo che avesse sbagliato a digitare. Ho dovuto chiamarla a voce per sentire cosa voleva, e poi mi sono sentita un po’ scema, perché me l’ha spiegato con lo stesso tono con cui me l’avrebbe spiegato mia nipote che ha 12 anni (da lei lo accetto, da mia madre no). Chiederò a mio padre se per caso l’hanno rapita gli alieni e l’hanno riportata giù con il T9 incorporato. Chissà se se ne è accorto, lui con il cellulare è una frana, per fortuna.

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